giovedì, ottobre 19, 2017
Paolo Rumiz - Maschere per un massacro
Sono stato personalmente molto coinvolto emotivamente nella sanguinosa guerra che distrusse la Yugoslavia.
Abituati a vedere contendenti lontani, il più delle volte in "paesi esotici" si vivevano le immagini di guerra con distacco, come qualcosa che non ci riguardava direttamente, con scarso coinvolgimento. La Yugoslavia era una nostra vicina, in tanti ci erano stati, le facce erano così simili alle nostre.
Una guerra sporchissima che Paolo Rumiz evidenzia ancora di più, mostrandone le cause e le motivazioni.
Un libro tremendo e spietato che ci mostra una Yugoslavia sull'orlo del baratro economico, distrutta al suo interno da un sistema di tangenti che aveva arricchito e favorito gli altri gradi politici, dell'esercito, del potere economico locale.
Rumiz sostiene la terribile tesi che per non soccombere ad un tracollo economico ci si "inventò" una guerra spacciata per "etnica" che permise di saccheggiare e razziare (legalmente, a causa della guerra di conquista reciproca) le città, le campagne e i cittadini, alle banche di non pagare debiti e di non dare i soldi a chi li aveva a loro affidati, alla delinquenza organizzata di arricchirsi a dismisura grazie alla guerra.
Durante l'assedio di Sarajevo, ad esempio, l'esercito serbo assediante vendeva alla mafia bosniaca, che gestiva gli assediati, i beni di prima necessità che a sua volta girava a prezzi maggiorati ai cittadini allo stremo.
Un affare per entrambi.
Finiti soldi e disponibilità improvvisamente, dopo anni, la Nato bombardò le postazioni serbe e l'assedio finì. Un assedio incomprensibile visto che il serbi avrebbero potuto tranquillamente sfondare quando volevano.
Una guerra di mafia, interessi, ruberie, razzie, massacri di ogni tipo, distruzione e 100.000 morti.
Rumiz è un grande Giornalista (punto). Bel post. Ciao
RispondiEliminaOrdinato in libreria. Rumiz è una grande penna.
RispondiEliminaCharlie