venerdì, dicembre 31, 2004

2005

I prossimi 50 anni si decidono quest'anno.
Vinci.
Anch'io vincerò.
Facciamo risuonare il canto di vittoria.

Daisaku Ikeda

giovedì, dicembre 30, 2004

"Grave insensibilità" dal"Corriere della sera" di oggi

Lo scrive il Corriere (prima pagina , corsivo non firmato) mica il Manifesto o Liberazione !!!

L’Antitrust sta per subire una profonda trasformazione.
Dovrà vigilare sull’attuazione della legge sul conflitto di interessi aumentando le proprie competenze.
Ma, dovendo nominare due commissari scaduti da tempo, che scelta hanno fatto ieri i due presidenti delle Camere?
Hanno designato l’ex sindaco di Bologna Giorgio Guazzaloca e Antonio Pilati, l’uomo che Forza Italia volle come commissario dell’altra Authority, quella per le Comunicazioni.
Pilati è l’inventore di molte delle soluzioni tecnico-legislative alla base della Gasparri.
E ora, dopo aver ideato una legge pro- Mediaset, dovrà controllare se Silvio Berlusconi dalla postazione di Palazzo Chigi favorisca o meno le aziende di cui è proprietario. Il meno che può succedere è che Pilati se ne lavi le mani. Un rischio che i presidenti delle Camere avrebbero dovuto valutare con maggiore sensibilità.

martedì, dicembre 28, 2004

C'è solo la strada

"C'è solo la strada" - Giorgio Gaber 1992 da "Teatro canzone"

C'è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l'unica salvezza,
c'è solo la voglia e il bisogno di uscire di esporsi nella strada e nella piazza:
perché il giudizio universale non passa per le case,
le case dove noi ci nascondiamo,
bisogna ritornare nella strada,
nella strada per conoscere chi siamo.
C'è solo la strada su cui puoi contare la strada è l'unica salvezza,
c'è solo la voglia e il bisogno di uscire di esporsi nella strada e nella piazza:
perché il giudizio universale non passa per le case e gli angeli non danno appuntamenti e anche nelle case più spaziose non c'è spazio per verifiche e confronti.
C'è solo la strada su cui puoi contare la strada è l'unica salvezza, c'è solo la voglia e il bisogno di uscire di esporsi nella strada e nella piazza:
perché il giudizio universale non passa per le case, in casa non si sentono le trombe,
in casa ti allontani dalla vita dalla lotta, dal dolore, dalle bombe.

lunedì, dicembre 27, 2004

Per tutti i poveri Cristi

Lo sai anche tu che non è vero che Cristo ha salvato il mondo una volta per sempre.
Cristo è morto per insegnarci che ognuno di noi può diventare Cristo , che ogni uomo può salvare il mondo con il proprio sacrificio.
Anche Cristo sarebbe morto inutilmente se ogni uomo non potesse divenatre Cristo e salvare il mondo.


da "La pelle" di Curzio Malaparte (1949) pag. 476

venerdì, dicembre 24, 2004

Qualche canzone per Natale

Buzzcocks - Ever fallen in love
Il power pop punk perfetto !

Paragons - Abba
Il 60's garage beat perfetto

Rolling Stones - Happy
Il perfetto rock n roll

Beatles - I'm the walrus
La perfetta psichedelia

Rage against the machine - Fight the power back
La perfetta rabbia

Cristina Donà - L’ultima giornata di sole
Una canzone bella

Who -The Real me
La loro più bella

Clash - Train in vain
Un capolavoro

X - Hungry wolf
La perfetta punk song

Prisoners - Maybe I was wrong
Ultra garage beat

giovedì, dicembre 23, 2004

Let's get lost

Nel 1929 nasceva Chet Baker.
Questa è la sua più bella interpretazione , povero grande Chet.

Let's get lost

Let's get lost, lost in each other's arms
Let's get lost, let them send out alarms
And though they'll think us rather rude
Let's tell the world we're in that crazy mood
Let's defrost, in a romantic mist
Let's get crossed, off everybody's list
To celebrate this night we found each other
Let's get lostLet's get lost in a romantic mist
Let's get crossed, off everybody's list
To celebrate this night we found each other
Let's get lost

mercoledì, dicembre 22, 2004

Per ricordare Joe Strummer che ci manca da due anni

London calling
La più bella , la più intensa , la più nuova e spiazzante in un periodo in cui si inseguiva l'hardcore e la velocità , il suono più duro, il testo più estremo , Joe e i cLash erano già kilometri avanti
Garageland
Vera , intensa e sincera con la progressione armonica di sapore 60's e l'esplosione del ritornello nella durezza punk. La canzone che ogni punk sentiva composta e cantata per lui.
Broadway
Un brano minore , ma splendido , uno dei più belli di Joe , da "Sandinista" .
Cool , jazz , con l'anima dub , triste e accorato.
Con uno dei testi più belli della storia del rock
Clampdown
Era il brano che ci piaceva di più suonare con i Chelsea Hotel nel 1980.
E' ancora bellissimo e suonato da paura
Lost in supermarket
L'ha scritta Joe anche se tutti pensavano fosse di Mick. Quando i supermarket avevano ancora un'anima.
Tommygun
Da "Give em enough rope". Basta solo l'attacco per farne un pezzo perfetto !
Janie Jones
Il punk rock nella sua perfezione

