martedì, dicembre 30, 2014
I migliori dischi italiani del 2014
L’Italia musicale continua ad esprimere eccellenze e dischi interessantissimi chw abitualmente seguiamo e segnaliamo il più possibile da queste parti.
L’elenco che segue è, ovviamente, lo specchio delle mie preferenze ma soprattutto tiene conto dei dischi che ho ascoltato di più e con più piacere (cercando di distribuire la lista in funzione dell'ampiezza di generi).
Guardando indietro nel 2007 c'erano ai vertici Statuto e Temponauts, nel 2008 Assalti Frontali, nel 2009 Julie's Haircut, Edda e Teatro degli Orrori, nel 2010 June e Statuto, nel 2011 Verdena, Peawees, Enrico Brizzi, Dellera, Paolo Apollo Negri, Statuto, nel 2012 An Apple Day, Barbacans, Julie’s Haircut, nel 2013 Julie's Haircut, Statuto, Raphael Gualazzi, Cesare Basile, Giuda.
Per ulteriori suggerimenti vi rimando al “Meglio di ogni mese” con abbondanza di altri titoli che ho segnalato.
1)
EDDA - Stavolta come mi ammazzerai?
Il nuovo album di EDDA è ENORME.
Perchè è durissimo pur essendo spesso melodico e arrangiato ma impressiona (direi che spesso SPAVENTA) per quanto è crudo, diretto, spietato. Soprattutto è DIVERSO DA TUTTO.
Non capita ormai quasi più....
2) EUGENIO FINARDI - Fibrillante
Un ritorno duro, in cui Finardi impugna i problemi quotidiani con il piglio battagliero di sempre, sferza, picchia forte e diretto.
In ogni brano c’è un’attualità spiazzante, storie quotidiane, disoccupazione, liberismo che uccide, separazioni, il tutto coronato da un sound moderno e fresco, rock cantautorale di primissima qualità, espliciti riferimenti sonori agli esordi ma espresso con una maturità, un piglio autorevole di chi ha fatto la storia e si ripresenta a muso duro, senza paura e con una classe comune a pochi.
Disco commovente, che prende alla gola e mette in un colpo solo in riga migliaia di arroganti “nuove leve” .
3) BOLOGNA VIOLENTA - Uno Bianca
Un tremendo “concept” sulle tragiche vicende della “Banda della Uno Bianca” (i 27 brani hanno come titolo, con l’eccezione del conclusivo, orchestrale, drammatico, “Rimini: suicidio Giuliano Savi” - padre dei tre fratelli protagonisti della luttuosa storia -, le date e relativi crimini della banda) che disseminò di morti e feriti, tra la fine degli anni 80 e gli inizi dei 90, l’Emilia Romagna.
Nicola Manzan alias Bologna Violenta realizza un’ipotetica colonna sonora alle vicende (interamente strumentale) a base di un assalto sonoro techno grind con break orchestrali e corredo di rumori ambientali. Non si pensi ad un incedere caotico e scomposto.
I brani sono rigorosi, austeri, composti ed eseguiti con meticolosa precisione (allo stesso modo in cui lo erano le azioni della banda).
La violenza estrema e paradossale della musica è il perfetto quanto devastante commento sonoro all’altrettanto estrema brutalità della sconvolgente storia. Musica classica contemporanea.
4)
BASTARD SONS OF DIONISO - s/t
Si proprio loro, i ragazzi(ni) di X-Factor.
I brani sono 10, tutti suonati in modo impressionante, con grande inventiva, gusto, pulizia, suoni eccellenti, melodie e arrangiamenti vocali che è raro ascoltare in Italia. Un album tutto da scoprire, un gruppo da apprezzare.
5) STEEPLEJACK - Dream market radio
All’attivo un solo album nel 1988, "Pow Wow" e il mini LP "Serena Maboose", del 1987.
Dopo tanto tempo il ritorno con addirittura un doppio album con 15 canzoni divise in quattro "capitoli" che sanciscono i contorni di un lavoro complesso, estremamente vario, in cui Maurizio Curadi, da sempre anima e mente del gruppo, spazia in un universo psichedelico che assimila e centrifuga Pink Floyd, psichedelia, folk, cavalcate acide, roots music, blues e tantissimo altro tra chitarre fluttuanti e lisergiche, atmosfere sognanti e brusche e distorte accelerazioni.
