lunedì, maggio 15, 2006

Calcio sporco: intervista a Carlo Petrini

da ilmanifesto di ieri
di Matteo Lunardini

Intervista a Carlo Petrini, il capro espiatorio del calcioscommesse 1980, compaesano di Luciano Moggi. Storia di uno strano rapporto tra affari e colline senesi.
«L'anno prossimo la Juventus sfiderà il Pizzighettone»
«Dopo il processo che condannò Milan e Lazio alla serie B, Moggi mi chiese di tirare dentro anche la Juve per salvare tutti ma rifiutai. Anni dopo provai a farlo parlare con un registratore nel calzino...»

Ora che sul calcio italiano si sta abbattendo l'ira di procure e giornali, occorre rendere merito a chi per anni ha denunciato il malaffare, per non incorrere nell'errore di confondere quelli che salgono sul carro dell'indignazione collettiva solo oggi (troppo facile), con chi l'ha fatto in tempi non sospetti.
Come Carlo Petrini, ex giocatore di Genoa, Roma e Milan, il capro espiatorio del calcioscommesse 1980, che ha sollevato la questione della «loggia Moggi» tanti anni fa, scrivendo dei suoi interessi sovrapposti e confluenti, e che per questo ha pagato con l'emarginazione da tutti (o quasi) i media e le trasmissioni televisive. Solo si capisce il perché.
Per Luciano Moggi, infatti, Carlo Petrini è stato per anni una specie di incubo: residenti entrambi a Monticiano, un piccolo centro sulle colline senesi, i due si sono incontrati spesso nella piazza del paese, qualche volta si sono parlati, finché, dopo l'uscita del libro Nel fango del dio pallone, big Luciano ha tolto la parola al reprobo Carlo.

Come ci si sente dopo tutto quello che è saltato fuori?
Non posso certo nascondere una certa soddisfazione. Queste cose che ora si leggono sui giornali, io le ho scritte 3 o 4 anni fa. Tutti mi davano del pazzo, dicevano che ero un poveretto.
La situazione di oggi mi sta dando ragione.
Ma la cosa più fastidiosa è che ora tutti fanno i moralisti.
Hanno il coraggio di dire che lo dicevano. Invece nessuno fiatava. Solo io raccontavo del patteggiamento che Moggi aveva fatto a Torino per aver venduto giocatori che non esistevano, per aver fatto bilanci falsi. Oppure, ancor più grave, per aver mandato prostitute agli arbitri delle partite di coppa UEFA (allora Moggi era dg del Torino, NdR). Come non capivo tutta la deferenza nei suoi confronti quando appariva in tv, non capisco oggi lo stupore.

Tu hai un rapporto molto strano con Luciano Moggi...
La prima volta che lo incontrai fu a Terni. In un albergo, insieme a Enzo Riccomini. Il mio passaggio alla Roma era appena stato firmato. Siamo nell'estate del 1975. Quasi quasi lo ringraziai.
Passavo dalla Ternana alla Roma, e lui era un consulente della Roma. Eppure già in quegli anni qualcosa intorno a lui puzzava. Ricordo che il 20 novembre 1979, in un ristorante romano, alcuni giornalisti beccarono Luciano Moggi con l'arbitro e i guardalinee che l'indomani avrebbero arbitrato Roma-Ascoli. La Roma vinse con un arbitraggio a lei favorevole. Costantino Rozzi, presidente dell'Ascoli, s'incazzò come una jena.

L'hai rivisto dopo lo scandalo del calcioscommesse?
Ovviamente. Ricordo la scena come fosse oggi. Sono seduto al bar a Monticiano, su delle sedie di ferro e legno. Moggi arriva da lontano. Il processo per il calcioscommesse è appena finito.
Il Milan e la Lazio sono state retrocesse e la mia squadra, il Bologna, penalizzata di cinque punti.
La Juventus si è salvata perché il teste chiave, Cruciani, è stato corrotto il giorno prima di presentarsi all'udienza (all'incontro, davanti al cancello 5 di San Siro, per comunicare la somma che la Juve avrebbe pagato allo scommettitore pentito, partecipò anche Carlo Petrini, NdR).
Luciano Moggi mi si siede accanto e mi dice: «Tirami dentro la Juventus e io ti ringrazierò».
Lui, che era d.s. della Lazio, pensava che con la Juve in mezzo tutto si sarebbe annacquato e la sua squadra salvata.
Ma io non ne potevo più di quella storia e gli risposi di no.

