mercoledì, dicembre 21, 2016

I migliori dischi italiani del 2016



L’Italia musicale continua ad esprimere eccellenze e dischi interessantissimi che abitualmente seguiamo e segnaliamo il più possibile da queste parti.
L’elenco che segue è, ovviamente, lo specchio delle mie preferenze ma soprattutto tiene conto dei dischi che ho ascoltato di più e con più piacere (cercando di distribuire la lista in funzione dell'ampiezza di generi).

nel 2007 c'erano ai vertici Statuto e Temponauts
nel 2008 Assalti Frontali
nel 2009 Julie's Haircut, Edda e Teatro degli Orrori
nel 2010 June e Statuto
nel 2011 Verdena, Peawees, Enrico Brizzi, Dellera, Paolo Apollo Negri, Statuto
nel 2012 An Apple Day, Barbacans, Julie’s Haircut
nel 2013 Julie's Haircut, Statuto, Raphael Gualazzi, Cesare Basile, Giuda
nel 2014 Edda, Finardi, Bologna Violenta, Bastard Sons of Dioniso, Steeplejack
nel 2015 Cesare Basile, Iacampo, Mimosa Per ulteriori suggerimenti vi rimando al “Meglio di ogni mese” con abbondanza di altri titoli che ho segnalato.


1)
THE WINSTONS - s/t
Enrico Gabrielli e Roberto Dellera (Afterhours e tanto altro) con il batterista Lino Gitto alle prese con un riuscitissimo progetto all’insegna del miglior prog di stampo 70’s tra Soft Machine, primi King Crimson, primi Yes, i Pink Floyd più sperimentali, Canterbury Sound vario, Colosseum, Robert Wyatt.
Il tutto filtrato con un gusto tardo 60’s di sapore freak beat psichedelico. Brani originali si intende e per questo ancora più affascinante e travolgente (oltre che suonato, ovviamente, benissimo).

2)
AFTERHOURS - Folfiri o Folfox
Un dolorisissimo (quasi) concept sulla morte e la rinascita.
Il bizzarro e curioso titolo è in realtà il nome dei trattamenti di chemioterapia subiti dal padre di Agnelli, da poco scomparso per un tumore al colon.
E la figura del padre ricorre costante nei testi e nel drammatico umore di un disco che è però opera corale di un gruppo appena "rinato" dopo un'altrettanto e dolorosa separazione da alcuni membri storici.
Diciotto brani ostici, duri, drammatici, senza compromessi, intensi, complessi, spesso sperimentali.
Dove la logica avrebbe voluto un adagiarsi su binari prevedibili e consueti, "Folfiri o Folfox" guarda invece avanti, con coraggio e un senso di nuova sfida.
Un album importante, compatto, personalissimo, abbondanti spanne oltre la stragrande maggioranza di quello che esce in Italia abitualmente.

3)
MICHELE GAZICH - La via del sale
Gazich è un ARTISTA.
In questa definizione rientra quell'universo di vitalità, energia, sensazioni, creatività, che rende gli uomini migliori.
"La via del sale" è invece il CAPOLAVORO di un ARTISTA.
Un album "serio", mai serioso, colto, competente, curato in ogni dettaglio che si inerpica in un sentiero impervio ma sicuro, che esplora la migliore canzone d'autore italiana, il folk più ricercato, accoglie influenze da ogni angolo del Mediterraneo, e non solo, ma sa guardare anche, con spirito di ricerca, a tante altre sonorità.
Il risultato è affascinante, avvolgente, personale ed unico.

4)
STATUTO - Amore di classe
L'integrità, lo stile, la coerenza sonora e non, la perseveranza, non sono sufficienti a spiegare la longevità artistica di un gruppo come gli STATUTO che ha abbondantemente superato il 30° compleanno e si ripropone ancora una volta con un album convincente, fresco, di altissimo spessore.
Un disco perfettamente MOD-ernista nella sua capacità di rinnovarsi, di guardare sempre avanti, restando fedele alle radici.
"Amore di classe" è un concept album (quanto mai fuori moda nel 2016) che racconta la storia d’amore metropolitana tra un giovane mod proveniente da una famiglia operaia e una ragazza di famiglia benestante, ambientato in una Torino contemporanea dove non mancano i riferimenti con l’attualità e la crisi economica, all’attitudine mod e al mondo ultrà nella più tipica tradizione lirica degli Statuto.
Al di là dei riferimenti musicali sono esaltanti la qualità del suono e degli arrangiamenti, la cura del prodotto e dei testi, la pulizia dell'esecuzione, la calibratura del mix.

