lunedì, settembre 21, 2020
William Burroughs e il rock
Riprendo l'articolo che ho scritto ieri per LIBERTA'
E' noto il ruolo di William Burroughs come "santo patrono degli artisti fuorilegge" e di come i suoi scritti, le sue visioni, la sua attitudine abbiano influenzato i personaggi più disparati (e disperati).
Le sue esperienze (più dettagliate e approfondite possibile) con le droghe sono state ripetutamente riportate nei suoi scritti. Se aggiungiamo una dichiarata omosessualità (parliamo degli anni dal 1935 in poi nei bigottissmi e repressivi Stati Uniti) e una smodata passione per le armi (uccise involontariamente la moglie, sparandole alla testa durante un insano gioco alla “Gugliemo Tell”), è intuibile quanto lo scrittore americano non fosse particolarmente “in linea” con gli stilemi del buon costume.
Legato in modo indissolubile ai poeti della Beat Generation, come Jack Kerouac e Allen Ginsberg (con cui ebbe anche una, presunta, relazione), nel 1958 scrisse il celeberrimo “Pasto Nudo”, testo diventato iconico nella letteratura “alternativa” (con la sua esaltazione della devianza, tra erotismo e uso della tossicodipendenza, spinti all'eccesso), assurto, nel tempo, a classico, nonostante, ai tempi, avesse subito gli strali della censure tra denunce e sequestri.
Lo stesso Burroughs, già nel 1962, sintetizzava alla perfezione il ruolo della censura nell'arte e nella società: "La censura, ovviamente, è il presunto diritto da parte delle agenzia governative, di decidere quali parole e immagini i cittadini abbiano il permesso di vedere".
Inventa la tecnica di scrittura del “cut up” ovvero l'assemblaggio casuale di parti di testo per ricrearne uno nuovo in modo del tutto imprevedibile. Burroughs ha sempre esercitato una fortissima e diretta influenza su fior di nomi della scena rock mondiale. da Bob Dylan ai Beatles, fino a Husker Du, Sonic Youth, Kurt Cobain, Patti Smith, Lou Reed, David Bowie, Iggy Pop e decine di altri.
Molti di loro fecero carte false per poterlo incontrare nella sua casa di Lawrence, in Kansas, dove lui accoglieva chiunque senza particolari problemi.
E' stato recentemente tradotto e pubblicato in Italia (da Jimenez Edizioni) uno stupendo libro di Casey Rae, “William Burroughs e il culto del rock 'n' roll”, perfetto nel congiungere tutte le linee che hanno legato lo scrittore alla musica, attraverso dettagli, conversazioni, episodi.
Essenziale tassello per approfondire ancora di più uno degli aspetti meno noti e più sottovalutati della storia del rock.
Osserva lo studioso James Adams:
“Senza Burroughs e i suoi esperimenti, Bob Dylan forse non si sarebbe spinto a comporre versi che fanno venire in mente i cut up, pur sembrando scaturire da un luogo più personale, determinato, onesto e umano, come quelli che scrisse nel 1965”.
Anche i Beatles, in particolare Paul McCartney, ne subirono una forte fascinazione. Lo scrittore compare tra i numerosi personaggi ritratti nella copertina del loro capolavoro del 1977, “Sgt Peppers”. Nel 1965 Burrougs incise un album, “Call me Burroughs”, in cui recitava alcune sue poesie e scritti.
I quattro Beatles ne acquistarono una copia a testa (nonostante fosse stato stampato solo in Francia in un numero limitato di 1000 copie). Il gallerista Bob Fraser, tra i protagonisti della Swinging London, ne fece reperire dieci copie che distribuì poi ai suoi amici, tra cui Mick Jagger, Keith Richards e Marianne Faithfull.
McCartney allestì nel 1966 un piccolo studio di registrazione a Londra, a Montagu Place, in un appartamento affittato dal proprietario, Ringo Starr (che utilizzava per ospitare amici in transito. Vi soggiornò per un po' anche il giovane Jimi Hendrix), per poter incidere un disco con Burroughs.
Incaricò Ian Sommerville, compagno dello scrittore e collaboratore nella realizzazione dei succitati cut-up, che successivamente diventerà fonico dei Beatles.
Purtroppo quei nastri non furono mai registrati.
Successivamente Burroughs condividerà una stretta amicizia anche con David Bowie, a cui era unito anche da un profondo interesse per l'occulto e le pratiche esoteriche.
Fino ad arrivare alla seduzione che subirà Patti Smith che di lui disse:
“William sembrava connesso con qualsiasi cosa. Se guardi un film come "Blade runner" scopri che l'espressione 'blade runner' è farina del suo sacco, come 'heavy metal'...Lui è una specie di Bibbia Alternativa”.
