giovedì, febbraio 13, 2020
Robert Wyatt
In occasione dei recenti 75 anni di ROBERT WYATT, riporto un articolo che gli ho dedicato su "Libertà" la scorsa settimana.
Vita spettacolare, drammatica e tragica, quella di Robert Wyatt, che solo recentemente ha ritrovato il giusto ruolo (importantissimo) nell'olimpo del rock, dopo anni ed anni di oblìo (spesso testardamente ricercato).
E che pochi giorni fa ha compiuto 75 anni, salutati da un plauso unanime del mondo della musica (rock ma non solo).
Un musicista di incredibile valore, dalla voce e stile immediatamente riconoscibili, ostinatamente in viaggio in direzione contraria a tutto ciò che poteva renderlo più conosciuto e tranquillo, almeno economicamente.
Gli esordi lo vedono alla batteria con la psichedelia sghemba e stramba dei Wilde Flowers, per poi cogliere i primi successi con il jazz rock avanguardista dei Soft Machine, incluso un tour americano con Jimi Hendrix e alcuni album seminali per tutta la scena prog che si stava evolvendo nei primi anni 70.
La corrente in cui la band si inserì fu denominata Canterbury Sound, un misto di jazz, rock, folk, psichedelia ed elementi Beatlesiani.
Wyatt, con la sua tipica schiettezza, liquidò così quell'esperienza: "Quanto a Canterbury direi che così come il Cristianesimo è stato inventato settant’anni dopo la morte del pover’uomo, anche la 'scena di Canterbury' è stata inventata molto tempo dopo. Da quel che ricordo, nessuno pensava che facessimo parte di una qualche scena. Ricordo invece molto bene che volevamo andarcene da Canterbury".
Forma i Matching Mole e, allontanatosi anche da loro, inizia una carriera solista da subito promettente e interessantissima, piena di creatività.
Nel 1973, per cause non del tutto accertate (pare fosse completamente ubriaco) cade da un balcone, durante una festa, e perde per sempre l'uso delle gambe, costretto a passare la vita sulla sedia a rotelle.
Si riprende a fatica, continuando a comporre, lavorare alla sua e alla musica degli altri, collaborando, scrivendo. Dovendo affrontare tutte le problematiche del caso, incluse (siamo nei primi anni 70) le modalità con cui ci si approcciava ai portatori di handicap, ancora molto lontane dai progressi fatti in seguito.
Come quando nel 1974 il suo rifacimento di “I'm a believer” dei Monkees arriva in classifica e gli consente la partecipazione al seguitissimo programma musicale “Top of the Pops” sulla BBC.
Che però trova “sconveniente” fare esibire una persona su una sedia a rotelle in uno spazio di spettacolo per le famiglie, proponendogli di sedersi su uno sgabello! La band, tra cui un giovane Andy Summers, futuro membro dei Police, e il batterista dei Pink Floyd, Nick Mason, minaccia allora di presentarsi al completo in sedia a rotella.
Il brano andrà in onda, portando il dramma di Wyatt e di migliaia come lui, a milioni di persone. La rivista New Musical Express gli dedicherò poco dopo la copertina con tutti suoi musicisti in sedia a rotelle su una scalinata.
La carriera solista è ricca di piccoli e grandi capolavori (Rock Bottom su tutti), centinaia di collaborazioni (da Brian Eno a Paul Weller), la vita privata gli porta a fianco il genio e l'amore di Alfreda Benge (artista autrice di tutte le sue copertine) ma anche l'alcolismo, la depressione e il terrore per il palco, l'esperienza con il partito comunista inglese di estrazione stalinista e l'adesione all'energia del punk (collaborerà a lungo con la Rough Trade e varie band new wave) e l'amore per lo ska della 2Tone.
Fino ad arrivare ai recenti tributi di pubblico e critica che lo hanno riportato a quella luce che ha sempre meritato.
C'è da restare increduli per quanto un personaggio del genere abbia fatto per la musica rock.
La biografia “Different every time” è un perfetto e appassionante racconto di una vita unica e interessantissima.
La sua intransigenza artistica è stata ben riassunta (scherzosamente) da un giornalista del “Guardian” che ha coniato il verbo To Wyatt o To Wyatting ovvero: “Scegliere di proposito musica oscura o difficile sull'internet jukebox di un pub allo scopo di infastidire gli altri avventori” (il suo disco “Dondestan” fu definito nello stesso articolo come “il metodo migliore per disperdere la folla che gremisce un pub del centro il venerdì sera”).
Un genio musicale assoluto e una persona di grande coerenza e umanità.
RispondiEliminaRock Bottom è il mio disco da isola deserta. La prima volta che lo ascoltai mi commosse fino alle lacrime, e ogni volta ci trovo qualcosa di nuovo e di diverso.
Tuttavia, la bellezza cristallina e irripetibile di quest'opera ha spesso messo in ombra il resto della sua carriera, dato che pochissimi album (non solo i suoi) possono reggere il confronto con Rock Bottom. In realtà, però, Wyatt ha pubblicato altri dischi di assluto pregio, come Old Rottenhat e Dondestan, incisi in totale solitudine e con estrama povertà di mezzi, o i più recenti Shleep e Cuckooland, a cui hanno partecipato fior di collaboratori, come Eno, Weller e Manzanera.
Complimenti per l'articolo.
P.S. piccolo refuso: Alfreda Benge
Grazie mille! Corretto il refuso.
EliminaGrande artista e persona,profonda e pragmatica
RispondiEliminaC