giovedì, dicembre 10, 2015
Intervista a Stefano Ghittoni (The Dining Rooms)
Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM, SALVATORE URSUS D'URSO dei NO STRANGE, CESARE BASILE, MORENO SPIROGI degli AVVOLTOI, FERRUCCIO QUERCETTI dei CUT, RAPHAEL GUALAZZI, NADA, PAOLO APOLLO NEGRI, DOME LA MUERTE, STEVE WHITE, batterista eccelso già con Style Council, Paul Weller, Oasis, Who, Jon Lord, Trio Valore, il bassista DAMON MINCHELLA, già con Paul Weller e Ocean Colour Scene, di nuovo alla corte di Paul Weller con STEVE CRADOCK, fedele chitarrista di Paul, STEFANO GIACCONE, i VALLANZASKA, MAURIZIO CURADI degli STEEPLEJACK e la traduzione di quella a GRAHAM DAY, CARMELO LA BIONDA ai MADS, CRISTINA DONA', TIM BURGESS dei Charlatans, JOYELLO TRIOLO, SIMONA NORATO e la traduzione di un'intervista a RICK BUCKLER, MICK JONES, MONICA FRANCESCHI, SALVO RUOLO, MAURIZIO MOLGORA, PAUL WELLER, I RUDI e Michele MEZZALA Bitossi, IACAMPO, FIVE FACES, Geno De Angelis dei JANE J's CLAN, oggi incontriamo Stefano Ghittoni dei DINING ROOMS
Le precedenti interviste sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste
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THE DINING ROOMS - Do Hipsters Love Sun (Ra)?
Al settimo album il duo Stefano Ghittoni e Cesare Malfatti (da quattro anni assenti in questa veste) torna a "spaziare" (mai parola fu più adatta in questo contesto) tra modern funk, jazz, lounge, library music, ritmiche hip hop ed elettroniche, sapori kraut, il tutto rigorosamente strumentale e stupendamente cinematografico.
Difficile che gli hipsters amino Sun Ra ma non è invece improbabile che chi ascolti questo album si innamori di questo nuovo concetto di psichedelia, attuale e futurista. Ospiti di riguardo Jessica Lauren, Antonio Gramentieri e Francesco Giampaoli dei Sacri Cuori, Bruno Dorella, Luciano Cantone, Giovanni Ferrario.
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Innanzitutto un veloce sguardo agli inizi quando con Peter Sellers and Hollywood party e Subterranean Dining Rooms siete stati tra i primi artefici della neo psichedelia in Italia.
E’ passato molto tempo ormai, avevamo molte influenze, come in tutte le cose che fai quando sei giovane.
In realtà il nostro suono aveva la sua radice piu’ potente nell’art punk di bands come Swell Maps, Alternative Tv, Television Personalities, Desperate Bicycles…
Il fatto pero’ che queste influenze si mischiassero con altre tipo i Pink Floyd di Barrett ed i Velvet Underground per quanto mi riguarda e gli Stones per il chitarrista Tiberio Longoni ha fatto sì che si creasse un suono meticcio che poteva anche diventare neopsichedelico, anche se a dire il vero per la stampa specializzata italiana in quel periodo era tutto neopsichedelico…
L’etichetta Crazy Mannequin e quella scena milanese (e non solo) che le stava intorno era una specie di Factory Warholiana, purtroppo poi esauritasi. O no ?
Considero la fase in cui ho gestito la Crazy Mannequin una delle piu’ intriganti della mia vita.
E’ vero, ci sentivamo una piccola factory con interscambi artistici e soprattutto umani, almeno nel primo periodo.
Era un periodo in cui la discografia indipendente era veramente indipendente, le major ancora non si erano avvicinate perché pensavano che non ci fossero potenzialità commerciali.
Era vero, per come intendono loro la musica, eravamo bands molto rigorose che non consideravano assolutamente eventuali scorciatoie per raggiungere il successo, ci bastava avere il nostro pubblico di appassionati e , in qualche caso, devoti.
Comunque la Crazy Mannequin alla fine ha fatto una ventina di uscite, e ha pubblicato tra le altre cose i primi dischi di Giovanni Ferrario (Views), Cesare Basile (Quartered Shadows), Piepaolo Rizzo (Backwards), un disco di Nikki Sudden ed un 7” dei Peter Sellers con lo stesso Nikki. Direi niente male…..
Vedi i Dining Rooms una prosecuzione del discorso psichedelico originario ? Una specie di modernizzazione ?
Direi di sì, piu’ che come prosecuzione del discorso originario pero’ li vedo come un espansione dell’attitudine originaria….d’altronde i Subterranean Dining Rooms erano un progetto a cui partecipavano ovviamente i Peter Sellers e altri musicisti del giro Crazy Mannequin ma erano fondamentalmente un progetto mio, soprattutto nel secondo disco.
E’ stato un progetto proto tante cose, lo-fi prima del lo-fi, ambientale, blues ed anche cinematico.
Mi è venuto così naturale quando ho sentito che stava iniziando qualcosa di importante chiamare quel progetto The Dining Rooms.
La modernizzazione nel caso dei Dining Rooms è soprattutto nelle forme di produzione, che sono diciamo così elettroniche e digitali ma il mood rimane analogico, anche nella scelta dei samples e del loro sviluppo. Infatti io definisco The Dining Rooms un progetto di elettronica vintage.
