sabato, ottobre 04, 2014
Intervista ai Nana Bang!
I Nana Bang arrivano da Brescia, sono solo in due, ma in grado di produrre un wall of sound tribale e primitivo , potente e granitico come pochi.
Alle spalle un solido background di blues, psichedelia, country, ruvido rock n roll che porta a momentanei flashback di grande efficacia.
A tratti ci senti Bo Diddley, poi i primi Rolling Stones, i Black Keys, i Violent Femmes, melodie beatlesiane, o quelle lisergiche dei Pink Floyd di Syd Barrett e finire per creare un amalgama originalissimo, vitale, elettrizzante che si avvale anche di un tono (auto) ironico e leggero che rende l’ascolto ancora più godibile.
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Rispondono Andrea Fusari e Beppe Mondini
1
C’è un approccio molto tribale, minimale e diretto nel vostro sound, quasi una specie di blues rivisto in chiave molto moderna. E’ una scelta ponderata o spontanea ?
A: Entrambe le cose. Ti posso fare un esempio geografico: esci dalla città e te ne vai nel deserto. Hai solo roccia, cielo luce ed ombra a disposizione.
Allo stesso modo esiste la volontà, ma anche l’esigenza, di portare il discorso musicale ad un livello di essenzialità, e quindi di primitività. Una volta in quei dintorni, scavi e o trovi le radici, oppure ti disidrati. Il blues è radice e matrice.
Quel che ne esce è spontanea incoscienza, può bastare un tamburo ed una voce.
2
Le canzoni di “In a nutshell” sono spesso influenzate da atmosfere di chiara derivazione 60’s. Quali sono in generale i gruppi a cui fate maggiormente riferimento ?
A: Siamo sicuramente influenzati da ciò che abbiamo ascoltato, ma i primissimi ascolti qualunque essi siano, sono determinanti nelle formazione musicale di chiunque.
Credo ci sia un processo chimico per cui le frequenze musicali di un dato periodo si possano fondere nel DNA in una fase precognitiva o addirittura prenatale. Un po’ come la contaminazione di radiazioni o raggi gamma che producono un super eroe. Se poi il dato periodo sono gli anni 60, l’esposizione diviene particolarmente intensa per l’ampio spettro di contaminazione.
Ma nel processo creativo esiste un confine oltre il quale lo sguardo non è rivolto all’esterno ma all’interno, perché la canzone che stai cercando la troverai solamente lì, e in quel posto i riferimenti sono diversi. Quel che ne esce può essere sorprendente o inquietante in primo luogo proprio per te stesso.
3
La versione in studio dei Nana Bang differisce da quella live ? Siete sempre in due o si aggiunge qualche altro componente ?
B: Per il live restiamo in 2, l'approccio live è sempre un pò diverso, c'è anche una parte di improvvisazione non voluta.
A: La versione studio quasi coincide con quella live. Si crea una certa intesa empatica, siamo solo in due là dentro o là fuori, e abbiamo evitato di aggiungere troppi suoni in fase di registrazione. Nel live Beppe è in grado di tenere il ritmo delle percussioni e quando necessario contemporaneamente usare una tastiera e, mi pare, mugolare, mentre io canto ed uso le corde. Quando vedi il live, capisci realmente la band. Siamo una band fisica.
4
E’ possibile vivere della propria musica in un panorama come quello italiano ?
Voi avete previsto di promuovere e suonare anche all’estero, nel limite del possibile ?
B: Si, si può vivere di musica, però bisogna lavorare 8 ore al giorno ed essere molto "versatili". Le situazioni tecniche che troviamo in giro sono penose, ma noi abbiamo un formato abbastanza portatile che scavalca questa drammatica situazione audio.
A: Comunque non esclusivamente della propria musica, non qui e non adesso. E non con un atteggiamento nei confronti della musica che la vede come sottoprodotto commerciale rispetto ad arte e cultura.
Per l’estero, si, certamente.
I pezzi si prestano naturalmente ad un ascolto internazionale, per comunione della matrice, più che per l’idioma stesso.
5
Oggi i “dischi” si scaricano gratuitamente, addirittura qualcuno te li infila di forza nel telefono e nel tuo iTunes.
Ha ancora un futuro il supporto fisico in ambito discografico ?
B: Il supporto fisico garantisce la qualità e il valore del prodotto. Il supporto digitale non vale niente in termini economici. Non ho mai acquistato in digitale, mi sembra di comperare aria fritta, il digitale occupa poco spazio ma dà poca soddisfazione.
Si, la fisicità del prodotto ha ancora senso, io sento il bisogno di cose reali, non finte.
A: Il supporto sta diventando da solido a liquido. Il problema del futuro è la quantità, non lo stato. E di Tempo. Uh! Sembra una lezione di Fisica.
6
Giusto per giocare: chi fareste entrare nella vostra band, scegliendo dall’intera storia del rock (valgono anche i defunti...)
B: A noi potrebbe servire un solista tipo Eric Dolphy o un bassista, tipo Charles Mingus. Ma forse per divertirci servono Jimi Hendrix e Giò Ferrario.
A: Si, o lui o Frank Zappa. Polistrumentista, compositore, arrangiatore, produttore, e con una buona apertura musicale.
7
Una lista di dischi da portare sulla solita isola deserta
B:
A Short Apnea "ILLUOGODELLATRAGEDIA"
Billie Holiday & Lester Young "Lady day e Prez"
Claude Debussy "Preloudes pour piano Book 1"
Fuzz Orchestra "Comunicato N°2"
Igor Stravinsky "Le Sacre du Primtemps"
Eric Dolphy "Out to Lunch"
Melt Banana " Cactuses come in Flocks"
Ornette Coleman "The Shape of Jazz to Come"
Per Ubu "The Modern Dance"
Refused "The Shape of Punk to come"
Tony Scott "Music For Zen Meditation"
Zu "Igneo"
A:
VVAA –The Chess Story
VVAA – The Complete Stax Volt Singles 1959-1968
VVAA – Songs in the key of Z
VVAA - That Summer! Soundtrack
VVAA - Nuggets
VVAA Tibetan Chants
VVAA – Luaka Bop
.All'osso del suono evocano i grandi spazi..
RispondiEliminaObiettivo centrato.
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