E poi tutto il resto !


martedì, dicembre 21, 2004

Commenti

Da oggi , oh masse desiderose di farlo , potete lasciare i commenti ai post , senza registrarvi o paciugare troppo.
El Jefe Supremo

Giocattoli incredibili di Beppe Grillo

BUON NATALE A TUTTI I BIMBI BUONI !

Giocattoli incredibili di Beppe Grillo
Chi sono davvero Gli incredibili di questi giorni?
Ciampi, il presidente buono che ripudia la guerra ma anche l'embargo delle armi italiane alla dittatura cinese?
O Fini, il primo fascista che si batte per vendere armi al più grande stato comunista?Forse però i più incredibili di tutti sono proprio i manager della Disney.
Per forza che Disneyland in Francia va male. Cosa volete che combinino quei fannulloni dei dipendenti in 35 ore alla settimana?
Nella "vecchia Europa", un'oretta qua, una là, si batte la fiacca. In Cina invece sì che si lavora. Presto 35 ore al giorno, altro che alla settimana!
Per fortuna di Paperone, a risollevare le finanze della Disney ci pensano le laboriose Paperine del Guangdong, la regione della Cina dove si producono tre quarti dei giocattoli del pianeta.
Per fabbricare giocattoli Disney le operaie cinesi nei mesi di punta arrivano a fare 214 ore al mese di straordinari, oltre alle ore di base.
È così che la Banda Bassotti di Burbank, California, si aggiudica la maglia nera mondiale nello sfruttamento del lavoro femminile cinese.
È stata la televisione svizzera a render noto questo primato nella sua più importante trasmissione sui consumi, Á bon entendeur, sul primo canale in francese, alle 20.10 del 30 novembre.
Allora che fare? Smettere di comprare Disney per comprare, che so, Mattel?
Disney è all'ultimo posto di una lista di sei colossi dei giocattoli, in cui anche il meno peggio non brilla.
La ricerca è stata organizzata da 25 organizzazioni di consumatori riunite nella Icrt (International consumer research & testing) e svolta intervistando in otto mesi centinaia di operaie di sei fabbriche concessionarie.
Risultato: "In nessuna delle aziende analizzate i salari permettono di vivere decentemente tutto l'anno; le protezioni contro il calore, il rumore, le sostanze tossiche e gli incidenti sono sistematicamente trascurate; nessuna delle marche esaminate può quindi vantarsi di garantire condizioni di lavoro soddisfacenti nelle fabbriche che producono per essa".
Racconta la tv svizzera "cominciando dal meno peggio":
1) Lego, Danimarca, numero quattro mondiale del giocattolo.

