sabato, febbraio 29, 2020

Classic Rock e Not Moving LTD



Nel nuovo numero di CLASSIC ROCK intervisto GIANNI LEONE (Balletto di Bronzo, Leonero e tanto altro) e recensisco gli album di Kruangbin & Leon Brides, Guignol, Big Mountain County, The Garden e i libri "Parole intonate" di Franco Capacchione, "Something" di Donato Zoppo, "Time is tight" di Booker T Jones



Con i NOT MOVING LTD saremo in settimana:
Mercoledì 4 marzo: PRATO "Officina Music Club"
https://www.facebook.com/events/1133427433671979/

Intanto, segnatevi la data:
MERCOLEDI' 11 marzo, ore 18:
Presentazione libro di ALBERTO CASTELLI "Soul to soul" ad Alphavile, Piazza Tempio, Piacenza.
Modera il sottoscritto.

venerdì, febbraio 28, 2020

Il meglio del mese. Febbraio 2020



Parte bene l'anno con Isobel Campbell, Christian McBride, Gil Scott Heron/Makaya McCraven, Black casino and the Ghost, Crowd Company, Ben Watt e Field Music.
Per l'Italia Calibro 35, Dining Rooms, Era Serenase, Ok Bellezza e Handshake.


DREAM SYNDICATE - The regulator
La band di Steve Wynn presenta un assaggio dal nuovo album “The Universe Inside” (di oltre un'ora e soli cinque lunghi brani), in uscita in aprile.
Un incredibile viaggio psichedelico/elettronico/jazz/sperimentale, corredato da un video adeguato.
C'è chi sa sempre guardare avanti.
https://www.youtube.com/watch?v=k4rALGC0_P0&t=1055s .

GIL SCOTT HERON / MAKAYA MC CRAVEN - We're new again
Richard Russell della XL fu l'artefice del ritorno di Gil Scott Heron in studio, nel 2010, con "I'm new here". Mentre Gil era in prigione gli preparò le basi e ne uscì un capolavoro.
Nel decennale dell'uscita Russell ha messo a disposizione le registrazioni della voce e del piano di Gil al jazzista Makaya McCraven per una rivisitazione dell'opera. Lo stesso Gil ammise "Questo è un album di Richard...lo desiderava troppo e a me non avrebbe certo danneggiato. Così: perchè no?".
Non ho mai amato questo tipo di operazioni ma il risultato finale è talmente interessante, creativo, intrigante e stimolante che non si può che plaudire l'iniziativa.
Jazz, spiritual jazz, elettronica, funk, l'universo black.
E la voce di Gil è sempre commovente e TROPPO intensa.

CHRISTIAN McBRIDE - The Movement Revisited: A musical portrait of four icons
Monumentale opera del contrabbassista jazz statunitense (vincitore di due Grammy con "The Good Feeling" nel 2011 e "Bringin 'It" nel 2017.
Partendo dalle parole di quattro figure iconiche dei diritti civili, Martin Luther King, Malcolm X, Rosa Parks e Muhammad Ali, McBride rende omaggio a quella stagione degli anni 60 in cui le istanze del popolo afroamericano incominciarono ad avere risonanza nazionale e a ottenere riscontri pratici, chiudendo con un ossequio all'elezione di Obama a presidente nel 2008.
L'album si muove in un contesto teatrale con quattro attori che riportano stralci dei discorsi dei protagonisti e un sound incredibilmente efficace che assembla jazz, be bop, gospel, soul, funk, spiritual.
Arrangiamenti spettacolari, musicisti di caratura eccelsa, con una sezione fiati da brividi.
Album SPETTACOLARE!

PAUL WELLER - In another room
Nel suo approccio modernista all'arte, Weller esplora nuovi campi e territori con un ep sperimentale in cui lavora con nastri, suoni, inserti di piano, spunti melodici.
Il tutto in pieno stile Beatles 1968/69 tra "Revolution 9" e alcune prove soliste dei Fab Four, come già accennato nel suo complesso "22 dreams".
Personalmente lo trovo un azzardo affascinante e psichedelico e mi piace ascoltarlo.

DINING ROOMS - Art is a cat
La musica italiana produce da decenni lavori di ottima qualità, che talvolta assurgono all'eccellenza ma che molto raramente hanno la potenzialità di affiancare le produzioni internazionali.
I motivi sono molteplici, analizzati e discussi migliaia di volte.
I DINING ROOMS fanno parte di quegli sporadici raggi creativi che riescono tranquillamente a stare al passo con il mondo.
Non a caso sono da sempre parte del tessuto creativi di MILANO, l'unica città "europea" italiana ma che ha saputo tenere un legame con le proprie radici.
Nel nuovo album (l'ottavo oltre a conque di remix e rework) Stefano Ghittoni e Cesare Malfatti hanno saputo, ancora una volta, (rac)cogliere quel respiro universale che ora ci porta in un club londinese, ora tra le atmosfere "smokin" new yorkesi, ora tra spire dub e drum n bass, mentre in sottofondo corrono una forte anima soul, echi jazz, hip hop.
E' il respiro del mondo che si muove e assorbe quello che vibra intorno.
Grande album.

MOSES BOYD - Dark matter
Moses Boyd ci regala uno splendido album di SOUL moderno, afrofuturista, dove jazz, funk, drum and bass, elettronica, nu grooves e tanto altro si abbracciano.
Respirare aria nuova fa sempre bene, "Dark matter" guarda avanti.

BLACK CASINO AND THE GHOST - Farewell Marshall Brunswick
Terzo album per la band italo/inglese guidata dalla voce intrigante di Elisa Zoot. Un affascinante mix di atmosfere psichedeliche, shoegaze, pennellate gospel blues, umori 60/70's. Ma soprattutto tanta originalità e personalità. Album consigliatissimo.

GREEN DAY - Father of all...
Divertente, energico, frizzante, punk rock, garage, rock 'n' roll, glam, qualche brano irresistibile.
Testi "politici", grande tiro, ovvia super produzione, 10 brani per 25 minuti.
Ascolto più che gradevole. Funziona.

