lunedì, marzo 02, 2020
Ferenc Deák Bamba
ALBERTO GALLETTI ci porta, come sempre, tra storie calcistiche inedite e affascinanti.
Il nome di Ferenc Deák mi frulla in testa da decenni.
Strano, si strano, ammetto, ma queste sono le cose che capitano a chi si interessa al pallone in modo esagerato e anomalo.
Nella mia mediocre carriera di difensore in giro per i campi, piuttosto selvaggi, della bassa padana anni ’80, ho incrociato bulloni e stinchi con tantissimi centrattacchi; buoni e meno buoni, educati e rissosi, sportivi e provocatori; e pure con qualche bel giocatore.
Tra i più forti, due erano miei compagni di squadra e incubo permanente nelle partite di allenamento del giovedì.
La memoria sbiadisce, si sa, ma una cosa mi è rimasta impressa abbastanza chiaramente: la frustrazione provata ogni qualvolta qualcuno di questi attaccanti riusciva a superarmi e la rabbia di quando, dopo essere stato battuto, da una finta, un dribbling o in elevazione, la giocata dell’attaccante faceva finire il pallone nel sacco della nostra porta.
La cosa non mi è mai piaciuta, ma ammetto di essermi sorpreso più volte ad ammirare le prodezze avversarie, quando c’erano.
Ed è proprio sotto questa luce che salta in ballo Ferenc Deák detto Bamba, uno dei più grandi cannonieri di ogni tempo, il più grande se consideriamo la sua media realizzativa, più di Pelè, Di Stefano, Gerd Muller o del suo connazionale celeberrimo Ferenc Puskás.
Cosa mi ha ficcato in testa questo nome e, soprattutto, non ce lo ha fatto più uscire?
Uno dei due motivi è senz’altro la mia deviazione mentale per certi argomenti, e va bene. L’altro però sono i numeri, numeri che quando lessi per la prima volta mi fecero imprecare per lo stupore.
I numeri dei gol realizzati da Bamba Deák. Vediamoli subito, almeno i più importanti.
1943/44 II Divisione (Szentlőrinc AC) 8 partite 14 gol
1945/46 I Divisione (Szentlőrinc AC) 44 partite 66 gol capocannoniere (record assoluto tutt’ora imbattuto)
1946/47 I Divisione (Szentlőrinc AC) 30 partite 48 gol capocannoniere
1947/48 I Divisione (Ferencváros) 30 partite 41 gol
1948/49 I Divisione (Ferencváros) 30 partite 59 gol capocannoniere
1949/50 I Divisione (Ferencváros) 23 partite 21 gol
Poi, un trasferimento al tempo inspiegabile, di cui vedremo in seguito, e un calo realizzativo ma pur sempre su cifre di tutto rispetto.
In nazionale 20 presenze e 29 gol tra il ’46 e il ‘49.
I numeri che mi impressionarono furono, inutile dirlo, quelli del 1946, 1947 e 1949, quelli dei titoli di capocannoniere vinti.
Immaginavo potessero essere sbalorditivi anche quelli delle altre annate, ma quelli erano allora gli unici disponibili al povero appassionato di campagna. Voglio dire 66 gol in un campionato, meglio di Dixie Dean, da sempre in cima alla mia graduatoria dei mitragliatori ineguagliabili.
E poi ancora 59 tre anni dopo, che razza di fenomeno doveva mai essere costui?
In un epoca poi in cui il calcio ungherese era di grande livello e si apprestava a diventare di livello assoluto, con tutti i protagonisti della grande Ungheria già in circolazione.
Tutto ciò è sempre rimasto un po' un mistero e il mistero, si sa, aiuta il mito a consolidarsi.
Ma la sua storia, al pari dei numeri, merita di essere raccontata.
Ferenc Deák era nato nel IX kerület di Budapest, Ferencváros, in Viola útca.
