martedì, agosto 25, 2015

The Strypes - Little Victories



Difficile gestire il peso di un esordio così potente e tanto caratterizzante da un punto di vista sonoro.
Soprattutto la popolarità ottenuta, un macigno per dei ragazzini cresciuti a pane e Yardbirds.
Questo secondo album è l’onorevole tentativo di andare oltre senza rinnegare il passato.
Anche l'immagine lascia (con l'eccezione del cantante) il culto dei 60's e diventa più "casual" e variegata (incluso il look skinhead del batterista).
N on si sa quanto studiata o spontanea ma poco importa.
La band guarda in diverse direzioni (dagli Arctic Monkeys, soprattutto, agli Oasis a varie influenze indie brit pop), ogni tanto sbanda, altre volte tira fuori gli artigli di sempre.
I brani sono buoni, il lavoro è vario e molto meno unidirezionale rispetto all’esordio, si respira aria di transizione verso un’identità più matura anche se “Little victories” è spesso poco personale e lontano da quella splendida ingenuità elettrica dell’esordio.

Le iniziali "Get into it" e "I need to be your only" sono rocciosi rock n roll che guardano ancora al passato mentre stupiscono la "deviazione" indie pop senza alcuna personalità di "A good night..." e la scopiazzatura palese e senza vergogna degli Arctic Monkeys in "Eighty four".
Dopo il buon rock di"Queen of the half crown", "Everyday" ci porta in una ballad dal sapore Oasis/Beatles e finalmente "Best man" e "Three stretts and a village green" ci fanno rivivere il gusto garage degli esordi con un lavoro sopraffino di basso e chitarra. E' quasi hard "Now she's gone" mentre riecheggia certo punk beat 77 "Cruel Burnette".
E' un ottimo jungle beat alla Bo Diddley "Status update" con splendida armonica e atmosfere alla Pretty Things e Stones '65.
A chiudere uno dei migliori episodi dell'album, la bellissima "Scumbag City", sorta di blues rock con la chitarra in gran spolvero.
Da non perdere le quattro bonus tracks della versione deluxe che curiosamente, ma non troppo, sono quelle più vicine alle atmosfere dell'esordio "Snapshot".
Ombre e luci in "Little victories" ma gli STRYPES meritano ancora fiducia, potrebbero darci ancora grandi soddisfazioni.

Qualche brano da ascoltare:

Il (brutto) singolo:
https://www.youtube.com/watch?v=dtgz2EsZaw4

L'ottimo brano in apertura (qui in grande versione live in studio):
https://www.youtube.com/watch?v=MCdxkq7DHxM

Un altro tra i migliori brani:
https://www.youtube.com/watch?v=K7x98Ai4uUg

La conclusiva "Scumbag city"
https://www.youtube.com/watch?v=sS-Gxc6DY-A

7 commenti:

  1. Ascoltato un paio di volte a me piace molto. Più levigato e pulito ma bello.

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  2. Io preferisco il primo, poco da dire. Ma è bello e interessante che il gruppo voglia andare avanti, evolversi.
    D'altra parte "All mod cons" è ben diverso da "In the city" e "This is modern world", così come "A quick one e "Sell out" da "My generation".
    Più levigati e puliti, appunto

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  3. come commentatoti ieri su fb, l'ho rimesso sul "piatto" per un ascolto vero. ce l'ho messa tutta per estraniarmi dalle bad vibrations del preascolto. io penso sia davvero terribile. orrendo. mor/hard rock americano ancor più che artic monkeys. "now she's gone" ne è la esemplificazione. ovvio che ognuno ha le proprie sensazioni ma veramente non capisco che album tu, alex loggia (ed altri commentatori, ma cito 2 persone che stimo moltissimo) avete ascoltato. .... come ti dicevo maggiore è l'affetto per una band, maggiore esponenzialmente è la caduta verticale nelle delusioni. questa è senza paracadute :)

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  4. Ma no.
    Ripeto, è un lavoro di transizione che cerca di andare al di là della nicchia rhythm and blues bianco degli esordi.
    Ci sono tre o quattro brani notevoli e altre cose comunque discrete. Poi anche le cadute di tono ma diamogli ancora fiducia.

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  5. Anch'io non lo trovo cosi terribile..e do loro sicuramente fiducia
    C

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  6. Mi avete interessato mi sento che lo devo ascoltare.
    Credo di aver giù sufficienti aperitivi per giungere ad un parere rispettabile

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  7. Un pò di credito se lo son meritato quindi li attendo fiduciosi sulla lunga distanza

    Charlie

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