"Dream Market Radio" è uno dei dischi più maturi e “avanti” attualmente in circolazione, capolavoro assoluto della musica nostrana.
5)
NO STRANGE - Armonia vivente tra analogie e contrasti
I NO STRANGE, dopo trent’anni di attività, in "Armonia vivente tra analogie e contrasti" abbracciano nel modo migliore, soprattutto unico, tutto l’immenso bagaglio della tradizione musicale italiana e mediterranea, assorbendo la lezione cosmica che arriva dagli anni 70 tedeschi e dai tardo 60’s americani e inglesi ma inserendo anche lontani echi medievali, barocchi, orientali, canti gregoriani, tradizione popolare.
Il suono dei NO STRANGE è unico e il formato doppio del nuovo album non è solo un coraggioso schiaffo ad una assurda modernità che brucia e consuma tutto in un attimo ma un’esigenza di espressione creativa per contenere tutto lo scibile sonoro del gruppo torinese. Venti i brani che alternano momenti onirici, lunghi brani di una dozzina di minuti, raga rock, ballate psichedeliche di chiaro stampo tardo 60‘s, echi dei Pink Floyd.
Ad “Armonia vivente” è allegato un secondo CD con quattro brani tratti da un demo del 1983 e due live recenti.
Un album complesso, particolarmente difficile e ostico per un ascolto convenzionale, cosa che i No Strange non sono e non sono mai stati. Un album unico e inimitabile.
5)
COMPLESSO GLI ILLUMINATI - Lumen gentium
Il quartetto romano riprende la tradizione 60's del beat con testi a forte impostazione cristiano/cattolica con nessuna ironia o dissacrazione, ma un’impronta filologica e rispettosa, tra freakbeat, proto hard, accenni addirittura prog, ultimi Yardbirds, Creation. Album divertente ed eccellente.
8)
JANE J’s CLAN - Enough is enough
Da Milano, guidati dalla voce nerissima di Jane Jeresa, l’album d’esordio di una fantastica soul funk band (ex B.E.S.T.) tra classici dignitosamente rivistati come “Can I get a witness”, “If I could only be sure”, “Rocksteady” e l’immortale “I just wanna make love to you” e una manciata di brani autografi di grande levatura.
La voce di Jane troneggia su una base di batteria, piano e basso che non lascia tregua.
9)
GLI AVVOLTOI - Amagama
Trent’anni di storia attraverso i meandri del beat italiano (primissimi a riscoprirlo) ma non solo. La band di Moreno Spirogi ha esplorato più volte altre stanze musicali spingendosi anche nel cantautorato più colto, toccando addirittura certe forme di prog.
Sempre con una forte vena ironica e sarcastica a condire il tutto.
Il nuovo “Amalgama” sintetizza al meglio tutte le varie incarnazioni della band tenendo ben salde le radici nel beat italiano ma citando i Rolling Stones più psichedelici (“Come puoi”) o addirittura i Clash di “London calling” che fanno capolino in “Solo un nome”. Ma c’è anche il garage beat in “Storia di una notte” e “Federica”, atmosfere che furono care ai primi gruppi psych prog nei primi 70’s (vedi “Uomini fantastici” e “Isabel”), il blues in “Eh eh ah ah”.
Un album caleidoscopico, delizioso, divertente, che continua a testimoniare quanto sia importante un gruppo come gli Avvoltoi in Italia.
10)
ELLI DE MON -s/t
Viene da Vicenza e ha inciso un ottimo album a base di BLUES minimale, voce/chitarra/cassa della batteria, con piglio punk, un pizzico di anima rock n roll, tanta slide, dobro, e un raga blues con tanto di sitar.
10)
CONFUSIONAL QUARTET - Play Demetrio Stratos Coraggioso e temerario progetto della storica band bolognese che utilizza alcune registrazioni vocali di Demetrio Stratos, storica voce degli Area, sperimentatore, avanguardista. per costruire un album che ne modernizza il messaggio senza tempo. Tutto intorno funk (no) wave impazzito, fusion estrema, sperimentazione, improvvisazione. Un album particolare, colto, insolito, unico.
