mercoledì, aprile 11, 2018
1971. L'anno d'oro del rock di David Hepworth
Il giornalista inglese David Hepworth (Mojo, Q, Smash Hts) prova, in 400 pagine, a convincerci che il 1971 è stato l'anno d'oro, quello cruciale, il migliore nella storia del rock (quando aveva ancora 17 anni...).
E le prove che porta sono numerose e spesso convincenti.
Basti pensare a dischi come Who’s Next degli Who, Sticky Fingers degli Stones, Imagine di John Lennon, Led Zeppelin IV, Pearl di Janis Joplin, Tapestry di Carole King, Loaded dei Velvet Underground, Concert for Bangladesh di George Harrison, Aqualong dei Jethro Tull, Nursery Cryme dei Genesis, Four Way Street di CSNY, L.A. Woman dei Doors, Blue di Joni Mitchell, Tupelo Honey di Van Morrison, Relics e Meddle dei Pink Floyd, The Man Who Sold the World e Hunky Dory di David Bowie, There's a riot goin on di Sly and the Family Stone, Pieces of a man di Gil Scott Heron, Tarkus degli ELP, Just as I am di Bill Whiters, Shaft di Isaac Hayes, Roots di Curtis Mayfield.
E momenti storici come la morte di Jim Morrison, l'infortunio di Frank Zappa, il concerto per il Bangladesh, il matrimonio di Jagger con Bianca e mille altri aneddoti.
Un anno d'oro lo è sicuramente stato ed è vero che ha lasciato un'eredità che arriva fino ai nostri giorni ma, personalmente, privilegio altri momenti.
Al di là di questo, la lettura è appassionante, le informazioni sono migliaia, spesso preziose, inedite e dimenticate, divise per i dodici mesi dell'anno.
Un buon libro per gli appassionati.
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