giovedì, ottobre 05, 2017
La palta
La PALTA è il nome gergale con cui era definito (In Emilia) il negozio dei piccoli centri di campagna e montagna.
Un supermercato ante litteram in cui si trovava cibo essenziale fresco (pane, salumi, latte, caffè, farina, olio, in alcuni casi anche carne etc), prodotti per la casa, giornali (un paio al massimo, abitualmente solo quello locale), dolci, qualche bibita, vino e talvolta anche medicine.
A richiesta altri prodotti.
Negli anni passati per molte persone che non usavano l'auto o semplicemente non avevano l'abitudine di spostarsi con frequenza era il luogo principale se non unico di approvvigionamento.
Altra caratteristica era, molto spesso, la reperibilità quasi 24 ore su 24. Bastava suonare al proprietario (il più delle volte abitante a fianco, sopra o dietro la PALTA) per avere ciò che serviva anche fuori dagli orari di vendita.
Il progresso, la concorrenza dei centri commerciali e lo spopolamento dei paesi meno vicini alle città hanno praticamente cancellato ogni traccia di queste realtà.
In bottega a Rivalta c'era proprio di tutto : oltre agli indispensabili alimentari trovavi quaderni, matite e gomme, pezze da bicicletta, articoli per cucito, qualche articolo di ferramenta, tutto accatastato in modo (apparentemente) casuale.
RispondiEliminaAccanto/insieme alla Palta (che pero' per noi era propriamente la rivendita i generi di monopolio, sali e tabacchi) c'era appunto la "butiga" e, talvolta, l'osteria.
Altro must di quei tempi era il campo da bocce...
GMV
Che bella la vita di paese di una volta.
La palta dalle nostre parti è il fango spesso alto fino alle caviglie.
RispondiEliminaUn negozio simile è sopravvissuto fino ad una quindicina di anni fa a Bissone ci andavo spesso perché il diglio era in classe con me alle superiori e aveva il salame buono. Otre a scarpe, vestiti, roba da cartoleria, giornali tabacchi eccetera. Affascinante.
RispondiEliminaIo ne avevo una nel mio paese di 80 abitanti, gestita da una vecchia di 80 anni. Aveva di tutto, dalla saracca (il merluzzo) nella bacinella di plastica a due o tre copie della "Libertà" e di "Gente". Poi dolci improbabili, bottigliette con cose coloratissime, due o tre bottiglie di Coca Cola e una sacco di altre cose alla rinfusa. Insomma quello che comprava la gente di lì.
RispondiEliminao la bottiglia di Amaro Cora che nessuno aveva mai comprato e stava li da 40 anni
Eliminaperò credo che già negli anni ottanta fosse un posto da paesi piccoli, a Bissone erano/sono in 200. A S.Cristina i negozi erano già distinti. A parte il vecchio Fasani che faceva da barbiere e giornalaio.
EliminaVita di paese andata perduta
Non è più concepibile un'attività commerciale del genere, se non in remote località montane. Peccato perchè svolgevano una funzione sociale, attorno a cui si aggregava il paese. Ci sono ancora alcune osterie o bar ma il problema è che non c'è più la gente nei paesi...
RispondiEliminae quando c'è va da un altra parte
EliminaFasan..... Ricordi del tempo che fu caro gallo. Giornalai barbieri e sarti! Vediamo se ti ricordi il sopranome del più....grasso dei tre.
RispondiEliminano non me lo ricordo
EliminaGallo vieni a vedere il Senato al Melville?
RispondiEliminaGMV
Si di sicuro!
EliminaQuesti negozi non possono più competere con la grande distribuzione. Di conseguenza la gente va a fare spesa nei super una volta la settimana anche quando abita nel paesello. E' finita un'epoca. Amen.
RispondiEliminaForse se il regime fiscale fosse più mirbido qualcuno riuscirebbe
EliminaErano un po' le botteghe "della premura", di quelli che tornavano la sera da ufficio o fabbrica e andavano a comprare per la cena. La vita,, specialmente in paese era quella. É vero, è finita un'epoca, ma che merda ci siamo trovati in tasca?
RispondiEliminaChe dopo il lavoro se hai bisogno qualcosa devi andare al supermercato e passare un sacco di tempo in dila alla cassa per due cose. Fanculo
EliminaDa noi è PAULA o meglio PAUTA è il fango..
RispondiEliminaLa caratteristica invece dei negozietti di campagna e montagna (dei super mini bazar) erano i prezzi! non vi era concorrenza e soprattutto per i forestieri i prezzi lievitavano che era un piacere..!!!
C
Tonyyyyyy !!!!
RispondiEliminaLa saracca non e' il merluzzo ma l'aringa sotto sale, che si attaccava ad un gancio per poi strofinarvi il pane o la polenta, in modo da dare un poco di sapore a quello (altrettanto poco) che si mangiava.
Salatissima......
Cmq mi hai fatto venir voglia di Pasticcio di Mais con Pesce Veloce del Baltico (aka puleinta e marluss)
GMV
buone le sarcche e anche pulenta e marlùs, forse di più
EliminaHai ragione !!!!!!! Che errore !!! Al marlusss !!!
RispondiEliminaDiciamo che, a proposito dei prezzi, su a Ferriere tra luglio e agosto aumentano di un 30/40% per tornare "normali" (mica tanto) ai primi di settembre
RispondiEliminaQualche tempo fa ho visto un "milanes" uscire da un negozio della mia zona lamentandosi a voce neanche troppo bassa... : "ma XXXXX XXX, vint'euro par un salam!"
RispondiEliminaAmmetto di essermi fatto una (sommessa) sghignazzata...
GMV
anche questo era il suo bello...
Eliminaahahahah! vero!
Eliminaerrata corrige mia: volevo scrivere PLATA e non PAULA
C
Pis in Braga..... E suo fratello Italo "al turmentin".
RispondiEliminano, proprio non lo ricordavo
EliminaIl più grasso dei Fasan
RispondiEliminaEra il Domenico??
Non mi ricordo bene è l'unico nome che mi viene in mente
Il magro contava dieco volte le bustine di figurine prima di dartele
Clodoaldo
La Palta è anche il nome di un ristorante di Bilegno frazione di Borgonovo dove si effetua alta cucina a prezzi di conseguenza il nome deriva proprio dalla palta di famiglia.25 anni fa per andare al ristorante passavi dal baretto tabaccheria emporio della nonna dell'attuale proprietaria chef
RispondiEliminaLa tipa ha studiato sia con chiappini dattilo che con il maestro francese che si era ritirato a farini o ferriere non ricordo il nome, ma soprattutto è stata compagna di corso.di "bestioni" mitico fratellone del nostro Sir Galletti
Clodoaldo