giovedì, giugno 30, 2016
Giugno 2016. Il meglio
A metà dell’anno si può dire che il 2016 è propizio per i buoni dischi : molti nomi li ritroveremo prevedibilmente ai vertici dei migliori a fine dicembre.
Motorpsycho, King Gizzard and Lizard Wizard, Fantastic Negrito, Last Shadow Puppets, PJ Harvey, Iggy Pop, David Bowie, Seratones, Fantastic Negrito, Kula Shaker, Marta Ren, Lucinda Williams, Nigel Hall, Mavis Staples, Parker Milsap, Charles Bradley, Deep Street Soul, The Heavy, Bob Mould tra gli stranieri.
Statuto, The Winstons, Afterhours, Marlene Kuntz, Radio Days, Nada, Roberta Gulisano, Guignol, Wu Ming Contingent, Daniele Silvestri, Sistah Awa tra gli italiani
ASCOLTATO
FANTASTIC NEGRITO - The last days of Oakland
Blues with punk attitude. Lui descrive così la sua musica. D’accordissimo.
Il risultato è talvolta vicino a certe cose di Jack White/White Stripes/Raconteurs, altre volte ad un cattivissimo modern blues, altre ancora ad una malatissima forma di gospel.
Notevole, profondo, finalmente una musica che infonde un senso di pericolo.
AFTERHOURS - Folfiri o Folfox
Un dolorisissimo (quasi) concept sulla morte e la rinascita.
Il bizzarro e curioso titolo è in realtà il nome dei trattamenti di chemioterapia subiti dal padre di Agnelli, da poco scomparso per un tumore al colon.
E la figura del padre ricorre costante nei testi e nel drammatico umore di un disco che è però opera corale di un gruppo appena "rinato" dopo un'altrettanto e dolorosa separazione da alcuni membri storici.
Diciotto brani ostici, duri, drammatici, senza compromessi, intensi, complessi, spesso sperimentali.
Dove la logica avrebbe voluto un adagiarsi su binari prevedibili e consueti, "Folfiri o Folfox" guarda invece avanti, con coraggio e un senso di nuova sfida.
Un album importante, compatto, personalissimo, abbondanti spanne oltre la stragrande maggioranza di quello che esce in Italia abitualmente.
Con buona pace dei provinciali belati o ragli di chi si attacca alla menata di Agnelli giudice di X-Factor.
DURAND JONES and the INDICATORS - s/t
Viene dalla Lousiana e dal mondo gospel, canta con un timbro alla Otis e tira fuori un esordio di grande gusto e levatura.
Southern soul, funk, gospel soul.
Il tutto molto sporco, crudo, live in studio, senza tanti revivalismi o sguardi al passato.
BEVERLY KNIGHT - Soulville
All’ottavo album la soul singer inglese affina il suo stile oscillando tra una black music viscerale che attinge da gospel, soul, funk e blues e una dimensione più soft e mainstream.
Ci sono anche Sam Moore (nella solita “Hold on I’m Coming”), Jamie Cullum e Jools Holland tra gli ospiti.
Risultato finale molto gradevole.
NICK PRIDE AND THE PIMPTONES – Go Deep
Torna la band inglese con un nuovo scintillante album (il terzo della carriera) che ribadisce una volta in più la capacità di affinare l’efficacia di un groove già potente e travolgente, tra 70’s funk e una dose esplosiva della miglior soul music.
Il sestetto ha nella grande voce di Beth Macari il suo punto di forza ma ha ormai da tempo sviluppato una coesione ritmica e una tecnica individuale degli strumentisti che non teme rivali.
Un altro grande tassello nel sempre più ampio mosaico della nuova soul-funk music.
INCOGNITO - In search of better days
Gli Incognito sono il contrario del loro nome: una garanzia. Di qualità, di integrità, continuità e fedeltà al loro classico, raffinato ed elegante, soul pop.
Niente di particolarmente nuovo, chi ne ha amato i sedici (!) dischi precedenti non sarà deluso nemmeno da questo.
CLAYPOOL LENNON DELIRIUM- Monolith of Phobos
Un connubio lisergico ed esplosivo.
Non è difficile immaginare cosa possa uscire dal connubio di due tra le menti più visionarie e lisergiche in circolazione che si condensa in un interessante album che assembla i poderosi riff funk punk di basso di Les Claypool con le sognanti e dilatate visioni di Sean, sperimentazioni, brani che sembrano usciti da un album perduto dei primi Pink Floyd, bizzarrie varie.
