mercoledì, febbraio 26, 2014

Baruch Spinoza



Si va ancora di FILOSOFIA con un breve saggio del nostro ANDREA FORNASARI su SPINOZA

Forse in un'altra occasione parleremo di Cartesio (Descartes, se preferiamo):
la sua influenza fu determinante e in modo particolare per il pensiero di Spinoza, filosofo olandese che visse fra il 1632 e il 1677.

Spinoza apparteneva alla comunità ebraica di Amsterdam ma, nel 1656, venne espulso e scomunicato con l'accusa di eresia: un privilegio che non toccò a molti filosofi in epoca moderna.
Egli venne deriso e perseguitato: cercarono anche di ucciderlo.
Il motivo di questo accanimento era dovuto alle critiche che Spinoza aveva mosso alla religione ufficiale:
secondo lui tanto il cristianesimo quanto l'ebraismo erano tenuti in vita soltanto dalla rigidezza dei dogmi e dai rituali esteriori; fu il primo ad affrontare la Bibbia da un punto di vista storico-critico.
In sostanza rifiutò l'idea che la Bibbia fosse stata totalmente ispirata da Dio, inoltre la predicazione di Gesù rappresentò la liberazione dal dogmatismo e dalla rigidezza dell'ebraismo (ne parlava già sant'Agostino).
Gesù, secondo Spinoza, predicò una religione della ragione che considerava l'amore il valore più alto, un amore che è rivolto sia verso Dio sia verso il prossimo.

Spinoza venne abbandonato anche dalla famiglia che cercò di privarlo dell'eredità a causa della sua eterodossia: per mantenersi molava lenti ottiche.
Un aspetto paradossale è che sono pochi quelli che hanno difeso la libertà di parola e la tolleranza religiosa con maggior fervore di Spinoza.
Nel suo testo più importante, "L'etica dimostrata secondo l'ordine geometrico", Spinoza segue una forma di esposizione che procede, proprio come nella geometria di Euclide, secondo definizioni, proposizioni, dimostrazioni e corollari.
Se Cartesio voleva estendere il metodo matematico anche alle speculazioni filosofiche, usando esclusivamente la ragione, Spinoza si inserisce in questa tradizione razionalistica.
Nella sua "Etica" vuole dimostrare come la vita dell'uomo sia decisa da leggi di natura.
Ma se per Cartesio la realtà è formata da due sostanze nettamente separate, il pensiero e l'estensione, Spinoza non è d'accordo su questa divisione: a suo avviso, tutto può essere ricondotto ad una sola sostanza, che chiamò semplicemente Sostanza, oppure Dio o Natura.
Spinoza possiede quindi una concezione monista e non dualistica: egli riconduce l'intera natura e tutte le relazioni della vita alla medesima sostanza.

Spinoza si allontana dal pensiero ebraico e cristiano nel momento in cui equipara Dio e la Natura o Dio e il Creato: quando parla di natura intende tutto ciò che è, anche ciò che è spirito.
La sua lingua è complessa e non è facile penetrare attraverso le sue rigide formulazioni, tuttavia il suo pensiero è cristallino: secondo Spinoza, Dio (o le leggi naturali) è la causa immanente (cioè interna) di tutto quello che succede. Non è una casua esterna, perchè Dio si manifesta soltanto attraverso le leggi naturali.
Ciò significa che tutto in natura avviene secondo necessità: la sua concezione è senz'altro deterministica.
Spinoza sostiene che esiste un unico essere che è causa di sè, pienamente e totalmente e che quindi può agire in piena libertà: soltanto Dio (o la natura) rappresenta una manifestazione libera e non casuale.
Un uomo può lottare per ottenere una libertà che gli permetta di vivere senza coercizioni esterne, ma non potrà mai raggiungere il libero arbitrio: non siamo noi a decidere cosa avviene al nostro corpo (modo dell'attributo estensione) e analogamente non scegliamo che cosa pensare.
L'uomo non possiede affatto un'anima libera prigioniera in un corpo meccanico.

Secondo Spinoza, sono le passioni umane, come l'ambizione o il desiderio, che ci impediscono di raggiungere la vera felicità e l'armonia: tuttavia, se sappiamo che tutto ciò avviene secondo necessità, possiamo raggingere una conoscenza intuitiva della natura come totalità e sentire in modo chiaro e inequivocabile che tutto è connesso e collegato, che tutto è uno.
La meta finale è cogliere tutto ciò che è in un'unica, totale veduta d'insieme.
Soltanto a quel punto raggiungiamo la massima felicità e serenità di spirito, quello che Spinoza chiamò sub specie aeternitatis, vedere tutto "dal punto di vista dell'eternità".

Che poi ce ne debba fregare qualcosa a tutti i costi, naturalmente, è un'altra storia.

5 commenti:

  1. Sempre interessanti questi post

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  2. ohibò, son spinoziano anch'io: come lui, ho una concezione monista della vita (viva la figa)

    The Real WC

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  3. Dove trovo una sua intervista recente?

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  4. Contributo video:

    Al minuto 2:40 apoteosi su Spinoza ahahahahah!
    https://www.youtube.com/watch?v=9rllyPSGbhc

    W

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