Poi ti chiamò Guariniello.
Molti anni dopo, appena rientrato dalla Francia, cominciai a denunciare l'uso di doping nel calcio. Guariniello mi chiamò nel 1998.
Avevo rilasciato un'intervista a Franco Melli e il pm voleva saperne di più. Mi chiese se conoscevo Moggi. Gli risposi che l'avrei incontrato, perché anch'io avevo qualcosa da chiedergli. Due giorni dopo mi presentai a casa sua, qui a Monticiano, con un registratore nel calzino. Parlammo un po' del calcioscommesse. Mi rispose serafico: «Mi stai parlando di una cosa che pensavo non fosse esistita». Aveva mangiato la foglia, forse memore del mio diniego di quasi vent'anni prima.

Ora lo vedi ancora?
Ci vediamo, anche se lui non mi parla da molti anni.
Viene a Monticiano a Natale, Pasqua e Ferragosto. Ma non viene certo al bar in piazza. Perché lui è un «signore» e non si confonde con il «popolino».Questo scandalo, al contrario di quello del 1980, è a 360 gradi: riaffiorano anche le scommesse.Io non credo alla cifra di due milioni e mezzo di euro giocati da Buffon. Con quello che guadagna. Mi pare anche impossibile che qualcuno abbia accettato tanti soldi da uno come lui. Se penso che noi ci giocammo la carriera, come degli stupidi, per aver puntato 50 milioni in 18, non so cosa accadrà ora al portiere della nazionale.

E la Juventus, secondo te, si salverà anche questa volta come accadde vent'anni fa?
No, no.
Questa volta non troveranno un altro Carlo Petrini che li salva. C
he il giorno prima del processo blocca il teste principale. Lo scandalo è troppo esteso, non possono scaricare le colpe su qualche capro espiatorio. Verrà fatta giustizia. Il prossimo anno la Juventus giocherà contro il Pizzighettone.

Cosa rimarrà in piedi dopo la bufera?
Il governo del calcio dovrà aspettare che la giustizia ordinaria faccia il suo corso.
Il tempo però è poco. Giustificare qualcuno o fare finta di decidere per non decidere non è più possibile.
Ho sentito fare dei nomi per la Federcalcio imbarazzanti. Mi dicono Nizzola o Campana. Sarebbe come rimettere Moggi. Campana è come Carraro.
Uguale. Ha trovato una poltrona dove sedersi e non si è più schiodato.
Il problema, però, non sono i nomi. Il calcio deve tornare sport. Oggi è solo uno spettacolo comandato dal business delle televisione. L'immagine conta più del campo.
La colpa è stata di Galliani, Carraro e soprattutto, non dimentichiamolo, di Berlusconi.
La tv, che è veramente un'arma maledetta, ha distrutto il giocattolo, trasformando il gioco in spettacolo e i giocatori in attori.
Penso che sia difficile, anche cambiando le poltrone, che il calcio ritorni a essere esclusivamente quello che è.
Uno sport.

5 commenti:

  1. ....sembrerebbe l'inizio della fine dell'egemonia Giuventus......era ora...cio'che molti tifosi di altre squadre sospettavano da anni sta venendo alla luce
    FORZA ROMA

    RispondiElimina
  2. ....MARONNA,che shcandalo.....ECCEZZIUNALE VERAMENTE....EI GIANN' AGNELLO!!

    RispondiElimina
  3. ma dite a Petrini che si buchi meno.....il 20 novembre è difficile che abbiano beccato Moggi con l'arbito visto che la partita si giocò il 25

    RispondiElimina
  4. A Napoli stan scavando LA FOSSA alla Giuve..........basta saper aspettare la VERA GIUSTIZIA, quella "Sportiva" mi fa vomitare..........altro che Champions, Vi attendiamo nell' inferno della III categoria, MERDE !!!!

    RispondiElimina
  5. Purtroppo in Italia chi vuole giustizia viene sempre emarginato.. Petrini avra le sue colpe ma gente come Moggi Carraro Berlusconi ecc viene lasciata libera di fare i propri loschi comodi liberamente.... Italia Rialzati!! Ma senza le merde!!!!

    RispondiElimina