venerdì, agosto 01, 2014

Intervista a CARMELO LA BIONDA



Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM, SALVATORE URSUS D'URSO dei NO STRANGE, CESARE BASILE, MORENO SPIROGI degli AVVOLTOI, FERRUCCIO QUERCETTI dei CUT, RAPHAEL GUALAZZI, NADA, PAOLO APOLLO NEGRI, DOME LA MUERTE, STEVE WHITE, batterista eccelso già con Style Council, Paul Weller, Oasis, Who, Jon Lord, Trio Valore, il bassista DAMON MINCHELLA, già con Paul Weller e Ocean Colour Scene, di nuovo alla corte di Paul Weller con STEVE CRADOCK, fedele chitarrista di Paul, STEFANO GIACCONE, i VALLANZASKA, MAURIZIO CURADI degli STEEPLEJACK e la traduzione di quella a GRAHAM DAY, un'opportunità unica (grazie ad Enrico Mutti) di parlare con uno dei GRANDI NOMI della scena musicale italiana, CARMELO LA BIONDA. La sua verve e l'immensa disponibilità fanno si che l'intervista sarà lunghissima e spezzata in varie puntate. INTERESSANTISSIMA (per chi ama la MUSICA).

Le precedenti interviste sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

1)
In pochi conoscono gli esordi dei Fratelli la Bionda con due album "Srl" e "Tutto va bene" che guardavano a Crosby Stills Nash & Young, al prog, Simon & Garfunkel e che nel caso di "Tutto va bene" fu registrato ad Abbey Road con il mitico Nicky Hopkins (pianista con Rolling Stones, John Lennon, gli stessi Beatles, Jefferson Airpleane etc etc) e con il fonico (dei Beatles e tanti altri) Phil McDonald. Ci puoi raccontare qualcosa di questo periodo ?

2)
Sempre a metà degli anni 70, oltre a muovervi autonomamente come gruppo , componevate per tanti altri artisti (Mia Martini, Bruno Lauzi) ma eravate anche ricercati turnisti. In particolare mi piacerebbe sapere qualcosa sul rapporto con Fabrizio De Andrè (con cui ci fu la collaborazione in "Volume 8"). Avete avuto ancora modo di lavorare con lui, in seguito ?


Io e mio  fratello Michelangelo abbiamo iniziato a scrivere canzoni nel 1970. La nostra carriera, come spesso succede, cominciò per caso.
A quell'epoca era ancora molto importante la figura dell'autore che scriveva per i cantanti.
C'era il Festival di Sanremo che era la regina delle manifestazioni e delle promozioni discografiche. In grado di realmente lanciare nuovi cantanti.
C'erano anche altri festival importanti come quello di Venezia, il Disco per L'Estate, Il Festivalbar e così via.
E c'erano tanti cantanti, che non scrivevano, e  quindi avevano bisogno di una "buona" canzone per partecipare a questi fondamentali eventi canori.
Il fenomeno dei cantautori come l'abbiamo visto svilupparsi negli anni 70  non si era ancora affermato in maniera decisiva.