LIAM GALLAGHER - Acoustic sessions
Riservato agli hardcore fan di Liam ma molto gradevole il nuovo album in cui Our Kid riprende otto brani in chiave acustica.
Tra cui tre degli Oasis: le classiche "Cast no shadow", "Stand by me" e la poco conosciuta "Sad song" (originariamente cantata da Noel). Il resto è dal suo nuovo album solista.
Per l'occasione è uscito il video di "Once" con l'incredibile partecipazione di Eric Cantona (bandiera del Manchester United mentre è nota la fede City dei Gallaghers) che lo aveva definito il miglior brano del 2019.
https://www.youtube.com/watch?v=MDhiQfekdxo

BEN WATT - Storm damage
E' sempre un piacere ascoltare le carezze compositive del grande 50% degli Everything But the Girl. Un folk pop cantautorale malinconico, concreto, scarno, di grande classe e spessore artistico.

CROWD COMPANY - Lowdown
La band londinese firma il terzo album della carriera. compiendo un favoloso salto in alto e in avanti.
La migliore soul music si sposa con un groove funk che permea tutto l'album, schegge Northern Soul, rhythm and blues, un prevalente gusto 60's, grande sezione fiati e un eccellente lavoro dell'Hammond.
Il tutto ad accompagnare deliziose melodie vocali.
C'è un retaggio che riporta ai primi Dexy's Midnight Runners e al timbro Daptone (dalle parti di Sharon Jones) ma il sound è attuale, fresco, moderno.
Eccellente.

OK BELLEZZA - The Goods
Il quartetto novarese (di cui la metà proveniente da quella meravigliosa esperienza che furono i MiniVip) si presenta con un album di rara efficacia. Suonato benissimo, capacità tecniche superbe e un gusto artistico di primo livello.
I dodici brani autografi viaggiano in quell'indimenticabile mondo dei 60's di brani strumentali che mischiano jazz, soul e rhythm and blues tra Booker T and the Mg's, Jimmy Smith, Jack McDuff. Grandissimi.

BOOGALOO COMMUNICATORS - Carpe diem
Se amate il classico soul jazz strumentale di ispirazione 60's, tra Jimmy Smith e Brian Auger, con l'Hammond in gran spolvero e tanto groove, questo è un album consigliatissimo. Peraltro suonato con grande tecnica e perizia.

THE YOUNG SINCLAIRS - Out of the box
Affascinante e avvolgente viaggio nelle migliori melodie e atmosfere 60's per la band americana che a un folk rock d'annata unisce uno sguardo al Madchester sound (dalle parti dei Charlatans). Album super cool.

RITA RAY - Old love will rust
Arriva dall'Estonia, canta con voce ferma e blue eyed soul, si muove tra rhythm and blues, funk, disco, blues un gusto 50's e propone un album gustoso e molto piacevole.

THE PARK AVENUE EXPERIENCE - Life span
Il nuovo progetto di Fabio Puglisi dei Soul Basement è un elegante, raffinato e colto viaggio internazionalista in un'intrigante miscela strumentale di funk, jazz, urban sound, elettronica, lounge. Un lavoro permeato da un mellow groove avvolgente e sinuoso, liquido e ricercato. Riuscitissimo.

JEFF PARKER - Suite for Max Brown
L'ex chitarra dei Tortoise in un album in cui jazz (c'è anche una riuscita cover di "After the rain" di Coltrane), funk, afro, rock, elettronica si mischiano, guardando avanti.
Molto interessante, groovy, prospettico.
https://intlanthem.bandcamp.com/album/suite-for-max-brown

JON BATISTE - Chronology of a Dream: Live at the Village Vanguard
Live a New York. Ultra groove soul jazz con ampi elementi di rhythm and blues, gospel, blues, funk, hard bop..
https://open.spotify.com/album/0D5GKNmcgkY8aqokBx4aID

JAZZ DEFENDERS - Scheming
Ottimo disco di puro be bop per la band inglese che arriva da una costole dei profeti del funk Haggis Horns.
Grande groove e ascolto piacevolissimo nel suo classicismo accademico e impeccabile.
http://www.willwork4funk.com/the-jazz-defenders-debut-album-scheming-out-on-haggis-records

RUBY RUSHTON - Overture 1 / Yardley Suite
La band di new jazz inglese del grande Tenderlonious, una delle figure di spicco della nuova scena, torna con un singolo super cool, in cui si addentrano nei meandri di una fusion che assimila jazz, una poderosa dose di funk, elementi elettronici. Due brani che sprizzano vitalità, freschezza, creatività.
https://rubyrushton.bandcamp.com/album/overture-1

SORCERERS - In Search Of The Lost City Of The Monkey God
La band di Leeds insegue sogni Blaxploitation, colonne sonore anni 70, butta lì un po' di Ethio Jazz, il tutto strumentale e ricco di sonorità inconsuete.
Divertente e gustoso pur nel risaputo e prevedibile.

EPHEMERALS - The third eye
Lavoro particolare e originale tra soul, funk, spiritual jazz, una costante attenzione al groove, melodie avvolgenti, sperimentazione, elettronica.
Personale e molto gradevole.

SOAKIE - Soakie
Divisi tra Australia e Texas, sfoderano un album di sette brani e 13 minuti di musica. Furibonda, super hardcore potentissimo, voce femminile cartavetrata, similitudini con i nostri Svetlanas.

GUIGNOL - Luna piena e guardrail
Ottavo album per la band di Pier Adduce, sempre più personale e distintiva. La perseveranza paga, il progetto è cresciuto sempre di più e coglie ora uno degli episodi più significativi della lunga carriera con un album completo, maturo e intrigante. Il sound viaggia come sempre tra la canzone d’autore dalle parti di Tenco, Ciampi, Bindi, unita al groove maledetto e demoniaco del Nick Cave più blues. Ben fatto, diretto, essenziale. Ottimo!