Il nuovo album abbraccia sonorità e riferimenti che ci riportano perfino al cosmic jazz (il riferimento a Sun Ra nel titolo non è casuale)
Il nuovo album nasce dopo un periodo di 4 anni in cui siamo stati senza fare dischi.
E’ un ritorno alle atmosfere di hip hop strumentale, trip hop si chiamava allora per semplificare, dei primi 2 album. Molto cinematico ed anche un po’ sporco, con un attitudine molto punk nello sviluppo.
Rispetto ai dischi precedenti è un disco che ho prodotto piu’ da solo, Cesare Malfatti è ovviamente presente in una forma importante , 6 pezzi li abbiamo fatti insieme, ma in questi anni è molto preso dal suo progetto solista post la Crus e quindi il resto del disco, i rimanenti 8 brani, l‘ho portato avanti da solo appoggiandomi a collaborazioni importanti, Giovanni Ferrario (tutto ritorna come si vede), i Sacri Cuori come gruppo e separati, Bruno Dorella , Jessica Lauren …..di cui sono molto soddisfatto.
Il Disco è soprattutto una ripartenza dalle dinamiche delle sonorizzazioni italiane degli anni sessanta e settanta, le cosiddette “library”, il cui concetto originario, ovviamente riveduto, corretto e soprattutto aggiornato ai nostri giorni, è diventato il flio rosso dell’album.
Nel titolo c’è poi un intento abbastanza preciso, omaggiare Sun Ra, uno dei personaggi piu’ profondi e rivoluzionari nella storia della musica, non solo jazz e nn solo black. Ed anche riposizionare, ironicamente, il significato della parola hipster, ai nostri giorni ormai sinonimo di nulla e di superficialità ma in origine con un grande significato, estetico ma anche socio/politico. I primi bianchi ad ascoltare il jazz, ed ad appassionarsi al be-bop ed all’hot jazz, contro lo swing considerato ormai fuori moda e svilito da musicisti commerciali.
La sottocultura hipster si ampliò rapidamente, quando al movimento si associò una fiorente scena letteraria. Jack Kerouac per esempio li descrisse come anime erranti portatrici di una speciale spiritualità.
Ho quindi giocato , soprattutto evocato, tutte queste cose: esistenzialismo, sperimentazione, spiritualità, e di conseguenza lavorato ad un album che potesse ricreare tutto ciò. Ecco allora Sun Ra, la dedica a lui tra le righe, e lavorare di conseguenza ad un disco molto spaziale come concetto, comunque con un influenza sunraiana piu’ di visione globale che prettamente musicale .
Come vi vedete collocati in Italia, dove la discografia è ormai da tempo alla frutta ?
Come mi vedo in Italia?
In italia ci abito e ci vivo anche benino, nonostante le dinamiche politiche abbastanza imbarazzanti, collaboro con musicisti intriganti ma non mi sento molto italiano come impostazione musicale, la musica italiana in genere non mi piace molto.
Non voglio fare lo snob , alcune cose mi piacciono anche , io mi riferisco soprattutto all’attitudine di chi la fa , anche in ambito indie. Quello che abbiamo cercato di fare, nel corso degli anni, è stato quello di creare tanti micro mercati sparsi nel mondo che potessero permetterci delle vendite dignitose. In un periodo abbiamo anche raggiunto numeri interessanti (soprattutto con Numero Deux e Tre che furono pubblicati in U.S.A., Germania e Giappone da Guidance Recordings) , ora la situazione è nettamente piu’ complicata. Il disco comunque è stato accolto molto bene.
La cosa bella di questo disco, infine, come soddisfazione personale, è che fa parte di una collana della Schema con al suo interno dischi di Piero Umiliani, Lesiman, Braen’s Machine, Gruppo Di Nuova Consonanza, nn è poco.
La solita lista di dischi da portare sulla famosa isola deserta
Nina Simone – Wild Is The Wind
The Velvet Underground - The Velvet Underground & Nico
Robert Wyatt – Rock Bottom
Gil Scott-Heron & Brian Jackson – Winter In America
Miles Davis – Ascensore Per il Patibolo
Brian Eno – Music For Airports
Joy Division – Closer
Wire – 154
Nikki Sudden & Rowland S. Howard – Kiss You Kidnapped Charabanc
Dj Shadow – Endtroducing
Bei ricordi con la Crazy Mannequin e le sue bands..e che bel titolo per il loro nupovo lavoro!
RispondiEliminaUn mare di auguri
C
Questo è interessante anzichenò.
RispondiEliminaHo due cd dei Dining Rooms che mi regalò il grande Pier Vigevani che al tempo lavorava alla Schema Records. Li ho sempre trovati più interessanti che belli , senz'altro il lato cinematico della questione mi ha sempre grandemente affascinato, son bravi.
per me è sempre un ascolto complicato ma approfitterò dell'occasione e me li metterò in macchina, la stagione dovrebbe aiutare l'ascolto.
Per me comunque dei grandi, e si han sempre suonato molto poco italiani.
Mi ci sono stangato per un po sulle library, KPM etc: super-stuff!
In auto funzionano molto bene, in particolare in questi giorni di nebbia padana :)
EliminaE' quello che pensavo, foschia densa, bagnata, alberi scuri, prati ancora verdi, molto suggestivo
EliminaLesiman, ho qualcosa in un paio di compile, grandi.
RispondiEliminaMa mai quanto i grandi I Marc4
Che bello vedere Endtroducing in lista... Uno dei dischi che a 18 anni mi fece uscire dalla bolla del Punk/Hc. Mi mettevo a letto e premevo play...
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