mercoledì, dicembre 28, 2022

Concerti, film e doc 2022


Segnalo una serie di ottimi concerti, film e doc visti nel 2022

Caterina Caselli. Una vita, cento vite di Renato De Maria
Donna colta, preparata, intelligente, caparbia e determinata.
Avanti sui tempi fin dagli anni Sessanta in cui coglie una serie di indimenticabili successi come cantante, per poi lasciare la carriera, sposare Sugar e costruire un impero discografico, pur costellato da grandi difficoltà e imprevisti, sperimentando (dagli Area a Giuni Russo) e scoprendo talenti milionari (Bocelli su tutti ma accalappiando anche uno come Paolo Conte). In questo gustosissimo film, CATERINA CASELLI rivive, passo per passo, in prima persona, in modo spontaneo e semplice, una carriera strepitosa, di artista e manager.
Pochi fronzoli, tanto raro materiale di repertorio, taglio semplice e diretto.
Una testimonianza preziosa.

Ezio Bosso - Le cose che restano di Giorgio Verdelli
Dopo essere stato presentato presentato in anteprima nella sezione Fuori Concorso della 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Rai3 ha riproposto ieri sera il docu film su EZIO BOSSO di Giorgio Verdelli.
Ezio si racconta e viene raccontato attraverso una lunga serie di interviste e testimonianze, raccolte nel tempo, con i contributi di numerosi amici e colleghi.
Il doc si basa sulla consueta commistione di apporti di amici e collaboratori e sue dichiarazioni nel corso degli anni.
Ne emerge una figura di una profondità, di un'umanità, di una genialità uniche.
Non ci sono altre parole.
Abbiamo perso un enorme, irripetibile, unico tassello della cultura italiana.
Che perdita, che perdita, che perdita.

Pistol di Danny Boyle
Difficilmente i biopic musicali (e anche quelli calcistici aggiungerei) riescono a restituire un'immagine adeguata dei personaggi rappresentati, diventando, nella maggioranza dei casi, inattendibili se non caricaturali.
Non sfugge alla regola "Pistol", basato sull'autobiografia di Steve Jones, che ripercorre la breve e convulsa vita dei SEX PISTOLS, in sei episodi in onda su Disney+.
L'astiosa e totale opposizione al progetto di John Lydon conferma i timori e la sua, come sempre, lucida e arguta previsione è pienamente centrata:
"La Disney ha rubato il passato e ha creato una fiaba, che ha poca somiglianza con la verità. Sarebbe divertente se non fosse tragico".
Personaggi caricaturizzati, macchiettistici (il Johnny Rotten con la stessa identica espressione in ogni sequenza, occhi sbarrati, mascella tirata, la Chrissie Hynde derubricata a saccente e saggio "grillo parlante", il Sid Vicious tonto, la timida cameriera dell'hotel in cui suonano che dopo due brani corre in bagno e diventa punk, un inverosimile Malcolm McLaren), situazioni improbabili e francamente grottesche (i brani che nascono in dieci secondi, i musicisti incapaci che, dopo un duro, tenace, caparbio sforzo e lavoro, imparano a suonare).
Le cose migliori sono nelle intro, in cui compaiono immagini dell'Inghilterra dell'epoca e nella colonna sonora che inquadra bene il periodo pre Pistols.
E se la partenza è accettabile la serie si dilunga poi in modo quasi irragionevole, inserendo sdolcinature, lunghi dialoghi insostenibili, sceneggiatura traballante.
Perla della serie, tra i sottotitoli in italiano, "ho visto Johnny Rotten al Marquee", tradotto con "ho visto Johnny Rotten, il Marchese"...

Stiv (No compromise, no regrets) di Danny Garcia
La documentaristica sui personaggi più oscuri della "nostra" musica ci concede abbondanza (bulimìa...) di tributi, talvolta interessanti, altre volte scontati.
Tocca ora a STIV BATORS, ("Stiv. No compromise, no regrets" di Danny Garcia su Netlix) che "oscuro" proprio non è, soprattutto per chi frequenta certe "wild sides" ma che, allo stesso tempo, non è mai stato un faro luminoso nella storia del rock, pur se importante in quella del punk.
Il canovaccio è il solito: un serie di conoscenti e personaggi che ne ricordano la breve vita, con varie immagini più o meno rare, spezzoni di concerti, interviste, con tanto di macabro finale con la confessione degli amici di averne sniffato le ceneri.
Mancano le parole dello stesso STIV e anche le sue canzoni.
Dai Dead Boys, ai Wanderers, le prove soliste, i Lords of the New Church pochi frammenti.
Comunque godibile, un giusto e doveroso omaggio a uno dei più grandi e oltraggiosi frontman del punk.

