mercoledì, febbraio 05, 2020
New British Reggae
The Skints
Hollie Cook
Riporto l'articolo che ho scritto per IL MANIFESTO e pubblicato sabato 1 febbraio 2020
“Alle serate reggae e di black music i neri non ci vanno.
Il pubblico è prevalentemente bianco. Anche l'hip hop è poco seguito.
I neri li vedi soprattutto ai concerti jazz e blues”.
Interessante quello che dice Don Letts, DJ, scrittore, produttore, video maker (c'è lui dietro ai più iconici video dei Clash, con i quali ha collaborato strettamente per tutta la carriera, finendo poi per diventare componente della line up dei Big Audio Dynamite, il gruppo di Mick Jones, dopo la forzata dipartita dalla band di Joe Strummer e compagni).
Eppure, sempre Don conferma, la scena reggae inglese è ricca, viva e pulsante.
Sciorina nomi e dischi, in un recente incontro a Piacenza (nel negozio "Alphaville" per celebrare i 40 anni di "London calling", condotto da Marco Botti), facendomi capire che in effetti, c'è parecchio nuovo materiale da scoprire nell'ambito.
Don Letts fu il "responsabile" dell'introduzione del reggae nella scena punk londinese del 1977, quando come DJ del "Roxy", il primo club che si aprì al nuovo sound, avendo pochi dischi punk da suonare, incominciò ad utilizzare la sua collezione di materiale giamaicano, influenzando direttamente gruppi come Police, Clash, Ruts, Members, Slits. Peraltro gente come Joe Strummer o Paul Simonon erano cresciuti in quartieri dove gli immigrati dalle West Indies avevano come colonna sonora quei suoni.
Come dice Don: "Per i Clash reggae, dub, ska non erano suoni esotici o strani ma consuetudine e quotidianità. Perciò non ebbero difficoltà ad introdurli nel loro sound. Anche se, è necessario sottolinearlo, i primi ad abbracciare questa tendenza furono i Police, troppo spesso denigrati perchè considerati un gruppo troppo pop." Curiosamente furono proprio le band "bianche" a creare in qualche modo una nuova scena reggae anche "black" in Inghilterra.
Don Letts sottolinea: “La comunità reggae ne fu contenta perchè in questo modo, grazie al successo di gruppi come i Clash, il reggae incominciò ad avere ampia diffusione in Inghilterra, lanciando molti nuovi nomi”.
E così a fianco di Clash, Police, UB 40 e il revival ska ecco uscire nomi come Steel Pulse, Aswad, Tippa Irie, Misty in Roots, non di rado sul palco di concerti punk e affini.
Con la benedizione di Bob Marley e la sua celebre "Punky reggae party". Don Letts continua a lavorare nei club e ha un programma radiofonico fisso alla BBC dove non mancano i classici di sempre ma in cui la sua indole di ricercatore lo porta a guardare sempre avanti e lontano.
In effetti in Inghilterra di cose nuove in ambito reggae e affini ne sono uscite parecchie e spesso particolarmente interessanti.
A cominciare dai londinesi Hempolics, guidati da Grippa Leybourne, un album all'attivo e un sound che viene descritto come i "Funkadelic in versione reggae" anche se in realtà sono più vicini ad assorbire electro, hip hop e con una contagiosa vena pop.
Piccolo gioiello il recente singolo con "Fu Man Chu (brano del re dello ska Desmond Dekker rivisto in chiave dub) e "Wild is the wind" di Nina Simone in ottica rocksteady, che ribadisce la loro capacità di mettere le mani in classici minori (vedi la stupenda versione reggae dub di "Come as you are" dei Nirvana).
Spettacolare il sound degli scozzesi (Glasgow) Mungo's Hi Fi che prendono reggae, ska, dub, dubstep e lo portano ad una dimensione danzereccia irresistibile. Attivi dal lontano 2000 hanno nel carniere una decina di album e un numero incalcolabile di singoli di vario formato.
Divertimento assicurato e consigliatissimi dallo stesso Don Letts che li considera "il miglior soundsystem in circolazione.
Quando al Glasonbury Festival mi hanno messo in gara con loro in un confronto ai piatti, mi hanno praticamente distrutto". I Reggae Roast hanno invece affiancato all'attività live anche l'organizzazione di alcuni degli eventi reggae più seguiti in Inghilterra, la costituzione di un'etichetta e un sound system di altissimo livello, diventando uno dei principali punti di riferimento nella scena.