INOLTRE
STIV CANTARELLI and the SILENT STRANGERS - Banks of the lea
Attiva dal 1999, passata attraverso migliaia di chilometri in tour tra Italia, Europa e States, la band di Stiv Cantarelli, conferma con il nuovo album una caratura internazionale ed un livello qualitativo comune a pochi altri nomi in circolazione.
Il sound è grezzo, rude, pesca nell'immenso patrimonio blues e delle radici sonore americane ma con un piglio proto punk che fu caro a bands come gli Stooges e gli Mc5 ma che attinge anche dalla dimenticata, folle, estrema, esperienza di Cpt Beefheart. Ma non devono stupire anche riferimenti al Bob Dylan più diretto o al Nick Cave targato Grinderman.
Le 10 canzoni sono frenetiche, urgenti, immediate, arroganti come in un album dei Rolling Stones dei 70's. Consigliatissimo.
WU MING CONTINGENT - Bioscop
I Wu Ming proseguono il percorso che fu già di ENRICO BRIZZI e YUGUERRA nel 2011 con “La vita quotidiana in Italia”. Duro sound, ipnotico e ossessivo che unisce post punk, la new wave più abrasiva (dalle parti dei PIL e Massimo Volume) su cui si parla di alcuni personaggi “minori” ma altamente iconici (dal calciatore Socrates allo scrittore Peter Kolosimo) fino alla rilettura moderna di “Revolution will not be televised” di Gil Scott Heron.
PETER SELLER AND THE HOLLYWOOD PARTY - In the city
Graditissimo e travolgente ritorno della psych band milanese che dopo due ottimi album nel 1987 e nel 1989 avevano abbandonato la scena nel 91. Il nuovo ep propone 4 brani in cui spicca la title track, assalto ritmico dominato da un basso di stampo Joy Division e un ipnotico ritornello a cui fanno da contro altare la delicata ballata pink floydiana “The words and the smiles” e la successiva rarefatta psichedelia moderna di “I’m bored” prima che un remix ambient dela title track chiuda il breve ma affascinante ritorno.
THE SOUL SAILOR & THE FUCKERS - "Multicolour brain!"
Si viaggia in territori multicolore tra i primi Primal Scream, un po' del Weller solista mid 90's, gli ultimi Supergrass, i tutto con una abbondante spolverata beatlesiana tardo 60's.
Notevole e 100% made in Italy.
RUDE AND THE LICKSHOTS - Lickshots
Grande album di reggae/ska/soul/Clash/rude sound !
"Lickshots" riprende tra gli altri in chiave "Rocky Roberts" (!) il classico "Feccia" dei Ghetto 84 storica band di Rude, "They harder they come" (in spagnolo), "I fought the law" in chiave ska e questa grande "All you fascist bound to lose" di Woody Guthrie.
NADA - Occupo poco spazio E’ da anni che Nada si è addentrata nei meandri della ricerca sonora, abbracciando sonorità spesso aspre che poco concedono al facile ascolto, affiancata di volta in volta da alcuni dei nomi più creativi della scena “alt” italiana. “Occupo poco spazio” prosegue in questa direzione con brani duri, con chitarre acide in evidenza, puntellate da sapienti arrangiamenti d’archi su cui si adagiano testi altrettanto ruvidi e l’inconfondibile voce di Nada a tessere le fila dell’album. Un album, ancora una volta coraggioso, diretto, privo di compromessi, personale e dallo stile immediatamente riconoscibile. Una particolarità comune a pochi.
LINK QUARTET + MISS MODUS - Hotel constellation
Poderosa dimostrazione di forza compositiva che fa compiere al Link Quartet un prodigioso passo avanti rispetto al “solito” soul funk strumentale Synth 70‘s funk, soul, space funk, lounge beat, hammond beat hendrixiano di “Stop calling” e “Barbarella”, un album in grado di far compiere al Link Quartet il salto decisivo al di fuori del consueto ambito 60's oriented verso orizzonti ben più ampi.