Basically, Johnny Moped di Fred Burns
La carriera d(e)i JOHNNY MOPED non è stata delle più fulgide né quella più ricordata e rimpianta in ambito punk rock.
Anche se ne sono stati tra i pionieri, attivi tra il 76 e il 78, nel giro londinese con un mix di punk, pub rock, rock 'n' roll sguaiato.
Una manciata di singoli, un discreto album, la partecipazione alla compilation Live at the Roxy WC2 (con Buzzcocks, Adverts, X Ray Spex, Wire, Eater, Slaughter and the Dogs), lo scioglimento, qualche reunion, nuovi dischi, l'oblìo.
Fred Burns (figlio di Captain Sensible dei Damned) ne ricostruisce la traballante e strampalata storia in un'oretta di doc, uscito nel 2013 e ora in onda su Netflix, in cui coinvolge il padre, Chrissie Hynde (entrambi passati nella band), Shane McGowan, Don Letts e i membri del gruppo.
Uno spezzone curioso, a tratti un po' imbarazzante, di un'epoca, uno dei migliaia di tasselli che ormai saltano fuori a ripetizione per unirsi a un mosaico ormai totalmente noto, saccheggiato, esaurito che è stato il primo punk rock.
Male non fa e alla fine può essere divertente.
Sicuramente non essenziale.

The Beat Bomb di Ferdinando Vicentini Orgnani
Un documentario, presentato al recente Torino Film Festival, sul poeta e attivista Lawrence Ferlinghetti che parte dal 2007 e lo segue fino a dopo la sua morte (a quasi 102 anni) nel 2021 e in cui compaiono, in varie vesti, Jack Hirschman, Amanda Plummer, Joanna Cassidy, Michele Placido, Giorgio Albertazzi, Tony Lo Bianco e Paolo Fresu che ha curato le musiche del film.
Un viaggio poetico ma anche politico, di quando ancora non era arrivata la pialla dell'omologazione totale, di quando anche la poesia faceva la differenza.
Ferlinghetti analizza con estrema lucidità il cambiamento dei tempi, passando dalle esperienze della Beat Generation e della sua City Lights a San Francisco a una disamina impietosa su Obama e il potere politico/economico negli States.

Infinito. L'universo di Luigi Ghirri di Matteo Parisini
Non è mai troppo tardi per scoprire o approfondire l'opera di LUIGI GHIRRI, fotografo ma soprattutto poeta dell'immagine.
Il doc di Parisini affronta l'arduo compito di penetrare la sua storia e attività in modo semplice e e diretto, attraverso immagini di repertorio, le sue foto, preziose testimonianze.
Interessante per gli amanti della musica le modalità con cui colse le immagini dell'album dei CCCP "Epica Etica Etnica Pathos" del 1990 (lavorò anche a copertine di album di Lucio Dalla, Gianni Morandi, Luca Carboni, Stadio.
Il racconto è pacato, contemplativo, esaustivo, con colori tenui e avvolgenti.
"Guardando le cose che guardava lui non riusciamo a vedere ciò che lui vedeva" (Massimo Zamboni)
La fotografia di Luigi era qualcosa che andava al di là della fotografia. Luigi Ghirri è stato un grande pensatore" (Gianni Leone - fotografo)

Paolo Conte. Via con me di Giorgio Verdelli
Non ho mai avuto una particolare vicinanza con il PAOLO CONTE cantautore.
Sempre refrattario alla sua piacioneria/ammiccante/da da da tutuu durudù/la milonga/il gezz, il kazoo.
Ma totalmente prono alle incredibili capacità compositive che mi hanno regalato le mie canzoni italiane preferite di sempre come "Azzurro" (la canzone nostrana più bella in assoluto) o "Onda su onda", "Via con me", "Messico e nuvole", "Bartali".
Il film di Verdelli è un'elegia, dovuta e inevitabile, a un genio della musica nostrana, raro esempio di personalità, in grado di mischiare quel jazz "antico" con la musica d'autore, ironia, cultura e mille altre cose.
Un monumento della tradizione artistica italiana.
Piaccia o no.
Scorrono le testimonianze di grandi e meno grandi che ne tessono le lodi, lo stesso Conte parla, commenta e affascina con la sua regalità.
Film da vedere per chi coltiva interesse per la nostra musica e cultura.

Vatican Girl di Mark Lewis
La serie di Netflix sulla scomparsa irrisolta di Emanuela Orlandi.
Spesso eccessivamente prolissa, porta a (ovviamente) poche conclusioni.
Tante illazioni, presunti colpi di scena, documenti di incerta provenienza, testimonianze di millantatori.
In sintesi: un delitto tutto all'interno delle faccende vaticane, le parole agghiccianti di Bergoglio al fratello, "Emanuela ora è in paradiso", gli intrecci mafia, banda della Magliana, vertici del Vaticano, le presuntemolestie sessuali ricevute dalla 15enne da un personaggio "molto vicino al Papa".
Tanto sensazionalismo, pochi contenuti (che già non fossero conosciuti).

