lunedì, maggio 11, 2015

Paul Weller - Saturn's pattern - Recensione



Le dichiarazioni relative al nuovo SATURN'S PATTERN rese in fase promozionale da Weller sembravano i consueti lanci programmatici a beneficio della stampa.
Ma dopo l’ascolto del suo dodicesimo album solista non si possono che condividere le sue parole che lo definiscono “diverso da qualsiasi altra cosa abbia mai fatto”.
Weller ancora una volta cambia le carte in tavola, andando avanti (o comunque solamente da un’altra parte) rispetto alla volta precedente, riuscendo ancora una volta a sorprendere, stupire, rinfrescare sound, immagine, proposta.
Chi è rimasto a Jam, Style Council o “Stanley Road” non sempre apprezzerà anche perchè il Nostro non disdegna ambiti anomali, ostici e discutibili.

L’introduttiva “White skies” già uscita come singolo è un durissimo brano, dal sound pesante, heavy blues con qualche tocco psichedelico, frutto della collaborazione con gli Amorphous Androginous.
Più gradevole e nei confini conosciuti la successiva, bella, pop ballad “Saturn's pattern” dal gusto 60’s che ricorda certe melodie (e suoni) di Beatles e Who.
Ci sono ancora i Beatles, il Mc Cartney solista ma anche i Kinks e tanto “Stanley road” in “Going my way”, intensa ballata pianistica in pieno “stile Weller” con uno sporco riff finale di chitarra.
Josh McClorey degli Strypes accompagna Paul nei due minuti di “Long time” brano che mai ti aspetteresti che incrocia Stooges e il Lou Reed più duro e minimale tra ondate elettronico psichedeliche e un solo acidissimo.
“Pick it up” ci riporta invece al funk soul più duro dei mid 70’s che già Weller aveva sperimentato ai tempi degli Style Council ma che aveva fatto capolino anche in vari album solisti. Finale epico quasi gospel.
“I’m where I should be” è forse il brano più anonimo dell’album tra la new wave di “Sonik kicks”, una discreta melodia, un ritmo spedito, un po’ di orpelli elettronici ed effetti vari sparsi ovunque e un buon arrangiamento corale di sapore black.
Sono 6 i minuti della splendida “Phoenix”, la vetta dell’album che ci rituffa nei primi anni degli Style Council con un’atmosfera pop soul raffinatissima, eleganza a profusione, una ritmica soul funk pescata dai dischi di Curtis Mayfield, cori gospel, arrangiamento superbo. Il riff blues che introduce “In the car” si dipana in un robusto boogie rock con inserti jazzy dove risalta la slide suonata da Steve Brookes (primo chitarrista dei Jam!).
I nove minuti dell’ottimo dilatato soul funk di “These city street” (con la voce di Liam magill dei Syd Arthur) chiudono l’album.

Un album dalle mille direzioni che abbraccia funk, new wave, blues, jazz, dub, beat, dolci ballate pianistiche, cambi di ritmo, curati arrangiamenti vocali.
Il tutto con elegante e raffinata disinvoltura, una totale autorevolezza di chi non ha paura di osare e che finisce per creare un disco che, pur fedele alle consuete radici del Nostro, riesce ad essere ancora una volta diverso dai precedenti.
Non un capolavoro e che si pone tranquillamente dietro alle vette di “As is now”, “Stanley Road”, “Wake up the nation” ma che può ambire ad una posizione a ridosso delle sue migliori cose.
Ennesima conferma del valore di Paul Weller, un artista in continuo cambiamento.

16 commenti:

  1. Tony, se Weller registra una scoreggia, tu saresti in grado di dire che fa cagare oppure si tratta di "una nuova visione musicale modernista"?

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  2. Se tu leggessi il mio libro scopriresti che
    1) non ha mai registrato nulla di tutto ciò
    2) quando ci è andato vicino l'ho scritto e l'ho detto

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    1. Beh Sonic Kicks penso fosse abbastanza una scoreggia. Comunque era solo una domanda, interna al rapporto artista/fan.

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    2. Secondo me no. Sonik Kicks non è un album particolarmente riuscito per i miei gusti ma è un disco diverso dagli altri, come sempre. Ha qualche ottimo brano, altri meno interessanti, altri che si possono tranquillamente dimenticare.
      Da fan abbraccio TUTTA l'opera di Weller a prescindere perchè, come nel caso di Who e Beatles, amo tutto di Weller. All'interno di questo valuto e stronco quando è il caso (vedi A modermism a new decade degli SC, Setting sons dei Jam, Illumination e Heliocentric della carriera solista

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    3. infatti altri fan come me dissentirebbero sul tuo giudizio di Setting Sons e Heliocentric
      C

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    4. Infatti, come con i Beatles, il dibattito all'interno dell'universo Weller è sempre apertissimo su ciò che è meglio o peggio. Io ad esempio, è noto, amo tantissimo "This is modern world" abitualmente ritenuto il peggiore album dei Jam, non mi piace per nulla "The cost of loving", ho rivalutato tantissimo "Confessions of a pop group"