Nato a Londra da padre giamaicano e madre dominicana, attivo dai primi 2000 con diversi album alle spalle, Gappy Ranks si muove in un contesto più fruibile, melodico e commerciale ma di sicura efficacia.
Hollie Cook si porta appresso un nome importante e un'esperienza di grandissimo spessore. Innanzitutto è la figlia del batterista dei Sex Pistols, Paul Cook, mentre la madre, Jani, era la corista dei Culture Club (che usarono spesso il reggae nel loro repertorio).
Hollie ha collaborato con l'ex Stone Roses Ian Brown (aprendo gli show della band nel tour della loro reunion nel 2013), con Jamie T e ha fatto parte delle Slits tra il 2005 e il 2010. Valga il commovente tributo alla loro leader Ari Up. nell'omonimo brano tratto dal suo secondo album "Twice" (2014).
Definisce il suo sound come "tropical pop" ma il reggae è predominante, seppur virato in chiave molto fruibile ma altrettanto affascinante, avvolgente, sinuoso, grazie ad una voce cool e sexy.
Tre album deliziosi, tra le migliori espressioni del new british reggae.
I londinesi Skints hanno quattro album all'attivo, tour in Europa, States e una popolarità crescente. Non sono ascrivibili al concetto tradizionale di reggae perchè amano mischiare e assorbire influenze di ogni tipo, dal dub, allo ska, a insert ruvidi e duri di sapore punk, oltre a hip hop e rap. Il cantante e chitarrista Josh Rudge evidenzia il background della band.
"Potessi scegliere una collaborazione non avrei dubbi per Clash, i padrini dello stile e Dennis Brown per poter sentire ancora una volta quella voce dal vivo. Ma il mio eroe rimane Fela Kuti una vera e propria leggenda sia per la musica che per l'umanità".
Empress Imani arriva da Leeds e ha già collezionato numerosi riconoscimenti in ambito reggae, nonostante la sua produzione sia ancora limitata a pochi singoli. In particolare "Conscious king". Un nome destinato a fare a breve faville. Sempre da Leeds arrivano i Gentleman's Dub Club.
Tre album e alcuni ep arricchiscono ua discografia che rende sufficiente merito alla travolgente attività live che li ha già visti protagonisti a Glastonbury e in numerosi altri festival in giro per l'Europa, in virtù di un reggae dub tradizionale ma comunque ben fatto e convincente.
Da Manchester il sound ibrido di Lila Ike, alcuni singoli e una buona reputazione, confermata dalla qualità delle suddette pubblicazioni che hanno anche un ottimo retrogusto pop. E ancora Prince Fatty Pelaconi, produttore e sound engineer, che ha lavorato con Lily Allen, Gregory Issacs, Graham Coxon dei Blur, Adrian Sherwwod, vari esponenti dell'acid jazz e tanti altri. Nell'attività di cantante e musicista ha inciso sette album.
Nel recente "In the viper's shadow" troviamo le collaborazioni anche di Tippa Iria e Big Youth, tra gli altri, e una versione reggae dub strepitosa del classico soul "Get ready" degli Impressions.
Non dimentichiamo infine che la scena ska inglese sta ritrovando sempre più vigore soprattutto grazie ai veterani che hanno ridato un incredibile impulso nell'ultimo anno. A partire dal capolavoro "Encore" che segna l'incredibile ritorno degli Specials. con un album che fotografa alla perfezione gli umori dell'Inghilterra infettata dalla peste della Brexit, dalla disoccupazione, dai mai sopiti problemi razziali. Il tutto tra funk, soul, reggae, rocksteady. Anche Ranking Roger, con la sua incarnazione dei The Beat, poco prima della tragica scomparsa ha lasciato un piccolo gioiello che miscela il classico Giamaica Sound in un'ottica attualissima. Mentre i Selecter dell'inossidabile Pauline Black (con l'aiuto di Rhoda Dakar, ex Bodysnatchers e Special AKA) continuano a tenere alta la qualità della scena. Un panorama ancora più che vitale, da seguire con attenzione, in grado di riservare gradevolissime sorprese. Rigorosamente in levare.
British Reggae sempre TOP! E vediamoci queste nuove bands..
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