mercoledì, ottobre 31, 2018
martedì, ottobre 30, 2018
Ottobre 2018. Il meglio
Si corre verso la fine del 2018 un bel po' di ottime cose come gli album di Fantastic Negrito, Kamasi Washington, Paul Weller, Paul McCartney, Arctic Monkeys, Gaz Coombes, Spiritualized, Jimi Tenor, Tony Molina, Tenderlonious, Michael Rault, The Sea and cake, Ray Davies, New Mastersounds, Belly, Wilko Johnson, Bellrays, Jack White, Sons of Kermet, Buttshakers, Anderson East, Ray Davies, James Hunter Six, Lewis Express, Orgone, Tracey Thorn, Laissez Fairs, Ruby Rushton, e tra gli italiani Nicola Conte, Calibro 35, Iacampo, New Colour, Savana Funk, Mads, Evil Knievel, Julie's Haircut, Mamuthones, Sick Rose, Guignol, Mina, Blue Giants, Red Lines, Paolo Fresu, Any Other, Plankton Dada Wave.
JOE STRUMMER - Strummer 001
Joe Strummer era un archivista seriale. Dopo la sua morte sono stati ritrovati 20.000 pezzi e un numero sterminato di scritti.
La moglie Lucinda ne ha recuperati un po' ed ora vedono la luce, rimasterizzati in un box di 32 pezzi, tratti dalla carriera solista e dal periodo con i 101ers. Buona parte del materiale è costituita da brani sparsi su varie colonne sonore ma ci sono anche alcuni inediti tratti dal periodo finale dei Clash come il dub "Czecoslovak song", prima versione di "This is England" o "Pouring rain" con Paul Simonon del 1984 (carina...), "London is burning" (non quella del 77 ma del 2002, ultima sua incisione) con i Mescaleros (ottimo brano di gusto Clash), la lunga "US North" del 1986, un discreto funk pop con Mick Jones a fianco.
Per i fan un compendio interessante e quasi indispensabile.
ELVIS COSTELLO & the IMPOSTERS - Look now
Non scopriamo certo ora la sua versatilità. Ma in "Look Now" Costello ci mostra la capacità di spaziare con classe totale tra soul, Beatles, Bacharach (che firma con lui due brani), pop, rock, il Bowie dei 70 e tanto, tanto altro. Brani stupendi, esecuzione perfetta, arrangiamenti d'archi e di fiati sopraffini.
Album bellissimo.
JP BIMENI and BLACK BELTS - Free me
Fuggito dalla guerra civile in Burundi, sopravvissuto a stragi e tentativi di omicidio, approda a Londra nei primi anni 2000 e giunge ora all'esordio discografico con un album di rara bellezza. Vintage soul e rhythm and blues, voce alla Otis Redding con un tocco di Sam Cooke, arrangiamenti da brivido, un groove pazzesco, grandi brani.
Album soul dell'anno !
NENEH CHERRY - Broken politics
Non delude mai.Rigorosa, solenne, autorevole, Neneh Cherry sfodera uno stupendo album di soul jazz gospel. Attenzione ! Il tutto declinato in una visione non solo attuale ma futura, avanguardistica e futuristica. Loop elettronici ma anche strumenti acustici in una sorta di moderno blues tribale. Su tutto la sua voce che con decisa grazia parla di malattia, politica, immigrazione, aborto.
Grande album.
THE CHILLS - Snow bound
I neo zelandesi CHILLS (che poi sono il progetto solista de leader di sempre Martin Phillipps) sono in giro dal 1980 e tornano per l'ennesima volta in una tribolatissima carriera.
"Snow bound" è un gioiellino di power pop e di quel sound che negli anni 80 guardava ai 60's (dalle parti di Julian Cope a volte), un approccio ruvido ma elegante che riporta spesso agli Stranglers (linee melodiche e vocalità).
Che bel disco !!!
THE ACTION - Shadows and reflections
Se c'è un'ingiustizia nella storia del rock è quella di non aver visto gli Action godere di un po' del successo che avrebbero meritato.
Eppure avevano tutto: creatività, la voce “nera” di Reg King, grandi capacità tecniche, ottime canzoni, un look perfetto, la produzione artistica di George Martin (!), il sound giusto al momento giusto.
Non per niente lo stesso produttore dei Beatles, Paul Weller, Steve Marriott, addirittura Phil Collins hanno sempre speso elogi sperticati alla band.
Eppure sono rimasti nel dimenticatoio, incidendo solo sei singoli, non riuscendo a stampare un pur preventivato album e sciogliendosi lasciando poche tracce solo tra gli appassionati dei 60. Il loro beat, perfettamente in equilibrio tra melodia e ritmi pulsanti, abbracciò la miglior black music dell'epoca (con alcune deviazioni psichedeliche poco prima dello scioglimento, nel 1968) facendone un mix esplosivo.