ELLI DE MON/ DAILY THOMPSON - ep
Uno split con i tedeschi Daily Thompson per la nostra blueswoman/one woman band. Ne esce un album di deep blues oscuro e malefico, intenso e profondo che in “Confession” plana dalle parti di Nick Cave. Come sempre una conferma di come siano in pochi a sapere fare il vero blues come Elli De Mon.

THE WINDMILL SHOP - Wave
La band lodigiana al primo passo discografico con un album di otto brani autografi. Molto ben suonato e interpretato, scava nel magico mondo del Paisley Underground degli anni 80, tra Dream Syndicate e True West, sapori di derivazione 60's e un sound comunque moderno. Un esordio di primissima qualità.

HIBOU MOYEN – Lume
Un delizioso album, dal fascino decadente e malinconico, con un approccio vicino a un gusto psichedelico (soprattutto nell'impronta sonora e negli arrangiamenti) anni 60. Colpisce la grande maturità dell'apparato compositivo, senza mai cedimenti. Tanta personalità e maturità.

IRON MAIS - Woodcock
Un disco divertentissimo e travolgente quello della miglior cow punk band in circolazione in Italia (e non solo). Accanto al riuscito inedito "Sole" scorrono versioni incredibilmente coinvolgenti a suon di country, hillibilly, rockabilly, virate in chiave punk, di classici come "Jump", "Thriller", "Whole lotta love". Godibilissimo.

AA.VV - Rock & Metropoli
Una di quelle operazioni che possono fare solo delle persone semplicemente appassionate.
Di musica, di cultura, di un'epoca.
In questo caso parliamo di Stefano Gilardino e Luca Frazzi (giornalisti e fan), inciampati in una registrazione su cassetta del mitico concerto "Rock & Metropoli" del 23 novembre 1979 a Milano che segnò, insieme al Bologna Rock della primavera precedente, l'inizio "ufficiale" del nuovo rock/punk/new wave in Italia.
E hanno deciso di farci un CD, per di più doppio, con tanto di fanzine fotocopiata in allegato con varie testimonianze dei protagonisti.
C'erano tutti: Skiantos, GazNevada (purtroppo assenti sul CD),Kaos Rock, Sorella Maldestra, Windopen, Take Four Doses, X Rated, Jumpers, perfino i Vanadium, prima di entrare nell'hard rock.
Stiamo parlando di una cassetta, del 1979 e registrata con mezzi di fortuna.
Quindi si metta il cuore in pace chi cercano qualità e suoni perfetti.
E' un concerto punk e come tale va considerato.
Si sentono, forti, le differenze tra chi era già su un piano tecnico e compositivo professionale (vedi Skiantos e Kaos Rock) e chi invece era lì un po' per caso o non ancora del tutto a fuoco.
E' importante però il documento di un'epoca irripetibile, finita nel momento in cui iniziava e che rivive, alla perfezione, in questa pubblicazione.

ASCOLTATO ANCHE:
TAME IMPALA (deludente, pop elettronico, poca personalità), MARC ALMOND (elogio alla noia), TORRES (musica inutile), POLICA (musica fastidiosa), THE DESTROYER (musica irritante) DRIVE BY TRUCKERS (musica da yankee), SIGHTS BY SOUND (jazz, hip hop, funk, modern grooves, non male), BLOSSOMS (indie pop divertente e frizzante ma niente di più), FRANCES QUINLAN (una Bjork dei poveri, palla mostruosa), HIGHER POWER (hardcore/postcore/Rage Against the Machine/Jane's Addiction. Funziona), SHOPPING (un po' pop punk, e molto B-52S, piacevoli), STONE TEMPLE PILOTS (in acustico. Malinconia, ballate, noia), NATHANIEL RATELIFF (buon country bluesy rock per un sonno duraturo), DR RUBBERFUNK (funk, blues, buoni grooves, cool), SOUL IMMIGRANTS (soul, reggae, funk. Ottimi)

LETTO

VIRGINIE DESPENTES - La trilogia della città di Parigi
La scrittrice francese (un passato punk e borderline all'ennesima potenza) ci spinge, lungo un migliaio di pagine, in un tunnel claustrofobico di una Parigi "nera" e sotterranea, con quel gusto per l'eccesso quasi gratuito (ma perfettamente aderente al reale) caro a Bret Easton Ellis.
A tenere insieme le vite di un sottobosco inquietante, tra esistenze misere, fallite, drogate, violente, perdute e perdenti, egoiste, spietate, rivoltanti, sempre estreme, una colonna sonora musicale ideale, la stessa che accompagnava le giornate dell'ex venditore di dischi, protagonista del libro, Vernon Subutex, tra hardcore, Clash, Jam e tanti altri nomi cari.
Talvolta il ritmo perde intensità ma tempo qualche pagina e torniamo spediti come un treno.
Notevole.

UFPT - Trap – Storie distopiche di un futuro assente
La TRAP è il fenomeno più significativo in ambito musicale negli ultimi anni.
Piaccia o meno.
La Trap è l'espressione della youth culture con il maggior bacino di utenza di sempre.
Grazie al digitale e alla tecnologia (con cui è facile produrre canzoni) si è espansa in ogni angolo del mondo.
E' musica volatile, destinata ad esaurirsi in pochissimo tempo, in continuo cambiamento, al 100% digitale, che non subirà mai il feticismo del collezionista affamato di ristampe.
E' la testimonianza di un cambiamento epocale che ha modificato per sempre la modalità di fruizione della musica.
"La quantità ha distrutto la qualità, l'artigianato è morto".
Questo libro per Agenzia X è importante e basilare per chi vuole cogliere gli aspetti sociali e culturali del fenomeno TRAP.
Contiene spunti essenziali per comprendere ciò che sta accadendo, in ambito strettamente musicale e (sotto) culturale.
Chi ama le sotto culture ed è curioso di comprenderne le evoluzioni e i cambiamenti farebbe bene a provare a capirne di più.

