giovedì, ottobre 13, 2016

Max Merkel



A cura di ALBERTO GALLETTI

Questo signore, sconosciuto ai più dalle nostre parti, balzò alla mia attenzione ai tempi delle superiori quando scoprii che aveva guidato il grande e glorioso 1FC Nurnberg alla vittoria nella Bundesliga del 1968 e alla retrocessione nel campionato regionale bavarese (non esisteva ancora la serie B), l’anno successivo, un grandissimo exploit, come degno di nota fu sempre il suo aspetto, occhiali sempre indosso,aria austera, vestiti eleganti ma un po fuori dall’ordinario, un’ icona tedesca anni 60.

Trovai il nome, Max Merkel, e poco altro, ma il personaggio mi ha da allora incuriosito parecchio.

Viennese, classe 1918, crebbe nella capitale austriaca nel periodo contrassegnato delle imprese del Wunderteam,ma anche dalle difficili condizioni in cui si trovò l’Austria all’indomani del primo conflitto mondiale e del crollo dell’Impero.
Studiò ingegneria meccanica al politecnico di Vienna e dopo la laurea trovò impiego presso una fabbrica di ascensori, continuando nel suo impegno col calcio fino a quando il datore di lavoro lo mise davanti alla scelta, impiego e carriera in azienda o la carriera di calciatore.
Max non ebbe dubbi, il suo sogno era giocare e vincere col Rapid Wien e lasciò l’impiego.
Non fu molto fortunato, gli inizi coincisero con la scoppio del secondo conflitto mondiale che ostacolò lo svolgimento delle attività calcistiche (ma non impedì al Rapid di vincere il campionato tedesco del 1941).

Giocò come difensore per il Rapid Wien tra il 1936 e il 1954 con una breve parentesi nelle fila del Wiener SK, altra grande compagine viennese dell’epoca.
Vinse 4 campionati austriaci in 6 stagioni nell’immediato dopoguerra con i bianco verdi giocando in difesa insieme ai formidabili Happel e Hanappi autentiche leggende del calcio austriaco.

Da giocatore vanta due presenze in nazionale, curiosamente una per la Germania nel 1939 e un’altra per l’Austria nel 1952, un tipo decisamente non comune il nostro Max e anche un po speciale.
Appese le scarpe al chiodo al termine della stagione 1953/54, assunse la guida del HBS L’Aja squadra olandese vincitrice di tre campionati agli albori e l’anno dopo passò alla guida della nazionale.
Sotto la guida di Merkel gli arancioni migliorarono enormemente, tanto da riuscire a battere (2-1), nel ’56, la Germania campione del mondo in casa sua.
Alla fine del 1956 passa alla guida dell’amato Rapid con il quale vince il campionato del 1958,la sua fama comincia ad uscire dai confini nazionali e il Borussia Dortmund, campione di Germania nel 1957 e 1958 lo ingaggia per la stagione 1958/59. Si apre qui la leggenda Max Merkel: nel giro di mezza stagione rivoluziona la squadra licenziando quasi tutti i giocatori protagonisti delle due vittorie in campionato, lasciando l’intero ambiente sbigottito ed incredulo, la squadra non decolla e cede il titolo regionale agli eterni rivali dello Schalke 04 (che vincerà poi il campionato). Emergono la sua fermezza, la spietatezza nelle scelte e nei giudizi e il suo carattere fortemente autocratico ed egocentrico,duro e provocatorio un kaiser insomma.
Rimane in carica fino al 1961 con il Borussia sconfitto in finale, ma ormai la crescita della squadra è completa e vincerà il campionato nel 1963, dominando la scena tedesca e parzialmente anche in Europa fino al 1966.
Nel 1961 passa al Monaco 1860 compagine della capitale bavarese, città fino a quel momento ai margini del grande calcio tedesco. La società gli offre un contratto da 3mila marchi al mese facendone di gran lunga l’allenatore più pagato del Paese.