Solo il 10 per cento dei suoi prodotti sono fatti in Cina. Tra le aziende esaminate è l'unica che concede un congedo di maternità. Inoltre garantisce un giorno e mezzo di riposo settimanale e la libertà di dare le dimissioni senza pagare penali. In periodi di alta produzione le ore straordinarie raggiungono le 55 al mese. Trasparenza: sembra fare sforzi per rispettare le regole e accetta che la verifica del suo codice di condotta sia fatta da fonti indipendenti.
2) Mattel, California, numero uno mondiale.
Prodotto principale: bambola Barbie. 120mila persone lavorano per lei in Cina.
Propone i contratti di lavoro più stabili del settore, uno-due anni, contro i tre mesi medi dei concorrenti. Il giorno di riposo settimanale è rispettato. Le operaie che si dimettono perdono 20 giorni di salario. Orari: 10-12 ore in alta stagione, con straordinari che arrivano a 112 ore al mese. Accetta una verifica indipendente del codice di condotta, ma ordina alle operaie di rispondere con prudenza alle inchieste esterne.
3) Bandai, Giappone, numero tre mondiale.
Prodotti principali: Tamagochi e Power Rangers. A pari merito con Mattel.
Metà della produzione è in Cina (45mila persone). I
n alta stagione il giorno di riposo da settimanale diventa mensile e gli straordinari arrivano a 123 ore al mese. Il salario si paga con un mese di ritardo. Trasparenza: le operaie non conoscono il codice di condotta, l'azienda detta le risposte da dare ai controllori esterni.
4) Mga Entertainment, California.
Prodotto principale: bambola Bratz. Tutte le Bratz sono fatte in Cina.
Il giorno di riposo settimanale è rispettato. I contratti sono corti e gli orari demenziali: in alta stagione le giornate sono di 10-13 ore, più 149 ore straordinarie mensili obbligatorie.
È la meno trasparente delle sei aziende: non ha un codice di condotta.
5) Hasbro, Stati Uniti, numero due mondiale.
Prodotto: Action Man. Il dipendente che si dimette perde l'ultimo mese di stipendio e la cauzione che ha dovuto depositare all'assunzione (5 euro, al cambio); 157 ore di straordinari mensili in alta stagione. L'azienda detta ai dipendenti le risposte da dare ai controllori indipendenti.
6) Disney, Stati Uniti, California.
Prodotto: personaggi in pelouches. Durata del contratto: un anno.
Chi si dimette perde un mese di stipendio. In alta stagione il giorno di riposo settimanale non è rispettato e gli straordinari arrivano al record di 214 ore mensili.
In caso di controlli indipendenti l'azienda detta le risposte ai dipendenti e ha due bollettini-paga, uno per la fabbrica, uno per i controlli.
Il Guangdong, dove si trovano le sei fabbriche esaminate, è la provincia industriale intorno a Shenzhen.
Oltre ai giocattoli si producono qui due terzi delle scarpe e la metà dei telefonini, degli orologi e delle macchine fotografiche del mondo. Da giugno a ottobre in quattromila fabbriche si producono tre quarti dei giocattoli di tutto l'anno.
Stipendio, al cambio ufficiale: 40-70 euro al mese.
Fonte: www.internazionale .it

venerdì, dicembre 17, 2004

I capolavori dei Beatles che conoscono in pochi

Qualche brano dei Beatles che pochi conoscono ma che vale la pena di andarsi a riascoltare in questo weekend:

Don't bother me
Da "With the Beatles" del 63. Il primo brano scritto da George su un album dei Fab Four.
Un capolavoro beat acido e ruvido.
Think for yourself
Da "Rubber soul" , ancora di George con il basso fuzz di Paul.
Altro brano cattivo e dall'atmosfera inquietante (testo compreso)
If I needed someone
George firma anche questo ultra capolavoro jingle jangle
The night before
Da "Help" un fantastico mid tempo beat sfortunatamente sempre poco considerato
I'm down
Paul al top con John (anche dal vivo) all'Hammond. Un super rock n roll degno di restare nella storia dei 60's.
We can work it out
Tra i cinque migliori brani dei Beatles in assoluto
Rain
Tra le prime escursioni psichedeliche di John nel 1966 con il finale con tanto di nastri al contrario
You've got to hide your love away
John goes to Dylan . 1965 da "Help" , una ballad senza tempo
Hey Bulldog
Dalla colonna sonora di "Yellow submarine" , un intenso , stralunato capolavoro di John
I am the walrus
Il brano più bello dei Beatles. ASSOLUTO !!
Polythene Pam
Da "Abbey Road" una gemma di John

giovedì, dicembre 16, 2004

I live by the river

cos London is drowning now
and I live by the river

da "London calling" Clash 1979

mercoledì, dicembre 15, 2004

Una disperata vitalità

"Dio mio, ma allora cos'ha lei all'attivo?...
"Io? (un balbettio, nefando non ho preso l'optalidon, mi trema la voce di ragazzo malato)
"Io? Una disperata vitalità"

Pier Paolo Pasolini, "Una disperata vitalità" da "Poesia in forma di rosa" - 1964

martedì, dicembre 14, 2004

Nello Vegezzi

Grigio

Gnignon Gnignera
E loro pensano
Cazzo ! Importante !

Giallo

Il Dottor lì , il Dottor Là , il Dottor Lera
FACCE DI MERDA !!!