Qui troviamo ben 84 brani tra alternate mix, inediti, live, BBC sessions, a cui le nuove tecnologie sono riuscite a dare un colore, una pulizia, una dinamica, che ci fanno capire lo sconfinato talento di una mod band dimenticata.
SLEAFORD MODS - Ep
Torna la band più PUNK in circolazione. Cinque brani, come sempre aggressivi, ottusi, duri, ipnotici, sguaiati. C'è qualche soluzione "melodica" e qualche "arrangiamento" in più. Ma rimane sempre il solito messaggio iconoclasta: fanculo a tutto e tutti.
Grandi !
16 EYES - Look
Orin Portnoy è uno di quei personaggi che hanno messo a ferro e fuoco la scena garage punk degli 80 con band esplosive come Outta Place e Optic Nerve, tra i tanti.
Uno di quegli “eroi minori” che non pensano sicuramente a mollare il colpo.
Torna ancora una volta affiancato da altri transfughi della scena più recente con un album di quattordici brani che abbraccia tutta la gamma del genere, da momenti vicini ai Fuzztones e Miracle Workers più cattivi ad aperture psichedeliche e jingle jangle.
Un sound che suona datato ma che rimane frizzante, fresco e corroborante.
RICHARD ASHCROFT - Natural rebel
Eccessivamente bastonato dalla critica inglese, l'ex voce dei Verve ci consegna invece un discreto lavoro.
L'aspetto più curioso è l'abbondanza dei più disparati riferimenti (spesso palesi e sfacciati) che troviamo nei 10 brani, da Dylan a Costello, da Springsteen (!) a gli Stones, Lennon e varie influenze dai 70's più easy (da Rod Stewart all'ELO).
Un disco che si lascia ascoltare ma senza essere mai definito.
MUDHONEY - Digital garbage
Picchiano sempre duro, Stooges, punk, grunge e dintorni a scartavetrare il tutto, nonostante i 50 anni per i componenti siano passati da un po'. Abrasione matura ma sempre efficace per un buon disco, più che dignitoso.
GRAHAM PARKER - Cloud symbols
Senza i Rumour, un album discreto, molto roots, tranquillo, gradevole e piacevole.
Il che non guasta ma dalla musica personalmente mi aspetto altro.
MAKAYA MC CRAVEN - Universal Beings
Una serie di live session intorno al drumming di Makaya Mc Craven, circondat oda eccellenze del new jazz, da Shabaka Hutchings a Nubya Garcia.
Non esattamente un disco "facile" ma molto interessante e intenso.
PATRIZIO FARISELLI - 100 ghosts
Unico componente sempre presente in tutte le varie incarnazioni degli Area, il tastierista Patrizio Fariselli si è dedicato a mille esperienze, soliste e non, collaborazioni, progetti (soprattutto nelle colonne sonore e delle pubblicità).
Il nuovo album è frutto di una ricerca nell'ambito delle musiche arcaiche, di cui restano poche tracce e che rivivono a tratti nelle sue rielaborazioni.
C'è anche molto jazz, un uso del pianoforte e delle tastiere come sempre sublime, "omaggi" al tipico sound degli Area (nella title track manca solo la voce di Demetrio...).
Siamo al cospetto di un lavoro non facilmente fruibile ma non era sicuramente questa l'intenzione.
Accogliamo invece (ascoltandolo con attenzione e concentrazione) a braccia aperte cotanta creatività.
PEAWEES - Moving target
Torna alla grande la band spezzina con dieci brani esplosivi come sempre. Il punk rock abbraccia tinte beat, guarda ai Flamin Groovies, ai primi Jam, melodie di sapore 60’s si affiancano alla consueta ruvida energia. L’album gira alla perfezione, la band è più che collaudata e si sente, soprattutto a livello compositivo, maturo e di prima qualità. Lavoro eccellente !
MIMOSA - Hurrah
L'esordio di Mimosa (Campironi), tre anni fa con "La terza guerra", era stato un piccolo capolavoro di originalità, personalità, eclettismo.
La seconda prova conferma le aspettative, con nove brani (oltre ad un' intro e un breve intermezzo) autografi, che mischiano l'impostazione pianistica delle composizioni, con elettronica, un costante sguardo ai Dresden Dolls, un pizzico di Bjork, un po' di trip hop ma soprattutto tanto carattere, una fortissima individualità artistica, supportata da testi particolarmente ficcanti e spesso abrasivi. Eccellente.
VEGAENDURO - Sexster Abbey
Torna la band bresciana, a lungo attiva tra il 1994 e il 2008 con Giovanni Ferrario alla (sapiente) regìa. E conferma la levatura artistica che li ha sempre caratterizzati.
Pescano con estrema competenza e creatività nella migliore musica veramente "alternative", da Velvet Underground a Nick Cave, un tocco dei purtroppo sempre trascurati e dimenticati Modern Lovers e un cuore pop che tesse melodie di gusto 60's a rendere la pietanza saporitissima.
