martedì, dicembre 26, 2017

Film del 2017



Poco assiduo al cinema segnalo comunque alcuni titoli usciti quest'anno e altri recuperati alla visione.

DETROIT di Kathryn Bigelow
The revolution will not be televised
Occorre subito sgombrare un equivoco di fondo: "Detroit" NON è un film sugli incidenti avvenuti nella città del Michigan nella 12th Street nel luglio 1967 nell'arco di cinque giorni, che portò all'intervento dell'esercito e alla morte di quarantatré persone.
La distruzione della città è sullo sfondo ma la vicenda gira intorno ad un singolo (gravissimo) episodio avvenuto nell'Algiers Hotel dove fu tenuto in ostaggio un gruppo di giovani (prevalentemente neri) e tre di loro uccisi a sangue freddo.
Anche il tema dei diritti civili rimane a fianco della vicenda.
La Bigelow tiene attaccati allo schermo per oltre due ore, in uno stato di estrema ansia e tensione altissima.
Anche la violenza è estrema ma mai esplicitata o ostentata.
E rende il tutto, paradossalmente ancora più violento.
Ambientazione affascinante, musica soul come colonna sonora, attori eccelsi (Will Poulter nei panni del poliziotto razzista è spettacolare).
Film potente, crudo, possente.

NICO 1988 di Susanna Nicchiarelli
E' sempre difficile addentarsi nell'improbabile tentativo di restituire credibilità al soggetto quando si parla di personaggi dell'ambito musicale.
Raramente si riesce a ricrearne lo spessore e un'immagine reale di quella che è la vita di un artista, in tour, in studio, in fase compositiva, nella vita quotidiana.
Susanna Nicchiarelli si cimenta con gli ultimi due anni di vita di NICO, figura decadente e decaduta, schiava di droga pesante, di un rapporto conflittuale e problematico con il figlio Ari, oscillante tra la voglia di lasciare la musica e costretta a suonare in luoghi improbabili per mantenersi.
Grazie all'immensa prova dall'incredibile espressività dell'attrice danese Trine Dyrholm che giganteggia in ogni inquadratura, il film si mantiene ad un buon livello anche se personalmente non condivido l'entusiasmo nè le lodi sperticate lette in giro.
Molte le cadute di tono, frequenti gli adattamenti sbrigativi, superficiali e poco credibili (pur se cinematograficamente comprensibili).
Ottima la scelta dei brani (riarrangiati molto bene da Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo e cantati perfettamente da Trine Dyrholm), suggestivi i brevi inediti filmati d'epoca dei Velvet Underground, ottime le ricostruzioni ambientali dell'epoca.
Buon film, comunque interessante pur se con molti dubbi.
Nel film viene rappresentato l'incontro tra Nico e Dome La Muerte che avvenne a Pisa (lei rimase una settimana a casa sua) con un Dome interpretato da un poco attendibile Thomas Trabacchi (barba bianca, capelli corti...mah...pur se sul braccio sinistro ha un tatuaggio che riproduce la copertina di "Black n Wild" dei Not Moving).
Poi Dome entrerebbe nella band di Nico (cosa mai avvenuta) e avrebbe una relazione con lei (nemmeno...).

GIMME DANGER di Jim Jarmusch
Un doveroso (seppur tardo e fuori tempo massimo) tributo ad una delle più grandi ed influenti rock n roll band di tutti i tempi da parte di uno dei suoi più grandi fan, lo stupendo regista Jim Jarmusch.
Non facile farci un film di quasi due ore con la scarsità di filmati originali (vera pecca del doc).
Ci sono le testimonianze di Iggy, lucidissimo e preciso protagonista principale e assoluto (ovviamente) oltre a Ron Asheton, Scott Asheton, Steve MacKaye, James Williamson, Mike Watt e Danny Fields.
Accuratamente (e stranamente) evitati cenni agli album più recenti The Weirdness e Ready To Die si parla dell'epopea della band dalla nascita allo split a metà dei 70's e alla reunion recente.
Un buon lavoro anche se piuttosto lento e un po' sbrigativo su molti aspetti (ad esempio il ruolo di Bowie in "Raw Power" e nel "ripescaggio" di Iggy poco tempo dopo lo scioglimento degli Stooges).
Molte parole e poca musica ma tanti stupendi aneddoti.
Vederlo è un imperativo per chi ama Stooges e un certo tipo di musica e cultura ma alla fine ne sono uscito tiepidamente impressionato.
Forse è davvero troppo tardi...

