mercoledì, febbraio 28, 2018
Febbraio 2018. Il meglio.
Appena iniziato il 2018 ci regala già alcune ottime cose come gli album di Buttshakers, Anderson East, James Hunter Six, Orgone, Laissez Fairs, Ruby Rushton, Yungblud e tra gli italiani Calibro 35, New Colour, Mamuthones, Guignol, Blue Giants, Red Lines.
CALIBRO 35 - Decade
Non finiscono mai di stupire i Calibro 35.
Dieci anni di attività e 6 dischi vengono festeggiati con il miglior album della carriera, in cui confluiscono tutte le influenze sparse a piene mani nei precedenti lavori.
Troviamo funk, jazz, il consueto sound che attinge dalle colonne sonore dei 70's, Morricone, afrobeat, rock, jazz, sperimentazione (dalle parti di Sun Ra), una poderosa sezione fiati (gli Esecutori di Metallo su Carta), strumenti inconsueti come Dan Bau, Balafon e Waterphone ma soprattutto tanta creatività ed eclettismo.
Un sound sempre più originale, distintivo e peculiare che rende il gruppo assolutamente unico in Italia e non solo.
Suonano benissimo, ci sono intuizioni a iosa, arrangiamenti spettacolari e ad ogni ascolto si scoprono sempre nuovi stimoli.
Un album destinato a rimanere.
BUTTSHAKERS - Sweet rewards
Paurosa band francese, guidata dalla voce pazzesca di Clara Thompson, made in St. Louis, Missouri. Soul music, dalle parti di Sharon Jones, intrisa di rhythm and blues di stampo Ike&Tina Turner e Wilson Pickett, funk, blues.
Un groove raro da trovare, potente, pulito, solido, travolgente, una sezione fiati da urlo.
Grandissimi.
JAMES HUNTER SIX - Whatever It Takes
Terzo album per la Daptone Records (100% guaranteed), uno splendido viaggio nel rhythm and blues a cavallo tra 50's e 60's, in quello stile che fu caratteristica di Arthur Alexander, Ray Charles, Sam Cooke.
Raffinato, cool all'ennesima potenza, perfino didascalico ma in quest'ottica ancora più apprezzabile.
Album di totale gradevolezza.
ORGONE - Undercover mixtape
La band californiana è in giro dai primi 90's e ha una decina di album all'attivo.
Il nuovo lavoro è una BOMBA funk soul che scava tra Bettie Davis e Sly and the Family Stone, Funkadelic e Classic Soul.
Fenomenali, super grooves, ultra cool.
LAISSEZ FAIRS - Empire of Mars
La band dell'ex Steppes, John Fallon, è un condensato di acide delizie 60's dove convergono i Beatles (dalle parti di "Rain" e "Revolver"), gli Stones di "Dandelion", gli Who di "Pictures of Lily", i Kinks, Small Faces, i primi Pink Floyd, i Byrds di "5th Dimension" secchiate di Paisley Underground.
Fatevi travolgere.
TURNSTILE - Time & Space
Arrivano dal Maryland e incrociano alla perfezione Bad Brains e Rage against the machine. Ruvidi, veloci, potenti, cattivi. Da tenere d'occhio.
MAMUTHONES - Fear on the corner
Prodigioso album per la band di di Alessio Gastaldello, fondatore ed ex batterista dei Jennifer Gentle. Un viaggio psichedelico tra ritmiche che attingono da Fela Kuti e dal Miles Davis funk di "On the corner", umori che furono caratteristica principale di "Remain in light" e "Fear of music" dei Talking Heads, sapori che trovammo in "My life in the bush of ghosts" di David Byrne e Brian Eno, il tribalismo sciamanico dei Goat, il kraut rock dei Can di "Tago Mago". Troppo ? No, una giusta esagerata dose delle influenze più disparate che rendono "Fear on the corner" un lavoro originalissimo, geniale, unico.
Eccezionale.
THE CONGREGATION - Record collection
Da Chicago un'ottima band di soul e rhythm and blues con il secondo album "Record collection".
Abbracciano un universo sonoro che va da Otis Redding alla Tina Turner dei 60's (la voce di Gina Bloom la ricorda spesso) e infilano una decina di brani pieni di black groove.