Nello Vegezzi , poeta , pittore , scultore , pensatore , artista.


lunedì, dicembre 13, 2004

Una vita a rate di Enrico Bertolino

Ricordo quando anni sessanta o giù di lì , mio padre voleva cambiare automobile ma non avendo raggiunto il Conquibus , di fronte alla richiesta del venditore "vuole un finanziamento ?" arrossì lievemente , tra l'imbarazzato e l'offeso.
Allora il debito era un'onta , un disagio da non raccontare a nessuno , parole come Leasing , Factoring , prestito personale , credito al consumo non esistevano nemmeno.
Ovviamente quella situazione era imposta dal Boom economico (che non toccò proprio tutti , ma di cui si sentirono tutti parte) ed esasperata da una generazione che aveva vissuto la guerra , la paura della povertà e dei debiti , che si potevano fare si , ma per soprravvivere (vedi Borsa nera) .
L'altra Borsa che oggi è tornata a essere un po' meno nera e funesta , negli anni Novanta ci aveva illuso che saremmo diventati tutti ricchi senza lavorare , indi tutti compravano tutto sicuri di coprire gli acquisti con facili guadagni.
Il primo segnale contrario venne con l'obbligo di coprire gli ordini in Borsa con soldi veri e non con i pagherò.Ed eccoci ai nostri giorni con le "comode rate da gennaio 2006" zero anticipo e finanziamento a tasso agevolato che ci illudono nuovamente.
E così tutti griffati !Telefonini per tutti , automobili tre per famiglia , congelatore ,Lcd e plasma !E proprio il plasma , ma quello sanguigno , gela nelle vene quando la banca manda il folle estratto conto delle comode rate , poi la bolletta del telefono , l'assicurazione.
Così ci riscopriamo poveri.
Ma non da subito: da gennaio 2006.
Speravamo nel taglio delle tasse , ma se anche quello arriva a rate , nel 2006.....www.enricobertolino.com da "Alle ortiche" Io Donna 04-12-2004

venerdì, dicembre 10, 2004

10 songs per il weekend

Se li trovi , mettili in fila e ascoltali.
10 songs : soul power , soul food !

Liza Minelli - Use me
L'ha rifatta Mick Jagger su un album solista insieme a Lenny Kravitz in una versione ultra. L'originale di Liza Minelli è però ultracool
Camille Yarborough - Take you praise
E' l'originale del 1975 da cui Fat boy Slim ha fregato il riff per il suo (ottimo) singolo qualche anno fa
Charles Earland - Murilley
E' del 1981 e lui è un mago dell'Hammond. Il brano è uno swing jazz mid tempo che spacca !
E' sull'album "Pleasant afternoon"
Gil Scott Heron - Revolution will not be televised
Un poeta del funk soul al suo meglio. Un ultra classico
X - Come back to me
Uno dei brani più intensi e commoventi della storia del rock. Exene l odedica alla sorella scomparsa.
E' sul capolavoro assoluto degl i80's "Under the big black sun"
Ray Charles - I don't need no doctor
Ce l'ho su un singolo , ma si trova su varie compilations. The genius al top
Jam - The gift
Weller e soci all'epilogo , nel loro album migliore , super soul , duro e sporco.
Clash - Guns of Brixton
Canta e compone Paul Simenon . Pura musica dell'anima
Prisoners - Don't burst my bubble
Una song minore degli Small Faces che Graham Day e soci hanno rifatto per una compilation. Meglio dell'originale !!!
D.O.A. - War
Una delle miglior bands hardcore da sempre in circolazione. Nei primi 80's i canadesi di Joe Shithead avevano buttato su un EP una versione insuperabile (per de ibianchi) del classico di Edwin Starr


La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani compie oggi 56 anni.

Oggi giornata internazionale dei diritti umani
di Rita Guma
by Bollettino Osservatorio

Si celebra oggi la giornata internazionale dei diritti umani.
La notizia non ha nessuna eco, visto che l`ordine del giorno e` "diritti violati" e non certo diritti difesi.
La rapidita` e capillarita` dell`informazione ci mette ogni giorno di fronte a fatti orribili, ma forse per questo, piuttosto che sentire il disgusto e la resposabilita`, molti subiscono un processo di assuefazione: i torturati, gli ammazzati senza un regolare processo, le violenze fisiche e psicologiche diventano numeri, statistiche, proclami.
Solo per alcuni queste realta` sono quotidianita` lancinante e sanguinante: per gli operatori umanitari come Medici senza frontiere ed Emergency, per i magistrati del tribunale penale internazionale, oltre, ovviamente, per chi queste violenze e questo degrado della natura umana subisce ogni giorno. Qualche piccola "buona notizia" e` sempre legata al ricordo di incredibili nefandezze. Di recente una commissione d`inchiesta cilena ha fatto luce sui desaparecidos buttati in mare, sono di ieri l`istituzione di un tribunale per i crimini di guerra in Iraq e la condanna a 20 anni di un generale serbo per il massacro di Sebrenica.
E proprio in Serbia si celebrera` oggi in modo solenne questa giornata per i diritti umani, coinvolgendo soprattutto i giovani: diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani e i rappresentanti della missione dell`OSCE - responsabili del progetto SOS, rivolto in particolare ai minori - parteciperanno ad una mostra fotorafica a Belgrado, l`ambasciatore OSCE Massari leggera` un testo sui diritti umani alla facolta` d`ingegneria di Novi Sad, ed in serata vi sara` a Belgrado una festa di studenti incentrata sul tema.
E` proprio sui giovani che occorre far leva per conrastare queste nefandezze, perche` essi sono piu` idealisti e generosi.
E proprio ai delitti commessi sui giovani occorre porre maggiore attenzione: il caso della Liberia, dove non cessano le ostilita` che si riflettono sulla vita e sulla serenita` dei bambini, la piaga dei bambini soldato nel Congo, il mistero delle giovani messicane trucidate e mutilate a centinaia, e si potrebbe continuare all`infinito, fra violazioni grandi e piccole.
Homo homini lupus. E` sempre stato cosi` dalla notte dei tempi.
Cio` che non dovrebbe cadere mai e` l`attenzione di chi lupo non e`, e non deve farsi nemmeno agnello, ma combattere con forza e perseveranza perche` queste terribili ingiustizie e violenze vengano fermate e punite.

