sabato, febbraio 15, 2014
Tales from Liverpool
Un gustoso racconto da LIVERPOOL dal Nostro CHARLIE
Liverpool è una città musicale, che sia un motivo dei Beatles o lo sciabordio della Mersey sull'Albert Dock poco conta.
Tutto ha un suono e tutto ha un gusto dolcemente retrò, non so se trattasi di suggestione oppure verità comunque in questa città gli anni sessanta sembrano passati da poco.
Sarà perchè forse gli anni 60 a 'Pool, come nel resto del Regno, sono stati una sorta di golden era, sarà perchè poi dalla metà del decennio successivo la città entrò in una progressiva crisi che ebbe il suo culmine con le politiche liberiste della signora (minuscolo d'obbligo) Maggie fatto sta che girare per le strade di Liverpool ti catapulta in una dimensione temporale diversa.
Il mio blitz in terra d'Albione ha però un italianissimo prologo: L'Italia è un paese buffo dove ogni evento atmosferico che duri più di 12 ore genera allarme e manda tutto in tilt.
Venerdì 31 gennaio scendendo dal treno che dalle campagne umbre mi aveva catapultato nella città eterna sento l'annuncio "causa avverse condizioni meteo il servizio da Roma Termini a Fiumicino Aereoporto è temporaneamente sospeso"; sapete quante ore può durare in Italia un servizio sospeso temporaneamente?
Siccome io lo so(e voi pure) mi lancio verso gli autobus Terravision anch'essi bloccati quindi finalmente via, si parte direzione aereoporto con un taxi diviso con altri tre disperati, sorvolo sul costo della corsa e sull'occultamento del tassametro; anyway l'importante è partire per Brum e da li poi raggiungere Liverpool per un weekend di Footie, birra e musica.
Liverpool come detto è un posto particolare, non c'è moltissimo da vedere alla luce del sole ma la città della Mersey vanta una notevole varietà di musei e gallerie d'arte e ovviamente è la città che ha dato i natali alla pop-ular music. Non è roba da poco.
Dove ti giri ti giri sta pur sicuro che i faccioni dei Fab4 ti scrutano sorridenti dai cafè, dai bar, dai pub e dagli shop più o meno tematici.
I locali dove poter ascoltare musica live, fin dal pomeriggio, sono quasi tutti ad ingresso libero, si paga un piccolo pegno solo al Cavern nel caso si voglia entrare dopo le 20.
Il venerdì sera è la serata per eccellenza del weekend inglese, un sacco di gente in giro piena di voglia di divertirsi e piena pure di qualcos'altro (il binge drinking è un problema non da poco specie per i ragazzini) e quindi pure io dopo aver preso posto in albergo e dopo una doccia bollente mi sono lanciato nella mischia.
Al Cavern Club ho beccato prima un ragazzo con chitarra acustica che svariava tra Beatles e musica contemporanea (OCS, Oasis, Pulp fino a toccare punte di delirio con That's Entertainment ) facendosi ascoltare piacevolmente; dopo il local lad (che vedete pure in foto nel suo taglio di capelli welleriano) spazio ai The Rockits, quattro signori di mezza età con beer belly d'ordinanza che hanno sferragliato per due ore incendiando il locale con i classici di Who, Kinks, Small Faces, Searchers etc etc.
Tra il pubblico, di età davvero eterogenea, menzione d'onore ad una coppia fantastica over 50: lei con cofana modello Amy Winehouse (ma platinata), t-shirt senza maniche che metteva in mostra un braccio con su tatuato un veliero, un jolly roger flag e una coppia di pistole da pirati con il calcio stondato in pieno Corsaro Nero style, pantalone di pelle nero e anfibio da combattimento.
Il consorte forse ancor più stagionato di lei dopo una session di ballo si toglie la felpa e sfoggia....rullo di tamburi....la maglia da portiere grigio topo, con tanto di numero 1 sulle spalle, dell'Internacional de Porto Alegre (no, il signore era tutt'altro che brasiliano).
Riflettete: voi ci uscireste di venerdi sera con una maglia da portiere con su scritto tra l'altro Tramontina (suppongo sia lo sponsor tecnico)?
Comunque la serata è stata da urlo e sono uscito sudato fradicio perchè il locale, con ben sapete, è due piani sotto terra, molto affollato e con la temperatura really hot.
Il pezzo che ha raccolto più consensi nel set dei The Rockits è stato Won't get fooled again ma debbo dire che il tiro del concerto è stato di ottimo livello in generale. Stanco morto sono uscito da Cavern con le orecchie incendiate e con un pensiero fisso.....sarò mica nato nel paese sbagliato?