FRANZ FERDINAND - Always ascending
Delude il ritorno della band scozzese con un disco molto opaco, dove i caratteristici riff di chitarra vengono offuscati da una produzione molto "light", pulita e indie disco oriented. Anonimo.
GUIGNOL - Porteremo gli stessi panni
Ne hanno percorsa di strada, soprattutto strade, i Guignol dagli albori della loro storia, iniziata addirittura nel secolo scorso, nel lontano 1999. Nove album e un numero sterminato di concerti. In mezzo altrettanti cambiamenti di formazione.
Ma l'obiettivo sonoro è sempre stato chiaro: canzone d'autore intrisa di blues, con un'anima punk, rimandi alla tradizione folk mediterranea e un lirismo rabbioso, quasi militante, mai lamentoso, mai rassegnato. Una sorta di De Andrè passato al frullatore con i Gun Club e Patti Smith. Il nuovo album è il migliore, maturo, intenso, entra nell' anima e nel cuore fino a farli sanguinare.
Merce rara. Candidato da subito tra i migliori album italiani dell'anno.
RED LINES - Paisley
Delizioso album d'esordio a cura del duo formato da Marianna Pluda e Simone Apostoli.
Una pop wave che accarezza le armonie languide di sapore 60's beat che furono care ai Cardigans ma che si accosta spesso anche ai Blondie e talvolta perfino ai B 52's.
Un mix inedito e originale per le lande italiche dove simili sonorità sono state spesso ignorate.
Il risultato è eccellente e l'album gradevolissimo e oltre modo interessante.
SOUL SAILOR - 7 Perspectives Of Fortune
Nuovo album acustico per la band umbra, nato come progetto a parte della band The Soul Sailor & The Fuckers da anni protagonista di una psichedelia contaminata e originalissima. Registrato in 3 giorni a novembre 2017 raccoglie sette brani caratterizzati da un minimale connubio di voce, chitarra acustica e violino.
Il mood si muove tra il Dylan dei 60's, Donovan, il Weller acustico, Fairport Convention, il John Lennon e il Paul Mc Cartney solisti dei primi 70's. Atmosfere avvolgenti e dolci ma mai melense. Da ascoltare. Absolutely !
LOS FASTIDIOS - The sound of revolution
Ottavo album per la band veneta e ancora una volta un centro perfetto. Punk rock, ska, rude sound, street punk, reggae.
Una riuscitissima cover di "Clandestino" di Manu Chao e la mente che va immediatamente ai Clash di "Lond calling" e "Sandinista" o ai Rancid di "Let the dominoes fall".
Ma non c'era alcun dubbio che tutta l'esperienza e la maturità accumulate in centinaia di concerti e in decine di studi di registrazione uscissero senza problemi in questo ennesimo gioiello di strada. Notevole.
BLUE GIANTS - Flamingo Business
Il quartetto veneto è insieme da un paio di anni ma suonano come veterani. Maturi, potenti, sfacciati. Quello che ci vuole per un glam n roll dalle tinte hard che viaggia tra Led Zeppelin, Guns N' Roses, Motley Crue, suonato benissimo e con il miglior approccio che richiede il genere. Non per nulla hanno all'attivo un tour inglese di successo. Eccellente.
THE SMOKING BONES - Authorize yourself
La band toscana, ad un anno dall'esordio su ep, approda alla lunga distanza con 8 brani (e un intro) a base di un poderoso sound tipicamente rock 'n' roll, sporcato da influenze hard, che portano il quintetto dalle parti di Mc5, Hellacopters, Dictators.
Brani compatti, ben registrati e prodotti, suonati con la giusta carica richiesta per la tipologia di sound. Ottimo.
PANE – The River Knows (A Tribute To The Doors)
La band romana, dopo 25 anni di attività, abbandona per una volta la lingua italiana e si dedica a un “pericoloso” omaggio a un mostro sacro della musica rock come i Doors, di fronte al quale il confronto può essere spiazzante e schiacciante. Ne escono invece alla grande, riarraggiando classici e brani meno conosciuti, in chiave acustica tra folk e primo prog, rinnovando completamente lo spirito e l’approccio alla materia. Molto affascinante e intrigante.
