lunedì, ottobre 19, 2020
Amanda Lear
Riprendo l'articolo che ho dedicato ieri su "Libertà" ad AMANDA LEAR.
Tra i personaggi più conosciuti e riconoscibili dello spettacolo italiano, Amanda Lear svolge un ruolo di primaria importanza.v Grazie ad un'accurata gestione della sua immagine seppe, nella pruriginosa e ancora ampiamente bigotta Italia degli anni 70 (ancora più di ora, sembra impossibile!), sfruttare un aspetto fisico vagamente androgino e una voce profonda per tenere sulle spine un'opinione pubblica impazzita nel dubbio se fosse donna o uomo.
Se ne parlò a lungo e nemmeno quando posò nuda per “Playmen” e “Playboy” bastò a convincere che fosse una donna.
“Chi ha visto le mie foto su Playboy e continua a dire che sono uomo è sicuramente un idiota“.
Le notizie più “accreditate” la davano come nata uomo in Vietnam e poi passata al sesso femminile nel 1963, con la classica operazione a Casablanca, dopo aver lavorato come trans nei locali parigini con il nome d'arte Peki D'Oslo.
In realtà l'intelligente e arguta Amanda è sempre stata consapevole di quanto il mistero le fosse utile per alimentare la sua notorietà e non ha mai rivelato nulla su infanzia e adolescenza.
Pare trascorsa tra Asia (sarebbe nata, in data mai del tutto precisata, ad Hong Kong) ed Europa (Parigi e Londra), frequentando scuole di un certo livello (conosce cinque lingue ed è persona di grande cultura).
Nella vita ha fatto di tutto, eccellendo in vari ambiti: dallo spettacolo, alla musica, televisione, moda, fotografia, pittura, attività teatrale.
E non solo in Italia, dove ha avuto probabilmente il maggiore successo, ma anche in Francia, Germania, SudAmerica. Inizia a metà degli anni 60 a sfilare come modella (grazie a un fisico molto particolare) per Paco Rabanne, Coco Chanel, Yves Saint Laurent, Mary Quant e Karl Lagerfeld, conosce Salvador Dalì con cui trova quello che lei definisce un “matrimonio spirituale”, accompagnandosi per moltissimi anni a lui e alla moglie, venendo immortalata in alcuni suoi quadri, partecipando a suoi progetti cinematografici e alla vita mondana che lo caratterizzava.
Un incontro che aiuta tantissimo Amanda ad inserirsi nel giro che conta, anche se i suoi ricordi non sono del tutto positivi e pure un po' perfidi: v “In verità era molto tirchio, mai un regalo, non mi ha mai dato niente, neanche un quadretto, solo dei fiori. A Dalì piaceva molto il mio osso del bacino.
Quando lo incontrai mi recitò una poesia di Garcia Lorca e io ero cotta e innamorata persa. Fu un amore platonico, lui era impotente, non aveva figli e gli serviva una musa.
Mi ha insegnato l'arte e la filosofia della vita. Io all'epoca facevo la modella e stavo a Londra, nel mio giro si fumavano le canne e lui mi disse ‘basta, d'ora in poi devi bere solo acqua naturale non gasata'.
Mi ha ripulita completamente, mi ha cambiato, io ero molto rock ai tempi”.
Abbraccia la vita e i piaceri della Swinging London, ha una breve relazione con Brian Jones dei Rolling Stones (Mick Jagger e Keith Richards le dedicarono il brano “Miss Amanda Jones” da “Between the buttons” del 1967, ironizzando sull'ascendente che aveva sul compagno di allora, dominato dalla sua già prorompente personalità).
Nel 1973 viene immortalata sulla copertina dell'album dei Roxy Music “For your pleasure”, richiamando l'attenzione di David Bowie con cui avrà, anche in questo caso, una fugace storia d'amore e di letto.
Sarà David a incoraggiarla ad intraprendere la carriera musicale, consigliandole di sfruttare il suo aspetto (il signore se ne intendeva di ambiguità...) per attirare l'attenzione.
“David Bowie è l'unico uomo con cui sono andata a letto che si truccava più di me.
La mia ambiguità mi ha aiutato tantissimo e nasce da me, per farmi pubblicità, perché una che non ha voce e non sa cantare, qualcosa deve fare. Mi serviva per provocare, altrimenti sarei stata dimenticata completamente”.
Registrano insieme anche una canzone, “Star” che non vedrà mai la luce.
Ma la carriera musicale è ormai imminente e nel 1977 arriva all'esordio con l'album “I am a photograph” che contiene il suo più grande successo, “Tomorrow” (brano in chiave discomusic, rimasto tra i più rappresentativi dell'epoca) che sfonda in Italia, la porta al primo posto delle classifiche e la impone come personaggio, seguitissimo da stampa e pubblico, in virtù della succitata ambiguità, sfruttata con grande abilità e soprattutto con stile ed eleganza.
