mercoledì, febbraio 19, 2014

Arthur Schopenhauer



ANDREA FORNASARI ci regala un consueto saggio di riflessione filosofica. Come sempre da non perdere.

Da leggere anche i precedenti interventi in merito:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Filosofia

Intanto:
"La pietra descrive una linea retta rispetto a un sistema di coordinate rigidamente connesso alla vettura, ma rispetto a un sistema di coordinate rigidamente connesse al terreno (terrapieno), descrive una parabola.
Con l'aiuto di questo esempio, si rende evidente come non esista un fenomeno quale una traiettoria in senso assoluto, ma solo una traiettoria rispetto a un determinato corpo di riferimento".

(Albert Einstein, La teoria generale della relatività)

Nell'opera principale di Arthur Schopenhauer (1788 - 1860), "Il mondo come volontà e rappresentazione", l'interazione di volontà, rappresentazione, religione ed estetica delinea un universo instabile.
Come asseriscono le prime parole di Schopenhauer: "Il mondo è la mia rappresentazione e questa è una verità che vale in rapporto a ogni essere vivente e conoscente, sebbene l'uomo soltanto possa tradurla nella coscienza riflessa, astratta; e se ciò egli fa realmente, ecco che è cominciata in lui la riflessione filosofica".

Per Schopenhauer, la cosa in sè kantiana è introvabile, ma non lo è la volontà per trovarla.
Ciò che inoltre mette a repentaglio e distrugge ogni uomo non è la percezione erronea ma quella stessa volontà. La volontà provoca discordia, sofferenza e malvagità: la sua presa implacabile e compulsiva su un essere razionale rende inutile, e in definitiva assurdo, gran parte dell'agire umano.
"Un uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere che ciò che vuole".

Quest'ultime parole di Schopenhauer sono citate da Albert Einstein nel suo "Come io vedo il mondo", ed egli ci dice: "Non credo affatto nella libertà dell'uomo nel senso filosofico della parola.
Ciascuno agisce non soltanto sotto l'impulso di un imperativo esteriore, ma anche secondo una necessità interiore.
L'aforisma di Schopenhauer mi ha vivamente impressionato fin dalla giovinezza; nel turbine di avvenimenti e di prove imposte dalla durezza della vita, quelle parole sono sempre state per me un conforto e una sorgente inesauribile di tolleranza.
Aver coscienza di ciò contribuisce ad addolcire il senso di responsabilità che facilmente ci mortifica e ci evita di prendere troppo sul serio noi come gli altri; si è condotti così a una concezione della vita che lascia un posto singolare allo humour".
Insomma, non male questa rivincita in chiave ottimistica e ironica per un pensatore spesso considerato come un romantico pessimista.
Al di là di ogni prospettiva filosofica sulla verità assoluta, le trattazioni di Schopenhauer sondano il significato del soffrire e suggeriscono che la vita è sostanzialmente priva di un supporto superiore.
Invece di accettare la credenza in ogni assoluto, il filosofo tedesco accetta il mondo così come lo vede o lo vuole ogni uomo: ironicamente, benchè l'uomo disponga di libero arbitrio è imprigonato dalla sua inutilità. Le uniche vie di fuga dalla volontà si realizzano attraverso il sacrificio, l'altruismo e l'abnegazione, così come grazie ad una esperienza estetica.
Schopenhauer sostiene che in realtà l'arte è più importante della conoscenza perchè aiuta l'uomo a trascendere la sua condizione, poichè colui che ascolta musica o assiste a una rappresentazione drammatica beneficia di momenti di libertà dall'autocoscienza e dalla volontà.

Per Schopenhauer è possibile mitigare la volontà attraverso il diniego, le arti, la trascendenza, la convinzione religiosa: alla fin fine, però, non c'è via d'uscita.
L'azione, persino l'auto-immolazione, sono espressioni della volontà che sconfigge l'uomo in cerca di una scappatoia.
Secondo Tommaso d'Aquino, Kant, Leibniz e altri teisti razionali, Dio e la verità esistono affinchè l'uomo e la moralità non siano insignificanti: un uomo retto non può quindi navigare un mondo di monadi mutevoli senza timore di incagliarsi in una secca di false percezioni.
Per Schopenhauer, ateo razionale, la risposta era piuttosto semplice, tanto che venne spesso cooptata dalla religione e oggi è persino venduta e celebrata sulle magliettine: "La compassione è la base di tutta la moralità".
Se Schopenhauer credeva che la verità avesse da compiere un viaggio accidentato per essere convalidata, avrebbe potuto abbracciare la visione di John Keats che equiparava la verità alla bellezza nei celebri versi:

"Bellezza è verità, verità è bellezza / Questo a voi, sopra la terra, di sapere è dato / Questo, non altro, a voi, sopra la terra, è bastante sapere"

22 commenti:

  1. Sempre belli questi interventi !

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  2. La sua concezione dell'arte è filosoficamente perfetta ma poco si accoppia con i problemi "reali". Nel senso che al giorno d'oggi fruire dell'arte significa pagarla e spesso pure cara (voglio dire che una famiglia di tre persone- la mia - che vuole vedere un cine paga 30 euro, lo stess osé vuole andare ad una mostra a Milano deve stanziare 30 di biglietti e una ventina di benza/autostrada, restando rigorosamente te a digiuno !!!!)

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  3. Dopo un bicchiere di vino, con frasi un po' ironiche e amare,
    parlava in tedesco e in latino, parlava di Dio e Schopenhauer.

    (Guccini, Il Frate)

    mi ero fermato qui,ora ripasso..
    (giusto,Boss..impegni impegnativi)

    C


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  4. Poi Nietzsche massacrò il pensiero di Schopenhauer: secondo lui, nonostante fosse ateo, continuava la tradizione di una filosofia della negazione e del risentimento mutuata dal cristianesimo.

    Io penso che se parliamo di filosofia morale, entrambi i pensatori siano fondamentali.

    AndBot

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  5. Pettinatura favolosa l'Arturo!

    W

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  6. Ah ah ah... si, cotonava ciò che poteva cotonare!

    "Un uomo può cotonare ciò che vuole, ma non può che cotonare ciò che cotona" (cit.)

    AndBot

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  7. Se uno volesse fare davvero il punk dovrebbe andarsene in giro così ! Con quella pettinata, i basettoni e quell'espressione sulla faccia.
    Altro che creste rosse e Exploited !
    Terrore puro !

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  8. Un uomo non può fare ciò che vuole ma deve fare ciò che deve, altrimenti non ha mezzi per tirare avanti, a meno che non gli siano forniti da una famiglia ricca di nascita: questo rende la vita quello che è cioè una merda.

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    1. La prossima volta si parlerà di Spinoza, il quale molava lenti ottiche ad Amsterdam per tirare avanti. Oppure, per i più radicali, del cinico Diogene, che si accontentava di vivere in una botte.
      In genere i filosofi meno abbienti sono quelli meno pessimisti, mentre nel caso di Schopenhauer va detto che possedva un caratteraccio: di solito la filosofia esistenzialista proposta rispecchia il carattere. Pensiamo a un poeta come Byron: gloria lirica, vita avventurosa, eccetera. Che fa? Diventa un romantico pessimista e va a morire in guerra: un poeta e non un filosofo, ma quando si parla di filosofie esistenzialiste succede spesso di confondere un po' le cose.
      Vivo male, possiedo una salute precaria, sono risentito? Ecco l'universalità del mio giudizio (che nasce da un'esperienza particolare, cioè molto personale): la vita è quello che è, cioè una merda.
      Niente di nuovo, insomma.

      AndBot

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    3. La condizione dell'uomo comune è una merda, uno che dice Un uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere che ciò che vuole". è ovviamente fuori della realtà vorrei vederlo Schopenauer a fare i turni in una logistica , essere trattato come una merda, pagato peggio, e non riuscire a far fronte alla realtà (ergo pagare i conti),voglie vedere dove se lo ficca il suo caratteraccio,gente improoponibile

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    4. Mah, non saprei.
      Personalmente mi stanca molto meno il lavoro fisico che non quello intelletuale.
      Dostoevskij era morto di fame e per campare (a fatica) svendeva i suoi romanzi - per dire.

      Ma anche un filosofo abbiente (esserlo non è un reato) ha il suo ruolo e se fa bene il suo lavoro, che problema c'è?
      Inoltre non dobbiamo credere che insegnare, possedere una cattedra e scrivere libri, ai tempi, rappresentasse una gran fortuna.