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    5. Io all'epoca ho avuto problemi col suo primo solista,poi ampiamente rivalutato (ma solo dopo l'uscita di Live Wood confesso).
      Heliocentric invece lo trovo un ottimo ritorno al soul-folk (Wild Wood tra i suoi) e tutte le meglio influenze british fine 60s/70s.
      L'incontro con Robert Kirby (rip) è storia e si sente.
      C



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  3. Continuo a non digerire White Sky (che suona meglio dal vivo), probabilmente anche mal-influenzato dalle mie stesse aspettative dopo quanto avevo letto durante la preparazione dell'album. Sentita 3 volte, la prossima sarà con l'album. Mi piace molto tutto il resto, tutto quanto ho sentito finora perlomeno.

    Il retro del singolo in vinile (Saturns Pattern/Sun Goes) è altrettanto ben strano...c'è un po di Morricone/spaghetti western :)

    Ho pubblicatoil link di questa recensione su pwnews (funziona! non sei più un blog canaglia) se avete notizie di/scans di altre recensioni italiane scrivetemi thx. F

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    1. Ne sono uscite parecchie sulla stampa inglese, è uscita la mia su Classic Rock ma non ho link o altro

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    2. Stampa estera no problem (le stiamo raccogliendo tutte, una marea, ottimo lavoro promozionale della nuova etichetta e del management). La tua su Classic Rock è uguale?
      Ieri ho preso il nuovo Mojo, come già successo in precedenza quando gli inglesi hanno Weller in copertina per Europa continentale e USA cambiano la foto (Grateful Dead qui)

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  4. No quella su CR è stringatissima.

    PAUL WELLER
    Saturn's pattern
    PARLOPHONE
    Un artista in continuo cambiamento
    Le dichiarazioni relative al nuovo SATURN'S PATTERN rese da Weller sembravano i consueti lanci programmatici a beneficio della stampa.
    Ma dopo l’ascolto del suo dodicesimo album solista non si possono che condividere le sue parole che lo definiscono “diverso da qualsiasi altra cosa abbia mai fatto”.
    La recente immersione nelle influenze elettroniche di sapore kraut rock è ancora spesso presente ma sorprende quando gli affianca un paio di furiosi brani dai suoni grevi, saturi e durissimi come WHITE SKY e LONG TIME che contrastano con le atmosfere dolcemente soul psichedeliche dei quasi 9 minuti della conclusiva THESE CITY STREETS o con l'avvolgente gospel funk in odore di Style Council di PHOENIX.
    I nove brani si dilatano spesso oltre i 5 minuti abbracciando funk, new wave, blues, jazz, dub, beat, dolci ballate pianistiche, cambi di ritmo, curati arrangiamenti vocali.
    Il tutto con elegante e raffinata disinvoltura, una totale autorevolezza di chi non ha paura di osare e che finisce per creare un disco che, pur fedele alle consuete radici del Nostro, riesce ad essere ancora una volta diverso dai precedenti.
    Ennesima conferma del valore di Paul Weller, un artista in continuo cambiamento.
    9

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  5. La recensione di Rumore, non ricordo chi l'ha scritta, è stata negativa con 5 R sole su un massimo di 10. Il giornalista ha individuato come punto di debolezza ciò che il Boss ha sottolineato come punto di forza ovvero la varietà degli sitli proposti. Quanto a me mo me lo compro e me lo ascolto perchè un artista di tal guisa merita credito.

    Charlie

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  6. Preso nuovo singolo di WELLER ... e mi piace , suoni corposi e molto 70' , L'uomo cangiante è come le bignole :una per tutte le stagioni .
    Ma il cofanetto in esposizione quanto COSTA e cosa contiene in più ?

    EZIO

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  7. ma è SATURNS o SATURN'S? Fa differenza, eh?

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  8. Nel deluxe c'è tutto ciò

    CD Tracklisting:
    1. White Sky
    2. Saturns Pattern
    3. Going My Way
    4. Long Time
    5. Pick It Up
    6. I'm Where I Should Be
    7. Phoenix
    8. In The Car…
    9. These City Streets
    10. (I'm A) Roadrunner
    11. Dusk Til Dawn
    12. White Sky (Prof.Kybert vs. The Moons Mix)


    DVD Tracklisting:
    1. Saturns Pattern (Behind the Album)
    2. Saturns Pattern (Track-by-Track)
    3. White Sky
    4. Long Time
    5. Long Time (Behind the Scenes)
    6. Saturns Pattern Photoshoot (Behind the Scenes)


    LP Tracklisting:
    1. White Sky
    2. Saturns Pattern
    3. Going My Way
    4. Long Time
    5. Pick It Up
    6. I'm Where I Should Be
    7. Phoenix
    8. In The Car…
    9. These City Streets

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