5)
RADIO DAYS - Back in the day
Splendido quarto capitolo di una carriera già fulgida iniziata nel 2003.
Quattordici brani di cristallino power pop, rock n roll, beat, addirittura un accenno reggae in "Your words". Siamo dalle parti di Knack, Rubinoos, Flamin Groovies, Barracudas, il primo Joe Jackson, una dose del miglior brit pop (dagli Ash ai Dandy Warhols).
Tanta energia, canzoni immediate, carica contagiosa e travolgente, melodie irresistibili.
Album solare, robusto, di un affascinante gusto retrò ma freschissimo e attuale come pochi.

6)
AVVOLTOI - Confessioni di un povero imbecille
Non è facile arrivare con tanta freschezza, dopo trent'anni di incisioni e un numero incalcolabile di concerti, ad un album come il nuovo della band bolognese che prosegue il loro interminabile percorso accorpando in un coraggioso concept, basato su “Despero”, fortunato libro dello scrittore Gianluca Morozzi, tutto quanto è stato seminato in precedenza.
Troviamo il beat degli esordi ma anche la canzone d'autore, sonorità prog, pop, rock, Hammond grooves e tantissimo altro.
Il tutto con un approccio maturo, inconfondibile e personalissimo.

7)
ROBERTA GULISANO - Piena di(s)grazia
Il secondo album della cantautrice siciliana è un poderoso esempio di forza lirica ed espressiva. Aiutata dalla sostanziosa e partecipe produzione di Cesare Basile, la Gulisano compone un album caldo, aspro e duro, come la terra di provenienza (alla quale concede l'uso, in alcuni brani, del dialetto e costanti, numerosi, omaggi e riferimenti).
Il folk si affianca alla canzone d'autore a influenze jazz, blues (come lo mastica Tom Waits accompagnato dalla chitarra di Marc Ribot) e world.
Testi duri, sarcastici, senza mezze misure.

8)
MILO SCAGLIONI - A simple present
Esordio solista dopo una lunga esperienza con alcuni dei nomi top del pop psichedelico italiano, dai Jennifer Gentle a Dellera degli Afterhours.
Al suo fianco prestigiosi collaboratori nostrani (da Enrico Gabrielli allo stesso Dellera) per confezionare un delizioso viaggio nel folk pop psichedelico di sapore 60's (Beatles, Small Faces, Donovan, Traffic).

9)
GUIGNOL – Abile labile
Diciassette anni di attività e un numero incalcolabile di concerti in Italia ed Europa sono la solida base per il sesto album della band lombarda, che firma il suo miglior lavoro abbracciando un’aspra canzone d’autore con profonde influenze da Nick Cave, Leonard Cohen, blues e punk.
Testi acuti e duri, atmosfere ficcanti, un riuscita cover di uno dei principali riferimenti e di ispirazione, “Il merlo” di Piero Ciampi e una padronanza strumentale e sonora di altissimo livello.

10)
MARLENE KUNTZ - Lunga attesa
Abrasivo, duro, diretto, canzoni eccellenti, con vincenti, piglio provocatorio e arrogante.
I Marlene ritrovano una vitalità che mancava da qualche album e confezionano un disco di altissima qualità.

SEGUONO IN ORDINE SPARSO

ASSALTI FRONTALI - Mille Gruppi Avanzano
Nuovo album che ancora una volta conferma il loro valore.
Testi militanti, lucidi, profondi, basi sempre varie, riuscite. efficaci.
Come sempre al Top !

AMERIGO VERARDI - Ipse dixit
Amerigo Verardi ha costellato trent'anni di attività di album eccellenti, dagli Allison Run ai Lula, numerose collaborazioni, fino alla carriera solista che segna ora il terzo capitolo, affidandosi addirittura ad un doppio CD.
Scelta coraggiosa e controcorrente, una sfida ai rigori di un mercato discografico sempre più asfittico.
Ma il contenuto è talmente valido che può permettersi di affrontare a testa alta il confronto.
Verardi suona quasi sempre tutto, affiancato da sporadici aiuti, proponendo un misto di psichedelia, rock, lunghe ballate ipnotiche di gusto folk per un piccolo capolavoro di ruvida grazia e possente creatività.

