mercoledì, gennaio 04, 2017
R.B. Leipzig
Come sempre ALBERTO GALLETTI ci porta con competenza all'interno delle storie del calcio.
AVVISAGLIE
Considero (già da qualche tempo) la Germania il principale laboratorio d’avanguardia del calcio europeo di alto livello.
Avvisaglie si erano avute in occasione dell’Europeo U21 vinto nel 2009,quando mi accorsi (forse tardivamente) che cinque undicesimi della formazione titolare era formato da ragazzi dai nomi non propriamente teutonici, un fatto in se non determinante, che giocavano partite assai portentose.
Fu lo spunto per approfondire alcune riflessioni sul possibile cambiamento in atto del sistema calcio tedesco.
Essendo in ogni caso le mie attenzioni sempre puntate al campionato (o meglio ai campionati , diciamo almeno le prime tre serie professionistiche), cominciai a seguire con più attenzione gli accadimenti dei tornei federali.
Ciò che mi colpiva fu l’emergere di nomi nuovi nel panorama del massimo campionato tedesco, in alcuni casi espressione di posti piccoli che sono andati a sostituire alcune vecchie realtà calcistiche espressioni di una vecchia Germania industriale ormai in pensione.
Altro aspetto l’assenza quasi totale di squadre provenienti dall’ ex-DDR.
Dopo il forzato inserimento del 1991 quando Dynamo Dresden e Hansa Rostock vennero inserite in una Bundesliga allargata a 20 squadre , esauritosi nel giro di quattro/cinque stagioni, il resto si riduce a Hansa Rostock (1995-2005), VfB Leipzig (1998) ed Energie Cottbus (2006-09).
UNA LUNGA STORIA
Ai tempi della Germania unificata prima, e divisa poi, le due grandi piazze calcistiche situate in territorio dell’Est, con eccezione di Berlino, furono Dresda e Lipsia con divagazioni su Jena e Magdeburgo ai tempi della DDR.
Il Dresdner SC , fu la grande squadra di Dresda fino alla fine dell’ultima guerra.
Fondato nel 1898, fu membro fondatore della Deutscher Fussball Bund, dominò a lungo le Oberlighe regionali, vinse i campionati tedeschi del 1943 e 1944 e la Coppa Nazionale del 1940 e 1941.
A Lipsia invece, protagonista di questa storia, dove nacque la Deutscher Fussball Bund, imperversava invece il VfB Leipzig , anch’esso fondato nel 1898, anch’esso membro fondatore della DFB e vincitore del primo campionato tedesco nel 1903, oltre a quelli del 1906 e 1913, un patrimonio calcistico di prim’ordine dunque.
Tra le misure imposte dai vincitori al termine della seconda guerra mondiale alla Germania ci fu anche lo scioglimento di tutte le associazioni di qualsiasi tipo che si trovavano in essere al momento della resa, incluse quindi le squadre di calcio (e tutte le altre associazioni sportive).
L’avvento della repubblica socialista nella zona di occupazione sovietica portò ad una riformazione delle società sportive sotto dirette istruzioni del partito comunista.
Il VfB Leipzig fu rifondato nel 1946 dalle autorità con il nome di SG Probstheida.
In un succedersi di numerose fusioni, imposte dalle autorità politiche nel tentativo di arrivare ad allestire una compagine in grado di competere per il titolo nazionale, il club si ritrovò, nel 1965, riformato e, rinominato (questa volta in modo definitivo) come 1.F.C. Lokomotiv Leipzig ,i risultati migliorarono, ma il titolo nazionale continuò a sfuggire.
Dopo la riunificazione il Lokomotiv Leipzig, nel caos dei travasi di squadre dai campionati della ex-DDR ai nuovi campionati della Germania unificata, fu ammesso alla frammentatissima Terza serie dove guadagnò la promozione alla Serie B inaspettatamente,dopo spareggi, al termine della stagione 1991/92.
In un rigurgito di orgoglio ritrovato i dirigenti cambiarono denominazione alla società ritornando all’ originario Vfb Leipzig e sulle ali dell’entusiasmo la squadra conquistò una nuova promozione questa volta alla Bundesliga.