giovedì, dicembre 09, 2004

La cultura poi ti cura cha cha cha (Skiantos)

"La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri."
Antonio Gramsci

"La cultura è una cosa lodevole.
Ma di tanto in tanto meglio ricordare che nulla che valga la pena sapere può essere insegnato."
Oscar Wilde

martedì, dicembre 07, 2004

L'Elefante bianco (Area 1975)

Corri forte ragazzo, corri la gente dice sei stato tu
ombre bianche, vecchi poteri il mondo compran senza pudore
vecchie immagini, santi stupidi
tutto lascian così com'è
guarda avanti non ci pensare la storia viaggia insieme a te
Corri forte ragazzo corri la gente dice sei stato tu
prendi tutto non ti fermare il fuoco brucia la tua virtù
alza il pugno senza tremare
guarda in viso la tua realtà
guarda avanti non ci pensare la storia viaggia insieme a te
Impara a leggere le cose intorno a te
finché non se ne scoprirà la realtà
districar le regole che non ci funzionan più per spezzar
poi tutto ciò con radicalità.

lunedì, dicembre 06, 2004

Da ascoltare in settimana

MUZAK :

Iggy Pop - Lust for life
Clash - London calling
U2 - All because of you
Link Quartet - Janine
Monkees - Valleri
Paragons - Abba
Beatles - If I needed someone
De Andrè - qualsiasi cosa
Ivano Fossati - La canzone popolare
Area - Luglio , agosto , settembre nero
Cristina Donà - How deep is your love



Tiziano Terzani dixit

da pagina 496 di "L'ultimo giro di giostra" di Tiziano Terzani

"La sola cosa da fare è vivere in maniera semplice ,
mangiando poco e pulito ,
respirando bene ,
riducendo i propri bisogni ,
limitando al massimo i consumi ,
controllando i propri desideri
e allargando così i margini della propria libertà"

Da "La domenica delle Salme" (F.DeAndrè 1990)

Gli ultimi viandanti si ritirarono nelle catacombe accesero la televisione
e ci guardarono cantare per una mezz'oretta poi ci mandarono a cagare.
voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio coi pianoforti a tracolla travestiti da Pinocchio voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti per l'Amazzonia
e per la pecunia nei palastilisti e dai padri Maristi
voi avete voci potenti lingue allenate a battere il tamburo voi avevate voci potenti adatte per il vaffanculo.
La domenica delle salme gli addetti alla nostalgia accompagnarono tra i flauti il cadavere di Utopia
la domenica delle salme fu una domenica come tante il giorno dopo c'erano i segni di una pace terrificante
mentre il cuore d'Italia da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro di vibrante protesta

venerdì, dicembre 03, 2004

EZLN: omaggio a Montalbán

Se qualcuno mi chiedesse una definizione di Don Manuel Vázquez Montalbán, direi che egli fu, ed è, un ponte.

Sarebbe magnifico che quelli che stanno al Potere fossero obbligati a leggere almeno sette libri.
So che tutto questo può sembrare sovversivo, utopico, o entrambi.

