sabato, marzo 12, 2016

La magnifica illusione di Nando Mainardi



In un paese giusto e intelligente a Gaber dedicherebbero vie, piazze e teatri.
Non ci viviamo quindi proseguiamo nella nostra "magnifica illusione" che prima o poi le cose cambieranno.

Nel frattempo Nando Mainardi ci ricorda il perchè al troppo spesso dimenticato "Signor G" andrebbero tributati onori in abbondanza ripercorrendo gli anni dell'impegno di Gaber quando coraggiosamente abbandona la "canzonetta" e i tour con Mina e abbraccia (affiancato dal fido co-autore Luporini) il "teatro canzone" ovvero come dice lo stesso autore quando fare teatro e cantare canzoni, per Gaber, significava parlare di rivoluzione, di cambiamento, dei tentativi eroici e spesso fallimentari di abbattere regole che fino a poco tempo prima erano consideraste eterne e immutabili.
Sarà una stagione lunga, intensa, densa, piena di soddisfazioni, (dis)illusioni, sfide, scontri ideologici e contenutistici.

Ne uscirà, come tanti (tutti?), bastonato dalla storia e dagli eventi ma con quel costante sorriso malinconico di scherno di chi aveva capito tutto e tanto tempo prima.
Scritto benissimo, avvincente e dettagliato, per (ri)scoprire un Grande.

14 commenti:

  1. A me pare che una via Giorgio Gaber a Milano ci sia

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    1. Hai ragione, al Gratosoglio, parallela a via dei Missaglia

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    2. Ecco si, vicino via dei Missaglia c'ero passato vicino, cartina sul sedile di fianco due/tre anni fa mentre cercavo una scuola li intorno

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  2. Grande Gaber!
    Conservo ancora la cassetta Barbera e Champagne di mio padre, arancione, vecchissima ascolto ormai pessimo, ma è strabella

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  3. Quando anche Fidenza era diversa il Teatro Magnani ha ospitato praticamente tutti gli spettacoli dalla metà degli anni '70 fino ad Anni affollati. Non uno sul quale mi senta di sollevare appunti. Formidabili quegli anni, in ogni senso. Gino Delledonne - Fidenza

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  4. Concordo. Io l'ho visto ne Il Grigio al Politeama a Piacenza. Fantastico

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  5. Ho visto Gaber ogni volta che passava all'Alfieri a partire dal 1980. Devo dire che ho apprezzato quasi tutto, ma non il pessimismo finale di "La mia generazione ha perso". Io credo che la sua generazione non abbia perso, ma hanno perso quelle che sono venute dopo, a partire dalla mia (io sono del 1964). Loro, e cioè quelli che sono stati giovani negli anni '60 e '70 hanno provato (non solo in Italia, ma direi in tutto il mondo) a "cambiare il mondo", a lottare uniti in quella che è stata la prima globalizzazione, non economica come quella di oggi ma di valori. Non ci saranno riusciti ma almeno ci hanno provato...e poi, comunque, molte cose le hanno cambiate. A partire da quelli della mia età invece, tranne ovviamente poche eccezioni, l'unico cambiamento è stato quello del canale con il telecomando....la televisione degli anni '80 ha rincoglionito una generazione, e ho paura che oggi con internet sia pure peggio....queste sono generazioni che hanno perso senza nemmeno combattere, almeno loro invece ci hanno provato. In generale preferisco il Gaber del "Dialogo tra un impegnato e un non so", "Anche per oggi non si vola" e "Libertà obbligatoria" a quello di "Polli d'allevamento"...quando ne parlano in televisione, in generale, ricordano però solo il periodo precedente (del Cerutti Gino, il Riccardo, ecc....), che è comunque pregevole: concludo ricordando il Gaber rockettaro con Jannacci nei Due Corsari, "Una fetta di limone" è rock demenziale ante litteram

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  6. E' vero ci hanno provato e non ce l'hanno fatta (e quindi hanno perso). Anche il libro arriva alla conclusione che nonostante la sconfitta ne è valsa la pena. Ce ne vorrebbero di quelle sconfitte....

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  7. Per cambiare avrebbe dovuto fare il politico e non l'artista ruolo nel quale ha tutt'altro che fallito.

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    1. Mah. Non sono molto d'accordo: ci sono artisti che hanno cambiato il mondo sicuramente più della quasi totalità dei politici...

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    2. Anche lui l'ha cambiato, per quel che può cambiare la gente che lo ha seguito

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  8. Il suo è stato un percorso coerente e controcorrente. Ha appoggiato le istanze "rivoluzionarie" e quando si è reso conto che anche lì c'erano conformismo e gerarchia le ha criticate, da vero Spirito Libero, prendendosi critiche anche pesanti.

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    1. Credo che tu ti riferisca in particolare al disco/spettacolo "Polli d'allevamento", che si conclude con "Quando è moda è moda"....

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  9. Uno spirito libero non può aspettarsi di cambiare il mondo, è una pia illusione.
    Senza un certo ordine la risultante è il caos, ne ha mai proposto uno?

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