PAOLO APOLLO NEGRI - Hello world
Sarebbe riduttivo porre Paolo Apollo Negri nel pur onorevole e valoroso ma ristretto ambito dei migliori suonatori di Hammond italiani e non solo. I suoi orizzonti sono da tempo enormemente più ampi e spaziano ormai tranquillamente in ogni contesto riconducibile all’uso della tastiera (da quella vintage a quella più moderna).
La lunga esperienza con il Link Quartet, l’incalcolabile numero di collaborazioni ma soprattutto le precedenti tre opere soliste lo hanno dimostrato senza ombra di dubbio.
Nel nuovo “Hello world!” il limite si sposta ancora più in là.
Non più il consueto intreccio di collaborazioni da ogni parte del mondo ma una solida band in studio che comprende anche Mario Percudani (chitarra), Paolo Botteschi (batterista) e Edoardo Giovanelli (basso) con la quale addentrarsi in complesse elaborazioni fusion jazz rock in cui fare grande sfoggio di perizia tecnica ed espressiva ma che non dimentica le origini funk soul negli unici due brani cantati, “Teenie tiny cameras” con Bob Harris e “Gumbo funk” con Noel McKoy.
I riferimenti sono i più disparati, dal classico funk rock dei primi 70’s al jazz rock degli Azymuth o addirittura Weather Report. Un album di non facile fruizione ma che guarda molto lontano, come si compete al profilo di Paolo.
VALLANZASKA - Thegenerazione
Tornano i paladini dello ska milanese anche se è da tempo che i loro sound spazia in genere affini e non solo mischiando, sovrapponendo, contaminando a più non posso. Come in queste nuove 13 canzoni in cui ska, rocksteady e reggae la fanno sempre da padroni ma in cui non si disdegnano sferzate rock a base di imperiose schitarrate.
Su tutto i consueti testi, come sempre divertenti, agrodolci, sferzanti oltre al commovente omaggio alla tragedia dell’Olocausto in “Lettera”.
GUIGNOL - Ore piccole
Al quinto album i milanesi Guignol compiono l’ennesimo passo avanti verso una sempre maggior personalizzazione del proprio sound, realizzando il migliore episodio della lunga carriera che dura ormai da 15 anni.
I 10 brani sono registrati, prodotti e registrati benissimo ed esaltano l’originale mistura di atmosfere care a Nick Cave, rock n roll, canzone d’autore italiana (da Endrigo, Tenco, De Andrè, vedi “Un pezzo alla volta” o la conclusiva “Le consegne”, alle atmosfere meno furiose del Teatro degli Orrori), sonorità che sarebbero care a Tarantino (“Certe cose”) o alle recenti esperienze di Mark Lanegan (“Tappezzeria” che “ruba” il riff agli Stones o “Staremo bene” che invece cita i primi Roxy Music).
Una nota particolare ai curatissimi ed efficaci testi, dall’aura metropolitana, spesso duri e aspri, romanticamente malinconici.
STEFANO GIACCONE - Aria di festa
Cantautore da sempre sulla strada, dai Franti ai Kina, Environs, Howth Castle, Orsi Lucille, La Banda di Tirofisso a mille altre esperienze anche in ambito teatrale.
Il nuovo album “Aria di festa”, in chiave prevalentemente semi acustica, mantiene la rabbiosa urgenza di sempre pur se filtrata attraverso una poetica sempre più riflessiva.
Ma le parole, i concetti, rimangono pungenti, appartenenti ad una tradizione musicale colta e profonda, quella dei Woody Guthrie, dei De Andrè, dei Phil Ochs, ma che assimila elementi preziosi del cantautorato moderno, da PJHarvey a Nick Cave.
PHILOS - Interno 3
Al terzo album i toscani PHILOS (precedentemente attivi con il nome Philomankind e maggiormente orientati verso un sound di estrazione psichedelica 60’s) compiono un enorme balzo in avanti.
Prodotti da Vittorio De Scalzi dei New Trolls conservano l’approccio con melodie beatlesiane (irresistibile il beat di “Ambaradan”) ma a cui aggiungono un pizzico di prog e abbondanti dosi di pop tipicamente italiano e di canzone d’autore.
Un album delizioso.