Molto bello.
SINFONICO HONOLULU - Thousand souls of revolution
L'idea di coverizzare brani appartenenti all'ambito punk / new wave in chiave inusuale non è nuova. I francesi Nouvelle Vague, ad esempio, ci hanno costruito una carriera. Ma il tocco di genialità con cui vi si approcciano i Sinfonico Honolulu è pressochè unico, inserendo quella che è la loro peculiarità, l'uso dell'ukelele. Che però non è protagonista invadente ma colora, discreto, le versioni, peraltro molto originali e sentite, arricchite da sapienti arrangiamenti. Scorrono così classici di PIL, Ramones, Cure, Stranglers, Joy Division.
Ed è un gran bel sentire !
THE ACC - Beautiful, at night
Stiv Cantarelli e Ed Abbiati si fanno affiancare da una serie di collaboratori (tra cui spicca l'Hammond di Chris Cacavas già con i Green on Red e Dream Syndicate) per dieci aspri brani, rumorosi, con il blues più sporco e demoniaco a tenere unite le fila. C'è il Neil Young più sonico, l'abrasione di Dream Syndicate, Jon Spencer Blues Explosion, lontani echi di Cramps e l'andamento dolente dei Gun Club.
C'è soprattutto la passione evidente per quella musica che non arriverà mai in classifica ma che continua a pulsare nel cuore e nell'anima.
LOREDANA BERTE' - LiBertè
Torna dopo 13 anni con un disco di inediti, aiutata da una serie di eccellenze (da Fossati a Gaetano Curreri). Tra alti e bassi un disco riuscito, crudo, aggressivo, tra pop, rock, elettronica, reggae, sapori new wave e un brano come "Gira ancora" che profuma di punk rock.
Voce valorizzata al meglio e buon repertorio.
SHEL SHAPIRO / MAURIZIO VANDELLI - Love and peace
Non che ci si aspettasse chissà che ma un guizzo in più delle solite canzoni (ancora bellissime) dell'uno e dell'altro rivisitate in chiave "moderna" sarebbe stato gradito. Sarà per la prossima volta (...?....)
TOM MORELLO - Atlas Underground
Uno dei più grandi chitarristi in circolazione, che ha saputo inventare uno stile personale, riconoscibile, innovativo, imitato ovunque.
E che dopo i RATM si è perso in mille progetti più o meno riusciti. Non lo è il primo album a suo nome. Circondato da vari rapper non riesce ad uscire dall'impressione di una scontata accozzaglia di idee confuse.
Peccato...
ASCOLTATO ANCHE
GERARDO FRISINA (sempre ottimo il suo nu jazz super contaminato e groovy), ANNA CALVI (sempre un buon ascoltare tra old wave, voce e atmosfere Siouxsie e affini. Non male), GLEN MATLOCK (un buon album di rock n roll, energico, un tocco di punk, non male), CHER (rifà gli Abba con voce ritoccata e arrangiamenti da orchestra di provincia...), CHIC (deludente e anonimo), KRISTIN HERSH (aspramente melodica, melodicamente aspra. Bello), MATT BERRY (attore e musicista omaggia vari temi TV per la Acid Jazz. Molto carino), KURT VILE (un moderno Lou Reed /Jonathan Richman senza la loro classe, ovviamente), BUTCHER BROWN (buon funk soul jazz strumentale), MOSES BOYD (ottimo lavoro di new jazz dalle mille influenze), THE EXPANSIONS (buon jazz funk fusion da Londra)
LETTO
AA.VV- Università della strada
Moicana è un centro studi sulle controculture che si propone di tenere viva l’attenzione di studiosi, ricercatori, militanti, così come di semplici appassionati, sulle esperienze dell’underground in Italia e nel mondo tramite la pubblicazione di libri, l’organizzazione di convegni, reading e mostre, ma anche attraverso la raccolta di materiali d’archivio, testimonianze orali e iniziative di strada.
Il termine Moicana ci ricorda come le controculture, in quanto declinate al femminile, non saranno mai le ultime e quindi sempre in grado di generare nuove forme di aggregazione spontanea in contrapposizione al dominante.
"Università della strada" (stampa Agenzia X) raccoglie gli interventi dei relatori durante il convegno svoltosi il 27 ottobre 2017 alla Casa della Cultura a Milano durante il quale si è tracciato il filo rosso che collega le esperienze dei 60's di Mondo Beat per passare a "Re Nudo", alle Feste del Proletariato a Parco Lambro, Virus, Leonka, "Decoder" e il cyberpunk, femminismo, il Ladyfest, occupazioni di luoghi e case, Poetry Slam, rivolte, le Palestre Popolari.
Un patrimonio interessantissimo da conservare, preservare, tramandare per voce dei protagonisti, senza filtri o interpretazioni.