Così esistevano delle vere e proprie fucine di canzoni (gli uffici degli editori musicali) dove gli autori,  chiusi in una stanza con un pianoforte o una chitarra, da soli o in gruppo, passavano la giornata a tentare di scrivere un successo, più o meno come un impiegato passa le sue otto ore a smaltire scartoffie e pratiche d'ufficio.
A volte si rimaneva rinchiusi fino a tardi, a che non si era scritto qualcosa di significativo.
E così andava in tutti i paesi del mondo.
A quell'epoca, a Milano, c'era un giovane editore di nome Michele Del Vecchio che stava cercando di mettere su una squadra di autori per la sua giovane società di edizioni musicali  dal suggestivo nome "Come Il Vento".
Il primo acquisto e anche scoperta erano stati i fratelli Maurizio e Fabrizio, nostri grandi amici e compagni di scorribande musicali ai tempi dei Beatles, negli  anni 60 e con cui avevamo  messo su una band (o complesso, come si diceva allora).
Ci invitarono ad andarli a trovare per fare quattro chiacchiere , in quell'occasione, l'editore ci chiese di fargli ascoltare delle canzoni scritte da noi.
Poiché ne avevamo solo una e assolutamente poco, anzi, per niente commerciale pensammo che non ci avrebbe certamente presi sul serio. Ci chiese infatti di proporre qualcosa di più "vendibile".
Non c'era fretta ma la stessa sera ci mettemmo a tentare di scrivere una canzone "adatta" all'occasione. Avevamo deciso che lì noi ci volevamo restare.
Ricordo che la notte dormimmo poco e nostra madre si preoccupò seriamente  vedendoci  alle chitarre fino alle tre del mattino, cantando e suonando piano piano, per non svegliare nessuno in casa né i nostri vicini che, alle sei del mattino si svegliavano per andare in fabbrica.
Al mattino qualcosa era nato, forse così tornammo alla Come Il Vento con la speranza, davvero pochina,  di non vederci rimbalzare.

Non fummo rimbalzati. La canzone non aveva ancora un testo definitivo e fu Luigi Abertelli a scriverne uno appropriato e "vendibile" per … I Ricchi e Poveri, che reduci da una vittoria al Festival di Sanremo cercavano una canzone per il Festival di Venezia.
In seguito iniziò la importantissima e fondamentale collaborazione con Mia Martini.
Si era trasferita a Milano avendo già inciso un album, A Roma, per la RCA e con la collaborazione di un giovanissimo Baglioni.
L'atmosfera di Milano si rivelò congeniale al cambiamento che cercava : canzoni più nuove e più pop seppur con testi intensi.
Alla "Come il Vento" il team si era allargato con l'arrivo  di Dario Baldan Bembo. Eravamo tre entità che macinavano ore e ore nel tentativo di scrivere successi.
C'era una sostanziale differenza di modo di scrivere tra i Fabrizio, noi e Baldan Bembo, tuttavia in qualche epodo ben assortiti.
Diventammo la fonte primaria di canzoni per Mia Martini, appoggiati dai testi di Bruno Lauzi e Luigi Albertelli.
Noi vedevamo  in lei una Jony Mitchell italiana e tentammo di scrivere canzoni in quella direzione. Il successo arrivo con Piccolo Uomo, firmato  Lauzi. La Bionda. Baldan Bembo.
Ci accorgemmo che la Ricordi, sua casa discografica e anche nostra, cercava però di tornare alla canzone più italiana e fu qui che decidemmo che le canzoni che ci piaceva scrivere, più americane e più West Coast avremmo dovuto cantarcele da soli.

All'inizio della nostra carriera di autori di canzoni (per altri artisti) avevamo anche intrapreso una nostra strada di chitarristi acustici- turnisti,  venivamo cioè  ingaggiati per le sessione (sedute) di registrazione  grazie alla nostra "abilità" nel suonare le chitarre acustiche all'americana con sonorità west-coast : Crossby Stills Nash & Young, ma anche Simon & Garfunkel, James Taylor ecc, anche perché possessori di due magnifiche chitarre  "made in USA".
Premesso che la nostra "Bibbia" erano e sono tuttora i Beatles, eravamo comunque stati catturati da queste sonorità acustiche,  dall'all'arpeggio o finger.picking che di fatto introducemmo nelle sessions.
Era difficile  registrare bene le chitarre acustiche.  Tendevano a straboccare con i loro bassi accentuati e la dinamica molto ampia che certamente aveva bisogno di particolari accorgimenti nella registrazione (compressori ed equalizzatori principalmente). In Italia non si era ancora pronti a modellare e controllare queste sonorità.
Poi sarebbe arrivato a Milano negli studi della Ricordi Gaetano Ria, un tecnico del suono (oggi sound engineer)  con cui istituimmo un sodalizio .
Diventò il nostro tecnico preferito di Mia Martini, PFM e tanti altri.
Più tardi scoprimmo che la bravura dei tecnici americani nel registrare le chitarre acustiche stava nel tagliare determinate frequenze, senza pietà, mentre noi cercavamo di non perdere tutta l'ampiezza di gamma delle frequenze.
A volta bisogna essere capaci di buttare via.nE' quello che tutti quelli che lavorano nel campo artistico dovrebbero tenere presente.