ASCOLTATO ANCHE :
DJANGO DJANGO (new wave/kraut/80's/elettronica. Non male), JULIAN LAGE (brani strumentali con chitarra protagonista tra jazz, avanguardia, stranezze varie. Curioso), DOMMENGANG (heavy rock blues and glam. Discreto e onesto), THE SPOOK SCHOOL (scialbo alt pop punk), MARMOZETS (wave rock senza gusto), ISAIAH SHARKEY (soft soul di marcato stampo Prince), ANNA BURCH (cantautrice di Detroit di discreta levatura, folk rock pregevole), SUPERCHUNCK (discreto alt rock per i veterani del North Carolina), PUBLIC ACCESS TV (da N.Y. una buona new wave art rock, poco più)
LETTO
ROBERT PERONI
Dove il vento grida più forte. La mia seconda vita con il popolo dei ghiacci. (2013)
ROBERT PERONI
I colori del ghiaccio. Viaggio nel cuore della Groenlandia e altri misteri della terra degli inuit. (2014)
ROBERT PERONI
In quei giorni di tempesta (2016)
Robert Peroni è un esploratore e alpinista alto atesino che da decenni ha deciso di vivere in Groenlandia (dopo averla attraversata per 1.400 km senza equipaggiamenti tecnologici).
Della terra degli Inuit ha abbracciato la filosofia di vita, ne ha difeso il lento (purtroppo ormai sempre più veloce) declino, sopraffatti dal "progresso" che ne sta uccidendo storia, cultura, usanze.
Un processo che appare irreversibile e che emerge drammaticamente dalle pagine dei tre libri che ha pubblicato pochi anni fa.
Testi importanti, essenziali, una sorta di trilogia filosofica su un mondo che se ne va, nonostante una ricchezza umana, antropologica, storica, di valore immenso.
La Groenlandia è un luogo in cui la natura COMANDA, in cui quando si alza il vento e arriva il "piterak" (tempesta con venti di forza inimmaginabile) o le temperature scendono a decine di gradi sottozero, l'uomo è costretto a constatare la sua piccolezza.
Lo SCIAMANESIMO (anch'esso in via di estinzione, "una risposta alle paure") che ha regolato da sempre la vita degli Inuit.
"Nel nostro mondo, organizzato e tecnologico, tendiamo a escludere a priori tutto ciò che non è dimostrabile".
La totale, ingenua, naif, disponibilità degli Inuit nei confronti del prossimo:
"Questo popolo sa sospendere il giudizio, gode di una PUREZZA INTATTA, è capace di stupirsi".
E infine un aspetto ancor meno comprensibile per noi soggiogati da forme sempre più costrittive di regole auto imposte:
Stupisce il coraggio di Peroni di attaccare un'istituzione inviolabile come Greenpeace che con le sue campagne (più che legittime in altri luoghi) contro la caccia alla foca ha letteralmente affamato un popolo che su quell'animale basava il sostentamento.
Libri intensi, densi, importanti, sinceri, puri e duri.
Racconti, storie, persone, immagini.
Robert Peroni gestisce ora la Casa Rossa a Tasiilaq, nell'est della Groenlandia, nata per ospitare i giovani inuit che si trovavano in difficoltà economiche o psicologiche poi trasformata in un albergo per i turisti e che permette ai locali di avere un lavoro.
Alessio Cacciatore e Giorgio Di Berardino - Britannica
Un testo importante e essenziale che riassume in maniera enciclopedica e didascalica quanto successo in un certo periodo nella scena musicale inglese.
MADCHESTER e BRIT POP, troppo spesso snobbati dalla critica, hanno prodotto eccellenze e dischi memorabili.
In "BRITANNICA" si scava tra gruppi e discografie, si riassume la golden age inglese in cui contemporaneamente uscivano dischi di Oasis, Blur, Supergrass, Jesus and Mary Chain, Stone Roses, Charlatans, Suede, Primal Scream, Supergrass, Verve, Kula Shaker, per citarne alcuni.
