lunedì, febbraio 23, 2015

Rock goes to disco



Da un interessante articolo di Francesco Coniglio nell’ultimo numero di Classic Rock prendo spunto per ripercorrere velocemente quel periodo in cui il ROCK (spesso impersonificato dai suoi più importanti rappresentanti) non solo non si “oppose” all’ondata punk/new wave ma declinò verso le forme musicali più commerciali del periodo abbracciando suoni, etica ed estetica della DISCO MUSIC.
Tra la metà dei 70’s e i primi 80’s la lista è lunga.


DAVID BOWIE si innamorò a metà dei 70’s del funk soul americano e con “Golden years” da “Station to station” nel 1976 si calò alla perfezione in quelle atmosfere soft black (che già aveva anticipato nel nerissimo “Fame” (scritta con John Lennon) da “Young americans” l’anno prima.
Passata la sbornia berlinese vi ritornerà con tanto di Nile Rodgers degli Chic a comandare le danze in “Let’s dance” nel 1983.
Si parlava di JOHN LENNON che non rimase immune da tentazioni danzerecce con “Whatever gets you through the night” in “Walls and bridges” nel 1974 incisa con Elton John.
John Lennon era anche , nel 1973, a fianco di MICK JAGGER (con Jack Bruce al basso, Al Kooper alle tastiere , Bobby Keys al sax oltre a Jim Keltner, Harry Nillson e altri) ad incidere il super funk “Too many cooks” pubblicato solo anni dopo in una compilation di Mick solista.
Mick Jagger fu sempre molto presente nelle discoteche di mezzo mondo e portò a tutti i costi la DISCO MUSIC nelle vene dei ROLLING STONES, a partire dai pur ruvidi solchi di “Some girls” del 1978 dove spicca il classico “Miss you” che andava ad esasperare il funk nerissimo di “Black and blue”.
La cosa si ripetè nel successivo “Emotional rescue” nel 1980 con la title track e trovò la sublimazione in “Undercover” (il loro album più debole) nel 1983 nella title track e in “Too much blood”.

PAUL MCCARTNEY non restò a guardare e nel marzo 1979 piazzò in testa alle classifiche il disco sound di “Goodnight tonight”.
Più rozzo ma altrettanto efficace “Coming up” tratto da “Mc Cartney II” del 1980 in cui non mancano altri approcci di natura elettronica/dance.
Rimanendo in ambito Beatles anche il buon RINGO STARR provò le strade della disco in vari episodi degli album “Ringo the 4th” (1977), “Bad boy” (1978), “Stop and smell the roses” (1981) ma con scarsi risultati.
Chi ha tratto maggior vantaggio dalla trasformazione in disco star fu ROD STEWART che rinacque a nuova vita (commerciale) ne l1978 con il successone “Do you think I’m sexy?”.

Perfino i padrini dell’acid rock, i GRATEFUL DEAD, si concessero alle piste da ballo con “Shakedown street” nel 1978, non dimenticando gli EAGLES e la loro “One of these nights” del 1975, i KINKS che nel 1979 in “Low budget” piazzarono un bel ritmo in battere con “(Wish I could fly like) Superman” e, nello stesso anno, l’ELECTRIC LIGHT ORCHESTRA con “Shine a little love”.
I BEACH BOYS dopo il capolavoro "Holland" si lasciano abbindolare dai ritmi disco e sfornano per lungo tempo un album più brutto dell'altro.
Non sono immuni dalla sbornia disco anche nomi classici del soft rock americano e inglese come CAROLE KING (“”Disco tech”), JAMES TAYLOR (una devastante versione di “Day tripper” dei Beatles), Nicolette Larson, STEPHEN STILLS (in “Thouroughfare gap” nel 1978).
I KISS in quello che viene spesso derubricato ad uno dei peggiori loro episodi, “Dinasty” del 1979 centrarono uno dei loro più grandi successi, “I was made for lovin you babe”, con cui sbancarono le classifiche di mezzo mondo.

BLONDIE, lasciati gli esordi pop wave punk si lancia con “Haert of glass” e “Call me” nelle classifiche.
Anche i GENESIS ci fanno un pensierino e “Abacab” del 1981 sguazza da quelle parti.
Escludendo i BEE GEES, nati su altri lidi e diventati i re della disco con “Saturday night fever”, rimangono da ricordare i PINK FLOYD che con “Another brick in the wall”, pur con tutti i distinguo, inseriscono un bel 4/4 , i QUEEN di “Another one bites the dust” da “The game” del 1980 e ELTON JOHN che, affiancato da Kiki Dee, nel 1976 scalale charts con l’ormai classica “Don’t go breaking my heart”.
Singolare invece il ricorrente inserimento in questi elenchi di “Disco mystic” di LOU REED (da “The bells” del 1979) solo, probabilmente, in virtù del titolo, in quanto il pur ritmo funk non giustifica affatto l’accostamento a tematiche discomusic essendo il brano di tutt’altra ispirazione.

7 commenti:

  1. pretendo un "allelimo" almeno il lunedi mattina

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  2. Il fenomeno Disco e'senz'altro stato un fenomeno che ha reso la Black Music piu'accessibile ma molto diluita: fino a quel momento il Funk,Soul o il R'n'B erano generi abbastanza relegati alle comunità' nere,anche se musicisti tipo Sly and the Family Stone,Funkadelic o persino i Temptations avevano gia'effetuato un tipo di crossover con sonorità' Funk Rock .Miles Davis ci provo'anche lui .Addirittura Sonny Rollins registro'un album di Disco Jazz intitolato "Don't Ask" nel 1979 quando ormai il fenomeno Disco si stava ormai spegnendo. Paul67

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  3. One of these nights gran pezzo!

    W

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  4. I Dead funkeggiano già in "Blues for Allah" del'75, non male...

    W

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  5. Shoe Shine di Jim Capaldi e We All need Love di Domenic Troiano! :)

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