In realtà ve lo racconto perché se qualcosa può definire il lavoro di Montalbán è il pestello con cui lui ha abbattuto muri, l'abilità da ventriloquo con cui ha fatto parlare i potenti e gli intellettuali.
Esercito zapatista di liberazione nazionaleMessicoNovembre 2004


Non sapevo come cominciare. Dopo tutto, questa lettera vuole solo essere un abbraccio in ritardo, con l’anacronia che contraddistingue noi zapatisti con le persone che sentiamo vicine. Io vorrei parlarvi di Don Manuel Vázquez Montalbán. So che può sembrare strano che sia proprio io a parlarvene.
Tuttavia, parlando di lui, non voglio portarlo dalla nostra parte ma tornare a considerarlo per quello che era: un ponte.
E, anche se non c’è più, Don Manuel Vázquez Montalbán torna a essere un ponte affinché la nostra parola, quella degli zapatisti, che oggi non è più di moda, abbia un luogo tra i tanti geni della parola che ora si trovano in terra messicana.Ora, scrivendo queste righe, capisco che forse questa è sempre stata sua intenzione e che forse dobbiamo approfittarne e parlare di noi, di nostri trionfi e ostacoli, di sogni e incubi, di continuità e rotture. Ma no, la tentazione è durata solo un istante. Non parlerò di noi. Parlerò, o meglio tenterò di parlare, di lui.
All’inizio, non abbiamo creduto alla sua morte. Il fatto di scomparire in un luogo lontano dalla nostra geografia, precisamente in un aeroporto di Bangkok, ci sembrò allora come una sorta di risorsa poliziesca e non come un’assenza definitiva.
Non abbiamo creduto alla sua morte, e l’abbiamo aspettato.
Sarebbe apparso con una nuova storia di Pepe Carvalho con un’intervista a un gruppo di ‘altri’ anti-neoliberisti, sconosciuti per tutti gli ‘altri’ che popolano la complicata geografia della resistenza mondiale.
Allora gli avremmo detto qualche volgarità (facendo attenzione che non ci sentisse) e avremmo continuato a camminare sapendo che da quelle parti c’era lui. Lui, pensavo, non sarebbe mai morto senza avvisarci.
Ma no, Don Vázquez Montalbán se ne era andato davvero, lasciandoci un po’ più vuoti. E questo, il fatto che se ne era andato davvero, ci riempiva, (ci riempie) il cuore di rabbia.Succede così con le morti: prima rabbia, poi tristezza, poi entrambe le cose.
Don Vázquez Montalbán non era nostro amico, era nostro compagno.
“Compagno di viaggio”, disse in uno dei suoi scritti.
“Compagno e basta”, dicevamo, e diciamo, noi.
Non so se questo sia più o meno per lui o per noi.
Per noi è tutto.
Gli parlai di persona solo una volta, e non cercherò di dire come era o come non era.
Sicuramente ci sono persone, soprattutto voi due, che potranno tracciarne un profilo più veritiero.
Ricordo che, quella volta, ci scambiammo i saluti di rigore e alcune battute su alcuni artisti spagnoli, credo che cantammo perfino un duetto ”la vita è un tombola, tom, tom, tombola”. Chiaro che non ha mai riconosciuto il fatto che la intonammo in coro e mi assegnò il ruolo di solista. Poi ci facemmo seri. Beh, almeno ci provammo.
In realtà, l’incontro mi sembrò come quando due pugili si scontrano e passano i primi minuti del combattimento a studiarsi a vicenda, per poi scoprire che quello che bisogna picchiare è l’arbitro. Credo che cercasse di capire.
Credo che cercasse di uscire dal falso dilemma di essere ‘fan’ di Marcos o ‘anti-fan’ di Marcos. Credo che, seguendo di marxismo di Groucho, non simpatizzasse con una causa che lo accettava come tale.
O meglio, credo che non fosse ‘fan’ nemmeno di se stesso.
Non era uno di quegli intellettuali che cambiano diocesi e liturgia come cambiano i pantaloni (quando li cambiano). Dopo avere letto i suoi scritti, mi sembrava di essere un ateo persino nei confronti di Manuel Vázquez Montalbán, ma un fermo credente nell’esistenza del male e della necessità di affrontarlo.
Il bisturi della parola non solo lo costrinse a sezionare i differenti poteri che si sono succeduti nella geografia mondiale.
Usò questo bisturi di fronte a reali o presunte opposizioni che lo specchio del potere inevitabilmente riproduce.
Compreso, intuisco, lo usò contro se stesso (di questo, certamente, sarete più informati voi).