Il distretto era, ed è famoso per la sua squadra di calcio e per essere, al tempo, una roccaforte operaia ad impronta fortemente nazionalista, carattere questo che la squadra fece proprio fin da subito.
L’anno, di scarsa grazia, era il 1922.
Inciso: mi ritrovai ad attraversare Viola útca mentre a piedi me ne andavo lungo l’ Üllői út verso lo stadio del Ferencváros un paio d’anni orsono.
Alzai la testa per guardare la targa con il nome della via e mi ricordai di qualcosa legato al calcio ma non riuscii a ricordare cos’era.
Ecco cos’era, la strada dove nacque Bamba Deák: imperdonabile.
Voto 4.
La famiglia Deák aveva una panetteria, ma erano in tanti, due genitori e sei figli, il tenore di vita modesto.
Lasciate le scuole molto presto, il giovane Ferenc inizia a lavorare in un'altra panetteria, lontano da casa, fuori città, allora.
Lavora e consegna pane a Szentlőrinc e passa in bici vicino al locale campo da calcio. Il calcio è la sua passione, è attratto dai calciatori che vede giocare ed allenarsi passando.
Comincia a giocare, ha 13 anni, è di buona corporatura e viene schierato centromediano.
La famiglia non approva.
Lavora adesso nel forno di casa e continua le consegne a Szentlőrinc, due lavori, ma è un ragazzino.
Poi un giorno si fa male in uno scontro di gioco, prende una botta alla testa e deve ricorrere alle cure mediche.
I genitori si spaventano e temono per la sua salute, per la forza lavoro e per le entrate che verrebbero a mancare al nucleo famigliare. Gli proibiscono di giocare.
Gli viene in soccorso Elemér Berkessy, al tempo giocatore del Barcellona.
Lo aveva notato sul quel campo sperduto e va a parlare col padre.
Gli dice che non si deve preoccupare, che il ragazzo è dotato e che il suo futuro sul rettangolo verde non è in difesa ma al centro dell’attacco. Ha notato le sue ottime doti di tiro, impiegate per spazzare la difesa con poderosi rilanci e pensa che potrebbero essere meglio utilizzate.
La famiglia obietta che la nuova posizione è anche più rischiosa di quella da centromediano, Berkessy, che già cominciava ad allenare, ribatte che Ferenc ha un grande futuro. Il padre infine acconsente.
Esordisce in prima squadra per lo Szentlőrinc AC nel 1940, diciottenne, in terza divisione.
In quattro stagioni mette a segno 108 gol, trascinando la squadra in Prima Divisione.
I numeri non sono molto chiari ma nel girone finale del 1943/44 va segno 14 volte in 8 incontri. La squadra vince il girone e guadagna la sua prima storica promozione in prima divisione (NBI).
Nel frattempo si sono affermate le sue caratteristiche: dotato ora di un fisico imponente, Deák galleggia sornione durante la partita, staziona per lo più nel cerchio di centrocampo per poi scattare improvvisamente su palloni che lui valuta promettenti , scaraventandoli in rete con i suoi calci poderosi.
La cosa gli vale il soprannome di ‘Bamba’ in ungherese più o meno ‘pigro’ o ‘poco sveglio’ nel senso di tonto. Fa valere la stazza fisica e diventa incontrastabile anche di testa e in acrobazia.
La situazione generale però precipita, il conflitto mondiale è nella sua fase cruciale e la stagione 1944/45 non va in scena.
Lo Szentlőrinc affronta così la sua prima stagione in NBI a pace avvenuta, 1945/46.
E’ un campionato dalla formula complicata, più fasi in base al piazzamento della prima e un totale di 44 partite. La squadra va bene e chiude ottava nel gruppo finale delle migliori.
Bamba fa subito il botto trascinando i compagni con una valanga di gol: 66! Rimane a tutt’oggi un record insuperato nei campionati europei.
I numeri delle stagioni che seguono li ho elencati prima, portentosi.