ACHILLE LAURO - Sono io Amleto
Una lettura interessante su uno dei FENOMENI POP più stimolanti e discussi del momento.
Si apprezzi o meno la sua musica, l'aspetto più rilevante è il suo essere DIVISIVO (amore /apprezzamento - odio/disprezzo), difficilmente relegato all'indifferenza.
E questo merita approfondimento.
Un'anima tormentata, una vita devastata fin dall'infanzia da una famiglia divisa, poi le droghe, lo spaccio, le piccole rapine, i rave, gli amici in galera o finiti molto peggio.
La musica come rifugio salvifico.
Un'autobiografia poetico/visionaria (ma anche cruda e diretta) intervallata da racconti e riflessioni degli amici e del fratello oltre a 23 opere di artisti contemporanei street e psichedelici.
ACHILLE LAURO può piacere o meno ma, essendo riferimento per migliaia di giovani(ssimi) ragazzi italiani, può essere interessante capire e conoscere.

JOAQUIM PAULO - Funk & Soul Covers
Ponderoso volume di quasi 600 pagine per altrettante copertine di estrazione funk soul.
Da classici senza tempo (Marvin Gaye, Ray Charles, Aretha Franklin) a oscuri dischi, persi nella memoria.
Immagini stupende ed evocative si alternano a quelle tardo 70, sessualmente ammiccanti.
Il tutto corredato da brevi spiegazioni e contestualizzazioni.
Molto cool.

IN CANTIERE

MERCOLEDI' 11 marzo, ore 18:
Presentazione libro di ALBERTO CASTELLI "Soul to soul" ad Alphavile, Piazza Tempio, Piacenza.
Modera il sottoscritto.

NOT MOVING LTD in tour

Mercoledì 4 marzo: PRATO "Officina Music Club"
https://www.facebook.com/events/1133427433671979/
Venerdì 24 aprile: Savona "Raindogs" + Le carogne
Sabato 9 maggio: Lonate Ceppino (Varese) "Black Inside"
https://www.facebook.com/events/2501949736725343/
Sabato 26 settembre: Magenta (MI) "XO"
https://www.facebook.com/events/202735757434196/

https://www.facebook.com/Not-Moving-L-T-D-302470280600832

COSE VARIE
Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it, ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
Occasionalmente su "Il Manifesto".
Sul sito di RadioCoop va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me , Carlo Maffini e Paolo Muzio.

giovedì, febbraio 27, 2020

Get back. Dischi da (ri)scoprire



SLY STONE - High on you
Primo album solista, del 1975, dopo lo scioglimento della Family Stone (seppure vari componenti siano presenti nel disco).
Sly suona buona parte della strumentazione e comprende una serie di brani composti quando la band era ancora insieme.
Spesso scarsamente considerato è invece un buon album che ripercorre i classici schemi di Sly, tra funk psichedelico, soul, grande sezione fiati.
Più che apprezzabile.

DAVID PORTER - Victim of the Joke? An Opera
Collaboratore di Isaac Hayes, autore dei classici "Soul man" e "Hold on I'm coming" di Sam&Dave e di numerosi altri brani per Aretha Freanklin, James Brown, Mariah Carey, Otis Redding etc. nel 1974 si dedicò ad un'opera soul ovvero un album con un concept, come sempre su Stax Records, legato ad una storia d'amore. Ottimo pop soul, una riuscita e groovy cover di "Help" dei Beatles e una serie di fastidiosi intermezzi parlati per legare le canzoni. Comunque curioso e interessante .

METROS - Sweetest one
Grande vocal band di Detroit che nel 1967 incise l'unico album della carriera. Soul, Northern Soul, Rhythm and Blues, grandi voci, sound crudo ma pulito, canzoni di primissima qualità.
Un piccolo gioiello di qualità.

FAMILY OF SWEDE - Family album
Attivi negli anni 70 ad Oakland, precedentemente con il nome di The Epics, realizzarono un solo singolo nel 1976, lasciando però numerosi brani mai pubblicati. Che rivivono i nquesta ottima raccolta dove si spazia tra funk, qualche primo retaggio disco, soul, northern e tante contaminazioni Molto piacevole e interessante.

mercoledì, febbraio 26, 2020

Virginie Despents - La trilogia della città di Parigi



La scrittrice francese (un passato punk e borderline all'ennesima potenza) ci spinge, lungo un migliaio di pagine, in un tunnel claustrofobico di una Parigi "nera" e sotterranea, con quel gusto per l'eccesso quasi gratuito (ma perfettamente aderente al reale) caro a Bret Easton Ellis.

A tenere insieme le vite di un sottobosco inquietante, tra esistenze misere, fallite, drogate, violente, perdute e perdenti, egoiste, spietate, rivoltanti, sempre estreme, una colonna sonora musicale ideale, la stessa che accompagnava le giornate dell'ex venditore di dischi, protagonista del libro, Vernon Subutex, tra hardcore, Clash, Jam e tanti altri nomi cari.

Talvolta il ritmo perde intensità ma tempo qualche pagina e torniamo spediti come un treno.
Notevole.

martedì, febbraio 25, 2020

John Hardy



Immortalato in una delle canzoni più note del folk tradizionale americano JOHN HARDY era un uomo di colore che lavorava nelle ferrovie della Virginia dell'Ovest (proprio come "John Henry" protagonista di un'altra celebre canzone folk, spesso confusa e mischiata con questa, come ha sottolineato Alan Lomax).
Un giorno di paga, durante un rissa in una partita a carte John Hardy uccise un collega.

Venne arrestato e salvato da un linciaggio e dichiarato colpevole e condannato all'impiccagione. In attesa dell'esecuzione in carcere, si dice che abbia composto questa ballata, che in seguito cantò sul patibolo.
Confessò i suoi peccati a un prete, divenne molto religioso e consigliò a tutti i giovani, mentre si trovava sotto la forca, di evitare liquori, giochi d'azzardo e cattive compagnie.
Fu impiccato vicino al tribunale nella contea di McDowell, il 19 gennaio 1894.

