martedì, dicembre 11, 2018
16 Ottobre 1968 Manchester United - Estudiantes La Plata 1-1
A cura di ALBERTO GALLETTI
TRILOGIA DEL TERRORE - PARTE SECONDA
Seconda puntata della trilogia del terrore, forse la meno celebre e meno cruenta delle tre, ma pur sempre un contesto di legnate di tutto rispetto.
Protagonisti questa volta il Manchester United, prima squadra inglese a vincere la Coppa dei Campioni, raggiunta dopo una rincorsa decennale seguita al disastro di Monaco, e l’ Estudiantes La Plata, vincitore del suo primo campionato argentino nel ’67 e clamorosamente trionfatore in Libertadores l’anno dopo. Erano costoro il frutto della mente di Osvaldo Zubeldia, allenatore che nel giro di poco più di una stagione trasformò una squadra da retrocessione in una macchina da vittorie.
L’Estudiantes fu la prima squadra al di fuori delle cinque grandi tradizionali di Baires, nonchè la prima da fuori la capitale a vincere il campionato professionistico argentino.
Miracolo?
Una specie.
Zubeldia si sbarazzò dei vecchi titolari rimpiazzandoli quasi per intero con la juniores, nota in giro per le pampe come La Tercera que mata, giovani manigoldi senza paura che misero a soqquadro il già tremendo campionato argentino prima e l’intero Sudamerica poi. Zubeldia se possibile portò il livello di cinismo (per l’epoca s’intende, oggi è pratica comune) a livelli mai raggiunti prima.
Fu l’esponente di punta di un movimento di reazione all’atteggiamento calcistico argentino tradizionalmente votato al bel gioco corale condito da abbondanti dosi di talento, reperibile a vagonate negli sterminati sobborghi bonaerensi, che finì schiacciato dai carri armati cecoslovacchi al mondiale del ’58: sconfitta 6-1 nel match decisivo, ultimo posto nel girone, eliminazione, orgoglio ferito e reazioni fuori controllo dettate da passione violenta e sangre caliente. Ne venne fuori una banda di picchiatori in magliette da calcio a strisce biancorosse, raccolta intorno all’unico che sapesse cosa fare con un pallone tra i piedi, molto bene tra l’altro, il funambolico Juan Ramon Veròn ,detto ‘la strega’, padre di Sebastian.
Gli altri, pronti a tutto e trascinati dall’ ineffabile dottor Carlos Bilardo, ginecologo, si occupavano di persuadere con le cattive gli avversari a star lontani da Veròn e dalla loro porta. Calcisticamente basavano la loro forza sull’intimidazione, ma Zubeldia fu forse il primo al mondo a fare uso sistematico della trappola del fuorigioco, così che gli avversari, in special modo gli inglesi, non riuscissero a far decollare il ritmo della partita.
Era anche scaltro tatticamente e, con le poche informazioni disponibili aveva scovato i punti deboli dello United: sui calci piazzati eran mal messi e Charlton, fulcro del gioco andava annullato.
Saranno anche strafavoriti, disse, ma son sempre uomini, come noi e in undici, come noi. Il suo piano fu semplice, cross da farsi sul secondo palo e marcatura asfissiante di Togneri su Charlton. Questo, unitamente a falli durissimi, entratacce, proteste continue e provocazioni di ogni genere, al fine di spezzettare il gioco e ‘sconcentrare’ gli avversari. In termini calcistici un piano criminale, ma considerando dove ci troviamo col calcio oggi, forse non poi così grave.
Di certo oltrepassarono il confine del lecito in più di un’occasione. I brasileri del Palmeiras ebbero a lamentarsi parecchio durante e dopo le tre partite di finale. Delle lamentele interne all’Argentina poco o niente si sa.
Gli inglesi, che si aspettavano un ambiente parecchio ostile dopo i fatti del ‘66, furono invece accolti a Baires con tutti gli onori. Party, partite di polo e ricevimenti ufficiali di dignitari furono dati in loro onore, ma Zubeldia era in agguato anche fuori dal campo.