I due suonano tutto, si sono sicuramente divertiti tantissimo, il risultato è buono ma appare fine a sé stesso e un po’ troppo autoreferenziale.
BIG MOUNTAIN COUNTY - Anachronicle
Ad un anno dall'album d'esordio la band romana torna con l'inconsueta scelta di un live con 9 brani (per lo più tratti dal citato disco, "Breaking sound"), registrato alla Locanda Atlantide della capitale. Psych rock, impennate garage, sapori alla Dream Syndicate (dal cui guitar sound, a metà tra il 60's beat e i Velvet Undergound, arrivano non poche influenze) e tanta energia. La dimensione live accentua il carattere ruvido delle composizioni e le rende più immediate e spontanee. Un'ottima prova.
IL COMPLESSO DI TADA’ - s/t
Il Complesso Di Tadà! è un supergruppo diretto da Massimo Martellotta dei Calibro 35 conaltrettanto super ospiti come Elio, Nina Zilli e Filippo Timi.
Un salto nei profondi anni 60 tra strumenti vintage, il gusto delle colonne sonore di Piero Umiliani, brani twist, shake e beat, classici come "Sapore di mare", "Mah na mah na", "Ma che colpa abbiamo noi" ripresi con lo stesso gusto dei Sessanta italiani. Album divertentissimo, piacevole, perfetto per colorare in technicolor la prossima estate.
TEMPORAL SLUTS - Modern slavery protocol
Il primo album della band comasca in 20 anni di attività esce come una bomba di potenza illimitata.
Qui si viaggia con Dictators, radio Birdman, Adolescents e Stooges nel motore. Le chitarre sono un muro, la ritmica un bulldozer che spiana tutto. Dieci brani per 27 minuti, la durata perfetta. Grande album.
AA. VV. - Beat Generation and the angry young men
AA. VV. - Generation Mod
La Well Suspect Records fu un'etichetta (dalla vita breve) fondata daEDDIE PILLER (prime mover del movimento mod inglese) successivo artefice della Acid Jazz Records e tanto altro. Rivive ora con la ristampa del mitico THE BEAT GENERATION AND THE ANGRY YOUNG MEN, originariamente uscito nel 1984 raccogliendo rari brani del primo mod revival, usciti solo su introvabili 45 giri o mai pubblicati.
La nuova versione Deluxe non conta più i due brani dei Merton Parkas ma si arricchisce di quelli dei nostri MADS, presenti con ben 5 episodi d'epoca che reggono alla perfezione il confronto con nomi titolati come PURPLE HEARTS o LONG TALL SHORTY.
Da notare il brano "Concrete mixer" dei Purple Hearts che vede la presenza (non accreditata) di Paul Weller al piano mentre occorre ricordare gli sfortunati Small Hours, ottima band, presto dimenticata da cui uscirono un paio di eccellenze come Carol Isaacs poi con Squeeze e Sinead O Connor e Iain Shedden ora in Australia in tour coni Saints.
Il sound è grezzo e datato ma perfetta fotografia dell'epoca.
Un documento importante.
Nuovo materiale invece quello che troviamo in GENERATION MOD.
Ancora i nostri MADS con un nuovo (ottimo) brano e tanti nomi che, con qualche eccezione, confermano, a parer mio, la scarsità di materiale di buona fattura in ambito mod di questi tempi.
Ottimi Aunt Nelly e gli israeliani Man From North Country, scontato il giudizio positivo sui Moons, discreti i French Boutik e il buon Andy Lewis ma è difficile trovare altri buoni spunti tra imitatori degli Oasis, pop rock in cui non trovo alcuna affinità con il pur ampio universo sonoro mod e brani di levatura davvero scarsa.
Uno spaccato poco confortante.
LACK OF AFRO - Hello baby
Quinto album per il polistrumentista che si destreggia tra soul, northern soul, varie influenze rhythm and blues, funk soul etc campionando alla perfezione a destra e a manca. Suona un po’ plastico ma divertente.
ASCOLTATO ANCHE
DIARRHEA PLANET (punk rock americano banalotto e anonimo) MOON HOOCH (due sax e una batteria. Interessanti e unici, vicini alle atmosfere dei Morphine), PSYCHIC HILLS (psych e Velvet Underground, carini) DANIEL ROMANO (dal Canada un buon album di pop country beat tra Byrds, Beach Boys un’anima psych e un tocco soul) CORB LUND (canadese tra country rock, soul e pop, ottimo), CARAVAN PALACE (electro swing e umori jazzy. Divertente), JAKE BUGG (noioso e davvero pessimo), LU SILVER STRING QUARTET (ottimo mix di Black Crowes, southern rock, blues, country).