Quando parlammo in quella unica occasione, mi diede l’impressione che fosse in cerca di qualcosa, ma non di una nuova causa che lo redimesse a distanza o di un disillusione che rafforzasse il suo scetticismo di fronte a tutto.
Credo sinceramente che egli cercasse solo di vedere dietro il passamontagna per scoprire e incontrare un movimento: quello zapatista.
E penso che l’abbia trovato, voglio dire, che CI abbia trovato.
Solo così posso spiegarmi l’ostinata felicità nel farci domande, nello stare con noi nella luce e nell’ombra, in Catalogna, in un aeroporto di Bangkok o a Guadalajara.Perché la Guadalajara messicana si illumina con la parola, ma è carica anche dell’ombra dei giovani ‘altromondisti’ stroncati, catturati da questi assassini della luce che ora sono i governi della nostra dolorosa geografia.Non lo so, ma forse Don Vázquez Montalbán avrebbe sviato sebbene egli stesso rappresentasse un poco di luce per le carceri che, a Guadalajara, rinchiudono la gioventù e la ribellione creatrice.
E, a proposito della repressione subita da questi giovani, si adattano bene le parole che scrisse una volta: “la nuova destra assomiglia come una goccia d’acqua alla destra di sempre quando esce dalla loro anima che il disordine è peggiore dell’ingiustizia” (La teologia nazionale, El Pais, 5 aprile 1994).
O forse sarebbe stato d’accordo sul fatto che noi, gli zapatisti, lo avessimo usato come ponte per salutare e abbracciare tutti gli ‘altri’ che sono prigionieri per il reato di ‘leso neoliberismo’: quello di destabilizzare, con la sola esistenza, un ordine costituito sulla morte dell’intelligenza.
Questi giovani sono prigionieri perché brutti.
Nel rinchiuderli, il governo applica loro una trattamento di bellezza.
L’ingiustizia della loro incarcerazione è stata sbiancata con il detergente “Ordine”.
Perché quando il potere rimane senza argomenti (cosa che accade quasi sempre), la repressione si veste da colui che riordina il caos (dove ‘caos’ è sinonimo di esistenza dell’altro).
Nell’asepsi neoliberista, le persone imbruttiscono e sporcano le strade, e i poliziotti non sono i moderni netturbini visto che, al posto della scopa, usano armi da fuoco e equipaggiamenti antisommossa.
L’affanno repressivo contro il diverso.
Ho detto che Don Vázquez Montalbánè stato con noi nella luce e nell’ombra. L’ultima lettera che ci ha mandato era nel bel mezzo della polemica riguardo il nostro appoggio esplicito alla lotta politica e culturale del popolo basco.
Ho detto ‘polemica’?
Bene, in realtà fu una campagna di linciaggio mediatico, ma ci siamo abituati.A differenza di quelli che approfittarono per defilarsi dalla nostra scomoda compagnia e, dal “pulcro” pulpito dei mezzi di comunicazione che ci hanno accusato (ingiustamente, come si dimostrerebbe quasi immediatamente) di essere affiliati al terrorismo ETA, Don Vázquez Montalbán ci inviò una missiva privata.
In quella (credo che ora posso rivelarlo) ci anticipava ciò che sarebbe accaduto: lo zapatismo sarebbe stato connesso non a una causa giusta, ma al crimine messianico.
Chiaro che egli non pensava che lo zapatismo avrebbe ricevuto l’abbraccio mortale del fondamentalismo, ci conosceva troppo bene.
Ma era anche un grande conoscitore dei mezzi di comunicazione di massa e ci istruiva a riguardo. Immediatamente ricevetti la sua risposta.
Ci fece arrivare uno dei suoi ultimi libri con una dedica che altro non era che “ sono qui, con voi” e, rimarcando la sua simpatia per Euzkal Herria, appoggiò, insieme ad altre personalità della cultura europea, la nostra iniziativa “un’opportunità alla parola”.
Ma, tornando al nostro unico incontro, ricordo che parlammo un po’ di Antonio Macaco. Entrambi ammiravamo il “Juan de Maizena”, le sue questioni, i suoi dubbi. Durante la conversazione (si suppone fosse un’intervista, ma in realtà fu una chiacchierata) ci siamo trovati d’accordo sul fatto che, molte volte, i migliori testi di analisi politica sono nella letteratura universale, e senza palesarlo, siamo arrivati alla conclusione che il mondo andrebbe molto meglio se i politici sapessero più di letteratura che di mercatotecnica, e se leggessero più libri di poesia e novelle, e meno report statistici e bollettini giornalistici.
Detto questo, permettetemi una divagazione:La stanza in cui il Potere prende le decisioni è chiusa.