Senza preavviso cancellò all’ultimo secondo la partecipazione dei suoi al più importante di questi ricevimenti mandando Busby, che si stava prodigando in uno sforzo di appeasement con il paese ospitante, su tutte le furie. Bontà sua, forse pensava di essere ad un tour del MCC e non nel turbolento Sudamerica di fine anni sessanta per farsi fuori la Coppa Intercontinentale contro la squadra del posto. Le pre-tattiche di Zubeldia andarono a segno. L’attacco premeditato agli avversari coinvolse anche la stampa, Stiles definito un assassino, si ritrovò inconsapevolmente al centro dell’attenzione mediatica più di George Best e per motivi opposti. Ne fecero eccezione le condizioni ambientali il giorno della partita, oltre 2.000 poliziotti in servizio alla Bombonera (il campetto dell’Estudiantes era troppo piccolo) e clima ostile sugli spalti tanto che la nazionale gallese di rugby, in tournèe in Argentina, fu persuasa a non presentarsi allo stadio. I problemi però furono tutti all’interno del rettangolo verde. Si cominciò proprio con Stiles, bersaglio di una borsa di plastica piena di carne durante il riscaldamento. Sempre il povero Nobby dopo 4’ fu spianato da una violenta gamba tesa di Bilardo che lo mandò a ruzzolare per parecchi metri. Appena ripresosi Stiles restituì la cortesia, ma Bilardo, ben determinato a continuare la sua opera intimidatoria, lo prese a sputi e poi gli rifilò una testata che lo stordì per un po. Stiles riprese a giocare ma confessò poi che vide doppio o sfuocato da li all’uscita dal campo, forse perché nello scontro gli caddero le lenti a contatto che Bilardo gli frantumò coi tacchetti. Lamentele anche per Law che accusò gli argentini di averlo più volte tirato per i capelli e dato dolorosi pizzicotti. Famigerati anche i chiodi che Bilardo, Aguirre-Suarez e qualche altro portavano nascosti nei calzettoni e che usavano per colpire gli avversari in barriera o situazioni di contatto. Qualche inglese ne accennò timidamente, Rosato l’anno dopo lo disse invece chiaro e tondo.
Al 28’ Stepney sbaglia prima a posizionarsi e poi ad uscire, troppo avanti, su un corner da sinistra e viene scavalcato dalla parabola del pallone, dietro di lui Togneri svetta e inzucca l’ 1-0. La Bombonera, ordigno a spoletta, esplode; l’arbitro assegna il gol a Conigliaro.
Gli argentini hanno adesso buon gioco, arroccati dietro menano a tutto spiano, spezzettano il gioco e ripartono in contropiede.
Lo United non riesce a trovare il bandolo, troppo caos, lo stordimento ambientale concepito da Zubeldia funziona. Riesce comunque a pareggiare al 38’, Sadler infila il portiere in uscita su imbeccata di Charlton ma l’arbitro annulla per posizione di offside, Bobby protesta furiosamente, gli argentini, Bilardo in testa, accorrono pure verso l’arbitro in contro protesta, deliberatamente destabilizzante e provocatoria: maestri dell’ anticalcio. Le provocazioni continuarono su Stiles, che gli argentini avevano individuato come punto debole sulle provocazioni.
Nobby resse bene ad una sequela di testate, pugni, calci e sputi fino a quando reagì colpendo Bilardo, che sceneggiò spudoratamente, e finì sul taccuino dell’arbitro. Ci finì una seconda volta al 79’ per aver alzato il braccio a reclamare un fuorigioco e venne espulso.
Poco dopo Charlton subì un’entrataccia volante e rimediò quattro punti di sutura alla testa .
Best dichiarò alla fine, i palloni 50-50 non tentavo neanche di prenderli, troppo rischioso.
Non dovremo tornare qui mai più, scandaloso.
Pochissimi diedero il benvenuto agli ‘studenti’ argentini al loro ingresso in campo ad Old Trafford, forse giusto i trecento intrepidi giunti da La Plata.
Pioggia fredda e campo pesante per le due squadre e 63.000 spettatori pronti a spingere i rossi di casa nel tentativo di rimonta.
Si apre con un colpo di testa di Best fiacco, facile preda di Poletti, poi ancora Best, stavolta con un bel destro a fil di palo, Poletti è bravo ad arrivarci quindi ancora George che colpisce al volo in mezza girata, alto di poco.