La prima versione diventata famosa fu quella della CARTER FAMILY
https://www.youtube.com/watch?v=IDVNRJ227lU

Una delle più belle quella dei GUN CLUB
https://www.youtube.com/watch?v=YC7B8eeJILk

Qui dal vivo
https://www.youtube.com/watch?v=UoUOAUX_4jQ

Altrettanto bella quella di JERRY REED del 1969
https://www.youtube.com/watch?v=SlhCRKvjyu8

Anche BOB DYLAN ci si è messo nel 1987
https://www.youtube.com/watch?v=oWNO-TpA0AQ

lunedì, febbraio 24, 2020

Storia dell'applauso



Articolo pubblicato ieri sul quotidiano "Libertà" e che amplia un precedente post di alcuni anni fa già sul blog.

Uno dei gesti più naturali e riconoscibili nel suo significato ma dalle mille varianti, l'applauso è il primo segno del livello di apprezzamento per ogni artista/musicista.
Ed è anche il momento più temuto alla fine di ogni brano o spettacolo per ogni protagonista sul palco.
L'intensità o la carenza della stessa, sono gli indicatori del gradimento di quanto proposto. E nel malaugurato caso che venga a mancare cambia parecchio l'umore (e le sorti artistiche) degli interessati. Lo sparuto clap clap che arriva da in fondo la sala è in grado di distruggere in un attimo mesi di prove e di speranze.

Da spettatori spesso andiamo a ruota di chi ha il "coraggio" di iniziare e ci accodiamo, anche se non mancano i momenti in cui, travolti dallo spettacolo, ci lasciamo trasportare senza remore e diamo inizio al tributo sonoro.

Un gesto dalle origini antichissime (antropologicamente considerato come metafora di un abbraccio manifestato a distanza), già in uso nel teatro greco nel V secolo a.c., dove si esprimeva approvazione con rumori, battendo i palmi e pestando i piedi.

Plutarco racconta che alcuni commediografi retribuivano profumatamente gruppi di persone distribuite nel teatro e le istruivano sui momenti della commedia in cui far partire, contemporaneamente, fragorosi applausi. Grazie a questo espediente il commediografo greco Filemone di Siracusa riuscì a battere spesso l’avversario Menandro.
L'usanza si propagò successivamente anche a Roma dove i figuranti dall'applauso facile erano nominati “Laudiceni”.

Ma l'uso è già presente nei Salmi risalenti all' XI secolo a.c. In cui si incitava i popoli a battere le mani e mandare urla di gioia a Dio.
Nell’antica Mesopotamia veniva utilizzato, sempre in modo poco ortodosso, per coprire le grida delle vittime sacrificali durante i riti religiosi.
I Romani lo importarono riservandolo ai gladiatori che combattevano nell’Arena, soprattutto per sottolineare i momenti più cruenti ed efferati.

Nell'antica Roma c’erano diversi modi di applaudire: con i tradizionali palmi delle mani ma anche schioccando pollice e indice o scuotendo il bordo della toga.
Nel III secolo invece che la toga l'apprezzamento pubblico fu sostituito dallo sventolìo dell’orarium, fazzoletto usato dai più abbienti per proteggere bocca e naso dai cattivi odori della città.
L’imperatore Aureliano fece distribuire l'orarium ai cittadini più poveri perché “non fossero mai sprovvisti di un modo per lodarlo”.
L’imperatore Augusto arrivò a regolare gli applausi, imponendo un disciplinatore che dava il segnale di inizio e le ultime sue parole sul letto di morte furono “La commedia è finita, applaudite!”.

Sempre nell'antica Roma l'applauso assunse un particolare valore politico.
Il livello sonoro o l'entusiasmo del gesto diventarono, come al giorno d'oggi, un termometro per valutare la popolarità dei vari politici tanto da diventare un'imposizione (e si sa che ai tempi non scherzavano con chi non si allineava...) per quando sfilava un imperatore o un condottiero. Usanza che ritroviamo intatta ai giorni nostri.
Cicerone sguinzagliava varie persone intorno ai luoghi di giochi e spettacoli (più o meno nel ruolo di sondaggisti) per capire quali fossero i personaggi pubblici con maggiore consenso, proprio in base agli applausi ricevuti.
Nerone finanziò con 400 mila sesterzi ciascuno, oltre cinquemila figuranti per applaudirlo durante le sue (notoriamente discutibili) esibizioni canore.

Anche la Chiesa successivamente introdusse modalità di apprezzamento di suoi rappresentanti attraverso l'applauso. L'applauso pagato fu pratica normale e diffusa per secoli. Nelle corti Cinquecentesche vigeva la regola che nessuno potesse battere le mani più a lungo del Principe o del Re. Mentre successivamente all'apparire dei primi teatri tornò in auge l'uso della claque (dal francese claquer, battere schioccando). Nell'800 a Parigi aprirono agenzie specializzate che fornivano professionisti che potevano applaudire, ridere a comando, richiedere bis, inneggiare all'artista o discreditare con fischi e urla avversari e concorrenti.

Nel 1919 per inneggiare i cantanti d'opera alla Scala il prezzo era di 25 lire a testa per gli uomini e 15 per le donne.
Per tornare alla politica rimane famoso (anche se non pienamente verificato) l'ingresso di Stalin ad un congresso del Partito Comunista Sovietico, salutato da dieci minuti di applausi ininterrotti con la platea in piedi, perchè nessuno si azzardava ad essere il primo a interromperli. Lo fece un delegato che decise di sedersi e mettere fine all'ovazione.
Poi fu arrestato.

A questo proposito l'"applauso alla russa", in cui l'oratore si unisce all'applauso del pubblico, nato e diffuso nel Comitato centrale del P.C.U.S. in Unione Sovietica, stava a significare che il merito di un buon intervento è collettivo.

Nel 1950 le trasmissioni americane più popolari (in particolare quelle comiche) incominciarono a venire infestate da applausi o risate finte e ripetute a comando, lanciando una pratica regolare e risaputa in tutto il mondo televisivo.