Decidemmo che era il momento di cantarci le nostre canzoni e preparammo un album molto acustico.
In questo ci venne incontro l'aiuto una persona molto speciale a cui dobbiamo moltissimo per la nostra crescita e affermazione artistica : Bruno Lauzi, autore di musiche e  testi indimenticabili. Lo seguivamo nel live, formando con lui un  trio di chitarre acustiche.
La gente accettava, un po' sorpresa, questa inusuale formazione.
L'album venne registrato in tempi record ma con tutte le componenti necessarie a dargli completezza. C'erano anche archi e fiati arrangiati dal leggendario Natale Massara.
E c'era un giovane Finardi che, anche lui pazzo per la  nuova musica di CSN&Y, aggiunse la sua voce per i cori e un'armonica.
Fu anche la nostra prima esperienza di produttori dato che la Ricordi ci aveva lasciato ampia possibilità operatività, soprattutto nei mix finali.

L'album ebbe un grande successo tra tutti i ragazzi e anche tra i giovani musicisti che finalmente vedevano qualcuno pubblicare un album in chiave acustica e con testi nuovi (in questo caso scritti appunto da Bruno Lauzi).
La copertina stessa faceva da ambasciatrice a questa novità: si apriva doppia e con una foto in cartone estraibile sul fronte. Costosissima.
C'erano anche  i testi delle canzoni (allora, in italia non si usava farlo).
Tutto questo era per la Ricordi un fiore all'occhiello ma che non rappresentava di certo lo stile italiano che teneva su le sue vendite e il fatturato.
Così, pur partecipando a festival e manifestazioni sulle nuove tendenze, non eravamo di certo negli Stati Uniti, dove questo tipo di musica invece rappresentava il potenziale commerciale per il fatturato delle case discografiche.

Il secondo album "Tutto Va Bene", ancora per la Ricordi e in seguito pubblicato dalla Baby Records, con due versioni in inglese, nacque grazie a un accordo, allora molto insolito, di nostra compartecipazione nelle spese di registrazione. Buttammo tutti i nostri risparmi nell'impresa con la decisiva finalità di potere finalmente potere registrare, almeno parte dell'album, a Londra, negli studi costruiti dai Beatles nei tardi anni 60, gli Apple Studios, in Savile Row.
Il palazzo del leggendario concerto sul tetto. Da non confondere con gli studi della EMI, poi rinominati Abbey Road Studios, proprio dopo il successo dell'omonimo Album.

Tramite un amico britannico, che ci aiutò notevolmente nell'impresa, riuscimmo a contattare anche  il loro tecnico Phil McDonald e il pianista di John Lennon e George Harrison e dei Rolling Stones, Nicky Hopkins. Non ci sembrava vero !!!
 Volammo a Londra con parte delle registrazioni già fatte in Italia, con alcuni pezzi cantati sia in italiano che in inglese, per entrare in questo tempio, con la dovuta religiosità e rispetto. Avendo fatto buona parte dell'album con il più che ottimo Gaetano Ria pensammo che sarebbe stato straordinario vedere la differenza nel modo di lavorare di un bravo tecnico italiano e uno inglese. Va notato che il fatto di cantare in inglese non era per nulla accettato dalle case discografiche italiane. Oggi il vento non è cambiato.
Noi però vedevamo altri paesi europei offrire dei prodotti in lingua inglese, e con tanto successo internazionale. Ci domandavamo : "Perché noi no ?".