Poi Ribaudo si rompe le scatole di Best e gli molla un calcione da dietro mandandolo gambe all’aria. L’arbitro fatica a contenere l’animosità argentina, il gioco prosegue e la palla finisce larga a sinistra a Madero che centra in mezzo, salta Conigliaro che non ci arriva ingannando così Stepney, dietro di lui c’è Veròn che di testa (ancora) mette dentro, è il 7’.
Gelo, non solo atmosferico all’interno del glorioso stadio. Gli argentini, ringalluzziti dal vantaggio, mostrano lampi di classe, comunque rari e sperduti in una condotta generale di gara ostruzionistica.
Anche il pubblico sembra intimidito dal gioco pesante dei sudamericani e rimane impalato in uno strano silenzio, le battute di gioco si susseguono ma la folla tace, la pioggia continua a cadere sulle loro teste ma nessun canto di incitamento si leva dalle gradinate a sostenere i giocatori, la squadra è smarrita. Kidd viene atterrato senza tanti complimenti da Medina che poi spinto da Best nella mischia susseguente si butta a terra come colpito da un diretto di Cassius Clay. Charlton abbozza qualcosa ma è subito aggredito e finisce sempre per perdere palla. Crerand ci prova da 30 metri ma Poletti è attento.
Bilardo e Medina fanno falli di continuo e poi circondano l’arbitro protestando, disperandosi, sceneggiando ad arte per perder tempo e confondere il direttore di gara, l’anticalcio continua.
L’azione inglese, continuamente spezzettata, perde efficacia e a lungo andare si spegne.
Al 44’ Poletti esce in gioco pericoloso su Law che reagisce, nell’alterco lo scozzese ha la peggio e deve essere sostituito, negli spogliatoi quattro punti in testa anche a lui.
La ripresa comincia con gli argentini che hanno cambiato la maglia completamente bianca indossata nel primo tempo con una a colletto rosso e due strisce verticali rosse sul lato sinistro.
Erano semplicemente fradice quelle del primo tempo o queste sarebbero andate meglio per le foto a fine partita?
Va a sapere..Adesso però gli inglesi attaccano con continuità, sono meno timorosi nei contrasti, ne vincono molti di più, riescono a dare ritmo alla loro partita e pure qualche calcione agli avversari. Lo United preme, l’Estudiantes continua l’ostruzionismo, ma adesso faticano anche a far falli. Aveva ragione Zubeldia, gli inglesi non bisogna farli giocare, se cominciano a correre diventa dura. Anche Poletti continua con le perdite di tempo ed è punito dall’arbitro che gli fischia contro una punizione dal limite, si riscatta bloccando in due tempi la bordata di Kidd.
Poi ancora Kidd sciupa un’ottima occasione su imbeccata di Charlton, la sua conclusione esce di poco.
Si prosegue tra i vani assalti dei padroni di casa, cui servono due gol per andare allo spareggio, e la difesa con le cattive degli argentini, il pubblico osserva, come fosse tramortito,in silenzio. Su una rara puntata offensiva argentina Veròn quasi raddoppia,il suo colpo di testa (e ancora!) è respinto quasi sulla riga.
Le scorrettezze continuano, anche da parte inglese, meno propensi al gioco sporco quindi più plateali nel commetterle, fino all’espulsione di Best che dopo l’ennesimo fallo subito sferra un pugno sul naso a Medina, pure lui espulso.
L’immancabile Bilardo accorre a protestare e a perdere tempo. Medina cerca di aggredire Best mentre i due escono dal campo, vengono separati a forza, Concetto Lo Bello, quella sera guardalinee, lo spinge via energicamente. L’argentino è fatto oggetto di un fitto lancio di monete e altri oggetti dalla tribuna, giunto davanti all’ingresso degli spogliatoi, colpito da qualcosa,crolla a terra all’interno del campo, altra perdita di tempo, poi qualcuno lo mena via.
Si riprende, manca un minuto: Willie Morgan, tra i migliori, riesce a pareggiare con un bel diagonale in corsa da dentro l’area.
Gol consolazione? No, la partita cambia istantaneamente, il pubblico ci crede, ritrova vigore e comincia ad incitare, rimane solo il recupero, ma per la prima volta in 180’ l’Estudiantes è in situazione di pericolo. Quarto di recupero: Crerand ruba palla, apre largo a destra per lo scatenato Morgan che dribbla secco Ribaudo e centra, l’arbitro fischia tre volte, tempo del terzo fischio e la palla è sul secondo palo dove Kidd insacca ed esulta, tripudio in curva che si propaga in tutto lo stadio. Esultano anche gli argentini che saltano ed esultano impazziti di gioia, han sentito il triplice fischio, che è quello finale: il piccolo e infernale Estudiantes è campione del mondo.