EDOARDO GENZOLINI - The Who. The Who. A little million memories
Difficile trovare ancora qualcosa di nuovo da dire su una band come gli WHO, ampiamente coperta da pubblicazioni e articoli di tutti i tipi.
Ci riesce Edoardo Genzolini, cristallizzando l'attenzione sul periodo più creativo della band, il suo apice assoluto, quello che va dal 1967 al 1974 (per poi arrivare alla morte di Keith Moon nel 1978).
Oltre ad un'analisi molto accurata e precisa delle vicende e degli aspetti tecnici e creativi di quegli anni, si aggiungono decine di testimonianze di chi li vide (e conobbe) in quel periodo e scatti inediti di concerti e backstage.
Il tutto condito da aneddoti particolarissimi (il concerto a Woodstock, la lenta e difficoltosa scalata al pubblico americano, il concerto con i Led Zeppelin e tanto altro).
Da cui emerge anche quanto la band fosse vicina al suo pubblico, sempre disponibili con i fan.
Per ogni amante degli Who un libro imperdibile ma anche una lettura importante per consegnarci uno spaccato di un'epoca mai troppo abbastanza esplorata.
CHRISTIAN CAVACIUTI - Blowjim
Melanie Walcott aveva conosciuto Jim Morrison in un modo un po' "particolare", su un palco di un concerto dei Doors (vedi riferimento nel titolo).
Se lo ritrova venticinque anni dopo a Parigi, mentre è alle prese con l'improvvisa morte del suo amico/assistito ex wrestler Andrè the Giant.
Ne nasce una storia nebulosa, appassionante, intrigante, divertente che si conclude con una (doppia) sorpresa che risolve brillantemente il libro.
Scritto bene, godibile, nonostante qualche caduta di tono che non lascia però tracce, spazzata via da un finale clamoroso.
TOM WOLFE - The Noonday underground
The Noonday Underground" è un breve racconto del saggista e scrittore TOM WOLFE, pubblicato originariamente come articolo e raccolto poi con altri nel 1968 nel libro "The Pump House Gang".
Racconta delle pause pranzo al "Tiles", locale di Oxford Street (numero 79), in cui a metà 60's numerosi gruppi di mods si riunivano per ballare un'oretta con "ragazzi di 15 anni vestiti meglio di chiunque altro nel loro ufficio".
Giovani ragazzi che hanno scelto "The Life":
"Questi giovani hanno scelto un modo per uscire totalmente dal convenzionale sistema lavorativo classista scegliendo un mondo sotto il loro diretto controllo.
Quasi tutti hanno lasciato la scuola a 15 anni, migliaia di questi giovani MODS se ne sono andati da casa, perfino le ragazze, per vivere nei flat a Londra (che dividono in tre o quattro) tra Leicester Square, Charig Cross, Charlotte Street.
Spendono i loro soldi che guadagnano lavorando più o meno precariamente in vestiti, dischi, serate in discoteca, affitto e (scarso) cibo".
"Passano tutto il giorno e tutta la notte e tutti possono partecipare alla Total Life è il momento in cui tutti possono davvero vivere completamente, tutto il giorno, in un mondo ddi STILE MOD, intriso di musica, adattato, capovolto, scorticato, infuocato, vivendo un ruolo piuttosto che un lavoro.
L'intera idea di classe operaia o classe o di quella classe sarà irrilevante".
VISTO
A perfect day di Fernando León de Aranoa
Ogni film sulla guerra nella ex Jugoslavia riesce a essere lacerante.
Anche l'apparentemente "leggero" "Perfect day".
Da vedere.
La canzone della vita di Dan Fogelman
Il solito strepitoso Al Pacino in un film lieve (e tanto tanto "americano") e molto divertente, ambientato nel mondo di una rockstar decaduta alle prese con il figlio ritrovato.
Edda in concerto - Coop Infrangibile - Piacenza 29 settembre 2018
EDDA è il miglior "cantautore" (lui si definisce solo "cantante") in circolazione in Italia.
No? Ok, allora diciamo che è il mio preferito.
Originale, personale, subito riconoscibile, UNICO.
Lo ha dimostrato anche ieri sera alla Cooperativa Popolare Infrangibile 1946 a Piacenza.
Chitarra (elettrica) e voce, testi stupendi, (auto)ironia, spiazzante, emozionante.
CUT live a Piacenza 28 ottobre "Chez Art"
Sembrava di essere in un club berlinese o new yorkese nei primi 80's sabato sera.
E invece era il ChezArt (quello che una volta fu "Pluto" e in cui gli elettrici fantasmi del passato continuano a vivere) e c'erano i CUT a spaccare, come sempre, tutto !
Inarrivabili, inimitabili, una delle due/tre migliori band italiane in circolazione.