      Dico anche che senza aristocrazia non ci sarebbero molti dei diritti dell'uomo: ad esempio furono alcuni repubblicani colti a battersi per l'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti e non certo i democratici che invece erano con i latifondisti agrari i quali, ovviamente, avevano bisogno di mano d'opera gratuita.

      Personalmente non credo affatto nel mito del proletario, dell'operaio, del lavoratore: ho lavorato in fabbrica, in officina, in magazzino, eccetera, ma di gente improponibile ne ho conosciuta a bizzeffe esattamente quanta ne ho conosciuta in altri ambienti più "raffinati".

      Non erano migliori perchè "poveri" o perchè dovevano "sbattersi per vivere", così come altri non sono peggiori perchè benestanti: le teste di cazzo stanno ovunque.

      Perchè allora sarebbe un gioco al ribasso: tu lavori in fabbrica? Eh, cazzo, sei improponibile perchè io lavoro in miniera! Ah, pensa che io invece faccio turni a spalare merda 24 ore al giorno! E così via.
      Ci sarà sempre qualcuno che si sbatte più di te, che sarà più povero, che potrà rimproverarti il tuo benessere relativo.
      Ha senso? No, non può avercelo.

      Per me non è questo il metro di giudizio.

      AndBot

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    5. completamente d'accordo

      The Real WC

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    6. Mi fa anche un po' impressione difendere il pensiero di Schopenhauer, dal momento che non mi è mai piaciuto granchè.

      Se però voglio criticarlo devo farlo sul suo campo: che è quello della filosofia morale, dell'etica e dell'esistenzialismo.
      Di questo si occupava e non di altro: sarebbe come rimproverare ad un portiere di non andare mai a rete.

      Non saprei nemmeno dire se sia più utile o inutile, o dannoso, o meglio o peggio occuparsi di filosofia morale che non di politica o del sociale: Marx ha un ruolo, Kant un altro, eccetera.

      A volte ciò che sembra buono finisce per non esserlo e viceversa.
      La discussione filosofica non è mai DEFINITIVA proprio per sua natura: pone problemi su problemi, di qualsiasi ordine, sociale o scientifico, morale o etico.

      Inoltre non posso nemmeno giudicare l'intero operato di un filosofo semplicemente da un suo aforisma: che, ripeto, non è un dogma, ma amteria di discussione.

      AndBot

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  9. vabeh io ho altri problemi un questo momento ,ma è comunque sempre un piacere leggervi ( e vedere il 'teutonic'Basettoni:)anche se in fretta come oggi, ..ahhh quindi AndBot non è the ReaL wc in incognito??,.:),...non lo sapevo, mi scuso

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  10. riguardo alla musica ,..ieri sera mi sono ascoltato solo di sfuggita canzone di Frenchie (see Due Nipoti E Un Maggiordomo) Ahi-G.I.,....ma che bella canzone!!:),...era dai tempi dei Beach Boys che non ascoltavo niente si simile!!

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  11. o forse sì, michele?
    è un bel mistero eh, forse The Real WC è AndBot in incognito, oppure AndBot è The Real WC in incognito, chi può dirlo?
    ma soprattutto, per te conta CHI scrive o COSA viene scritto?

    Bibendum (The Real WC in incognito) (AndBot in incognito?) (etc.)

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  12. sì eh, ecco , bravo...sbroloquia,...

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  13. sbro..loquia l'ho scritto appositamente,...da sbrudghùùn :),..= chi si sbavazza addosso ins'la basjoeula:) (=mento) mentre ingurgita famelicamente brodo( dal Frankish brodh),...per esteso 'semianalfabeta che anonimamente rompe il cazzo online nell'era digitale'!:),...per esteso te:) that's all:)

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  14. grandissimo autoritratto, bella lì michele!

    Bibendum (in incognito)

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  15. semianalfabeta Anonimo sei tu,...io sono Alfabetizzato da quando avevo due anni ,direi:),...ho anche insegnato l'Italiota in anni passati a soggetti come te,..e aggratis:)

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  16. michè, hai il senso dell'humor di giovanardi (carlo, non mauro ermanno)

    The Real WC

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