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Pensi a Christian De Sica e immediatamente vengono in mente le pernacchie (e molto peggio), le commediacce, i cinepanettoni, la sguaitaezza romanesca e pensi al papà e a tutto quello che ci ha lasciato (ai figli solo tanti, tanti, debiti, che, dice Christian, lo hanno costretto ad un certo tipo di cinematografia).
E l'ingombrante ombra paterna pervade l'intero libro (uscito nel 2008) che però è bellissimo, pieno di preziosi ricordi, incontri incredibili con il gotha del cinema mondiale, stupendi aneddoti, stoccate spesso velenose a destra e a manca (Boldi incluso) senza troppi peli sulla lingua.
Il tutto scritto benissimo, con la personalità di Christian che emerge esplosiva e che ci fa conoscere anche un insieme di sue opere trascurate e dimenticate.
Il tono è agrodolce, leggero a tratti, serio e serioso in altri momenti ma la lettura è appassionante e piacevolissima.
Consigliatissimo.
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