Comunque saremmo andati a lavorare a Londra. E questo era fondamentale per la nostra evoluzione. Pensavamo che non ci sarebbe stato futuro senza una nuova radicale esperienza.
Avremmo cercato di capire  quali strani segreti si celassero nello scrigno del tempio dei Beatles. Ma non c'erano segreti. Scoprimmo  solo semplicità e professionalità. Molta bravura e passione.
C'era sicuramente la grande scuola inglese, cresciuta negli anni 60 a livelli di eccellenza impensabili.
I testi del secondo album li scrivemmo noi. Era un'esigenza dettata anche dall'insistente richiesta da parte di tutti quelli che ci stavano intorno, di una maggiore sincerità e introspezione, vicina alle nostre percezioni di noi stessi e del mondo che ci circondava.
"Ogni volta che tu te ne vai" è senza dubbio la regina dell'album. L'introduzione, creata al piano da Nick, era in perfetto stile Stones.
La ascoltiamo ancora adesso con le lacrime agli occhi.
Piacque molto a Fabrizio De Andrè con cui stavamo collaborando come chitarristi per la registrazione dell'album 8, quello della "Cattiva Strada".
Diventammo amici e questo ci fece crescere umanamente e artisticamente. Sicuramente influì sui testi che stavamo scrivendo. L'eccellente piano di Nicky Hopkins la  fece subito entrare in un mondo molto BRIT, Il mondo che ci piaceva di più  e ci seduceva. Ieri come oggi.

Phil Mc Donald era molto rilassato, quasi un compagno di pub con cui fare quattro chiacchiere con un bicchiere di birra in mano. Ma era lui che aveva registrato Abbey Road dei Beatles. Per noi non era un uomo era un Dio.
Ma lui, come si dice da noi, non se la tirava per niente. Era sicuramente un po' incuriosito dal fatto di lavorare con degli italiani. Nicky Hopkins invece venne a registrare a Milano. Un giorno per ascoltare tutte le canzoni, memorizzarle nella sua mente e poi suonarle come se la cosa l'avessi fatta da sempre.
Non avevamo mai visto e sentito nulla di simile. Ma lui era anche uno dei più grandi pianisti rock del mondo. La sua preparazione era comunque classica ed ra stato un autentico bambino prodigio ….Una leggenda già allora. E noi stavamo registrando con lui. Ci fu una conferenza stampa a Milano, organizzata dalla Ricordi. Lui si presentò vestito in perfetto stile britannico-rock. Elegante come pronto per un palco di uno show importante. Era un segno di rispetto anche nei nostri confronti, Non lo dimenticheremo mai. Credo che la permanenza a Londra ci abbia dato l'input per sognare di fare successo in tutto il mondo. Non era la prima volta che ci andavamo.
avevamo visto lavorare in studio Tony Visconti.
Produttore dei T REX e BOWIE. Esisteva un'eccellenza e noi volevamo esserci.

9 commenti:

  1. boh, insomma...
    https://www.youtube.com/watch?v=HQiYe_w78uA

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  2. Intervista interessantissima, complimenti a Tony!
    Sicuramente nelle altre puntate parleranno anche dei D D Sound e dei Righeira....
    Saluti,

    Vito Vita

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  3. Grandissima intervista! grazie Boss e Carmelo La Bionda soprattutto.

    C

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  4. grandi i LA BIONDA,..mi ricordo che quando ero 12enne al mare,...verso l'una 2 di notte sotto da noi arrivava a parcheggiare nel garage un ' fighetto discotecomane' bolognese che, appunto , mentre chiudeva il garage 'sparava' a balla dallo stereo della fottuta macchina i LA BIONDA e altri tipo AMANDA LEAR , CERRONE etc.,...allora mi incazzavo parecchio , perchè stavo prendendo sonno!,...però, riascoltandoli ora, e paragonandoli a certa roba d'oggi,I LA bionda erano grandiosi

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