Qui Max compie il suo capolavoro. Si insedia imponendo la propria autorità fatta di metodi spigolosi, allenamenti duri,battute al vetriolo e dettami tecnico tattici rigidi , predica la condivisione delle idee, la convinzione che i calciatori debbano condividere completamente il suo credo, solo così si fa strada. Lo definisce fanatismo (calcistico).
La squadra gioca un 4-4-2 palla a terra con utilizzo delle ali e inserimenti delle mezzeali, davanti il bomber Brunnenmeier fa sfracelli. Nel 1963 vince il campionato bavarese e finisce secondo nel girone di semifinale nazionale, la squadra viene ammessa alla nuova Bundesliga il campionato nazionale a girone unico che si disputerà dalla stagione 1963/64.Incredibile a pensare oggi i leoni sono in quel momento la squadra principale della città, i cugini del Bayern non sono riusciti a qualificarsi e mancheranno le prime due stagioni a girone unico.
Gli introiti del club aumentano vertiginosamente e Merkel ottiene l’aumento dello stipendio a 11mila marchi al mese (più di quanto percepito al tempo dal Cancelliere tedesco Adenauer).
La prima stagione si chiude con un settimo posto e la vittoria in Coppa di Germania, la seconda nella storia del club con un secco 2-0 all’ Eintracht Francoforte nella finale di Stoccarda. Il Monaco 1860 è in forte ascesa e chiude la stagione 1964/65 al quinto posto, raggiungendo la finale di Coppa delle Coppe dove viene battuto dal West Ham 2-0 .

La consacrazione definitiva di Merkel e i suoi è rimandata all’anno dopo, vittoria in Bundesliga , 50 punti, tre in più di Borussia Dortmund e Bayern (nel frattempo promosso nella massime serie), 80 gol all’attivo in 34 partite il migliore attacco del campionato, Konietzka suo pupillo a Dortmund e appena ingaggiato fa centro 28 volte.
E’ l’apice dell’epopea bianco-azzurra, ma Merkel continua a tenere in pugno la squadra con i suoi metodi dispotici e alcuni giocatori cominciano a mostrare segni di insofferenza, sotto pressione ha frequenti attacchi di bile che gli costano due ricoveri in sanatorio, per due volte deve abbandonare e riprendere la guida della squadra.
Il suo caratteraccio si inasprisce ancor di più e si sfoga sui calciatori durante la pausa invernale del 1966, tanto che il capitano Groesser e il portiere Radenkovic, assurti al ruolo di stelle sotto la sua gestione, gli si ammutinano contro, gli allenamenti continui e durissimi, a base di giri di campo di corsa sorreggendo due palle mediche,nel gelo di Monaco diventano insopportabili.
In un attacco di rabbia fa giocare la squadra dividendola in bevitori e astemi coi primi che si impongono per 7-1, al termine si scaglia con violenza contro gli astemi definendoli dei buoni a nulla.
Il capitano, esasperato, organizza una votazione per cacciare l’allenatore che da come esito 17 favorevoli e 3 contrari, ripetuta una seconda volta vede cambiare il risultato in 19-1.
Merkel è costretto ad andarsene i sentimenti sono contrastanti, nonostante le vittorie Radenkovic dichiara dopo il licenziamento che l’ex tecnico è un uomo spietato e i suoi metodi molto crudeli.
Per il capitano Grosser la squadra non ha vinto grazie a Merkel, ma nonostante Merkel.