Altrettanto importante e unica l'appendice finale, in cui si raccoglie una lunga lista di nomi minori, per lo più dimenticati ma che hanno lasciato ottime, in alcuni casi brillanti, testimonianze sonore: dai 60ft Dolls agli Adorable, Bardots, Boo Radleys, Cornershop, Dodgy, Divine Comedy, Farm, Gene, Heavy Stereo, Pimlico, Shed Seven, Stairs, Wedding Present.
Ideale per i neofiti, utilissimo per chi è già avvezzo a suoni e attitudine Britannica, per riordinare le idee, i dischi e i ricordi.
ANGELA DAVIS - Autobiografia di una rivoluzionaria
Angela Davis è stata un personaggio di primo piano nella lotta per i diritti dei neri d'America negli anni '70.
Accusata, incarcerata e processata per complicità in un omicidio fu assolta e la sua vicenda ebbe una grande risonanza mediatica, portando alla luce le problematiche che vivevano i neri ai tempi in Usa.
Nel 1974 pubblica la sua (celebre) autobiografia in cui narra della vita precaria in Alabama, a Birmingham nella zona chiamata Dynamite Hill, così detta perchè le case dei neri che vi si trasferivano venivano fatte saltare con la dinamite.
Narra dei giorni in prigione in un regie duro e rigido, delle laceranti divisioni all'interno del movimento delle Black Panther (tra sessismo e estremismi grotteschi).
Angela Davis ha dedicato la sua vita alla lotta contro il razzismo e per i diritti civili e da donna e afroamericana è diventata un simbolo sia del femminismo che dell’uguaglianza razziale.
Il libro è interessante anche se verboso, prolisso e eccessivamente dettagliato (per quanto necessario) nella descrizione di particolari non del tutto rilevanti.
Rimane un testo basilare.
VISTO
LIAM GALLAGHER live a Milano il 26 / 2 / 2018
Due veloci parole sul concerto milanese di LIAM GALLAGHER
Fabrique sold out, pubblico (sorprendentemente) molto giovane, tantissimi minorenni, e in totale adorazione.
Aprono i discreti indie brit poppers degli Sherlocks e alle 21 in punto parte il gig di Liam.
Che non si spreca, anzi, rimane sotto il minimo sindacale.
Un'ora e dieci bis inclusi, divisi equamente tra brani degli Oasis e del suo album solista (nulla dei Beady Eye).
Confronto impietoso, sottolineato dall'entusiasmo sfrenato per i primi e dalla tiepida accoglienza per i secondi.
Si può dare di più, parecchio di più...
COSE VARIE
Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it, ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
Occasionalmente su "Il Manifesto".
Sul sito di RadioCoop (www.radiocoop.it) ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me , Carlo Maffini e Paolo Muzio.
Le varie puntate sono qui:
https://www.youtube.com/playlist?list=PLq4GWqezsdXQktNFF5Mai9q0NA4e7CMH4
IN CANTIERE
Venerdì 30 marzo: Presentazione libro "La storia del punk" di Stefano Gilardino a Carpi (Mo) con Rita Lilith, Dome La Muerte e il sottoscritto a suonare in acustico qualche brano.
Esce il 27 marzo la riedizione aggiornata del libro su GIL SCOTT HERON "Gil Scott Heron. The black Bob Dylan" per Volo Libero Edizioni.
Da aprile tour di presentazioni a Roma, Bologna, Piacenza, Tortona (AL), Salone del Libro di Torino, Cagliari.
Tony sei un grande, hai citato i Turnstile, che nessuno pultroppo se li caga ancora qua in Italia. Sono una band da vedere dal vivo !!!
RispondiEliminaGrande disco e grande band, con i Downtown Boys i miei preferiti del giro punk attualmente
RispondiEliminaSicuramente non è un disco Hardcore punk classico, ma suonano bene e sanno divertirsi e queso è l’importante. Comunque non ho paura a dire che siamo ai livelli di Fugazi come cambiamento di suoni e innovazione
RispondiEliminaDi certo non è un disco Hardcore classico, ma un gran album di crossover. E non ho paura a dire che sono a livello di Fugazi o Rage against the machine, innovativi.
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