Nel ’47 lo chiama il Ferencváros, la squadra dei sogni, la squadra più forte, la squadra simbolo di tutto quello che è il mondo di Bamba. Ci trova due compagni di squadra formidabili in Sandor Kocsis e Zoltán Czibor, oltre a Laszlo Budai, tutti astri nascenti, tutti saranno protagonisti dell’epopea dell’ Aryncsapat. Con Kocsis forma da subito una coppia d’attacco formidabile.
Il contratto include un bell’appartamento in Nefelejcs út, in centro città. Bamba spende i suoi risparmi per la ristrutturazione e l’arredamento della casa. La vita non va poi così male.
La stagione 1948/49 è forse il picco della sua carriera, col senno di poi ovvio, credo che al tempo non fosse un pensiero che potesse aver fatto, tutt’al più poteva pensare di migliorare, ma dovrà fare i conti con gli avvenimenti extra-calcio, che si riveleranno pesanti.
Il Ferencváros vince il campionato.
Le stelle in squadra, lui compreso, si affermano in modo definitivo , 53 punti in classifica per un campionato a 16 squadre, due in più della Juve del 1976/77 che mi era sempre sembrato un punteggio fenomenale; 140 gol segnati, 36 subiti, differenza reti +104 (il MTK, secondo in classifica a -9 fa registrare un +53, la metà).
Bamba vince la classifica marcatori con 59 gol, testina d’oro Kocsis arriva a 40. Sono numeri da capogiro. Come da capogiro è l’entusiasmo della tifoseria e la relativa esplosione di orgoglio.
Difficilmente potrebbe andar meglio, ma. Ma qualcuno nei palazzi governativi tiene tutto sotto controllo. Gli exploit del Ferencváros non piacciono nei palazzi del potere e le intenzioni di quelli che comandano sono precise, decise, e non promettono niente di buono per i biancoverdi. La fama di Bamba Deák ha comunque travalicato i confini. Novo, che già era riuscito a far riparare Erbstein e famiglia dall’Ungheria a Torino all’apice della persecuzione e deportazione ebraica del ‘44 riesce a fargli pervenire un offerta tramite il Ferencváros. È clamorosa, si tratta di un assegno firmato in bianco (alcuni parlano di 150.000 dollari!) da Novo. La lettera che lo accompagna, scritta senz’altro da Erbstein, spiega che il Torino, da lui diretto nonché una delle squadre più forti al mondo, lo vuole al centro del proprio attacco, metta lui sull’assegno la cifra che ritenesse più opportuna. Una bomba. Qualcuno che non dovrebbe però viene a sapere, e prende nota. Bamba ad ogni modo rifiuta, a differenza di decine di suoi connazionali che nei trent’anni precedenti presero la via della pedata italica, e rimane al Ferencváros. Probabilmente con la convinzione (forse nanche sbagliata) che il Ferencváros in quel momento non sia da meno dei granata italiani. Il mese di dicembre è cruciale per il paese. La potenza dell’onda normalizzatrice sovietica investe l’Ungheria e non risparmia il calcio che ha, secondo il regime, grosse potenzialità propagandistiche. Tutti i club più importanti vengono inglobati da enti statali e il Ferencváros, sorvegliato speciale, viene ridimensionato duramente.
Oltre al cambio di nome e colori sociali, i migliori giocatori passano alla Honved, il laboratorio personale di Sebes.
Bamba, non conforme al progetto, rimane in Üllői út.
Nel frattempo Gusztáv Sebes, uno dei due CT in carica, viene nominato viceministro dello Sport, e CT unico.
E’ un comunista convinto ma anche un grande uomo di calcio, ha un piano in testa e ora con il potere datogli dal governo è pronto a metterlo in pratica.
L’idea è quella di raggruppare il maggior numero di migliori calciatori possibili nella stessa squadra di club in modo da cementarne il sistema di gioco e trasferirlo in blocco in nazionale.