Sabato mattina il vento spettina ma la città già alle 10 è viva e pulsante; il mio stomaco fottutamente continentale fa si che non riesca ad andare oltre un caffè ed un paio di scones e poi sapete com'è, quando il pomeriggio c'è la partita io mi adombro sempre con qualche ora di anticipo.
L'appuntamento con Frank the Legend (negli ultimi 30 anni ha saltato tre trasferte) e gli altri Leoni Latini, i tifosi italiani del Villa, è alle 12 al Philarmonic (date un'occhiata perchè vale la pena http://www.nicholsonspubs.co.uk/thephil ... sliverpool ) in Hope Street, il nome benaugurante non servirà purtroppo, quindi c'è tempo per fare l'immacabile giro a HMV e a vari negozietti di memorabilia beatlesiana.
Dopo aver accoltellato la carta di credito in cd, t-shirt e mugs marcio verso il luogo dell'appuntamento e trovo i miei sodali al tavolo con 6 pirotecnici baschi vestiti nel seguente modo: 3 con la maglia della Real Sociedad, uno con la maglia dell'Athletic e due vestiti in pieno Old Firm Paella (uno con la maglia blanca ed uno vestito di azulgrana)....la democrazia è una bella cosa però... .
I Baschi andranno come noi a Goodison (spero vestiti in maniera migliore), in cinque a sostenere gli evertonian, Arteta Power maybe, mentre il bilbaino in ossequio ad una vecchia amicizia tre le due tifoserie datata anni 90 sosterrà il Villa.
Le pinte al Philarmonic scorrono veloci, ne abbiamo provate diverse, e tra una chiacchiera e l'altra bisogna raggiungere altri Leoni Latini ed amici inglesi al Fly in the Loaf. Una volta compattate le file e dopo aver addentato una porzione generosa di fish and chips ci muoviamo verso Goodison.
La zona dello stadio è tipicamente british, casette a schiera con Stanley Park accanto che guarda sonnacchioso passare una marea Royal Blue con qualche sfumatura vestita con i sacri colori; lo stadio è vecchio stile (frutto del lavoro di Leitch) e purtroppo la visibilità di chi sta nelle retrovie non è ottima (almeno nel settore ospiti) ma io ho un posto vicino al campo, a due file dagli evertonians e con un fantastico seggiolino di legno dove posare il culo. Nel settore ospiti si sta tutti in piedi nonostante lo speaker ci inviti a testare la comodità dei seggiolini e la Travelling Army del Villa è molto rumorosa o quanto meno sembra rumorosissima rispetto ai toffes che forse ancora in botta per la scoppola rimediata pochi km più a est sono molto silenziosi.
Una delle caratteristiche più divertenti delle tifoserie inglesi è il senso dell'ironia e aldilà di qualche fuck sparato a gratis i cori sono molto ironici (nulla a che fare con i vari Terroni Lavatevi col fuoco) e spicca su tutti il classico Can We Sing a Song for You ed il mitico The Library is Our che rimanda all'ultima polemica della Second City con la antica e nobilissima biblioteca della città che di notte si colora di claret and blue (il Villa con la sua fondazione ha finanziato in parte alcuni restauri) creando reazioni biliose dei cuginastri.
Sulla partita poco da dire: i Toffes hanno un allenatore e quindi giocano a calcio, noi abbiamo un manager che ha una visione del gioco alla Ray Charles e quindi i giocatori speculano, rilanciano (spesso a cazzo) e vanno di contropiede.
Tra i miei undici pesta erba mi è piaciuto Bertrand, non male pure Bacuna e Delph mentre ho avuto la conferma che se Holt fino a 22 anni faceva il gommista un motivo doveva pur esserci.
Considerate che Lambert nel suo 3-4-3, che poi altro non era che un 5-2-3 aveva piazzato Holt come attaccante esterno, Gipo Viani tutt'oggi sarebbe tatticamente più lungimirante del fagiano scozzese.
Anyway il Villa stava vincendo in maniera immeritata e quindi i banter verso gli evertonian filavano che era un piacere inframezzati dal coro che i tifosi fanno sempre al giocatore meno dotato di classe ma più simpatico del lotto: sull'aria di I Love Him (il main theme del film Sister Act) la travelling army canta sempre Sylla Sylla Sylla, He Play for Mighty Villa Villa Villa ed il buon Sylla sorridendo ringrazia sempre probabilmente chiedendosi perchè i tifosi inneggiano ad un medianaccio che sta in panca. La risposta è semplice: lui vale qualche contadino che occupa il posto in campo e pesta l'erba di Goodison.