RITMIA a Piacenza 28 ottobre - Spettacolo "Meditentazione"
Spettacolare esibizione dell’enseble Ritmia nell’happening (musica, teatro, cabaret, narrazione, visuale) nel teatro dei Teatini a Piacenza, tutto esaurito già nei giorni precedenti.
Musica solenne che attinge dal prog (ma anche dagli Who di “Tommy” e addirittura ai Velvet Underground in alcuni passaggi), dal folk, dalle musiche antiche, dal pop, dal rock, unità ad una teatralità raffinata e avvolgente. Musicisti eccellenti, esecuzione sublime, rappresentazione perfetta, applausi a scena aperta.
IN CANTIERE
Presentazioni del libro su GIL SCOTT HERON (con Rita Lilith Oberti)
SABATO 10 NOVEMBRE:
MILANO "Cox 18" ore 22 con Fabrizio Frabetti
MERCOLEDI' 14 NOVEMBRE:
FIRENZE “Ibs + Libraccio” Via de' Cerretani, 16 ore 18
GIOVEDI' 15 NOVEMBRE:
PERUGIA “Trane” Borgo XX Giugno, 44 ore 18.30
VENERDI' 16 NOVEMBRE:
NAPOLI “Fonoteca” via Raffaele Morghen 31 ore 18
SABATO 17 NOVEMBRE:
PALERMO "Garibaldi Books and Records, piazza Cattolica n.1 ore 21
DOMENICA 18 NOVEMBRE:
CATANIA "Teatro Coppola" ore 21
SABATO 1 DICEMBRE:
Santa Giustina (PERUGIA) "Cinema Astra ore 21
SABATO 24 NOVEMBRE:
BERGAMO "Edonè" - SERATA su "Tommy" degli WHO con mia storia del disco + band che esegue l'opera rock.
lunedì, ottobre 29, 2018
Get Back. Dischi da (ri)scoprire
Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back
THE ACTION - Shadows & Reflections: Complete Recordings 1964-1968
Se c'è un'ingiustizia nella storia del rock è quella di non aver visto gli ACTION godere di un po' del successo che avrebbero meritato.
Eppure avevano tutto: creatività, la voce “nera” di Reg King, grandi capacità tecniche, ottime canzoni, un look perfetto, la produzione artistica di George Martin (!), il sound giusto al momento giusto.
Non per niente lo stesso produttore dei Beatles, Paul Weller, Steve Marriott, addirittura Phil Collins (che ha dichiarato che sono sempre stati il suo gruppo preferito !) hanno sempre speso elogi sperticati alla band.
Eppure sono rimasti nel dimenticatoio, incidendo solo sei singoli, non riuscendo a stampare un pur preventivato album e sciogliendosi lasciando poche tracce solo tra gli appassionati dei 60.
Il loro beat, perfettamente in equilibrio tra melodia e ritmi pulsanti, abbracciò la miglior black music dell'epoca (con alcune deviazioni psichedeliche poco prima dello scioglimento, nel 1968) facendone un mix esplosivo.
Qui troviamo ben 84 brani che oltre a quelli ufficialmente pubblicati presentano alternate mix, inediti, live, BBC sessions, a cui le nuove tecnologie sono riuscite a dare un colore, una pulizia, una dinamica, che ci fanno capire lo sconfinato talento di una mod band dimenticata.
The STAPLE SINGERS - For what it's worth - The complete Epic Recordings 1964-1968
Storia lunga e complessa quella della famiglia Staple, fatta anche di grandi successi, sotto la guida sicura e autorevole del capostipite Pops Staple, affiancato dai figli (Mavis Staple è tutt'ora in attività e continua a sfornare album di livello eccelso).
La loro miscela di gospel, blues e rhythm and blues conquistò pubblico e talvolta anche le classifiche. Una carriera iniziata nei primi anni 50 nel giro gospel e che assimilò successivamente parecchie altre influenze.
In questo essenziale ma elegante cofanetto sono raccolti i sei album che incisero per la Epic dal 1964 al 1968, lasciando solo parzialmente il rigore del gospel e aprendosi, pur se limitatamente (le radici sono sempre ben evidenti e presenti), anche al pop rock. E così tra classici e brani autografi sfilano, tra le tante, una spettacolare For what it's worth dei Buffalo Springfield e una intensissima A hard's rain gonna fall di Dylan.
THE DICKIES - The Incredible Shrinking Dickies
Tra le prima punk band di Los Angeles, già attivi nel 1977, molto vicini al sound dei Ramones ma con testi demenziali e un approccio molto melodico e pop. Band sfortunatissima, decimata da morti e suicidi. Il primo album, del 1978, rimane un piccolo gioiello di pop punk Ramonesiano, con una spettacolare versione di "Paranoid" dei Black Sabbath e l'incredibile forza di "You drive me ape (you big gorilla)".
AA.VV. - Stax does Beatles
Curiosa e interessante compilation con 15 brani di artisti della celebre label alle prese con i Beatles.