Era un'invenzione di Charles Douglas, un tecnico del suono che inventò la Laff Box (scatola della risata, Laff è una contrazione di Laugh, risata, in inglese) che sottolineava, artificiosamente, le battute ritenute più significative e divertente, guidando in questo modo il gusto del pubblico.
In Italia venne introdotta dalle reti Finivest, negli anni 80 con la trasmissione comica “Drive In”, contemporaneamente alla scalata al potere dei socialisti di Craxi (eletto per acclamazione alla segreteria di partito, ovvero per unanime applauso, pratica aspramente stigmatizzata da Norberto Bobbio nel suo saggio “La democrazia dell'applauso”).

Forse è questo uno dei motivi per cui l'applauso è esondato dal significato abituale, diventando una costante anche in contesti assolutamente anomali e inadeguati.
Dall'insopportabile e ingiustificato momento di atterraggio di un aereo (e perchè no al capo macchinista di un treno o al guidatore di autobus o taxi?) a quello scabroso in molti funerali.
Il primo a ricevere questo trattamento fu Totò nel 1967 a Napoli e successivamente anche Anna Magnani a Roma.
C'è un illustre precedente ovvero Dante che venne accolto all'Inferno dai dannati a “suon di mani”.

L'applauso più lungo accertato è quello tributato al celebre tenore spagnolo Placido Domingo, durato un'ora e venti minuti, alla fine della sua interpretazione dell'Otello di Giuseppe Verdi, il 30 luglio 1991, nel famoso teatro lirico di Vienna, lo Staatsoper.
Il pubblico, dopo aver esaurito la forza per battere le mani, proseguì ad acclamare il tenore battendo i piedi.
Il cantante spagnolo, che ha interpretato quest'opera oltre 200 volte, è stato richiamato in scena 101 volte; ma è Luciano Pavarotti che detiene il record delle chiamate alla ribalta: ben 165, a Berlino nel febbraio del 1988, dopo aver cantato l'Elisir d'amore di Gaetano Donizetti. Per lui però "solo" un'ora e sette minuti di applausi.

Invece Bryan Bednarek è riuscito a battere le mani in un applauso frenetico 802 volte (12 volte al secondo) in un minuto, battendo il precedente record del Guinnes dei primati di 721. Il cantante portoghese Tony Carreira è uno dei più amati in patria, autore di decine di album che gli hanno fruttato 4 milioni di copie vendite (cifra esorbitante per una terra con pochi abitanti).
Il 20 giugno 2009, in un concerto nel Parque da Bela Vista a Lisbona, ha conseguito il primato per il più forte applauso mai registrato.
I 22.000 spettatori intervenuti sono riusciti a battere le mani fino a toccare i 111 decibel, l’equivalente del rumore di un aereo in fase di decollo.

E infine una curiosità che abbraccia l'ambito della superstizione.
Vige la vulgata tra i musicisti in studio di registrazione di non accompagnare mai ritmicamente i propri brani con un applauso ( il “clap”) perchè porterebbe sfortuna. Sostanzialmente battersi le mani da soli è in contrasto con ciò che dovrebbe fare il pubblico.

Tra l'altro il modo migliore per riprodurre fedelmente il suono del battito di mani in studio di registrazione è percuotersi le cosce con i palmi delle mani, preferibilmente indossando un paio di jeans.
Effetto garantito, vi assicuro!

venerdì, febbraio 21, 2020

AA.VV. - Spring NYC Soul
AA.VV: Soul fuelled Stompers from 1960s-1970s Ethiopia
AA.VV. - Soulgliding – Presented By Rainer Trueby
AA.VV. - Rhythm Showcase Vol 1



AA.VV. - Spring NYC Soul
Una preziosa raccolta di materiale della Spring Soul Records di New York che fotografa alla perfezione il passaggio dal funk alla disco a metà dei 70's. Brani rari e inediti, piccoli gioielli di un a raffinatezza unica a cui si affiancano struggenti ballate soul con tinte gospel e blues. Eleganza assoluta .



Ernesto Chahoud presents Taitu - Soul fuelled Stompers from 1960s-1970s Ethiopia
Affascinante, dal sapore esotico ma assolutamente accattivante questo viaggio nell'Etiopia soul degli anni 70.
Ethio jazz, retaggi rhythm and blues, funk, rock & roll, registrazioni crude ed essenziali per un disco fascinoso, curioso e pieno di groove.



AA.VV. - Soulgliding – Presented By Rainer Trueby
Per gli amanti del soul più soffice, mellow e sofisticato (e dei primi Style Council, dalle parti di "Long hot summer"), una pregevole selezione di cose più o meno conosciute, a cavallo tra 80 e 90, curata dal DJ Rainer Trueby.
Sottofondo super cool.



AA.VV. - Rhythm Showcase Vol 1
La Daptone raccoglie una serie di brani dal suo ricco catalogo, giocando con groove funky e di matrice caraibica. Antibalas, Budos Band, Menahan Street Band, tra i protagonisti.
Fresco e inusuale.

giovedì, febbraio 20, 2020

Clyde Stubblefield



Clyde Stubbefield ha l'onore di aver creato il groove batteristico ufficialmente più campionato della storia.

Il suo breve stacco solista su “Funky drummer” (che è diventato nel corso degli anni il suo soprannome) di James Brown del 1970 lo ritroviamo in un buon numero di brani hip hop/rap, da “Bring the noise” e “Fight the power” dei Public Enemy a “Mama said knock you out” di LL Cool J ma anche in canzoni di Prince, Beastie Boys, N.W.A., Run-D.M.C., Sinead O’Connor, Kenny G.

E lui, pur prendendola con filosofia, si è più volte chiesto il perchè non sia esigibile un diritto per la creazione di qualcosa di così inimitabile e geniale.
“Io mi sedevo alla batteria in studio e si partiva con un brano. Le ritmiche mi venivano così, senza pensare a nulla di particolare, seguivo la musica, il basso, la struttura del brano. James ascoltava e se gli piaceva diceva “Ok, ci metterò qualcosa sopra. I grooves sono tutti miei, li ho creati io, è intera farina del mio sacco.
Poi sono stati utilizzati da tutti questi rappers ma io non ho mai visto un soldo per questo. Magari hanno pagato James Brown, il suo management, la sua etichetta, ma io non ho mai avuto niente per quello.
Non è una questione di soldi o diritti ma di rispetto per il lavoro creativo di un musicista a cui deve essere riconosciuto il suo valore, anche in denaro se è giusto così”.


