lunedì, marzo 13, 2017
Paul Weller - Jawbone
Credo non ci sia bisogno di sottolineare quanto il sottoscritto apprezzi l'operato di PAUL WELLER (da quel lontano 1978 quando scoprii con "This is modern world" che esistevano tali Jam).
Proprio questo, paradossalmente, mi rende ancora più "libero" di giudicare la sua opera senza pregiudizi.
"JAWBONE" è la colonna sonora dell'omonimo film che racconta la storia dell'ex campione di boxe, Jimmy McCabe (interpretato da Johnny Harris), un uomo alla "disperata ricerca di speranza, che continua a cercarla nei posti sbagliati".
Ovviamente una colonna sonora ha la sua vita molto spesso strettamente legata alla storia, alla sceneggiatura, alle immagini.
Per chi invece l'ascolta semplicemente come prodotto musicale può essere poco significativa.
Ancora meno quando tra gli otto brani proposti troviamo una ballata acustica discreta, un po' anonima, senza lode nè infamia, "The ballad of Jimmy Mc Cabe", un'altra abbozzata di meno due minuti, "Bottle" e altre sei "composizioni" tra elettronica, sperimentazioni (francamente velleitarie e inascoltabili soprattutto quando, come nel caso dell'introduttiva "Jimmy/Blackout" dura 21 minuti !!!!!!) e bizzarrie sonore pseudo avanguardistiche di valore artistico un tantino discutibile.
Solo per completisti accaniti.
https://www.youtube.com/watch?v=hlQK6Z5oak8&eml=2017March10/3911260/6332091&etsubid=154947232
Bella sfida per Paolino..ne guardavo giusto ieri. Da completista lo prenderò ovviamnete.
RispondiEliminaC
Pure io ma ascoltato una volta poi lo metti via...
RispondiEliminaInvece quello che uscirà tra un po' merita e parecchio...
RispondiEliminaUna recensione abbastanza spietata la tua Tony... certo non è un disco indispensabile, ma credo che l'unica vera pecca sia quella di essere probabilmente materiale residuale da Sonik Kicks sul versante sonoro più sperimentale. Avrei anche evitato i troppi dialoghi dal film dispersi nelle tracce sonore e li avrei tenuti isolati tra un brano e l'altro. Al di là di questo non è poi così malvagio.
RispondiEliminaNon è malvagio ma lo poteva fare chiunque. Voglio dire che PUBBLICARE un album in cui il 90% sono suoni "sperimentali" con il nome di Paul Weller è un po' fuorviante.
RispondiEliminaSì e credo sia proprio l'effetto che desiderava ottenere cioè spiazzare ancora una volta l'ascoltatore. Comunque se lo ascolti attentamente in alcuni passaggi ricorda i primi Portishead che non a caso ai tempi scelse come remixers.
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