CONCERTI

FESTIVAL BEAT 28 - Salsomaggiore (Parma) 7/10 luglio 2022
Breve resoconto delle due serate, di venerdì 8 e sabato 9 luglio della 28° edizione del FESTIVAL BEAT, svoltosi a Salsomaggiore.
Un evento che trascende l'aspetto meramente musicale e artistico ma entra nell'ambito dell'antropologia sottoculturale.
Che testimonia, pur con un'incoraggiante presenza di nuove leve, il concetto dell' "ultimo bagliore di un sole che muore".
Sono fiammate luminose, reflui energetici di grande impatto che dimostrano ancora tanta vitalità. Ad appannaggio di un pubblico e di protagonisti di età "avanzata" (40/60 anni).
Non è una critica, al contrario una constatazione da leggere in chiave positiva con ancora tanta voglia di fare e di esserci.
Di rifiuto di una vita superficiale, provinciale, all'inseguimento dei like e dei social, della volontà di preservare un valore culturale di una nicchia, certo, però sempre viva e propositiva. Un plauso ad organizzatori e staff che hanno reso ancora possibile un evento di tale portata.
Tanta gente, da tutta Italia ed Europa, entusiasmo e partecipazione.
Nelle due serate segnalo la bontà della proposta degli SHIVAS, psichedelici, west coastiani, melodici, eccellenti.
Più diretti e monocordi i francesi LES LULLIES, punk rock, MC5, rock 'n' roll.
Molto bravi.
Meno convincenti JAMES LEG, troppa ruvidezza (per quanto la versione di "A forest" dei Cure abbia abbattuto un'altra barriera...quando mai Robert Smith al Beat???), francamente deludenti i BELLRAYS, band che ho sempre seguito e adorato, ma in questa versione sempre più lontana dall'anima soul e più vicina a un hard rock un po' ripetitivo e scontato (con tanto di continui assoli di chitarra, oltre a quelli, evitabili, di basso e batteria).
Salva tutto la voce e la verve di Lisa Kekaula.
Non mi aspettavo granché dai GRUESOMES, invece perfettamente consoni al concetto originario del festival: garage beat, scontato e prevedibile, ma godibilissimo.
Molto bene gli one men band, ONE HORSE BAND e WASTED PIDO: punk blues torrido e minimale.
Con i NOT MOVING LTD abbiamo suonato, come sempre, come se fosse l'ultima cosa da fare in questa vita.
In molti lo hanno capito, tanti magari no ma a noi è piaciuto molto essere lì.

Fantastic Negrito live a Gardone Riviera 21/07/2022 Spettacolare come sempre, band di qualità eccelsa, un'ora e mezza di concerto per infiammare un disponibilissimo pubblico nell' Anfiteatro del Vittoriale di Gardone Riviera (Brescia), non pienissimo ma caldissimo (sia per la risposta dei partecipanti che per un caldo torrido e asfissiante, quanto i rigidi controlli degli steward).
Diciotto brani suonati quasi senza pause, passando da suggestioni palesemente James Brown a canzoni che evocano lo Stevie Wonder dei 70, pause di intensissimo blues (la classica "In the pines"), ed ecco spuntare Bill Withers (nella ripresa di "Ain't no sunshine"), gospel e un lunga immersione in un groove afrobeat.
I riferimenti sono infiniti, si pesca a piene mani in ogni angolo della black music, con passaggi jazz, talvolta al limite della fusion e con momenti degni dei più complessi groove prog. Ma quello che si evidenzia è l'immediata riconoscibilità e personalità dei brani che pur facilmente accostabili a una matrice ben definita, diventano di completo ed esclusivo marchio FANTASTIC NEGRITO.
Dall'ultimo, eccellente, "White Jesus, black problems" pesca una manciata di brani, dai precedenti album il resto, con rabbioso finale di "Lost in a crowd".
Abile performer, suono perfetto, uno degli artisti più interessanti ed entusiasmanti in circolazione.
James Small è un batterista funambolico, 23 anni, potentissimo e allo stesso tempo raffinatissimo, che fa benissimo il paio con il preciso e metronomico bassista, Jon Herrera, il bravissimo tastierista The Professor Bryan C. Simmons e un'altra eccellenza alla chitarra, Tomas Salcedo.
Si parla poco dell'incredibile capacità vocale di Fantastic Negrito in grado di passare da acutissime a profondissime note, caratterizzando spesso in modo teatrale l'esecuzione delle canzoni, mantenendo un'intonazione sempre impeccabile.
Ad aprire gli ottimi Superdownhome, duo (chitarra e batteria) tra deep blues, country, rock 'n' roll, sporcizia sonora e tanto senso dello spettacolo. Da seguire!