THE PLEASE - Here
La band lombarda tocca il traguardo del quinto album dove con una maturità da veterani (quali ormai sono) sfoderano con una classe cristallina un delizioso songwriting che attinge dal folk beat dei 60s' tra Beatles, Jefferson Airplane e Beach Boys o dai Traffic e Fairport Convention e i loro recuperi folk dei 70's  ma anche da umori ben più recenti e attuali come Riley Walker, Fleet Foxes o addirittura i primi Coldplay. Canzoni fresche, solari, frizzanti anche quando vitrano verso linee melodiche più malinconiche.

ELLI DE MON vs DIEGO DEADMAN POTRON - s/t
Due solitari del (deep) blues, abitualmente sul palco senza nessuno intorno, solo con le loro chitarre, voce e percussioni, si incontrano e uniscono le forze in questo affascinante e intenso split di quattro brani ciascuno e un sorprendente finale insieme con una versione di "Go with the flow" dei Queens of the Stone Age.
Più roots e lineare Elli De Mon, più sporco, duro e contaminato Diego Deadman Potron. Splendido album, sincero, profondo, cool.

GIORGIO CANALI/ROSSOFUOCO - Perle per porci
Giorgio Canali torna a cinque anni dal precedente "Rojo" con un lavoro particolare in cui rivisita una serie di canzoni semi sconosciute (con qualche eccezione, vedi Finardi, De Gregori e Luci della Centrale Elettrica) appartenute a band della scena "alternativa" italiana.
Ne nasce una piccola Spoon River sonora della "penisola rock", come sempre perfettamente interpretata ed eseguita da Canali tra suoni aspri e taglienti, arrangiamenti essenziali ma efficaci, un sound (e una voce) immediatamente riconoscibili.

WHITE PAGODA - Everything explodes
Terzo album per la band toscana e consueto tuffo in un diretto, senza fronzoli, PUNK ROCK, chitarra, basso, batteria che trae spunto tanto da nomi come Ramones quanto da quella frangia più pop e 60's oriented del 1977  di bands come i Buzzcocks.
Non mancano un'anima power pop, un gusto per gli arrangiamenti e una capacità compositiva che sembrano rendere semplici brani in realtà talvolta complessi e ricercati nella struttura. Ottimo lavoro.

MONKEY WEATHER - New frontiers
Tornano i Monkey Weather con una robusta iniezione di brit pop rock, come sempre suonato benissimo e con il giusto tiro. Gusto power pop, occhiate a Franz Ferdinand, Arctic Monkeys, Presidents of Usa, Knack, un approccio punk che sporca adeguatamente il tutto, splendide armonie vocali curate al punto giusto e arrangiamenti riusciti e azzeccati.
Buona anche la cover di "Police on my back" dei Clash.

WU MING CONTNGENT - Schegge di Shrapnel
Torna in trincea il Wu Ming Contingent e stavolta lo fa in quelle della Prima Guerra Mondiale dando voce a quella generazione mandata al massacro. Schegge di Shrapnel nasce da un reading  presentato a Berlino nella primavera scorsa.
In questi mesi il materiale musicale e testuale si è arricchito, ha raggiunto una nuova profondità, e ha convinto i membri della band a registrarlo.
Rispetto al fulminante esordio di Bioscop, pur mantenendo le stesse caratteristiche, aggressive e diretti, con testi declamati e senza giri di parole, il sound, sempre roccioso e granitico, si affina, assorbendo influenze new wave ma anche di rock "classico". Non per questo perdono di efficacia il messaggio e l'impatto sonoro. Come sempre, una certezza.

NIGGRADIO - FolkBluesTechno'n'Roll
L'interminabile titolo riassume solo parzialmente il gustoso e vulcanico contenuto del secondo sforzo discografico della band siciliana: un mix ibrido e meticcio di musica mediterranea, blues, rock, punk, elettronica, hip hop e tanto altro.
Il risultato è un appassionante, ricco e personale sound che spicca per freschezza e originalità.

VINICIO CAPOSSELA - Le canzoni della cupa
Ponderoso doppio lavoro caratterizzato da una ricerca approfondita, quasi accademica, all’interno del folk italiano, della canzone popolare a cui si affianca un capitolo più tradizionalmente caposseliano dove si allarga ad orizzonti più ampi e in cui confluisono blues, desert sound, tex mex e tanto altro (con l’aiuto di Los Lobos, Howe Gelb, Calexico e tanti altri).