La squadra è presto trovata, si tratta del Kispest AC dove già militano due degli astri nascenti del calcio magiaro in quel dicembre 1949 e cioè Bozsik e Puskás. La cittadina di Kispest dal 1° gennaio ’50 viene inglobata nella nuova area municipale di Budapest all’interno del XIX kerület.
A ruota la squadra viene messa sotto il controllo diretto del Ministero della Difesa, i giocatori arruolati nell’esercito con gradi da ufficiale, e ribattezzata Budapest Honved.
Il modello ispiratore quello del Wunderteam austriaco degli anni ’30 guidato da Hugo Meisl.
Bamba Deák non è funzionale al progetto di Sebes. Come mai?
Abbiamo visto le imprese di Bamba sul campo, ma nel frattempo si è formato anche il Ferenc Deák uomo, persona.
Analogamente all’atteggiamento apparentemente letargico in campo, Bamba è piuttosto insofferente verso le imposizioni.
In particolare crescendo ha sviluppato un vorace appetito per cibo e signorine, birre, nonché un’autentica passione per trattorie, o forse osterie, bar e balere.
Inoltre, a differenza di un suo futuro epigono britannico, del quale precede le gesta di un ventennio buono, Bamba è anche dotato di una gran bella voce con la quale coltiva un’altra sue grande passione, il canto.
Inutile dire quanto la disciplina possa star stretta ad uno così.
Immaginiamo quanto possa andar stretta la morsa sovietica ad uno così che è inoltre un fervente patriota e probabilmente un anticomunista.
Bamba aveva esordito in nazionale nel ’46 e fino a quel dicembre ’49 aveva collezionato 20 presenze e messo a segno 29 gol.
Questo faceva di lui il centravanti titolare indiscusso, nonostante l’ascesa di Kocsis, suo compagno d’attacco al Ferencváros e la concorrenza di Hidegkuti che finì per ritrovarsi all’ala sinistra a volte pavido pur se tecnicamente fenomenale, a differenza sua che , pur limitato tecnicamente, si scagliava contro qualsiasi avversario senza paura.
Ciò che non fu in grado di fronteggiare fu l’avvento di Sebes al timone della nazionale che lo bocciò prima in virtù del suo stile di vita, diciamo così, e poi lo bocciò senza appello in quanto politicamente inaffidabile e quindi elemento da marginalizzare. Cosa già fatta avendolo lasciato nel ridimensionato Ferencváros, ora EDOSZ e poi Kinzisi.
Il piano di nazionalizzazione delle case da parte del governo gli costa la nazionalizzazione dell’appartamento di Nefelejcs út, nel quale aveva messo praticamente tutti i soldi che aveva guadagnato col calcio.
In un primo tempo comunque continua a viverci, la sua avversione al regime filo-sovietico aumenta.
Il campionato 1949/50 viene completato dopo il terremoto di dicembre, lo vince la Honved.
Il calendario è stato rivoluzionato e per allinearlo a quello sovietico si giocherà un campionato autunnale da fine agosto a dicembre, solo andata, lo vincerà di nuovo la Honved.
Siofok, Lago Balaton estate 1950 la squadra dell’ EDOSZ in città per un’amichevole, cena al ristorante Fogl.
C’è un orchestra zigana che suona.
Bamba non resiste al richiamo, sale sul palchetto e comincia a cantare, sicuramente è ‘carburato’, la bella voce melodiosa rallegra i presenti; due tizi appoggiati al bancone in fondo alla stanza osservano con distacco.
Dopo qualche pezzo del suo repertorio classico Bamba attacca l’inno del Ferencváros e va a squarciagola:
"Hajrá, Fradi, hajrá, Fradi / Hajrá, ragazzi, perché vinceremo / Cento ragazze, un obiettivo / cento baci dopo la vittoria ... ".