NIGGARADIO - ‘Na storia
Sound personalissimo per i siciliani Niggaradio che mischiano suggestioni della tradizione insulare con un torrido e rauco blues che pesca da John Lee Hooker a RL Burnside, passando attraverso funk e suggestioni alla Black Key, scacciapensieri, mandolino, dialetto siciliano. Originalissimi, convincenti, duri e puri.
HIKOBUSHA - Disordini
Giunge al terzo album l'ambizioso progetto degli HIKOBUSHA. Il quartetto, alle soglie di una carriera decennale, riesce nell'ardito obiettivo di coniugare la poetica teatrale di un personaggio come Giorgio Gaber (citato tra le principali fonti di ispirazione) con lo sguardo avanguardista di nomi come Tom Waits, Nick Cave (non a caso nell'album è ospite l'ex Bad Seeds Hugo Race), Mark Lanegan e sonorità che alternano un approccio "rock" con sguardi all'elettronica e al trip hop. In mezzo frammenti parlati in loop ad accompagnare brani avvolgenti che rimandano alla new wave italiana dei prima Litfiba e dei Neon o ai Depeche Mode e Subsonica.
Un lavoro estremamente originale, una gamma di stili ampia, un respiro internazionale grazie anche ad una produzione raffinata, curata e piena di stile.
LINDA SUTTI - Wild skies
Linda Sutti ha alle spalle una signora carriera fatta di concerti, album (già due) e una “pericolosa” frequentazione con la musica del diavolo, il blues, da sempre al suo fianco fin dagli esordi con i Blues Trigger.
E di blues ce n’è tanto anche in questa prima esperienza ad alto livello, con la tedesca Cable Car Records. Ma è un blues perfettamente amalgamato con la classe e la raffinatezza di arrangiamenti superbi curati da Heinrik Freischlader, “anima gemella” artistica in “Wild skies” e di uno spessore compositivo che va ben al di là della classica concezione che si ha del genere.
Siamo dalla parti di Suzanne Vega, Norah Jones, Fiona Apple, Rickie Lee Jones, Michelle Shocked, Ani Di Franco ma con un piglio personale, una voce forte e sicura (e un inglese impeccabile !) e influenze che si addentrano in pop, nel 70s’ folk (“For the thrill”), rock, blues rock (l’impetuosa, cattiva, “Down on the road”), perfino reggae nell’introduttiva, splendida “Hurry”.
SINGOLI
SICK ROSE - Live in studio EP
I Sick Rose rinnovano la collaborazione con Dom Mariani (DM3 – Stems) che già aveva curato la produzione artistica degli ultimi due album della band torinese ('Blastin' Out' e 'No Need for Speed') che stavolta compare in veste di musicista e seconda voce. Interamente registrato dal vivo in studio l’Ep va alla scoperta di oscure ed entusiasmanti gemme power pop perdute negli anni ’70 ‘n giro per il mondo.
“Get your mind up” è uno stupendo brano tratto da un strepitoso album che nel 1970 i sudafricani The Flame realizzarono per l’etichetta dei Beach Boys (band nella quale due di loro, Blondie Chaplin e Ricky Fataar, confluiranno a breve) a cui segue “Girl on a train” degli sconosciutissimi Liverpool Echo a cui i Sick Rose danno una carica garage beat che riporta alla mente la verve che fu degli indimenticabili Prisoners.
“Lover come back to me' degli Hudson Brothers e l’incredibile melodia del ritornello di “(My girl) Mary Anne”, rivitalizzata e resa ancora più energica e travolgente, dei Spongetones chiudono un lavoro (rigorosamente e giustamente in vinile) che non si può fare a meno di rimettere in continuazione sul piatto del giradischi.
STATUTO - Come Fonzie / In fabbrica
45 giri in tiratura limitata di 300 copie con il travolgente, tipico, Statuto-sound di "Ci pensa Fonzie"(respinto alle selezioni del Festival di Sanremo 2013) e sul lato B l'ormai classico "In fabbrica", registrato dal vivo con la partecipazione vocale e strumentale dell'autore stesso,cioè Marino Severini dei Gang.
I BARBIERI / I FENOMENI - Battle of the bands
CAPT CRUNCH AND THE BUNCH - Capt Crunch and the Bunch
Doppia uscita in 45 in vinile per le sempre benemerita Area Pirata.