Non si lascia sfuggire l’occasione il Norimberga, in quel momento il club più titolato in Germania, 8 campionati e 4 Coppe nazionali e a secco di trofei da sei anni, in cerca di rilancio.
Merkel ottiene l’ennesimo grande ingaggio e carta bianca dal club.
Due allenamenti al giorno, l’atmosfera di serenità dello spogliatoio brutalmente interrotta dall’instaurazione del suo rigido regime che bandisce gli alcolici e controlla stretto la vita dei giocatori.
Introduce anche parecchie novità positive, ancorchè non conformi ai dettami dell’epoca: abolisce i premi partita fissi e li rende proporzionali ai meriti (secondo suo insindacabile giudizio), i premi fedeltà ai calciatori vengono pagati in anticipo, manda i calciatori alle scuole serali a diplomarsi e li aiuta a compiere investimenti coi loro guadagni che potranno aiutarli una volta terminata la carriera da calciatori. Lui investe nel commercio del tabacco. ‘Il denaro è la miglior psicologia’ sentenzia ,crudamente, alla sua maniera.

Fonda una scuola calcio del club e un convitto per giovani calciatori, il mattino imparano un lavoro e il pomeriggio si allenano con la prima squadra, la società offre loro vitto, alloggio e vestiti.
La federazione lo critica, lui risponde per le rime ‘Nessuno in federazione distingue un pallone da calcio dalla pancia di una rana’.
Il Norimberga comincia bene la stagione 1967/68, Max Merkel, come già a Monaco ispira la squadra, applica con estremo rigore i suoi concetti cercando di installare persuasione e fiducia nei giocatori,che devono arrivare a giocare come vuole lui spontaneamente.
‘Esorto il fanatismo’ dichiara di nuovo.
La squadra risponde alla grande e vince il campionato conquistando il nono ( e per ora ultimo) titolo di campione di Germania.
Fedele a se stesso in estate licenzia quasi tutti i giocatori della rosa ritenendoli troppo vecchi e poco disponibili ad assimilare il suo credo, sostituendoli con giocatori più giovani.
Come a Dortmund 10 anni prima lo sgomento è generale, il più grande club tedesco cambia l’intera squadra dopo aver vinto il campionato! Il trucco stavolta non riesce, il girone unico nazionale è assai più duro della vecchia Oberliga Ovest e i giovani non sono in grado di gestire la personalità di Merkel, inoltre sono inesperti e alcuni di loro obiettivamente scarsi.
L’avvio stentato fino alla sosta invernale si trasforma in un tracollo da gennaio quando Merkel vende anche il capocannoniere Brungs, unico dei pochi rimasti dall’anno precedente. Si arriva alla penultima di campionato con la squadra al penultimo posto (che significa retrocessione) e uno scontro diretto col Borussia Dortmund che precede il Norimberga di un punto.
L’incontro termina 2-2, il mancato sorpasso in classifica decreta la retrocessione, fu un durissimo colpo per tutto l’ambiente, il Norimberga non tornerà più in Bundesliga fino al 1978 . Rimane uno dei casi sul come non sia necessario riparare qualcosa che non è rotto più illuminanti.

Max Merkel fu allontanato dal Norimberga a fine giugno 1969.

Il suo prestigio era comunque intatto oltre confine e il Siviglia, neopromosso nella serie A spagnola, lo ingaggiò di li a poco. Si guadagnò velocemente il soprannome di ‘Senor Latigo’ e per sua stessa ammissione teneva veramente la frusta in una mano e cubetti di zucchero nell’altra durante gli allenamenti.
Nonostante all’epoca ci fosse più permissività con i calciatori, specialmente i migliori, Merkel continuò anche in Spagna con i suoi metodi duri, esigentissimo coi suoi calciatori che risposero comunque bene sul campo chiudendo il campionato con un ottimo terzo posto, e vittoria al Bernabeu su un Real al tempo quasi imbattibile.