Un'iedita alternate take del classico "Day tripper" di Otis Redding, i drammatici torrenziali 12 minuti di Isaac Hayes con "Something", una spettacolare "and I love her" ultra funk di Reggie Miner, una travolgente "Lady Madonna" di Booker T and the Mg's (presente con altri due brani) sono i momenti salienti.
Molto gradevole anche il resto, un ascolto consigliatissimo in un viaggio in auto che prevede una lunga coda sulla tangenziale a Milano o sul GRA a Roma.
domenica, ottobre 28, 2018
La Cattedrale vegetale di Lodi
La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo
Per realizzare la Cattedrale Vegetale di Lodi sono stati utilizzate 108 colonne di legno poste su un terreno di oltre 1600 mq. Realizzata dall'artista Giuliano Mauri (scomparso nel 2009) già autore di architetture vegetali con l’intento di recuperare un dialogo profondo con i luoghi, è il suo testamento artistico.
Ogni colonna della Cattedrale contiene al suo interno una quercia che crescerà in altezza al suo interno.
La costruzione sorge sulla riva sinistra del fiume Adda, precisamente nell’area “Ex Sicc”. La direzione artistica dei lavori è stata coordinata dai figli di Mauri.
La cattedrale è stata realizzata dal Comune di Lodi con il sostegno della Regione Lombardia per omaggiare Mauri ed è stata completata nel 2016.
Alcuni giorni fa una tromba d'aria ha seriamente danneggiato l'opera.
Nei mesi scorsi in città l’associazione Giuliano Mauri aveva denunciato «incuria e mancanza di manutenzione» da parte del Comune di Lodi.
Durante l’estate alcune colonne avevano iniziato a piegarsi e l’associazione era intervenuta applicando dei sostegni in ferro.
sabato, ottobre 27, 2018
Intervista a Tanika Charles
Sabato 27 Ottobre 2018. ARCI BIKO, Via Ettore Ponti 40, Milano. Apertura porte ore 21,30. Inizio Concerto ore 22,30. A Seguire Milano Funk & Soul All-Nighter.
Biglietti in prevendita su Mailticket. Ingresso a sottoscrizione con tessera ARCI.
Tanika ha rilasciato al blog una veloce ma esaustiva intervista.
1 In che modo sei entrata in contatto con la Record Kicks ?
Sono loro che hanno contattato me !
Ho ricevuto una mail da Nick dicendo che mi aveva ascoltato su Bandcamp ed era rimasto particolarmente impressionato.
2) E' la prima volta che suoni in Italia? Cosa ti aspetti dal nostro pubblico ?
Si è la prima volta che suoniamo in Italia !
E speriamo di essere ricevuti al meglio, a braccia aperte e con la gente che urla di gioia !
3 E cosa si deve aspettare il pubblico italiano dal vostro live act ?
Immagina di giocare a Briscola e tu butti l'asso di briscola e il tuo socio butta il 3.
Vi guardate entrambi negli occhi e sapete che è un gran bel momento !
4) Possiamo definire "Soul run" un perfetto esempio di Modern Soul ? Un piede nel passato, uno nel presente, lo sguardo nel futuro ?
Assolutamente.
Puoi descrivere l'album in tutti i modi che vuoi, nessun bisogni di inscatolarlo in una definizione.
Volevo solo fare un album Soul a modo mio perchè sentivo che ne avevo bisogno.
Ho lavorato con dei produttori incredibili e i lrisultato è "Soul Run".
5 Ci puoi dire qualcosa di progetti futuri ?
Tutto quello che posso dirti al momento è di tenere le tue orecchie aperte per un nuovo album all'inizio del prossimo anno.
Non vedo l'ora di avere fuori della musica nuova!
Libertà e Radiocoop.
Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo di Lemmy dei Motorhead, del meglio del mese e del libro "Università della strada"
Nella foto il numero precedente.
Sul sito di RadioCoop (www.radiocoop.it) ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me, Carlo Maffini e Paolo Muzio.
venerdì, ottobre 26, 2018
Il jazz a Londra nei 50's
La musica jazz degii anni 50 in Inghilterra si caratterizza per la sua forte trasversalità sociale e getta i primi semi di quella che sarà una caratteristica peculiare della scena Mod ovvero l'assoluta assenza di discriminazioni.
Colin Mc Innes nel suo “Absolute Beginners”, cristallizza al meglio:
“Ma la cosa sensazionale nel mondo del jazz, per tutti i giovani che entrano a farne parte, è questa: che nessuno si cura della classe sociale a cui appartenete, del colore della vostra pelle, dei vostri quattrini; se ne frega che siate maschi o femmine o un po' dell'uno e un po' dell'altro, purchè comprendiate l'ambiente e sappiate comportarvi come si deve e v lasciate alle spalle tutte queste fesserie non appena varcate la soglia del club.