La panchina salta in campo esultando, alcune decine di supporters si scaraventano sul prato saltando di gioia e abbracciando i giocatori.
Charlton quasi viene alle mani con Ribaudo che accorrendo da dietro voleva forse solo stringergli la mano, lo prega di non toccarlo e andarsene.
Togneri si prende un pugno in faccia da una riserva dello United mentre stà uscendo verso gli spogliatoi. Fischi e ululati di disapprovazione tutt’intorno. Bilardo , senza maglietta, si lascia andare ad un’esultanza smodata e provocatoria, nuovo lancio di bottiglie, monete e altro dagli spalti.
Il giro d’onore abbozzato dai giocatori argentini è interrotto dopo pochi metri, le riserve lo portano fuori sorreggendolo in trionfo.
Nel tunnel degli spogliatoi tentativi di rissa, spintoni, insulti, Crerand scalcia Veròn e viene trattenuto dallo staff dello United.
La coppa verrà consegnata negli spogliatoi.
Inglesi battuti da due colpi di testa, uno per partita, la loro specialità.
Un bell’antipasto in vista del gran finale di questa trilogia che andò in scena l’anno dopo.
Old Trafford, Manchester 16 Ottobre 1968
MANCHESTER UNITED 1-1 ESTUDIANTES LA PLATA
Manchester United: Stepney, Dunne, Foulkes, Brennan, Crerand, Sadler, Morgan, Kidd, Charlton, Law (44’ Sartori), Best.
Estudiantes: Poletti, Malbernat, Aguirre-Suárez, Medina, Bilardo, Pachamé, Madero, Ribaudo (71’ Echecopar), Conigliaro, Togneri, Verón
Arbitro: C. Zecevic (Yugoslavia).
Reti : 7’ Verón (E) ; 89’Morgan (MU)
Note:
Espulsi: 88’ Best (MU) e Medina (E)
Spettatori: 63.428
Appendice
A fine ottobre, cinquant’anni dopo quelle due tremende sfide mondiali, alcuni dei giocatori argentini sono tornati, quasi a sorpresa, a Manchester per celebrare l’anniversario della più grande vittoria mai ottenuta dal loro club, il capitano Malbernat, la strega Veròn, il bomber Conigliaro, il Bocha Flores e Gabriel Flores.
Informato della visita, Pat Crerand è rientrato precipitosamente dall’estero per accogliere ed incontrare gli antichi rivali.
In un clima di grande cordialità, gli ex-campioni argentini sono stati accolti da tutto lo staff di Old Trafford con grande ospitalità e amicizia. Hanno raccontato di quanto alta fosse al tempo la loro considerazione per il futbòl inglés e quanto importante fu per loro e per l’Argentina calcistica laurearsi campioni del mondo proprio nella terra dei maestri, e di come fosse importante per loro tornare in quei luoghi.
Emozionati nel rivedere il teatro, anche se completamente rifatto, di quelle loro epiche gesta, sono riusciti a commuovere anche il personale dello stadio, conquistato da questi anziani signori, con orgogliosamente indosso le tute del ‘loro’ Estudiantes, ex-calciatori, nulla più, e anche Crerand, che nel vederli commuoversi nel ricordo di quella serata leggendaria, riconosce, da vero gentleman, furono migliori di noi e meritarono di vincere.
E’ bello averli qui.
Ed è bello vedere come le botte, gli insulti, magari anche la cattiveria di due scontri durissimi non prevalsero nel cuore di chi era in campo col giusto spirito.
Il tempo è galantuomo ma la potenza del football è grande.
Onore al drappello argentino in questi giorni sciagurati per il calcio del loro Paese che non deve dimenticare la lezione di questi vecchi campioni.
Poletti, Bilardo e Medina ovviamente non c’erano.
Segue
Questi post sono semplicemente stupendi.
RispondiEliminaUn post emozionante.
RispondiEliminaBilardo con gli spilloni nei calzettoni :)
RispondiEliminaNon vedo l'ora del terzo sanguinoso capitolo...