Tutto sembrava ritornato a posto a distanza di quasi cinquant’anni, l’impatto fu però tremendo e la stagione 1993/94 vide il riformato VfB Leipzig chiudere staccatissimo all’ultimo posto e retrocesso.
Dopo cinque stagioni mediocri in zweite Bundesliga, retrocesse in terza serie nel 1998, e arrivò, dopo una lunga agonia, al fallimento per bancarotta nel 2004.
Fu riformato in quella stessa estate da un trust composto dai tifosi che iscrisse la squadra all’ottava serie tedesca (vinta) con un buon seguito di pubblico, ma troppo scarso per mantenere il gigantesco Zentralstadion, nel frattempo rinnovato, e tornò a giocare nello storico impianto Bruno Plache Stadion. La squadra non riuscirà comunque più ad uscire dal pantano dei campionati regionali.
IN AGGUATO
Nel frattempo, dal suo remoto quartier generale sprofondato nella campagna salisburghese, Dietrich Mateschitz co-fondatore e co-proprietario della multinazionale austriaca Red-Bull produttrice di soft-drinks e proprietaria dell’omonima scuderia di F1 quattro volte iridata, decide di compiere il gran salto e investire nel calcio tedesco, la cifra iniziale a disposizione è di 50 milioni di euro da raddoppiarsi nel giro di un decennio con obiettivo dichiarato di portare il marchio Red Bull a giocare in Champions League e a vincere la Bundesliga.
Il primo suggerimento gli venne da un’amico, rispondente al nome di Franz Beckenbauer, che gli sussurrò il nome magico: Lipsia.
Red Bull già possedeva all’epoca squadre che portavano (e portano) il proprio nome: a Salisburgo, New York , Campinas (come Red Bull Brasil) e Sogapoke (come Red Bull Ghana).
Realtà diverse, ma anche progetti diversi comunque riuniti sotto un unico nome, unico stemma, stessi colori e soprattutto stesso portafogli tutti tesi a propagandare i nome della famosa e inbevibile bibita ai quattro angoli del globo.
Lipsia era un’altra storia, una città di oltre mezzo milione di abitanti in rapida ascesa economica, ma anche nuovo centro culturale in alternativa a Berlino con una scena musicale e giovanile importante e ,mediamente, portafogli pieni .
A ciò si aggiunse il fondamentale panorama calcistico locale, una grande e tradizionale piazza del calcio tedesco, storica, con la squadra più rappresentativa in crisi irreversibile ma in mano ai tifosi, uno stadio di recentissima e moderna ristrutturazione, pubblico potenzialmente numeroso.
Gli ingredienti ci sono tutti, manca giusto la squadra.
Abituato a non perder tempo , Mateschitz prende contatti con i dirigenti della seconda squadra cittadina il Sachsen FC, anch’esso in crisi finanziaria da diversi anni e impantanato in quarta divisione, l’ultima serie che ricade sotto l’egida della DFB per quanto riguarda il rilascio delle licenze.
Dopo mesi di trattative, ad un passo dall’accordo, la DFB pone però il veto all’accordo con la motivazione che la multinazionale avrà un peso troppo preponderante nel club.
Appena la notizia è resa pubblica cominciano anche le dimostrazioni dei tifosi che degenerano ben presto in scontri violenti, Mateschitz lascia la città.
Non essendo ovviamente uno che si da per vinto, dopo una pausa di riflessione (circa la quale mi interesserebbe sapere se abbia pensato che forse non era il caso di continuare), riprese le indagini.
Ebbe contatti e trattative ad Amburgo dove il suo piano di sponsorizzazione-speciale venne smascherato dall’associazione tifosi del Sankt Pauli ad accordi quasi conclusi, a Monaco di Baviera dove i dirigenti del Monaco 1860 non mostrarono nessun tipo di interesse e infine col Fortuna Dusseldorf altro club di grande tradizione, grande seguito e in difficoltà economiche.