Addirittura fu sollevato il dubbio legale che Stubblefield potesse utilizzare i grooves di batteria che lui stesso aveva inventato per i suoi successivi progetti solisti, in quanto di fatto parte di brani firmati da James Brown.
Cose per avvocati e uffici giudiziari ma anche per le tasche di uno che qualche problema economico sembra averlo avuto e che se avesse potuto usufruire della possibilità di rivendicare e intascare qualche soldino per quella botta geniale, avrebbe avuto una vita più facile e agevole.
Nasce a Chattanooga in Tennessee nel 1943 e individua la fonte di ispirazione per il suo innato senso del ritmo nel clangore metallico e ripetitivo che arrivava dalle fabbriche circostanti casa sua.

Nel 1965 arriva alla corte di James Brown dove si trova a condividere la ritmica con un altro batterista, Jabo Starks, per rendere il groove più sensuale, ricco, vario, per arricchire la musica del Godfather of Soul di quello che non si era mai sentito, un misto di blues, jazz, rhythm and blues, musica africana.
Lavorare con uno caratterino come quello di James Brown è dura, non ammette errori, si suona praticamente ogni giorno, show faticosi, duri, in cui non ci si risparmia e che, ammette Clyde, gli procurano qualche lavata di testa e multa da parte del “Capo”.
Finita l'esperienza con James Brown, nei primi 70's, prosegue l'attività con ex membri della band, i JB's, tra cui Bootsy Collins, Maceo Parker e l'amico Jabo Starks con cui continua a condividere varie esperienze tra cui gli album FIND THE GROOVE e COME GET SUMMA THIS a nome di Funkmasters, che si affiancano a tre album solisti.

E' un caso piuttosto frequente ed esemplificativo su come musicisti di altissimo livello che hanno, come in questo caso, scritto pagine di storia della musica siano costretti, nel corso degli anni, ad “arrangiarsi” per proseguire una vita dignitosa.
Ad esempio, particolarità abbastanza comune in America, Clyde fonda la Clyde Stubblefiled Band con cui suona per cent'anni di fila, ogni lunedì sera in un club della sua città di residenza, Madison, nel Wisconsin.
Smetterà solo nel 2011 sopraffatto dai problemi di salute.
Negli anni 2000 ha ricevuto da più parti numerosi riconoscimenti per la sua influenza determinante nel drumming moderno.
Addirittura un paio di sue bacchette autografate campeggiano nella Rock 'n' Roll Hall of Fame.

Il suo modo di interpretare il funk con un ritmo “diritto” e costante, preciso e metronomico, in cui inserire battute di rullante in levare, in contro tempo, creano un groove ipnotico, ripetitivo, avvolgente, che si avvita a spirale, in continuo alternare i colpi tra cassa, rullante e charleston.

Con James Brown oltre al già citato “Funky drummer” troviamo le stesse caratteristiche in classici come “Say it loud I'm black and I'm proud” o “Cold sweat” dove l'accento del battere continua a cambiare dando una sensazione di sospensione ritmica mentre il basso viaggia diritto a riempire i solo apparenti vuoti.

Ne esce una miscela sinuosa e tribale che induce al movimento perpetuo.

Il groove che lo ha reso famoso, quello più campionato nella storia: “Funky drummer” di James Brown
https://www.youtube.com/watch?v=AoQ4AtsFWVM

Dal vivo con James Brown in “Say it loud I'm black and I'm proud”
https://www.youtube.com/watch?v=2VRSAVDlpDI .

Clyde spiega il suo groove
https://www.youtube.com/watch?v=OMj9wwO1yT4

mercoledì, febbraio 19, 2020

Diane Arbus



DIANE ARBUS era un personaggio enigmatico e provocatorio.
Molte sue foto furono ritenute scandalose, al punto di venire imbrattate di sputi le prime volte che furono esposte al MOMA.

Figlia di una ricca famiglia americana, già al lavoro per riviste di moda con il marito Allan, si dedicò successivamente a soggetti disturbanti ed estremi come i freaks e gli outsiders di New York.

La Arbus si suicidò a 48 anni nel 1971.

Ci sono e ci sono state e ci saranno un infinito numero di cose sulla Terra.
Gli individui sono tutti diversi, tutti vogliono cose diverse, tutti conoscono cose diverse, tutti amano cose diverse, tutti sembrano diversi.
Tutto quello che c’è stato sulla Terra è stato diverso dal resto.
È questo che amo: la differenza, l’unicità di tutte le cose e l’importanza della vita.

martedì, febbraio 18, 2020

UFPT - Trap – Storie distopiche di un futuro assente



La TRAP è il fenomeno più significativo in ambito musicale negli ultimi anni.

Piaccia o meno.

La Trap è l'espressione della youth culture con il maggior bacino di utenza di sempre.
Grazie al digitale e alla tecnologia (con cui è facile produrre canzoni) si è espansa in ogni angolo del mondo.
E' musica volatile, destinata ad esaurirsi in pochissimo tempo, in continuo cambiamento, al 100% digitale, che non subirà mai il feticismo del collezionista affamato di ristampe.
E' la testimonianza di un cambiamento epocale che ha modificato per sempre la modalità di fruizione della musica.

"La quantità ha distrutto la qualità, l'artigianato è morto".

Questo libro per Agenzia X è importante e basilare per chi vuole cogliere gli aspetti sociali e culturali del fenomeno TRAP.
Contiene spunti essenziali per comprendere ciò che sta accadendo, in ambito strettamente musicale e (sotto) culturale.

Chi ama le sotto culture ed è curioso di comprenderne le evoluzioni e i cambiamenti farebbe bene a provare a capirne di più.

lunedì, febbraio 17, 2020

Richard Pryor



Riporto l'articolo che ho scritto ieri per il quotidiano "Libertà", nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti.