La democrazia, ci dicono, è che noi, quelli che stanno fuori, possiamo scegliere chi entra e chi esce. Ma si dimenticano di chiarirci che possiamo solo scegliere tra i pochi che ci vengono presentati.

E non solo.
Noi, quelli che stanno fuori, quelli che patiscono le conseguenze delle decisioni che si prendono in quella stanza, non sappiamo nulla a riguardo.
La politica, ci ripetono, è argomento per specialisti che solo specialisti possono comprendere.
Così, ci troviamo davanti all’apparizione di guerre avvolte nel cellofan di argomenti insostenibili, programmi economici che sono solo guerre “blande”, crimini culturali perpetrati in nome della modernizzazione, annichilimento di identità differenti attraverso l’eliminazione di chi ne ha una. Riassumendo: l’arbitrarietà assassina della forza, travestita da “ragione di stato”, da “ragione economica”, da “ragione divina”, da “ragione neoliberilista”.In qualche parte del libro di Machado, Maizena e i suoi alunni discutono sul teatro, sul come le scene in una stanza trascorrono con l’assenza di un muro e che è l’assenza di questo muro ciò che permette di sapere ciò che accade all’interno.
Nello stesso modo, gli attori ‘parlano’ i loro pensieri ed è così che noi sappiamo ciò che accade all’interno di un personaggio.
Quelli che fanno dell’esercizio della ragione e dell’arte il loro lavoro (come quelli che ora confluiscono a Guadalajara, Messico) possono contribuire ad abbattere questo muro della stanza del Potere e possono far parlare i personaggi che la abitano.
Aiuterebbero a sconfiggere il mito della “politica specializzata” e a far sparire l’aureola sopranaturale del Potere.
La democrazia sarebbe liberata dalla prigione degli spot pubblicitari, la frivolezza smetterebbe di essere un programma di governo, e la stupidità non sarebbe la bandiera con cui si avvolgono, orgogliosi, i governanti neoliberisti.

Sarebbe magnifico che quelli che stanno al Potere fossero obbligati a leggere almeno sette libri: uno di poesia, uno di racconti, un romanzo, uno di teatro, un saggio, uno di filosofia, uno di grammatica.
So che tutto questo può sembrare sovversivo, utopico, o entrambi, non fateci troppo caso.
In realtà ve lo racconto perché se qualcosa può definire il lavoro di Don Vázquez Montalbán è il pestello con cui lui ha abbattuto muri, l'abilità da ventriloquo con cui ha fatto parlare i potenti e gli intellettuali.
Credo che lui avesse un profondo rispetto per il lettore.
Credo che si chiedesse cosa scrivere, perché e contro cosa, e che traslasse queste domande alla lettura: cosa si legge, e perché e contro cosa.
E credo che, come scrittore, non abbia tolto nessuna risposta ai suoi lettori.
Contraddicendo il titolo di uno dei suoi libri, non ha mai scritto pamphlet. Al contrario, ha fatto della parola una finestra; con i suoi scritti, si è sforzato di mantenerla limpida e trasparente.La parola solitamente ha il rispetto di chi la affronta, cioè, quelli che la parlano e la scrivono, e quelli che la leggono e la ascoltano.Se qualcuno mi chiedesse un esempio per sintetizzare la resistenza dell’umanità di fronte alla guerra neoliberista, direi ‘la parola’.
E aggiungerei che una delle sue trincee più ostinata è il libro.
Sebbene, chiaro, è una trincea strana perché assomiglia straordinariamente a un ponte.
Perché chi scrive un libro e chi lo legge non fa nient’altro che attraversare un ponte.
E attraversare ponti, si trova in qualunque manuale di antropologia che si rispetti, è una delle caratteristiche dell’essere umano.
E vi saluto, ma non vorrei farlo senza dichiarare che, se qualcuno mi chiedesse una definizione di Don Manuel Vázquez Montalbán direi che egli fu, ed è, un ponte.
Bene.
Salute e che la vita, un giorno, trascorra senza muri.

Dalle montagne del sudest messicanoSubcomandante Insorgente MarcosMessico, novembre 2004

Anyway, Anyhow, Anywhere (Pete Townshend) 1965

Io posso andare in ogni modo, modo che io scelga
Io posso vivere in ogni caso, che vinca o che perda
Io posso andare in ogni luogo, per qualcosa di nuovo
In ogni modo, in ogni caso, in ogni luogo che io scelga.
Io posso fare ogni cosa, giusta o sbagliata
Posso parlare come voglio e continuare così
Non mi preoccupo in alcun modo, non perdo mai
In ogni modo, in ogni caso, in ogni luogo che io scelga.
Nulla può fermarmi nella mia vita, neanche le porte sbarrate
non seguo le strade che sono state tracciate prima
io vado avanti in ogni caso, io rischio
In ogni modo, in ogni caso, in ogni luogo.
Io posso tirare avanti in ogni modo, modo che io scelga
Posso vivere in ogni caso, che vinca o perda
Posso fare qualsiasi cosa per qualcosa di nuovo In ogni modo, in ogni caso, in ogni luogo che io scelga.
In ogni modo io scelga, yeah, in ogni modo io voglio andare,
io voglio andare e farlo da me stesso, farlo da me stesso, farlo da me stesso.
in ogni modo,luogo io scelga yeah, yeah che vinca o che perda la via che io scelgo, la via che io scelgo.