La notizia della trattativa trapelò con alcuni particolari, tra i quali l cambio di nome in Red Bull Dusseldorf, scatenando le ire dei tifosi che inscenarono violente e prolungate proteste , ci fu anche uno strascico legale in quanto il regolamento della DFB vieta il cambio di nome per ragioni pubblicitarie e il fatto che un unico soggetto possegga più del 50% delle azioni di un club.
Davanti a questa cascata di problemi i dirigenti stessi del Fortuna posero fine alle trattative.
Red Bull virò nuovamente verso la Germania Est.
Ancora una volta il posto migliore per investire fu considerato Lipsia, il potenziale per stabilirci una nuova squadra di alto livello sembrò, ai dirigenti austriaci, di nuovo enorme.
Ma le difficoltà incontrate in precedenza nell’ambiente aggiunte ai problemi legali fecero cambiare opinione a Red Bull che nel 2009 si risolse a fondare un nuovo club.
Secondo i regolamenti l’iscrizione di un nuovo club avrebbe comportato l’iscrizione alla 12° serie, un po’ troppo lontana dal vertice.
La ricerca fini sulle squadre del 5° livello (Oberliga-Sachsen),il primo a non essere interessato dalle restrizioni della DFB in materia di controllo della proprietà.
La scelta cadde sul SSV Markranstadt, piccolo centro a una dozzina di chilometri dal centro di Lipsia.
Il presidente si dimostrò subito disponibile ad entrare in collaborazione con un gigante come Red Bull , ma nel giro di qualche settimana fu convinto, per la cifra di 350.000 euro, a vendere i diritti di partecipazione alla 5° serie a Red Bull GmbH e a togliersi di torno. Red Bull avrebbe aiutato il SSV Markranstadt ad iscriversi al campionato regionale (10° divisione o giù di li), e a mantenere il settore giovanile.
CALCI (AL SISTEMA)
Il 19 maggio 2009 viene fondata la nuova società, si chiama RasenBallsport Leipzig e V. abbreviato R.B. Lipsia (RB come Red Bull, contromossa che aggirerà la legge sulle sponsorizzazioni dirette una volta che la squadra accederà al campionato superiore).
Tutti e sette i componenti il consiglio all’atto della fondazione erano dirigenti della Red Bull GmbH.
La prima squadra fu presa in blocco dal Markranstadt e parteciperà alla 5° serie.
L’operazione deve essere ora approvata dalla federcalcio locale che impose anche 4 squadre giovanili in più, oltre alle tre assorbite dal SSV Markranstadt.
Non avendo nessuna squadra giovanile il RB Leipzig si rivolse ancora una volta al Sachsen FC, sempre in grave crisi economica ma dotato di buon vivaio e non più in grado di mantenerlo.
Il 13 giugno 2009 la federcalcio diede il via libera alla nuova società con la clausola di allineare il settore giovanile agli standard della categoria entro un anno. Pochi giorni più tardi il RB Leipzig assorbiva le quattro squadre giovanili del Sachsen Lipsia.
La prima partita fu giocata nel vecchio impianto del Markranstadt contro il SV Bannewtiz e vinta 5-0. La prima stagione si concluse con la prevedibile vittoria e promozione alla quarta serie.
Mateschitz a questo punto cambiò strategia globale annunciando che d’ora in avanti la squadra principale dell’universo Red Bull sarà quella di Lipsia, restituisce le squadre giovanili al Markranstadt e compra la prima squadra di una società vicina facendola diventare la sua seconda squadra, in seguito impianterà una sua Academy , nella pomposa terminologia odierna, settore giovanile dalle mie parti, che diventerà col tempo un autentica eccellenza e fornisce oggi l’ossatura della prima squadra. I campionati vengono via vinti , fino ad arrivare al 8 maggio di quest’anno quando con una vittoria per 2-0 sul Karlsruher SC, il RB Leipzig guadagna matematicamente la promozione alla Bundesliga. Si è trattato di una scalata prepotente, invisa agli avversari di ogni ordine e grado, e al tempo stesso inevitabile, perche?