Uno dei personaggi più trasgressivi e innovativi (nel linguaggio e nella critica sociale) dello spettacolo americano.

Attore comico e cantante afroamericano, sempre sorridente (spesso amaramente), facilmente riconoscibile per i suoi grandi baffi neri, Richard Pryor è stato tra i principali esponenti della rivalsa dei neri nei confronti del segregazionismo (anche culturale) ancora ben presente nell'America degli anni 60 e 70.
Soprattutto grazie a parole politicamente scorrettissime, abrasive, irrispettose, che non guardavano in faccia a nessuno ma anzi erano volutamente urticanti, graffianti, cattive, dissacranti.
In Italia lo conosciamo per le parti interpretate in vari film in coppia con Gene Wilder e anche per un'apparizione in Superman III.

Negli Stati Uniti fu insignito del premio di miglior stand-man di tutti i tempi per la sua comicità ed è stato indubbiamente il principale riferimento per Eddie Murphy, che ne ha preso la verve (auto)ironica pur depotenziata ed edulcorata.
Richard Pryor fu particolarmente divisivo, anche e spesso soprattutto, all'interno della comunità afro americana.
Fu il primo nero a usare il termine dispregiativo “nigger” (negro) nei suoi show e a prendere in giro le modalità di comunicazione, la gestualità, le debolezze degli afro americani, criticando però allo stesso tempo, in modo totalmente irriverente, razzismo e discriminazioni sociali.

Famoso un suo sketch in cui interpretava, nel 1977, il primo presidente nero americano, evento per i tempi fantascientifico.
Nel film dedicato al Festival Wattstax del 1972 (in cui suonarono alcuni tra i migliori gruppi della scena soul e blues) è incredibilmente duro ma sempre con il sorriso sulle labbra “Qui in California è il posto in cui la polizia uccide accidentalmente più negri ogni anno. Ogni giorno leggi sul giornale: negro stecchito a colpi di pistola!
Ma come si può sparare a un negro sei volte al petto per sbaglio? Oh mi è caduta la pistola per sbaglio e si è messa a sparare
”.
Oppure: “I negri erano gli schiavi migliori.
In Africa ci combattevamo, divisi in tribù. Ma le vie del Signore sono infinite.
Così ha portato qua il meglio: re, regine, principesse, principi e le ha riunite in una sola grande tribù: battezzandoci negri!”.


Nel 1986 gli venne diagnosticata la sclerosi multipla, e già verso la metà degli anni novanta la malattia entrò in fase progressiva, relegandolo infine su una sedia a rotelle. Tuttavia Pryor non smise mai di recitare, e usò la sua condizione in un episodio di “Chicago Hope” in cui impersonava un malato.
Morì per un attacco cardiaco pochi giorni dopo il suo 65º compleanno il 10 dicembre 2005 ad Encino, in California.

Tanto estroso sul palco altrettanto estremo nella vita privata.
Cinque mogli ma sette matrimoni (con due si è risposato due volte!), sei figli e un numero imprecisato di relazioni extraconiugali (spesso con attrici famose).
A cui univa una passione smisurata per alcol e droghe, cocaina in particolare.
Che ne minò la salute fisica e psichica.
Tristemente famosa la conseguenza di giorni trascorsi ad “alimentarsi” esclusivamente di “polvere bianca”, quando, nel 1980, in preda al delirio, si cosparse di rum e si diede fuoco, correndo in strada a Los Angeles.
Ricoperto di ustioni si salvò e ritornò in sesto dopo mesi di ricovero.
L'episodio fu immancabile spunto per uno dei suoi sketch. Nella sua carriera ha recitato in decine di film, lavorando per e con il suo naturale erede, Eddie Murphy ma anche con David Lynch, Sidney Poitier, Sidney Lumet.

Ha inciso anche un gran numero di album che raccoglievano i suoi spettacoli.
In Illinois sorge una statua a lui dedicata, ha ricevuto l'attenzione di molti registi televisivi che lo hanno immortalato in vari documentari, numerosi i libri biografici ed è stato al centro anche di alcune canzoni a cui si fa riferimento al suo personaggio, da Jackson Browne ai rapper Ce Lo Green e Kendrick Lamar.

WattStax (sottotitoli in italiano)
https://www.youtube.com/watch?v=Dpyn-OUvGnw&t=269s

First Black President
https://www.youtube.com/watch?v=RvehAOCNwp8&t=131s

Richard Pryor, l'AIDS e la Ferrari Testarossa (sottotitoli in italiano)
https://www.youtube.com/watch?v=V6TiZ9jrir8&t=80s

domenica, febbraio 16, 2020

Ecstatic Peace Library - Londra



Thurston Moore, già membro dei Sonic Youth ha aperto, il 5 febbraio, un negozio di dischi a Stoke Newington, nel nord di Londra, al 96 di Church Street, in collaborazione con l’artista Savage Pencil e con il boss della Soho Music e Zippo Records, Pete Flanagan.

Oltre a dischi nell' ECSTATIC PEACE LIBRARY ci sono poster, opere d’arte, libri, magliette.
Servirà anche come galleria d’arte.
"Sarà uno spazio per artisti, poeti, musicisti e chiunque non discrimina".

Il negozio rimarrà aperto fino al 14 marzo ma se avrà successo Moore conta di proseguire ancora per un po'.

https://www.facebook.com/Ecstatic-Peace-Library-346362294368

sabato, febbraio 15, 2020

Joaquim Paulo - Funk & Soul Covers





Ponderoso volume di quasi 600 pagine per altrettante copertine di estrazione funk soul.

Da classici senza tempo (Marvin Gaye, Ray Charles, Aretha Franklin) a oscuri dischi, persi nella memoria.
Immagini stupende ed evocative si alternano a quelle tardo 70, sessualmente ammiccanti.

Il tutto corredato da brevi spiegazioni e contestualizzazioni.
Molto cool.