LETTO
PATTI SMITH - M Train
La necessaria premessa per accostarsi ad un libro come questo è di avere un AMORE INCONDIZIONATO per PATTI SMITH.
Che ti permette di accettare le sue lunghe elucubrazioni, riflessioni, talvolta tortuose e autocompiacenti, le sue malinconie, le ossessive annotazioni sul cibo scelto, sul vestito indossato, sul libro sfogliato (approccio molto simile ai "Diari di Andy Warhol").
La sua smisurata passione per il caffè, il romantico ricordo del compagno perso, Fred Sonic Smith.
Patti viaggia per il mondo, dalla Guyana francese all'Islanda, dal Messico al Giappone, entra ed esce dai bar alla ricerca di caffè, riflette seduta su un molo o nella casa di Frida Kahlo.
Abbonda in particolari che spesso appaiono superflui e inutili e invece SONO il RACCONTO, ciò che lo rende un dialogo diretto con il lettore che diventa partecipe del quotidiano, spesso banalissimo dell'Artista.
Questo è un bel libro e Patti Smith continua a piacermi tantissimo, anche più di prima.
OLIVIER ROLIN - Il meteorologo
Aleksej Feodos’evic Vangengejm era il meteorologo dell’Unione Sovietica, nel periodo in cui era Stalin a governarla, alle prime avvisaglie del pugno di ferro che poi sterminerà un numero smisurato di "oppositori" .
Nato in una famiglia della piccola nobiltà Vangengejm si innamorò della rivoluzione bolscevica e mise il proprio talento al totale servizio del grande ideale sovietico.
Preconizzò, negli anni '30, l'utilizzo dell’energia del sole e dei venti per l'alimentazione energetica.
Collaborò ai primi tentativi di conquista dello spazio lavorando ai primi aerostati che arrivarono nella stratosfera e alle spedizioni nell'Artico.
Nel 1934 fu accusato di tradimento e rinchiuso nel primo dei gulag, nelle Isole Solovki nel Mar Baltico.
Durante la prigionia (dura ma non così spietata visto che accudiva la biblioteca del carcere dove c'erano trentamila libri di ogni genere, teneva conferenze e viveva una quotidianità quasi "normale" pur nel rigore sia climatico che oppressivo) fino al 1937, quando fu giustiziato, scrisse alla figlia una serie di lettere piene di disegni, erbari, indovinelli (riportati nel libro). Restò fedele al Partito e all'idea del Comunismo fino alla fine (anche se non è improbabile che sia stata solo una mossa per proteggere la famiglia), rifiutandosi di credere alla propria "colpevolezza", scrivendo spesso a Stalin e ad altri responsabili (senza ricevere ovviamente alcuna risposta), sicuro di un errore.
Solo la scoperta di queste lettere ha riportato alla luce la sua triste ed oscura storia e ne ha riabilitato la figura e la memoria.
Il libro è rigoroso nel ripercorrere il suo incubo, toccante nel riportarne frasi e pensieri, ben scritto e scorrevole.
PAOLO FERRERO - Chiedi chi erano Law e Baker
La convulsa storia della permanenza di Denis Law e Joe Baker nel Torino dei primi 60’s, dalle prime grandi prove in maglia granata ad una serie di “notti brave”, vari dissapori con dirigenza e tifosi fino ad un incidente notturno che chiuse la carriera italiana dei due.
Denis Law vincerà parecchio poi con il Manchester United (coppa dei Campioni inclusa) e sarà Pallone d’Oro nel 1964.
Baker, scomparso una decina di anni fa, passò invece all’Arsenal per una carriera più che dignitosa.
Ferrero racconta tutto nei dettagli, contestualizzando il periodo storico per una lettura agile, interessante e veloce.
COSE & SUONI
Mie recensioni quotidiane su www.radiocoop.it e mensili su CLASSIC ROCK
Uscito ROCK n SPORT mio nuovo libro per VoloLibero Edizioni (i dettagli qui: http://tonyface.blogspot.it/2016/03/rockn-sport-musica-discipline-olimpiche.html).
R.I.P. Scotty Moore
RispondiEliminaGMV
Un sacco di consigli interessanti. Il Complesso di Tada' mi incuriosisce molto. Contento che Nick Pride sia tornato in pista.
RispondiEliminaCharlie
Quante belle cose..
RispondiEliminaCome già detto ottimi i colpi dei MADS e ascolto con piacere i nuovi Big Mountain Country
C