“L’ambiguità? È quando la gente normale non riesce a capire bene cosa sei, chi sei. Io ho sempre dato l’immagine di una donna aggressiva, un po’ maschile nell’atteggiamento.
E la gente pensava: “una donna non si comporta così. Non è una donna vera”.
Nel 1988 ne eseguirà una versione addirittura con i CCCP di Giovanni Lindo Ferretti, dimostrando di non porsi particolari limiti, in nessun ambito.
Diventa una delle tante regine della discomusic, partecipa costantemente a trasmissioni televisive, assurge al ruolo di una vera star.
Nel 1981, per il suo quinto album, decide di lasciare il facile consumo e sonorità comunque in declino e superate, per abbracciare invece (per poco) un ambito che ben si adatta alla sua vocalità e all’immagine.
Con “Incognito” si affida a una new wave elettronica algida, dai toni rockeggianti che la avvicina ai primi Ultravox, ai Roxy Music, a Marianne Faithfull, e dove assimila influenze teutoniche (inclusa la cabarettistica “Berlin Lady” che sembra tratta dal repertorio di Brecht e Weill) e varie sonorità new wave/dark, fino al Bowie del periodo berlinese, in particolare nella suite che copre il primo lato.
L’album è un concept in cui ogni canzone fa riferimento ad un “peccato” (paura, indifferenza, burocrazia, pigrizia, orgoglio, nostalgia, rabbia, avidità, invidia) e che conserva un fascino decadente e un’ottima qualità artistica, soprattutto a livello di sound, ricercato e particolare.
Successivamente continuerà a dedicarsi, seppure saltuariamente, alla musica ma con sempre meno successo e con un repertorio meno personale e distintivo.
Diventa invece un noto volto televisivo, partecipando e conducendo diverse trasmissioni, in particolare quella andata in onda su Rai3 e diventata un cult , “Ars Amanda”, in cui, sdraiata su un letto, si faceva affiancare per lunghe, piccanti e intriganti interviste, da personaggi della politica e dello spettacolo, nostrani e internazionali.
Per lunghi anni sarà personaggio di primo piano in televisione, sia come comparsa in film e fiction (memorabile quella in “Un posto al sole” nel ruolo della Morte) che come conduttrice o giurata (in “Ballando con le stelle”, tra i tanti programmi).
Dipinge ed espone con successo le sue opere nella mostra “Never mind the bollocks, here's Amanda Lear” (parafrasando l'album dei Sex Pistols e, per chi conosce le sfumature dell'inglese, sfruttando di nuovo, con la consueta ironia, il tema dell'ambiguità sessuale). Diventa anche attrice teatrale, sempre con ampi riscontri.
Nel 2016, per pubblicizzare il tour francese dello spettacolo “La candidata”, attraverso una serie di spot televisivi si presenta come aspirante alla presidenza della repubblica, suscitando il consueto clamore, in quanto creduta da pubblico e giornalisti.
Oltre che umanamente molto disponibile, disinibita, aperta, incurante di legacci ideologici o moralisti, sempre in prima fila per buone cause (vedi il supporto alle raccolte di fondi per combattere l'Aids), incurante di eventuali critiche sul disinibito passaggio da ruoli artistici impegnati a quelli estremamente leggeri, ha dimostrato in una lunghissima carriera (ha da poco compiuto 80 anni), di sapere gestire lo scibile dell'arte e dello spettacolo con estrema capacità e competenza.
Le si può probabilmente rimproverare di non avere mai eccelso in un ambito particolare ma nessuno può negare che sia una donna, un personaggio, un'artista che abbia saputo sempre lasciare un segno. E in un'epoca superficiale, fatua, sciocca e melensa come quella che ci perseguita da qualche decennio, è un aspetto che la distingue e la eleva di gran lunga sopra una buona fetta di aspiranti “artisti”.
"Per carità, mai avuta ’sta gran voce, mai stata Mina né la Vanoni. Però ho venduto 28 milioni di dischi.”
Ora che sta affrontando il declino con il consueto saggio distacco e disincanto ci tiene a ribadire un messaggio come sempre forte e diretto:
“Io vivo da sola e non ho bisogno di nessuno, non sono una diva con camerieri, maggiordomo, autista.
Sono libera.”
Oh gia', per me, con poca puzza sotto il naso, è sempre stata una grande. D'accordo che ai tempi della disco imperante, ha cavalcato una bell'onda. Secondo me, però, meno spudorata di tanti altri/altre. E non mi fa schifo dire che ero in prima fila, seduto sulla pista da ballo, al pierrot di sarmato. Lei minigonnata da paura, ammiccante come una gattona e sotto il palco...lo show era li'!
RispondiElimina..
Nessuna vergogna..una grandissima!
RispondiEliminaC