Con l’aria che tira, la canzone non è esattamente popolare, specialmente nei luoghi pubblici.
Tutti lo guardano, lui continua.
I due tizi in fondo appoggiati al bancone si avvicinano, giunti sotto il palco gli intimano di smetterla : “Taci!” – “Smettila Bamba, fa silenzio”. Bamba li fissa, la tensione nel locale è palpabile, interrompe la canzone va al bar.
Ordina due spumanti italiani e torna verso i due tizi.
Tutti fermi, attoniti.
Una volta raggiunti i due, Bamba, invece di porgere loro i drink, glieli getta in faccia.
I due abbozzano una reazione, Bamba, che aveva evidentemente pensato ad ogni mossa, assesta loro un diretto in faccia ciascuno mandandoli al tappeto, sul tentativo dei due di rialzarsi completa l’opera con un’altra fila di pugni.
Sebes non sbagliava.
I due tizi sono infatti due agenti locali dell’ AVH che lo sorvegliavano, insieme al resto della squadra.
Lo arrestano, ora è davvero nei guai.
Quel che gli spetterebbe è la galera, ce n’è abbastanza: aggressione a due agenti della polizia segreta, canto di inni proibiti e sediziosi e da ultimo anche spionaggio per via della proposta del Torino.
Il calcio a volte può essere straordinario, numerose sono state le vicende di gente che grazie ad esso si è tratta da guai inenarrabili.
Succede anche stavolta.
Onde evitare lo scandalo, le autorità mandano Sándor Csáki, addetto stampa del Ministero dell'Interno, a trovarlo in cella, i due sono stati compagni di squadra in nazionale.
Csáki gli espone l’offerta del partito per trarsi dai guai: accettare la proposta di trasferirsi all’ Ujpest, nel frattempo rinominato Budapest Dózsa, lascia perdere le velleità di dissidenza politica e passare alle dipendenze del Ministero dell’Interno. In alternativa la galera.
Bamba, a differenza dell’anno precedente, questa volta accetta.
Strano destino, due decisioni calcisticamente tragiche gli salvano due volte la vita.
Dapprima il rifiuto di andare al Torino lo salva evitandogli di perire nell’orribile schianto di Superga, sei mesi dopo, il tradimento calcistico al Ferencváros, gli risparmia la galera e chissà cos’altro.
Tradimento, si.
Perché questo è quello che percepiscono i tifosi che, all’oscuro di tutto l’accaduto, vedono solo il passaggio di Bamba dal Ferencváros, ora EDOSZ, all’ Ujpest, i nemici di sempre.
E’ un duro colpo per Bamba che a soli ventott’anni sa di essere se non proprio giunto al capolinea, sicuramente messo all’angolo e umiliato. Lo spirito ne è sicuramente minato, non gioca più con l’entusiasmo di prima ma con la consapevolezza di chi deve, per sfuggire ad una sorte peggiore.
Rimane quattro stagioni coi bianco-viola nelle cui file imperversa Ferenc Szusza, bomber principe nella storia del club e idolo della tifoseria, nella cui ombra rimane, relegato al ruolo di comprimario.
Giocherà poco, 77 presenze in quattro stagioni pur mantenendo una discreta vena realizzativa, 53 gol, ben lontana da quella di un tempo.
Nel 1954 passa all’Egyetértés e scende di categoria, i numeri restano buoni: 38 presenze 33 gol,ma è Serie B.
L’anno dopo al Budapest Spartacus, stessa serie, ritrova l’antica vena realizzativa, 48 presenze e 52 gol in due stagioni.
Ritorna all’ Egyetértés nel ’57 dove racimola 10 sole presenze e 6 gol. E’ vittima anche di parecchi infortuni, dopo un’anno di inattività chiude al Siófoki, ironicamente il luogo del misfatto, nel 1959.
Dopo aver lasciato l’Ujpest non giocherà mai più in serie A.
