lunedì, aprile 23, 2018
La musica futurista
Francesco Balilla Pratella e Luigi Russolo furono i principali esponenti della MUSICA FUTURISTA, emanazione dell'omonimo movimento d'avanguardia artistico e culturale, che ebbe in personaggi come Marinetti, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini i pionieri e i nomi di spicco.
Lo stesso Russolo, anche pittore, il Manifesto dei pittori futuristi nel 1910.
A Russolo si deve l'invenzione dell'Intonarumori, uno strumento che usava per mettere in pratica la sua teoria del rumorismo, ovvero una musica nella quale ai suoni dovevano essere sostituiti i rumori formati da generatori di suoni acustici che permettevano di controllare la dinamica e il volume.
Fu firmatario del manifesto L'arte dei rumori (11 marzo 1913), in cui si teorizzava l'impiego del rumore per arrivare a comporre una musica costituita da rumori puri invece che suoni armonici, diventando il primo artista ad aver teorizzato e praticato il concetto di NOISE MUSIC
(vedi Risveglio di una città
https://www.youtube.com/watch?v=IC3KMbSkYNI
e Serenata per intonarumori e strumenti del 1920
https://www.youtube.com/watch?v=8GpN5FHO60c).
Pratella pubblica nel 1910, il Manifesto dei musicisti futuristi, che sarà seguito dal Manifesto tecnico della musica futurista nel 1911(dove proclama l'atonalismo, l'enarmonia, la polifonia in senso assoluto e il ritmo libero) e dalla Distruzione della quadratura.
La sua opera più famosa resta L'aviatore Dro del 1920 (https://www.youtube.com/watch?v=5jznjVTDmf8).
La musica futurista era appoggiata dal regime.
Nel 1927 così si espresse Mussolini:
Sì, mi piace l’idea di questa esposizione auditiva che può rappresentare il parallelo delle esposizioni visive di pittura e scultura.
È una specie di rassegna delle attuali forze musicali italiane che volete fare.
È molto opportuna. Bisogna risvegliare l’interesse del pubblico intorno alla musica nuova.
È necessario che il pubblico apprezzi ed impari ad amare anche le musiche che non sa a memoria. Ma siccome, per ciò che riguarda la divulgazione, la musica da concerto non arriva alle grandi folle, e quella del teatro sì, è la musica del teatro che bisogna far rinascere prima di tutto.
A ogni modo deve essere superata la mentalità ostile alla nuova musica italiana. Si continuano ad eseguire e a ripetere le opere vecchie.
Anche se lo stesso regime fascista reprimeva il jazz di cui invece i futuristi abbracciavano i principi, come scrisse Franco Casavola nel suo Manifesto della musica futurista del 1924 e più tardi in Difesa del jazz-band apparso su L’impero nell’agosto del 1926:
Il jazz band rappresenta, oggi, l’attuazione pratica, sebbene incompleta, dei nostri principii:
la individualità del canto dei suoi strumenti, che riuni scono per la prima volta elementi sonori di differente carattere; la persistenza dei suoi ritmi, decisi e necessari, costituiscono la base della musica futurista.
Diamo a ciascuno voce nel canto, una individualità libera, improvvisatrice:
dall’insieme non prevedibile, nei rapporti improvvisi.
Il Jazz Band è il prodotto tipico della nostra generazione eroica, violenta, prepotente, brutale, ottimistica, antiromantica, antisentimentale e antigraziosa.
Nasce dalla guerra e dalle rivoluzioni. Rinnegarlo è rinnegarci!
È perciò inutile cercarne l’atto di nascita nei villaggi negri o nelle pampas americane.
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