Alla base del dissenso verso la società c’è la legge che in Germania vieta ad un unico soggetto di acquisire più del 50% della proprietà di un club al fine di evitare che il controllo sfugga dalle mani dei tifosi che, per chi si attiene alle regole (cioè tutti), rimangono i veri padroni del calcio tedesco.
Il RasenBallsport Leipzig differisce in questo completamente.
E’ stato creato da una multinazionale che ha creato una serie di consigli di amministrazione paralleli per gestire il club, tutti composti da dirigenti e dipendenti della multinazionale stessa, che ne rimane quindi l’unica padrona.
Da qui la rabbia del sistema calcio Germania e di tutti i tifosi, impegnati e non, caldi e non, che denunciano fin dall’inizio RB Leipzig di non rispettare la legge e quindi di concorrenza sleale. Nel 2014 al DFL (Lega professionisti tedesca) ha obbligato RB Leipzig a compiere alcune variazioni societarie al fine di ottemperare agli obblighi di legge, ma ancora una volta i dirigenti vi si sono adeguati secondo il proprio comodo e la proprietà del club è un entità che da fuori risulta quasi inesplorabile.
Per soprammercato inoltre il club fece sapere che non aveva nessuna intenzione di facilitare ne allargare l’ingresso dei tifosi ne di chicchessia altro nella compagine societaria, la quota di registrazione per l’ingresso nel membership era di €100 e la quota annuale di €800, il Bayern di Monaco offre quote minime che vanno di €60 agli €80.
Questo scatenò un pandemonio tra i tifosi e la lega costrinse RB Leipzig ad abbassare i prezzi delle quote e aprire le iscrizioni a chiunque ne avesse fatto richiesta, pena la non concessione della licenza per la serie B 2014/15.
Fino a quel momento il RB Leipzig contava solamente 9 soci!
E tutti dirigenti della Red Bull!
Da qui il risentimento, anche molto forte, dell’intera nazione (calcistica).
IL PROFETA
Visto comunque il successo e le quattro promozioni in sei anni, l’aspetto calcistico della vicenda non può essere trascurato e merita un approfondimento.
Il vero punto di svolta nelle fortune del RB Leipzig avviene nel giugno 2012 quando Ralf Rangnick viene assunto come direttore tecnico.
Rangnick è il vero profeta della nuova avanguardia calcistica tedesca, quindi (a mio parere) il re dell’avanguardia mondiale.
Una vita nel calcio, una dedizione assoluta, al gioco e una mente assolutamente non conforme ai dettami classici con una spiccata tendenza onirico-visionaria.
Folgorato dal Milan sacchiano, da dissertazioni con pallavoliste tedesche di primo piano, amichevoli contro la Dinamo Kiev del colonnello Lobanovsky , studi di astrofisica e da allenamenti zemaniani, Rangnick comincia le sue avventure e sperimentazioni a Ulm nel 1997 dove trova una squadra che langue senza obbiettivi nella parte bassa della classifica di terza divisione e, forte delle sue convinzioni fuori dell’ordinario, compie un autentico miracolo catapultando l’anonimo SSV Ulm 46 in Bundesliga con due promozioni consecutive scandite al ritmo di prestazioni mai viste.
Dopo un paio di incarichi allo Stoccarda e al’Hannover 96, grazie alle quali si affaccia alla realtà della Bundesliga, nel 2004 Rengnick firma con lo Schalke 04 dove le sue sperimentazioni continuano ma i risultati scareseggiano.
Viene allontanato nella primavera dell’anno seguente.
Il suo operato non sfugge però all’occhio attento dei dirigenti dell’Hoffenheim che lo ingaggiano nell’estate 2006.
La squadra è iscritta alla terza serie e il club ha grandi progetti.
Secondo capolavoro per lui che con altre due promozioni consecutive, spalanca al piccolo club del Baden-Wurttemberg le porte della Bundesliga. Ritorna allo Schalke dove stavolta ha più fortuna e conduce il glorioso club alla vittoria in Coppa di Germania nel 2011 oltre che alla semifinale di Champions League dello stesso anno (passando per una straordinaria demolizione dell’Inter a S.Siro per 5-2).