Gli storici Barbieri e i nuovi genovesi Fenomeni si dividono due brani a testa in “Battle of the bands” reinterpretando in italiano 4 classici garage: i Barbieri trasformano “The hustler” dei Sonics in “Il fuoriclasse” mentre “She told me lies” dei Chesterfield Kings diventa “Ritornerai” mentre i Fenomeni prendono “Action woman” dei Litter e la fanno diventare “Una donna vera” mentre “Dirty water” degli Standelles prende nuova vita in “Acqua sporca. 45 riuscitissimo.
Allo stesso modo i Captain Crunch and the Bunch traggono ispirazione dal garage punk più ruvido introducendo però ampie manciate di torrido rhythm and blues, blues e beat.
Due brani sono troppo pochi, aspettiamo con impazienza l’album !
PLASTIC MAN - Plastic Man
Dalla profonda Toscana, via Teen Sound, un coloratissimo ep d’esordio all’insegna di palesi riferimenti ai Pink Floyd barrettiani, Tomorrow, Kinks, i primi Television Personalities, gli Who del 1966, 13th floor elevators.
Quattro brani crudi, intensamente psichedelici, riuscitissimi.
JANE J’s CLAN - Enough is enough / If I could only be sure
Geno De Angelis il basso più SOUL della penisola con la sua nuova creatura, guidata dalla voce black di Jane J con uno splendido singolo che riluce di black music in ogni anfratto e si colloca felicemente a fianco della nuova stirpe di soulers da Sharon Jones a Nicole Willis con anche una splendida cover del classico di Nolan Porter.
impressione frutto di questi tempi... sono solo io ho gli album dell'anno sia italiani che stranieri (e soprattutto che "rimarranno" anche negl'anni seguenti, non consumanti e archiviati) sono in grandissima parte (tranne qualche rara eccezione che dovrà superare la prova del tempo) frutto di artisti già in giro da tempo, quando il web e il digitale non erano così diffusi? Penso ad Edda e Damon Albarn, tanto per citare due dei nomi più condivisi sulle classifiche di fine anno...
RispondiEliminaConsidera che questa classifiche le fa uno di 53 anni e di conseguenza con uno sguardo e un cuore molto ancorato al passato.
RispondiEliminaAnche se cerco di prendere in considerazione la più ampia gamma di suoni e nomi.
Probabilmente un ventenne/trentenne troverebbe Edda e Finardi noiosi e trascurabili.
Personalmente però continuo a pensare che buna parte del "meglio" della musica pop rock sia già stato scritto e che per trovare qualcosa che rimarrà nel tempo, nei prossimi decenni ci sia da cercare e parecchio.
Aggiungo in tempo reale..Mah a giudicare dal buon riscontro "giovanile" che ha avuto l'album di Finardi e lo stra-soldout dello stesso all'Askatasuna c'e' da sperare che qualche volta le previsioni anagrafiche siano sovvertite..bene!
EliminaC
Italiani brava gente!
RispondiEliminaUna bella manciata di dischi davvero..
Complimenti e un saluto a tutti (conosciuti e non)
C
(per il 2015 dai Sick Rose mi aspetto il tribute album dei Rasponis come piu volte annunciato da Luca Re)
FELICE 2015...l'anno ancora in corso ci ha dato un sacco di soddisfazioni : una tra tutte è molto recente,poichè in alcune zone della Francia (Grenoble,in particolare) siamo balzati al QUINTO posto delle preferenze di tutta l'annata 2014...attraverso la programmazione radio e gli articoli di certe riviste specializzate.
RispondiEliminaLa Francia è molto più vicina del Giappone,per cui se po' fà,se pò fà...
con l'anno nuovo vi sono in ballo altri progetti : principalmente uno discografico (per il trentennale di "Trasparenze e suoni",primo LP pubblicato nel 1985) ed uno DI CARTA...a cui prenderanno parte diversi elementi e protagonisti dell'area psichedelica (dagli anni 60 ad oggi) principalmente piemontese,ma ci saranno anche Tony & Lilith + moltissimi altri,sotto varie vesti (scrittori,filosofi,disegnatori,pittori ecc...)
HAPPY NEW YEAR !!! :-))))))))))