BRADIPOS FOUR – The Parteno-Phonic Sound of the Bradipos Four
Il terzo album della band campana (conosciuta e rinomata in tutto il mondo) tenta un esperimento apparentemente ardito, quello di conciliare la canzone tradizionale napoletana con il surf rock. Il gruppo assembla una serie di classici di fine ‘800 e primi del ‘900 e li riarrangia in chiave strumentale basandosi sulla  convinzione che nelle melodie partenopee vi siano delle matrici che si incrociano in maniera perfetta con le atmosfere surf-rock che a loro volta attingono dal passato classico messicano, caraibico, mediterraneo.
Il risultato è sorprendentemente riuscito, affascinante, coinvolgente e dal sapore del tutto inedito.
Il futuro nel passato.

RATLOCK - Tutto vero!
Ratlock è il progetto solista di Gabriele “Rata” Biondi, tromba, melodica e percussioni dei Casino Royale dal 1994.
“Tutto vero!” raccoglie alcune delle cose scritte da Rata durante l’ultima parte del tour della band,  “Io e la mia Ombra” (2011-2013). Un album particolare, molto complesso, dalle atmosfere e riferimenti disparati, con elettronica, dub e trip hop a fare da fondamenta.  Si respirano anche odori new wave, quella che nei primi 80’s riecheggiava un funk malato, “bianco” e ruvido (Slits, Pop Group, Bush Tetras, James White e certe sperimentazioni dei Clash di “Sandinista” – di cui potrebbe essere un’outtake la conturbante “In strada”).
E ovviamente le innumerevoli contaminazioni care ai Casino Royale che emergono frequentemente. Sperimentale, originale, personale, convincente.

GIOVANNI FERRARIO ALLIANCE - Places names numbers
Produttore, musicista e autore, Ferrario ha alle spalle una lunghissima carriera che lo ha portato a fianco di, tra gli altri, Le Luci della Centrale Elettrica, PJ Harvey & John Parish, Scisma, Morgan, GuruBanana, Sepiatone, Hugo Race & The True Spirit).
Il nuovo album, registrato in vari luoghi, provvedendo personalmente quasi interamente all'intera parte strumentale  (a parte alcune collaborazioni), raccoglie anni di esperienza, assimilando suoni e sonorità diverse, legate da quel robusto filo conduttore che è la personalità dell'autore.  Il sound resta in perfetto equilibrio tra psichedelia, ballads di sapore roots e bluesy, uno sguardo ai primi Dream Syndicate.
Inutile sottolinearne la maturità compositiva e la ricchezza creativa degli arrangiamenti, le calde e avvolgenti atmosfere.

THE BARSEXUALS – Black Brown And White
Esordio infuocato e ruvidissimo per la band pugliese, forte di un’attività decennale, densa di concerti ed esperienze estreme.
Allo stesso modo del  loro deragliante e sporchissimo rock n roll/punk/blues figlio degenere di Cramps, Gun Club, Meteors e dei loro moderni epigoni come Jon Spencer Blues Explosion, Oblivians o Jay Reatard.
Materia grezza e cruda, elettricità , rabbia garage, ritmica primitiva e pulsante, chitarra tagliente, voce urlata.

LE CAROGNE - Triodo
La band di Imperia realizza, grazie ad una cordata di etichette sparse per la penisola e a una cocciuta voglia di autoproduzione, il terzo capitolo della sua storia discografica, come ci suggerisce il titolo dell'album.
 Sparatissimo garage punk ma che sfugge dalle consuete connotazioni del genere, grazie ad una notevole personalità e ad un uso di sonorità che, pur rifacendosi all'immaginario 60's, sono moderne e attualissime.
Ci sono un po' di Rocket from the Crypt, Hives, Fuzztones ma la tastiera "spaziale" spariglia le carte e inacidisce il tutto.

THE BARBACANS - A monstrous self-portrait
La band marchigiana firma il terzo album della decennale carriera, costellata da numerose altre uscite discografiche. Il nuovo lavoro si prospetta in chiave evolutiva, restando fedele alle classiche influenze 60's e rock n roll ma arricchendosi di sonorità più psichedeliche pur se Sonics, Seeds e Fuzztones rimangono i principali punti di riferimento.
 "A monstrous self-portrait" è un disco maturo, più ricercato in chiave creativa, sicuramente riuscitissimo.