Si dimette poco dopo per ‘sindrome da affaticamento’ , tale è la sua immedesimazione nel ruolo di allenatore che dopo periodi di intensa attività rimane completamente senza risorse fisico-mentali, ‘non ho più le forze per condurre il club ai successi che gli competono, lascio’ , dichiarò. Una volta recuperate le forze firma per la Red Bull e diventa contemporaneamente direttore sportivo del RB Salisburgo e del RB Lipsia (altre connessioni pericolose a proposito di multiproprietà calcistiche), quando infine assume l’incarico di allenatore a Lipsia si dimette da quella di DS a Salisburgo.
La squadra è in Zweite Bundesliga e ancora una volta Rengnick fa centro conquistando la promozione alla Bundesliga.
AVANGUARDIA
Rengnick prende le redini della squadra e instaura subito il suo credo visionario.
Corsa forsennata mirata al sacrificio collettivo e supremo, riconquista della palla altissima e , possibilmente, immediata. E’ questa la base del gegenpressing, la nuova tendenza calcistica tedesca.
Tempi di reazione velocissimi sia per la riconquista della palla che per la finalizzazione una volta effettuata la riconquista (apparentemente entrambi inferiori ai 10 secondi) , schemi esclusivamente verticali con bando totale del passaggio indietro o laterale. Gli allenamenti sono mirati ad accrescere la capacità di reazione, del singolo e collettiva, una volta entrati in possesso di palla. Indispensabile un età media piuttosto bassa (24 anni) per meglio plasmare i propri calciatori. Importantissima nella dottrina di Herr Rengnick l’assunto che la tattica (in barba ai cialtroni che governano e gestiscono il calcio in italia) non conti più del 30% in una partita, mentre il rimanente 70 è un mix di gestione di situazioni limite, e della psicologia del gruppo. Gli ingenti mezzi finanziari messi a disposizione da Red Bull hanno permesso di realizzare un centro sportivo cucito a misura per le attività sportive del club così come concepite da Rengnick, ivi inclusa la già menzionata Academy .
La promozione alla Bundesliga arriva con il secondo posto alle spalle del Friburgo, ma non era parsa mai veramente in discussione , e come ottimamente previsto ai piani alti della multinazionale, anche la risposta di pubblico è stata all’altezza: la media spettatori/partita stagionale registrata è stata di 29.444 spettatori.
Nell’estate Rengnick si tira di nuovo in disparte riassumendo la carica di Direttore Sportivo e affida la guida della prima squadra al quarantanovenne austriaco Hans Hasenhuttel, suo fervente discepolo e artefice del miracolo Ingolstadt anche’esso assurto alla gloria della Bundesliga seguendo una parabola simile a quella di Hoffenheim e RB Leipzig.
Ancora una volta la sua creatura dimostra di avere gambe solide e oggi, quasi a metà campionato, si trova in testa alla classifica seppur in coabitazione con l’onnipotente ed onnipresente Bayern Monaco e ancora una volta le previsioni di Mateschitz si realizzano, tutte le partite in casa del RB Leipzig fino ad ora han fatto registrare il tutto esaurito, 44.500 spettatori.
IL FUTURO E’ ADESSO
Incuriosito dal nome, e fuorviato inizialmente dall’evocativo nome Lipsia, l’anno scorso ho guardato un paio di partite del RB Leipzig, due anche quest’anno più alcuni spezzoni.
La squadra gioca in modo incredibilmente compatto, è difficile intravvedere dei cambi passo visto che il ritmo-base imposto mi è parso sempre già molto alto.
Quello che spicca è la metodicità dell’esercizio, reiterato sistematicamente fino a quando si arriva al tentativo vincente e la verticalità del gioco praticata senza soluzione di continuità: un gioco totalmente schematico.
Si nota anche la mancanza di due-tre giocatori maggiormente dotati rispetto alla media e quella di un vero goleador (il centravanti Poulsen, scarso, ma elogiatissimo dai neofiti che fissano la data di inizio del gioco del calcio al 1993 e non al 1858, ha segnato fin qui una sola rete).
