lunedì, novembre 09, 2015
Il ritorno del vinile
Periodicamente una serie di dati viene a confermare il RITORNO del VINILE, con percentuali che testimoniano incrementi vertiginosi delle vendite.
Ovvio, visto che fino a pochi anni fa era praticamente scomparso, ma il fatto che nel 2011 negli Stati Uniti sono stati venduti 4.1 milioni di Lp, mentre nel 2014 13 milioni con un incasso è stato pari a 9.2 milioni di dollari, con un aumento del 52 per cento rispetto al 2013, è comunque significativo.
Stessa cosa in Gran Bretagna: nel 2014 venduti 1.3 milioni di copie in vinile e le previsioni parlano di 2 milioni nel 2015.
In Italia il 2014 ha fatto segnare una crescita dell'84 per cento rispetto all'anno precedente con un fatturato che è passato da 2.1 milioni di euro a 3.871.
Occorre sottolineare che da questi dati è escluso l'USATO, ambito in cui il VINILE ha probabilmente un mercato altrettanto "florido" (sia tra i collezionisti che si scambiano pezzi a peso d'oro, sia tra i semplici appassionati che recuperano vecchi titoli a prezzi ancora sostenibili).
Singolare che questo ritorno ha creato un problema di difficile soluzione legato alla produzione.
La maggior parte delle vecchie fabbriche di dischi in vinile sono state dismesse da anni, i macchinari sono di vecchia generazione, con decenni di attività sulle spalle, i procedimenti artigianali.
Gli impianti di produzione sono una ventina in tutto il mondo e non riescono a soddisfare tutte le richieste in tempi brevi (si arriva anche a sei mesi per una consegna, inimmaginabili in epoca di fruizione immediata).
Installare nuove macchine ha costi altissimi (300.000 euro) che non giustificano la produzione.
In Italia è rimasta solo la Phono Press di Settala, in provincia di Milano, costretta di recente a cambiare sede proprio per le richieste di un mercato in imprevedibile ascesa.
Fino a qualche anno fa stampavano tra i mille e i duemilapezzi al giorno. Oggi arrivano a seimila.
Secondo MusicWatch, una società di ricerca americana sui consumi, il 54 per cento dei clienti del vinile ha meno di 35 anni.
E quando gli si chiede perché preferiscono i vecchi dischi al cd rispondono: "Quella è roba che comprava mio padre. Perché dovrei farlo io?".
L'importante è che si possa ancora compare in vinile
RispondiEliminaIl formato dell´Lp ti permette, fra le altre cose, di apprezzare meglio la copertina dell'album(o disprezzarla nel caso sia particolarmente brutta) rispetto al cd. In passato artisti come Warhol o Peter Blake hanno disegnato copertine storiche. Complimenti a Tony per la scelta della Cardinale come testimonial del vinyl revival! Un pezzo importante di cultura '60s e una delle piú grandi gnocche della storia, se mi consentite!
RispondiEliminaPermettimi di dire che personalmente non ho mai acquistato un disco brutto per una copertina apprezzabile....
EliminaNon sto dicendo che un album si giudica dalla copertina, logico che un disco si apprezza soprattutto per il suo contenuto musicale, su questo non ci sono obbiezioni. Ció che volevo dire é che vi sono copertine che sono passate alla storia e che il formato del vinile le rende piú apprezzabili rispetto al cd. La storica querelle tra Rolling Stones e Decca per la pubblicazione di Beggar's Banquet dimostra che quello della copertina non era una aspetto tanto secondario. Il disco vendette benissimo anche con una semplice copertina bianca, peró rischió quasi di non essere pubblicato a causa di una controversia sulla copertina.
RispondiEliminai dischi sono belli
RispondiEliminaC
io sono contento di questo ritorno del vinile, certo probabilmente è una moda, e forse un "trend" pilotato..ma sono contento..compro dischi da circa 30 anni e per qualche anno li avevo abbandonati in favore del cd..per fortuna circa 10 anni fa mi sono ravveduto..
RispondiEliminabellissima la foto della Cardinale...
Anch'io contentissimo. Ogni tanto acquistare un disco in vinile di qualche artista preferito è sempre bello. Che sia una moda o una cosa solamente chic poco mi importa.
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