CHARLIE'S STRIPE - Follow the Stripe
Robusto, elettrico, spedito e diretto rock n roll  per la band di Domodossola tra richiami agli Hives, un retrogusto di 60's beat e uno sguardo ai primi Clash. Ci sono freschezza, urgenza, un impeto teen e un tiro comune a poche band in circolazione. Le cinque canzoni funzionano ed entrano subito in testa, ben composte, suonate come il genere richiede.
Ottimo esordio, in trepida attesa dell'album.

EVIL EYE LODGE - s/t
Il quartetto piacentino cerca in questo esordio sulla breve distanza (sei brani per 25 minuti) radici lontane e inconsuete per un gruppo italiano: quel blues sporco e oscuro così caro a personaggi come Nick Cave e Tom Waits ma anche a Screamin Jay Hawkins, a certi sconosciuti bluesmen mai usciti dai confini di New Orleans, ai Doors più radicali (cui pagano omaggio "Vampire Queen" o la conclusiva "Desert Lounge").
Un assaggio gustosissimo dall'acre sapore voodoo che merita attenzione per la particolarità e originalità della proposta.

THE BIDONS - Clamarama
Dieci anni di attività e ora il terzo album, in costante devozione al verbo del Rock n Roll, declinato in varie sue forme, dal garage al beat, al freakbeat, al power pop, surf, punk n roll.
"Clamarama" scorre veloce e diretto, divertente e travolgente tra chitarre con il fuzz, ritmiche pulsanti, cori di palese sapore 60's e brani sempre riusciti e dai ritornelli contagiosi.
Da assaporare tutto in una volta come un boccale di birra in una calda giornata estiva.

I MONACI DEL SURF - 3
Si chiude la trilogia della band "mascherata" (come d'abitudine salgono sul palco) torinese con un omaggio in chiave ovviamente surf ad alcuni brani a loro cari, noti e meno noti (oltre a due inediti). Si passa dai Nirvana ai Madness, dai Depeche Mode a Donatella Rettore e Nicola Di Bari, rendendo il tutto splendidamente uniforme e consono all'humus sonoro tipico della band nonostante l'enorme, palese, differenza tra i brani originali.
Risalta una produzione molto accurata e potente, lontana dai consueti suoni vintage lo-fi del genere, rendendo il prodotto appetibile anche al di fuori dei circuiti ad esso dedicato.

SEGNALO ANCHE UNA SERIE DI 45 GIRI : LINK QUARTET - Quattro pezzi facili
Torna il LINK QUARTET con un nuovo lavoro, decisamente atipico rispetto alla consuetudine.
Quattro brani che arrivano dai 60s', ricantati in italiano dalla voce souleggiante di Silvia Molinari.
L'impronta è sempre Hammond beat oriented ma con un timbro più 70's rock.
Due i brani degli Shocking Blue Love Buzz e I'm A Woman poi Back Up Against The Wall dei Blood Sweat And Tears) e la versione che Ombretta Colli fece nel 1969 di Harley Davidson di Serge Gainsbourg. L'adattamento in italiano è convincente ed efficace, sulle qualità tecniche ed espressive della band non c'è da anni alcun dubbio.

THE SCRUBS - Please Go Out / Hey Girl
Suonare garage punk al giorno d'oggi potrà sembrare fuori moda.
Ed è probabilmente quello di cui vanno fieri i lodigiani Scrubs, alle prese con l'esordio su vinile a 45 giri. Due brani, veloci, corti, chitarre fuzz, voce aggressiva, ritmi indiavolati sulle tracce di Sonics e Fuzztones.
Nessun fronzolo, arrangiamenti minimali e secchi. Un calcio nello stomaco, puro garage punk.

LOS INFARTOS - Another face
Una bomba rock n roll arriva dal centro Italia. Un singolo in vinile, tre brani, Miracle Workers, Vipers, Sonics, Fuzztones in sottofondo e una carica garage punk (ma che abbraccia anche raffinati riferimenti a certo brit rhythm and blues e leggere pennellate psichedeliche tardo 60's) comune a poche bands in circolazione.
Consigliatissimo.

5 commenti:

  1. tutti ottimi dischi al di là del genere..vecchie glorie che confermano la loro buona salute e giovani leve con incoraggianti debutti.
    Italiani brava gente. W Italia
    C

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  2. Alla faccia di chi dice che l'Italia musicale fa schifo

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    1. chi lo dice è un ignorante, cioè uno che ignora che..
      C

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  3. Un po' dei dischi nella lista possono tranquillamente competere a livello internazionale, secondo me

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  4. Grazie mille! Che onore far parte della lista!

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