Appare chiaro comunque lo scarto netto a livello di mentalità rispetto al passato o molto più semplicemente rispetto alla concezione classica di squadra. Devo ammettere che per certi versi ne sono ammirato e durante qualche pezzo di partita anche conquistato.
Al di la della trattazione precedente quello che mi salta al mio occhio è la pazienza con la quale i giocatori interpretano la gara, chiaro segno che la disciplina comportamentale e soprattutto mentale (nel accettare condotta e disciplina di gara senza sbavature e gli allenamenti a ciò necessari) è importantissima nello sport di squadra, e ancor di più nello sport di squadra tedesco.
Un'altra considerazione è il coraggio mostrato dai dirigenti calcistici tedeschi negli ultimi vent’anni, ma in particolare dopo il fallimento del mondiale 2006, nell’accantonare le vecchie strade per intraprendere nuove vie. Questo a permesso al movimento di cambiare pelle, con la benevola protezione dei vertici, e di creare realtà di assoluta eccellenza. Il titolo mondiale del ’14 è anche figlio di tutto questo, Lowe è un innovatore, un fine conoscitore nonché un grande comandante.
Certo la genesi societaria del RB Leipzig getta un’ombra lunga sulla legittimità (morale e perfino legale) della sua posizione ma non si può non riconoscerne i meriti indiscussi. Il mio animo rimane combattuto tra la novità, qualcuno che finalmente tolga il titolo al Bayern, e la storia del club che nonostante tutti i miei sforzi di documentazione e comprensione continua a sembrarmi per così dire poco chiara.
Faccio mia la dichiarazione di Hans-Joachim Watzke, direttore generale del Borussia Dortmund, che al corrispondente BBC che gli chiedeva se vedesse nel RB Leipzig un altro Leicester City ha risposto
“ Non c’è storia dietro al RB Lipsia, a Leicester si.
E’ un club costruito per aumentare i profitti della Red Bull e nient’altro.
Va bene per il campionato perché ha aperto la lotta al titolo ma i club in Germania sono proprietà dei tifosi e non delle multinazionali”
Ed è proprio questa la pietra angolare della questione.
Non ne esce bene neppure nemmeno la Premier League ormai diventata un’impresa multinazionale dello spettacolo sul modello americano di NBA e NFL, dove si pagano minimo 35 sterline per entrare alla partita , gli allenatori sono i migliori, i più pagati ma non aggiungono niente al calcio inglese in termini di innovazione, propongono le loro ricette collaudate, ed in alcuni casi stantie, che producono con ingredienti (i calciatori), costosissimi e pagati a prezzi fuori mercato con i soldi che il board della PL riesce a strappare con contratti televisivi scandalosi conclusi a livello mondiali, ma il tifoso medio deve rinunciare allo stadio, o impiccare lo stipendio per andarci.
Ancora Watzke:
“Il calcio tedesco è dei tifosi, i club appartengono ai tifosi, le politica dei biglietti da noi è di prezzi bassi.
Abbiamo ogni settimana centinaia di tifosi inglesi che vengono a Dortmund dove si può comprare un biglietto con 11 euro.”
Largo all’avanguardia!
P.S. Con i casi come Manchester City e sceicco Mansour, PSG e non so quale altro sceicco, la proprietà del Liverpool che fa parte di un unico conglomerato comprendente Boston Red Sox e altro, società cinesi appoggiate dal governo che offrono 84 milioni di euro a Tevez 32enne seppur valido o 40 al trentenne Pellè, bravo ma mai eccelso, siamo sicuri che il male nel calcio sia rappresentato solo dal Red Bull Leipzig?
E intanto i Rangers le hanno prese dal Celtic
RispondiEliminaTorneremo!
RispondiElimina"il centravanti Poulsen, scarso, ma elogiatissimo dai neofiti che fissano la data di inizio del gioco del calcio al 1993 e non al 1858, ha segnato fin qui una sola rete)."
RispondiEliminaGrande Albe..neofiti che fissano la data di inizio del gioco del calcio al 1993....
Clodoaldo
Gallopedia. Stand up.
RispondiEliminaPurtroppo ci stanno soffiando da sotto il naso l'amato football.
Charlie