In estate arrivò ai ferri corti con la dirigenza, probabilmente aveva in mente un’altra purga tipo Norimberga ma i dirigenti andalusi non vollero sentir ragioni e lo licenziarono.
Si fece sotto l’Atletico Madrid che lo ingaggiò nel novembre 1971 con la squadra in uno stato precario di forma e risultati scadenti.
Merkel dichiarò che li avrebbe sistemati per febbraio.
Mantenne la parola, l’Atletico Madrid vinse la Coppa di Spagna del 1972 dopo aver eliminato il Barcellona nei quarti (doppia vittoria 2-0 e 1-0) e superato il Valencia 2-1 in finale. La ricetta dei suoi duri allenamenti, consistenti principalmente nel far correre i giocatori su e giù per le gradinate dello stadio fino allo sfinimento, alla fine pagò.
Il capitano Rodriguez che giocò coi ‘colchoneros’ per 17 anni dichiarò che quello fu l’Atletico Madrid più forte in cui abbia mai giocato.
Non era finita, nel 1972/73 l’Atletico Madrid vinse il campionato spagnolo, trascinati dal cannoniere Luis Aragones, che imparò bene la lezione e prese il posto di Merkel due anni dopo. Il quale per l’ennesima volta non si smentì e fu licenziato dall’Atletico in estate dopo aver dichiarato al quotidiano tedesco Bild che ‘La Spagna è un gran bel posto se non fosse pieno di spagnoli’. Adesso capisco anche da dove arrivavano quei modi assolutamente rudi e inurbani di Aragones quando era CT della Spagna: Max Merkel! Nessun allenatore è stato tenuto quanto lui negli anni 60/70. Le sue leggendarie uscite sarcastiche erano ormai note ovunque ma il club non la prese bene licenziandolo. Merkel citò l’Atletico in giudizio e vinse la causa incassando i soldi fino a fine contratto. Lasciò però la Spagna e tornò in Germania.

Nei successivi dieci anni allenò ancora il Monaco 1860, lo Schalke 04, dove si presentò dichiarando che la cosa più bella di Gelsenchirken era l’autostrada che porta a Monaco di Baviera ma non fu licenziato e riuscì a salvare la squadra. Poi ancora Augsburg e Karlsruher SC.

Nel marzo 1979 viene ingaggiato dal Bayern, gli eterni rivali, e ora anche la squadra più forte e più titolata di Germania.
Appena la notizia giunge ai giocatori, il capitano Sepp Maier con l’aiuto di Breitner boicotta la scelta del presidente costringendolo a stracciare il contratto, rifiutandosi altrimenti (insieme ad altri) di entrare in campo agli ordini di Merkel.
Neudecker presidente di 4 campionati tedeschi, 4 Coppe Nazionali, 3 Coppe dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe e una Coppa Intercontinentale si deve dimettere .
Dopo una breve parentesi allo Zurigo nel 1982/83, Merkel, divenne articolista fisso della Bild Zeitung e continuò a scrivere di calcio e a lanciare invettive e strali contro tutti e tutto.
Scrisse anche vari libri sul calcio il più noto dei quali dal titolo emblematico ‘Bastone e carota’.
Lasciò anche parecchie frasi celebri che fecero di lui l’allenatore più famoso (e temuto) della Germania, tipo ‘L’unica cosa che funziona all’interno della federazione austriaca è la pausa pranzo’; oppure ‘ Della Danimarca mi son segnato uova e burro, ma non il calcio’ , e ancora ‘ Un tram fa più paganti del Bayer Uerdingen’, o uno dei suoi pessimi attacchi verso Udo Lattek ‘ Han fatto gli esami del sangue a Lattek, esito: alcool puro contaminato da globuli rossi’ o ‘Preferisco guardare Maradona 10 minuti mentre lava la macchina che Pfluger (ex-terzino del Bayern) giocare per 90 minuti.

Morì a Monaco di Baviera nel 2006.

5 commenti:

  1. Un grande! E che carattere.. Non conoscevo bio cosi dettagliata. Micidiali le frasi celebri. Tanx Albe
    C

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  2. che personaggio. bellissimo articolo
    alberto

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  3. Il solito incommensurabile Gallo!
    Mito!!
    Clodoaldo

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  4. Un tram fa più paganti del Bayer Uerdingen è fantastica. Stand up for Herr Galletten

    Charlie

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