Segnalo un'iniziativa pregevole e interessantissima che sta catalogando le fanzines italiane uscite tra il 1980 e il 1989.
Il lavoro è ovviamente in corso d'opera e continua implementazione.
Sono quindi graditi contributi di ogni tipo in merito.
Da mandare qui: capitmundi@paolopalmacci.it.
https://www.paolopalmacci.it/capitmundi/fanzinet.html
Questa è una mappatura della Rete delle Fanzine italiane originate dalla subcultura punk/nuovo rock negli anni 80.
Nell’Era del Telefono Fisso e del Francobollo (del Cinghiale Bianco?), ogni fanzine era un “nodo” di una rete analogica, aveva un indirizzo fisico (via, numero civico, CAP e città) che fungeva, di fatto, come funziona oggi un indirizzo IP ed anche se usava protocolli basici ed essenziali (gettoni e francobolli) nulla - davvero nulla secondo me - aveva da invidiare all’attuale world wide web proprio perchè, comunque, non era contraddistinta dall’immaterialità, neanche di base: questi collage di immagini e testi scritti a mano e/o battuti a macchina, ciclostilati o fotocopiati, si concretizzavano in oggetti creati manualmente, quindi quasi sempre del tutto artigianali, che rendevano stupefacentemente possibile una interconnessione finanche capillare con conseguente interscambio creativo tra le persone e tra le varie scene musicali/artistiche da queste spontaneamente costituite.
E la materialità, comunque, è ineludibile, imprescindibile (purtroppo da un lato, per fortuna dall’altro) per noi che siamo corpo, oltre che mente. Sulla materia, pertanto, per forza di cose, si basa qualsivoglia umano (troppo, direbbe il filosofo) tentativo di astrazione. Quindi ineludibile ed imprescindibile come modalità di conoscenza del mondo: ed oggi ben sappiamo, infatti, quali siano i danni che la smaterializzazione dell’esperienza conoscitiva ha comportato e sta comportando. A qualsiasi livello. Ma se ne parlerà meglio più avanti qui su Capit Mundi?
Oltre ciò, un’altra differenza (anche questa, ritengo, a tutto vantaggio della FanziNet) è che, comunque, trattandosi di modalità di interconnessione ‘analogicissime’ pertanto lentissime (ricordiamoci che una lettera impiegava giorni ad arrivare e la risposta altrettanti e quanto costava una telefonata extraurbana per cui la si effettuava molto di rado! dovevamo anche girare zavorrati di queste medaglie di alpacca o bronzo...) ciò costituiva un incentivo (quel "bisogna bi-sognare" già citato e per me una verità incontrovertibile) a scendere fisicamente in strada per incontrarsi e per comunicare, ad andare sempre fisicamente ad eventi che altrimenti non si aveva certamente altre modalità (come accade altresì oggi) di fruire.
Si tratta, in definitiva, di quel concetto di "umanità" che in gran parte è già andato perso e che siamo destinati a perdere del tutto in un futuro oramai non troppo lontano.
Grazie a Daniele Briganti "Le Fanzine", Enri1968" Sull'Amaca" e G. Longega "Italia Und New Wave" per il notevole lavoro che hanno già svolto e che costituisce fortunatamente il punto di partenza di questa mappatura.
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