JAWBONE di Thomas Q. Napper
Sempre difficile fare un film sul pugilato.
Lo schema è spesso il solito: duri allenamenti e combattimento sanguinoso e grand guignolesco che finisce con il protagonista a pezzi ma vincitore.
Non sfugge alla regola JAWBONE di Thomas Q. Napper e scritto (e interpretato, già attore della serie TV "This is England" e in tanto altro) da Johnny Harris.
Nel film è Jimmy McCabe, ex pugile, una vita rovinata dall'alcool che prova a rientrare nel giro ma trova solo un combattimento clandestino.
Combattendo per ritornare ad essere in forma e contro la dipendenza troverà la vittoria e la forza per provare ad uscire dall'alcolismo.
Film molto crudo, diretto e tipicamente brit.
La colonna sonora di PAUL WELLER, elettronica, cupa e poco orecchiabile si adatta benissimo ai colori lugubri della vicenda.

FREAKBEAT di Luca Pastore
Un road movie visionario consumato sulle strade dell'Emilia tra bocciofile ed ex negozi di dischi o bar storici diventati altro.
Il tutto alla spasmodica ricerca del “Sacro Graal” del Beat: un presunto nastro perduto di una mitica session fra l’Equipe 84 e Jimi Hendrix in una notte nebbiosa a Correggio ("era una serata strana, si tagliava la nebbia con il coltello ma non era nebbia, quindi non mi ricordo un accidente..." confessa alla fine uno scorbutico Maurizio Vandelli).
Freak Antoni trascina sua figlia Margherita su un vecchio furgone Volkswagen alla ricerca di quel nastro e in questo viaggio stralunato parla e racconta, come sempre lucidamente e ironicamente.
Alla fine lo troverà e ascolterà (e finiamo anche noi per crederci).
"Mia figlia è sicuramente diversa da suo padre, ogni generazione deve trovare il suo modo di essere diverso dalla precedente. Mia figlia è una delle poche persone ad aver sentito quella musica leggendaria anche se lei ci ha sentito solo un gran casino, suona di chitarra distorta, bonghi ma soprattutto gente che rideva e urlava.
Non so se ha mai capito di aver sentito la risata di Jimi Hendrix"
"Quando con l'Equipe siamo andati a Milano abbiamo trovato questa bellissima villa liberty in via Bodoni ed era diventata l'ostello per tutti gli artisti un po' fuori di testa che arrivavano in Italia.
E' passato anche Jimi Hendrix ma mi sono rotto le scatole di parlarne.
Una volta ho detto agli Hendrixiani italiani che Jimi Hendrix è stato a casa mia quattro o cinque volte. Mi hanno scritto un'email dicendo: è impossibile. E allora andate affanculo e non ho mai più risposto. Jimi per me era un ragazzino di sei anni . Si faceva delle canne lunghe così ma era come aver per casa un bambino che si guardava intorno ed era più felice lui di stare a casa mia che io che ero in brodo di giuggiole ad vere lui lì." (Maurizio Vandelli)

Big Star: Nothing Can Hurt Me
BIG STAR.
La malinconica storia di una band seminale che ha influenzato una valanga di gruppi (chiedere a REM, Replacements, Bangles, all'intero Paisley Underground, i primi Primal Scream, Teenage Fan Club e, perchè no?, Smiths tra i tanti) ma la cui fama è rimasta sempre circoscritta ad un ristretto culto di appassionati (come dice nel doc Chris Kirkwood dei Meat Puppets "Non è mai stata una cosa epocale, è sempre stata solo una cosa per musicisti. Erano leggendari per molti musicisti".
Scarso successo, pochi i riscontri, tre soli album, la riscoperta della critica (e pubblico) e una reunion negli anni 2000 prima che Alex Chilton ci lasciasse per sempre nel 2010.
"Nothing Can Hurt Me" di Drew DeNicola e Olivia Mori ripercorre in due dettagliate ore tutta la storia, attraverso una lunga serie di testimonianze dei protagonisti, scarse immagini (tra cui imperdibili quelle di Cramps e Tav Falco, bands prodotto e scoperte da Alex Chilton) e tanta musica.
Bello e triste...

3 commenti:

  1. Riguardo a "Freakbeat" i ricordi,sia pur confusi,di Vandelli mi furono confermati da un altro grande protagonista di quegli anni : Pierfranco Colonna ex-Ragazzi del Sole,che fu anche supporter di Hendrix nelle sue date italiane (insieme ai Fholks ed altri gruppi nostrani)...la jem session ci fu veramente,ma nessuno sa se esistano dei nastri o registrazioni dell'evento,fu tutto estemporaneo e non preparato,una cosa totalmente improvvisata. Di sicuro si sa che erano tutti abbastanza alterati...

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  2. Hendrix ha jammato ovunque e con chiunque. Uno dei primi dischi che acquistai fu un Hendrix /Lennon in cui ci sarebbe una jam su "Day tripper". Una cosa inascoltabile ovviamente e che potrebbe aver suonato chiunque.

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  3. Grazie Ursus, anch'io ricordavo di aver letto (e film conferma)una "situazone" cosi..)))
    C

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