Patti Smith ebbe un'intensa vicinanza con lo scrittore e ne venne pesantemente influenzata: “Burroughs mi mostrò una serie di tunnel in cui precipitare. Mi piace chi è più Grande di me, non mi piace incontrare una congrega di scrittori che non penso siano Grandi. Io venero gli eroi. E sognavo persino ad occhi aperti sul fatto che lui si sarebbe innamorato di me e poi ci saremmo sposati. Mi presi una grandissima cotta per William, davvero, grandissima”.
Altrettanto affascinato ne fu Lou Reed:
“Lui è quello che ha abbattuto le porte. Solo lui possedeva l'energia necessaria per esplorare l'interiorità psichica senza alcun filtro. Burroughs ha cambiato le mie idee su ciò di cui era possibile scrivere e sul modo in cui era possibile farlo”.
L'autore del libro, Casey Rae, sottolinea argutamente: “Reed e Burroughs facevano di tutto per apparire intoccabili: Reed a botte di cuoio e freddezza, Burroughs con le armi da fuoco e l'antipatia.
Entrambi si erano fatti un bel po' di giri sul lato selvaggio e avevano cercato di trascendere la sofferenza attraverso l'esporazione creativa, offendendo lungo il percorso le sensibilità più delicate e spianando la strada ad altri rinnegati come loro.”
Inevitabilmente con queste premesse, il punk non fu esente, anzi, dalla fascinazione per un personaggio del genere. "Il punk rock era influenzato da Burroughs perchè il punk rock era di fatto una rivoluzione ampia, internazionale, antiautoritaria, e culturale. Credo che Burroughs fosse in tutto e per tutto punk"(V.Vale della rivista "RE/Search").
In effetti il punk, spesso liquidato come provocazione fine a sé stessa, possedeva invece una forte vena intellettuale, unita ad una grande consapevolezza sociale che ben si sposavano con le idee di Burroughs.
Che collabora, lavora, incontra alcune delle “stelle” del punk e dell'alternative rock, anche quello più oscuro da Joe Strummer a Kurt Cobain dei Nirvana, i Sonic Youth, Husker Du e Genesis P.Orridge ex Throbbing Gristle, fino a Nick Cave e Tom Waits.
Completamente avulso dalla realtà politica e sociale. Famoso l'aneddoto del cantante dei Ministry in visita a casa sua. Mentre Burrough indulgeva, ultra ottantenne, in una iniezione di eroina, scorse tra le lettere accumulate sul tavolo una proveniente dalla Casa Bianca, ancora chiusa. Ottenuto il permesso di aprirla scoprì che si trattava di un invito da parte del Presidente Clinton per un reading di letture. Burroughs rispose “E chi è Clinton? Chi sarebbe il presidente degli Stati Uniti?”.
Preveggente, in tal senso, una sua dichiarazione sulla politica globale:
“I governanti di questo mondo, il meno sicuro di sempre, sono governanti per caso. Inetti, piloti terrorizzati alla guida di una gigantesca macchina per loro incomprensibile, che convocano esperti per farsi dire quali pulsanti schiacciare”.
Tra i numerosi album incisi da Burroughs (il più delle volte parlati e declamati e comunque parecchio ostici all'ascolto) segnalo la devastante collaborazione con Kurt Cobain, il singolo del 1992 “The priest they called him”, in cui recita "The Junky's Christmas".
Il chitarrista dei Nirvana due mesi dopo ci incide sotto una base rumoristica di una decina di minuti. “Dead City Radio” è un insieme di parole, estratti dai suoi libri, conversazioni, registrate a casa sua a cui successivamente nomi tutelari della musica alt come Sonic Youth, John Cale, Chris Stein dei Blondie e Donald Fagen, tra gli altri, aggiunsero musiche tra lo sperimentale e l'orchestrale.
“Spare Ass Annie and Other Tales”, del 1993, sono sette estratti da altrettanti libri di Burroughs con le basi hip hop funk dei Disposable Heroes of Hiphoprisy, perfetta e incredibile unione tra l'"estremo", espresso dallo scrittore e il "nuovo" della band rap.
Connubio straniante, minaccioso, efficace.
Il citato “Call me Burroughs”, del 1965, fu per molti anni l'unico disco disponibile dello scrittore che declama brani dai suoi libri. L'ex Sonic Youth Thurston Moore nel 2013 incise un album i suoi Chelsea Light Moving, definendo la musica del disco Burroughs rock".
Nel 1989 Bill Laswell e i suoi Material realizza “Seven souls”, musicando una serie di letture dello scrittore da “Le terre occidentali”.
Per capire un pezzetto del mondo di Burroughs, indipensabili le letture di “La scimmia sulla schiena”, “Pasto Nudo” , “La macchina morbida” (da cui la band di Robert Wyatt, i Soft Machine, presero il nome).
"Le città della notte rossa" 1981
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