Il risultato di tutto ciò è che nell'ambiente del jazz si incontrano ogni genere di tipi su un piede di assoluta parità; di là vi possono sospingere in tutte le direzioni: sociale, culturale, sessuale, razziale, insomma in qualunque campo vogliate imparare qualcosa”.
Il jazzista George Melly:
“Per noi il jazz era black music, era la musica dei poveri.
La scena Modern Jazz attraeva molti neri, al Ronnie's Scott c'erano sempre neri ai concerti, la stessa cosa non avveniva nel giro del jazz tradizionale.
Il Modern jazz era contemporaneo più cool ed è per questo che attraeva più giovani.
Credo che il nostro sound che si rifaceva alla tradizione di New Orleans venisse percepito dai neri come musica da Zio Tom, vecchia e che ricordava tempi non tanto felici.”
Il sociologo marxista Colin Barker approfondisce:
“Il jazz implicò una forte connessione con l'anti razzismo anche se ai tempi il termine era praticamente sconosciuto.
Si è spesso parlato dei Teds che fossero tendenzialmente razzisti e cercassero la rissa con i neri ma non è esatto.
Ted era più che altro uno stile estetico non necessariamente collegato a idee di destra.
Più che altro il loro stile estetico provocatorio e anomalo provocava la disapprovazione dei genitori e degli adulti ed era questo che li rendeva dei grandi!”.
Un' attitudine coraggiosa e anomala in un periodo in cui le tensioni razziali non erano rare.
La White Difence League e l'Union Movement di Oswald Mosley crescevano numericamente e politicamente con lo slogan “Keep Britain White”. Nell'estate del 1958 scoppiarono vari incidenti a sfondo razziale a Notting Hill e a Nottingham con centinaia di arresti e feriti.
giovedì, ottobre 25, 2018
Area - 1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano
Patrizio Fariselli - 100 ghosts
AREA - 1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano
Ristampa e restaurato a 40 anni dall'uscita di un album fondamentale nella storia della nostra musica. L'ultimo con Demetrio Stratos e la svolta (come fu definita, con tanto di rimprovero) verso sonorità più fruibile da parte di un gruppo che aveva fatto dell'intransigenza etica e sonora il suo tratto distintivo.
Gli AREA rimangono il più grande gruppo italiano in assoluto di sempre.
E questo album lo conferma. Ancora vivo, avanguardistico, sperimentale, coraggioso, avanti e ricchissimo di idee ancora da sviscerare.
Dice Patrizio Fariselli:
Fu un anno formidabile il 1978, di gran fermento e creatività. Ma da lì a poco non se ne sarebbero andati solo “gli dei” portandosi dietro una stagione di ideologie e passione politica, se ne sarebbe andato per sempre Demetrio, un amico fraterno, colonna portante di questo disco.
Contemporaneamente sarebbero svaniti i sogni di una generazione che per un momento, aveva davvero creduto di potercela fare. Una generazione convinta che la società avrebbe colto le istanze egualitarie proposte dai suoi giovani e la musica e la cultura avrebbero brillato come non mai, libere da banalità o miserie mercantili.
Peccato.
Comunque non c’è troppo da preoccuparsi.
Sarà per la prossima volta.
Io sono pronto.<
"Hommage a Violette Noizieres"
https://www.youtube.com/watch?v=gu8CnSqSANo&fbclid=IwAR13rBNDPNSX7GH-CQ7YQYZ1hc4UpfL-JG7XnAiZ42RBAHGQJrFwVQBqez4
PATRIZIO FARISELLI - 100 ghosts
Unico componente sempre presente in tutte le varie incarnazioni degli Area, il tastierista Patrizio Fariselli si è dedicato a mille esperienze, soliste e non, collaborazioni, progetti (soprattutto nelle colonne sonore e delle pubblicità).
Il nuovo album è frutto di una ricerca nell'ambito delle musiche arcaiche, di cui restano poche tracce e che rivivono a tratti nelle sue rielaborazioni.
C'è anche molto jazz, un uso del pianoforte e delle tastiere come sempre sublime, "omaggi" al tipico sound degli Area (nella title track manca solo la voce di Demetrio...).
Siamo al cospetto di un lavoro non facilmente fruibile ma non era sicuramente questa l'intenzione.
Accogliamo invece (ascoltandolo con attenzione e concentrazione) a braccia aperte cotanta creatività.
Teaser dell'album:
https://www.youtube.com/watch?v=S21wjL2E7pI
mercoledì, ottobre 24, 2018
Moicana - Università della strada
Moicana è un centro studi sulle controculture che si propone di tenere viva l’attenzione di studiosi, ricercatori, militanti, così come di semplici appassionati, sulle esperienze dell’underground in Italia e nel mondo tramite la pubblicazione di libri, l’organizzazione di convegni, reading e mostre, ma anche attraverso la raccolta di materiali d’archivio, testimonianze orali e iniziative di strada.
