lunedì, dicembre 03, 2018

Ivan Graziani



Riporto l'articolo su Ivan Graziani pubblicato ieri sul quotidiano LIBERTA'.

Ivan Graziani è un nome noto a buona parte degli appassionati di musica, piuttosto rispettato e apprezzato.
Ma è sempre stata una figura sottovalutata o perlomeno mai sufficientemente e giustamente valorizzata come il suo talento e la sua produzione avrebbero ampiamente meritato.

Un outsider, che si è sempre posto al di fuori del cantautorato classico, mischiando canzone d'autore con il rock e il funk, mai troppo da una parte o dall'altra, rifiutando le etichette e le collocazioni politiche (A me della politica non me ne può fregare di meno.
Mi interessa, invece, raccontare storie che toccano il sociale.
C'è una bella differenza)
, in anni, i 70, in cui lo schierarsi (anche solo per convenienza e senza alcuna reale convinzione) era una chiave molto importante per avere certi appoggi.
E' riuscito ugualmente a ritagliarsi uno spazio non scalfibile nella storia della musica italiana, grazie ad una personalità unica, ad un'immediata riconoscibilità, ad un talento innato, sia come compositore (di musica e testi), sia (altro aspetto sempre molto trascurato) come chitarrista (raffinato, virtuoso, elegante).
Non dimenticando la sua dimensione da “animale da palcoscenico” con concerti live intensissimi, travolgenti e in cui risaltava la sua verve ironica e sarcastica con cui presentava e intercalava i brani.
Eppure è rimasto sempre in qualche modo ai margini, nonostante un periodo di grande successo e considerazione, collaborazioni eccellenti e canzoni indimenticabili.

Una carriera che inizia già negli anni 60 con formazioni beat, in particolare con gli Anonima Sound con cui realizza qualche 45 giri che li fa però restare sempre ai confini della notorietà. Ma è un periodo in cui affina creatività, tecnica e stile. Agli inizi degli anni 70 collabora prima con Herbert Pagani e poi con la PFM con cui è in predicato di iniziare a collaborare entrando come cantante. Alla fine non se ne farà nulla e il suo posto sarà occupato da Bernardo Lanzetti.

La grande occasione arriva casualmente quando Lucio Battisti lo sente strimpellare nella sala d'aspetto dello studio di registrazioni in cui sta iniziando ad incidere il suo album “La batteria, il contrabbasso eccetera...” che uscirà nel 1976. Lo recluta immediatamente e gli apre le porte della sua etichetta Numero Uno con cui, sempre nel 1976, incide il primo “vero” album (ne aveva già pubblicati tre in precedenza ma piuttosto confusionari e poco definiti) “Ballata per quattro stagioni”. Suona nello stesso anno anche con Antonello Venditti in “Ullallà” e con De Gregori in “Buffalo Bill”.

Ivan brucia le tappe e finalmente arriva il grande successo con album come “Pigro”, “Agnese dolce Agnese”, “Viaggi e intemperie” e brani come “Monna Lisa”, “Lugano Addio”, “Pigro” , “Agnese dolce Agnese”, “Firenze”.

La sua carriera subisce qualche stop artistico con lavori non sempre all'altezza delle sua capacità e incomincia un progressivo declino, soprattutto da parte del grande pubblico.
Ivan Graziani non cede alle lusinghe del pop più commerciale, delle mode, delle nuove tendenze.
Prosegue una strada sempre personale, cocciutamente fedele alla sua creatività e visione artistica. Una scelta coraggiosa che non sempre paga a livello popolarità ma che tiene vicino lo stuolo di fan più innamorati.

Che sostanzialmente, fino alla fine, non delude mai, riservando loro lavori sempre dignitosi, ricchi di quel guizzo di genialità che ne hanno sempre caratterizzato il suo percorso musicale. Un brutto male lo porta via nel 1997, quando non ha ancora compiuto 53 anni e con ancora tante cose da dire.

Gli album “Pigro” del 1978, “Agnese dolce Agnese” del 1979 e “Viaggi e intemperie” del 1980 sono probabilmente i suoi lavori più riusciti.
Ma anche “Ivangarage” del 1989 è un ottimo album.
Consigliato anche il live del 1982 “Parla tu”.
Numerose le raccolte che riescono a darci un'immagine esaustiva del suo talento e della portata della sua vena artistica. Non dimentichiamo uno dei nomi più interessanti della nostra musica.

2 commenti:

  1. Articolo pienamente centrato.
    A Salerno, negli anni '80, si svolgeva un festival blues, il "Salerno Blues Festival" per l'appunto, nel quale si esibivano vere e proprie stelle della musica: Eric Burdon, B.B. King, Johnny Winter, Steve Ray Vaughan!
    In tal occasione, non ricordo in che anno, Ivan Graziani tenne un concerto: vi andai solo perché era gratuito ed avevo dei pregiudizi nei confronti di questo artista, poiché lo giudicavo non "impegnato", commerciale.
    Come mi sbagliavo!
    Un concerto fantastico: Ivan si rivelò essere un artista eccelso, travolgente, coinvolgente dall'inizio alla fine dello show.
    Come detto nell'articolo, era davvero un animale da palcoscenico, abilissimo nel dialogare con il pubblico: ricordo che ad alcune provocazioni rispose con un ironia che ci conquistò.
    Alla fine, fummo tutti con lui; ne serbo un meraviglioso ricordo.
    Ovunque tu ora sia Ivan, tieni sempre acceso per noi quel "fuoco sulla collina".

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  2. ricordo l'estate nel 1980 (o 1981) con firenze che passava spesso in radio e nei juke box. ivan lo conobbi lì, avevo 10 anni, e poi pur non seguendolo assiduamente mi era sempre piaciuto. Anche la canzone con cui andò a sanremo nel 94, "Maledette malelingue" mi piacque
    alberto

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