J.P.Bimeni live a Porretta Soul Festival 22/7/2022
Il Porretta Soul Festival è una festa.
Di popolo, di appassionati, di curiosi, di musicisti, di decine di volontari che aiutano da 34 edizioni lo svolgimento di un evento prezioso e unico in Italia (ma non solo).
Il contatto è diretto, nessuna barriera, distanza, controlli paranoici, ci si mischia, ci si diverte, in totale pace e relax.
Di scena, quando ancora deve imbrunire, J.P. BIMENI AND THE BLACK BELTS.
La backing band spagnola macina ritmiche soul e rhythm and blues con una tecnica che sfiora l'eccellenza, precisi, impeccabili, divertenti ed evidentemente divertiti.
Chitarra, basso, batteria, Hammond, sax e tromba, all'unisono, pochi fronzoli o assoli, compatti e tremendamente efficaci.
Bimeni è splendido sul palco, nipote legittimo di Otis Redding, si muove con grazia ed eleganza, coinvolge il pubblico, seduto a un paio di metri dal palco, sfodera una voce impressionante, è empatico e ci regala un'ora e venti di grande musica.
Concerto super!
Presentati dalla verve di Rick Hutton si susseguono poi le apparizioni di Mitch Woods & His Rocket 88’s, Selassie Burke, John Ellison, Chick Rodgers, accompagnati dalla backing band Anthony Paule Soul Orchestra, con cui gli artisti si alternano cantando due/tre brani a testa.
Un'altra festa rhythm and blues, soul, boogie, funk.
Grazie a GRAZIANO ULIANI per averci offerto questa nuova edizione e per avermi ospitato nella presentazione del libro "Soul. La musica dell'anima", con tanta gente, appassionata e partecipe.

TULLIO DE PISCOPO QUINTET - Rivergaro, Piacenza 2 agosto
De Piscopo hs dato un'ennesima prova di classe ed eleganza.
Un concerto di un'ora e mezzo in cui coniuga sapientemente (nel senso che sa cosa e quanto dare a una piazza) "mainstream" ("Stop Bajon" e "Andamento lento" in versione fusion funk che si lasciano mooolto apprezzare anche da chi non è avvezzo alle facili hit di classifica), momenti colti (Elvin Jones, "Moanin" di Art Blakey in chiave funk) e la capacità di coinvolgere centinaia di persone con un mash up di "Cantaloupe Island" di Herbie Hancock con "O sarracino" di Renato Carosone o una versione jazz di "Quando" dell'amico Pino Daniele. Guascone e piacione, anche troppo, ma va bene così. Batterista eccelso, non potrebbe mai essere stato un Bill Bruford, un Phil Collins, un Steve Gadd. Perché in ogni suo loop c'é il MEDITERRANEO, Napoli, il Nord Africa, il Medioriente. E' un valore aggiunto. Di cui non ci rendiamo conto. Bravo Tullio "Bellu guaglione / Tutt''e ffemmene fa 'nnammurà".

PEPPE SERVILLO TRIO - Pecorara, Piacenza 5 agosto
Ho a lungo trascurato Lucio Dalla per sciocche ragioni, lo sto progressivamente recuperando all'approssimarsi della vecchiaia, assaporandone splendidi album e grandi canzoni. La cui bellezza e sofisticata costruzione compositiva risaltano ancora di più quando vengono completamente riarrangiate nello spettacolo "L'anno che verrà" di PEPPE SERVILLO, di scena ieri sera a Pecorara (Piacenza).
Brani scarnificati, con il solo accompagnamento di pianoforte di Natalio Mangalavite (peraltro vocalist di pura eccellenza) e i sax di Xavier Girotto. L'interpretazione teatrale di Servillo rinnova in toto classici ed episodi meno noti di Dalla, crea nuove canzoni sulle melodie conosciute, il tutto con ampie tinte di jazz, blues, sapori argentini e tanto altro. Consigliatissimo.

TIM GARLAND /MICHELE DI TORO TRIO - Gragnano, Piacenza 3 agosto
Buona serata jazz all'interno del Val Tidone Festival.
Di scena il saxofonista TIM GARLAND (già con Chick Corea e Bill Bruford, tra i tanti), accompagnato dal Michele Di Toro Trio.
Tanta tecnica, gusto spiccato per la melodia, atmosfere dilatate e soft.

ROY PACI - Fol in Fest Ferriere, Piacenza, 29 agosto
Concerto solista (nella chiesa locale a cause delle avverse condizioni meteo) particolarmente ostico.
Loop di frasi di tromba, substrato elettronico, ritmiche a tratti dub step, sperimentazione, avanguardia, rumori, letture.
A tratti un'impressione di eccessiva autoreferenzialità pur se interessante e originale.

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