Il suo declino corrisponde con l’ascesa irresistibile della nazionale che culminerà con la doppia clamorosa batosta rifilata agli inglesi nel 1953/54 e con il mondiale inopinatamente perso a Berna dopo aver incantato il mondo ed essere rimasta imbattuta per più di quattro anni.
Bamba serberà sempre rancore verso la nazionale.
Rifiutò di guardare i due incontri contro gli inglesi e di rivedere il 6-3 di Wembley ogni qualvolta venne ritrasmesso alla televisione.
C’è da chiedersi però come sarebbe andata a finire a Berna se Sebes fosse stato più morbido rispetto a certe sue posizioni e Deák fosse rimasto nel giro della nazionale.
Magari gli sarebbe tornato comodo in quella finale quando fu costretto a schierare Puskás zoppicante per la botta alla caviglia menatagli dal tedesco Liebrich durante la partita contro i tedeschi al primo turno.
Vero che il colonnello andò in gol dopo cinque minuti , ma vero anche che andò spegnendosi rapidamente subito dopo, complice il dolore e il campo pesante. Forse un’ariete come Deák in condizioni fisiche ottimali sarebbe stato d’aiuto contro i panzer tedeschi, forse….
In compenso rimettendo Hidegkuti al centro dello schieramento d’attacco e arretrandone la posizione di partenza per sottrarlo alle rudezze dei marcatori avversari, Sebes inventa così il centravanti arretrato, o di manovra, che dir si voglia.
La carriera di Bamba Deák si chiude qui, ha trentacinque anni e un passato da ricordare e dimenticare insieme.
Ormai piegato dagli eventi di quell’estate ’50, accetta una nuova proposta da parte del Ministero degli Interni sempre per tramite delle sue conoscenze calcistiche.
Frequenta un corso di polizia e diventa una guardia del corpo.
Si comporterà sempre bene da qui in avanti, complice adesso il diabete che lo affligge e gli ha tolto parte dell’antico vigore.
Diventerà così il guardaspalle di uomini politici importanti, prima Béla Biszku il potente ministro dell’interno del quale era dipendente.
Poi Mihály Korom ed infine János Kádár, segretario del partito e capo del governo, che lo guarderà sempre con un occhio di riguardo ricordando la sua passione giovanile per il calcio.
Nel 1997 gli viene finalmente tributato il giusto riconoscimento, al galà IFFHS di Monaco - con Ferenc Puskás, Gerd Müller e Hugó Sanchez - è stato insignito del premio Millennium Goal King.
Dopo la fine del regime socialista riceverà altri due riconoscimenti, non in ambito sportivo, la Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica di Ungheria nel 1994, poi l'Hungarian Heritage Prize nel 1999, e la cittadinanza onoraria di Pestszentimre-Pestszentlőrinc nel 2000, gli ultimi due postumi.
E’ morto a Budapest il 18 aprile 1998.
Nella mia mediocre carriera di difensore in giro per i campi, piuttosto selvaggi, della bassa padana anni ’80, ho incrociato bulloni e stinchi con tantissimi centrattacchi; buoni e meno buoni, educati e rissosi, sportivi e provocatori; e pure con qualche bel giocatore.
RispondiEliminaTra i più forti, due erano miei compagni di squadra e incubo permanente nelle partite di allenamento del giovedì.
TROPPO BELLO QUESTO INCIPIT..mi ritrovo perfettamente,a parte la zona geografica nel mio caso il Piemonte..
grandissimo Albe! di questo Bamba avevo vaghissima memoria
C
Ciao Cri, grazie. È si, immagino le storie fossero quelle anche nel Piemónt anni '80. Felicissimo che anche tu ti ci ritrovi e, grande sto Bamba.
RispondiEliminaBoss, è qualche giorno che non aggiorni e la cosa è inusuale. Spero sia tutto ok.
RispondiEliminaLunedì di nuovo qui!
Eliminaarticolo bellissimo, grazie
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