Dal settore ospiti io e miei soci guardavamo con un occhio il tabellone che segnava il tempo e con l'altro sbirciavamo verso l'uscita, in cerca di eventuali agenti di Scotland Yard pronti ad arrestarci per furto con scasso.
Roberto Martinez manager più vispo di Lambo con un paio di mosse (Pieenar e Naysmith in campo) riesce a ribaltare la partita.
Il gol del pari è frutto di una bella azione evertonian e i tifosi locali colti da raptus si ricordano di essere allo stadio ed iniziano ad esultare e prenderci per il culo, restituendoci quintalate di insulti.
Gli animi si scaldano ed i miei vicini di posto cominciano a beccarsi con gli evertonian, nulla di trascendentale, potremmo tradurlo con un "vieni qua se hai coraggio..." - "no vieni qua te che ti gonfio", insomma fatto sta che le tifoserie si avvicinano, gli steward di irrigidiscono e dal nulla si palesano un paio di poliziotti che prendono e si portano via il più esagitato dei Villans ed il più esagitato degli Evertonians e come d'incanto gli animi si calmano per poi riesplodere al gol di Mirallas.
I supporters di casa trasfigurati dalla gioia ce ne dicono di tutti i colori a noi non resta che abbozzare, maledire quel somaro scozzese in panca ed attendere il fischio finale per andare alla ricerca di un buon pub. Il deflusso post gara è tranquillo, finita la gara, portati via i due o tre più agitati del lotto, i tifosi si mescolano e noi Leoni Latini avendo finito la scorta di bestemmie ci dirigiamo a vedere la chiesa di St Luke quella incastonata in un angolo del Goodison.
Detto della gara, detto della nostra pochezza, detto pure del caloroso saluto tra due tifosi avversari che, dopo essersi insultati per 90 minuti, a fine gara si sono stretti la mano (io pensavo che quando si stavano avvicinando lo facessero per gonfiarsi) vi racconto la serata che inizia presto, dopo il match, al Dr Duncans per la pinta di saluto i Leoni Latini e i Villans inglesi.
Il pub è posto vicino a Lime Street Station ed è davvero fantastico sia per range di birre a disposizione, molte delle quali prodotte in birrifici locali (è uno dei tempi della Cains), che per arredo interno.
Dopo una frugale cena faccio il giro dei locali della zona che va da tra Paradise Street e Mathew Street, ce ne sono davvero di divertenti, alcuni provvisti di dancefloor e con alcuni dj che farebbero la felicità dei follower del Blog. Noto che specie la sera del sabato molti posti abusano delle orecchie degli ospiti con l'immancabile karaoke e quindi alla fine ripego di nuovo al Cavern dove suona una band dal nome Cave Dwellers.
La loro caratteristica principale è che una parte del set pricipalemente bleatlesiano lo suonano loro salvo poi lasciare libero accesso a chi vuole esibirsi al microfono.
Notavo difatti che ogni tanto al frontman venivano portati dei bigliettini, la mia ingenuità mi portava a pensare che fossero delle richieste musicali invece no, a mia insaputa il karaoke mi avrebbe colpito pure dentro al Club probabilmente più famoso del mondo. Eh si perchè nella seconda parte dello show i Dwellers si trasformano di fatto in un gruppo di accompagnamento di vari debosciati che si lanciano sul palco senza vergogna: il top è un tizio che strazia Sit Down dei James e una tipa caruccia che tenta di cantare Day Tripper cannando quasi tutto il testo e concludendo con un Up The Villa finale che mi fa pensare che c'è qualcuno che prende la sconfitta con più filosofia di me.
Per fortuna nessuno si è permesso di assassinare In My Life, probabilmente avrei perso il mio classico aplomb.
Charlie
Bella Charlie !
RispondiEliminaGrande Charlie! appreciate so much..
RispondiEliminacasula!
C
Apprezzamento, bel resoconto Charlie
RispondiEliminaA Liverpool c'è poco..ma quel poco merita assolutamente di essere vissuto. Non oso immaginare come fosse nei plumbei 70's tra disoccupazione e droga...alle radici dell'hooliganismo degli 80's.
Peccato per il tuo Villa, comunque questi sono i viaggi più veri, puliti, emozionanti, a prescindere dalla metà, mentalità giusta.
Un saluto, cortez
Il Villa fa cagà
RispondiEliminaMi tocca darti ragione....per quanto si possa dare ragione ad un anonimo
RispondiEliminaCharlie