Il termine Moicana ci ricorda come le controculture, in quanto declinate al femminile, non saranno mai le ultime e quindi sempre in grado di generare nuove forme di aggregazione spontanea in contrapposizione al dominante.
"Università della strada" (stampa Agenzia X) raccoglie gli interventi dei relatori durante il convegno svoltosi il 27 ottobre 2017 alla Casa della Cultura a Milano durante il quale si è tracciato il filo rosso che collega le esperienze dei 60's di Mondo Beat per passare a "Re Nudo", alle Feste del Proletariato a Parco Lambro, Virus, Leonka, "Decoder" e il cyberpunk, femminismo, il Ladyfest, occupazioni di luoghi e case, Poetry Slam, rivolte, le Palestre Popolari.
Un patrimonio interessantissimo da conservare, preservare, tramandare per voce dei protagonisti, senza filtri o interpretazioni.
martedì, ottobre 23, 2018
Magic Alex
Alexis Mardas, detto MAGIC ALEX, fu un personaggio per un certo periodo piuttosto presente nella vita dei BEATLES.
Arrivato dalla Grecia agli inizi dei 60's, diventato amico di Brian Jones prima e del gallerista John Dunbar, conobbe nel 1966 John Lennon.
Le sue "invenzioni" affascinarono parecchio John (un po' meno gli altri) e divenne presto membro fisso dell'entourage dei Fab Four.
Fu lui a gestire l'eventualità dell'acquisto di un'isola in Grecia su cui andare a vivere (http://tonyface.blogspot.com/2018/09/i-beatles-e-lisola-greca.html ), apparve nel film "Magical Mistery Tour", li seguì in India in visita al Maharishi (fu lui ad accusarlo delle avances a Mia Farrow, che indusse poi John Lennon a scrivere la caustica "Sexy Sadie"), alimentò le tensioni tra John e Cynthia durante l'inizio della relazione che John aveva con Yoko.
Quando venne creata la APPLE, Mardas diventò il capo della Apple Electronics, con uno stipendio di 40 sterline alla settimana (un corrispettivo di 600/700 odierne!) + il 10% sui profitti di ognuna delle sue invenzioni.
Prima che Mardas potesse portare il suo lavoro a compimento un misterioso incendio distrusse il suo laboratorio....
Lennon ha riconosciuto Mardas (seppure mai accreditato) come co autore dell'outtake "What's the new Mary Jane?".
Tra le invenzioni promesse un sole artificiale, una chitarra ad energia solare e una pittura elettrica (che venne poi applicata a una Lamborghini di George).
Il fallimento finale fu un mixer a 72 canali promesso per le registrazioni di quello che poi diventerà "Let it be" ma che non essendo collegato al registratore ovviamente non funzionò mai.
"the biggest disaster of all time" lo definì George.
I Beatles registrarono un brano, provarono a riascoltarlo e scoprirono che sul nastro non c'era nulla...se ne andarono dallo studio e il rapporto finì lì.
Nel 1969 Allen Klein licenziò un bel po' di gente inutile del giro Beatles e Mards se ne tornò in Grecia a riparare televisioni.
E' morto nel 2017.
lunedì, ottobre 22, 2018
Plastic Bertrand
Una delle figure più controverse della prima scena punk, famosissimo per il singolo "Ca plane pour moi", pubblicato nel novembre 1977.
Nato nel 1954 già attivo, come batterista, da anni nella scena rock belga con gli Hubble Bubble con il nome di Roger Junior, nel fatidico 1977 intraprese la carriera solista, affiancato dal produttore Lou Deprijck che compose, realizzò e cantò "Ca plane pour moi", utilizzando il ribatezzato Plastic Bertrand solo come immagine.
Il brano era inteso come una parodia del punk, volutamente in tre semplici accordi e con un ritmo monocorde.
Il brano divenne inaspettatamente una hit in tutta Europa e successivamente fu ripreso da una lunga serie di band, dai Sonic Youth, BossHoss, Thee Headcoats.
Proseguì la carriera realizzando vari altri brani in stile (vedi una versione di "Sha la la lee" degli Small Faces) e vari album in cui però NON CANTO' MAI !
Si stabilì in Italia negli anni 80 e partecipo' al Festival di Sanremo del 1982 con il brano "Ping Pong".
E' rimasto comunque sempre attivo in ambito musicale, partecipando puntualmente a varie trasmissioni di revival e gareggiando con il Lussemburgo nell'Eurofestival della canzone del 1987.
Ca plane pour moi a Discoring nel 1978 (Boncompagni traduce "Ca plane pour moi / E' tutto ok per me" con "questo aeroplano è per me" ....!!!!.....)
https://www.youtube.com/watch?v=ClxJITJOcGQ
A top of the Pops nel 1978
https://www.youtube.com/watch?v=GW7dOIKojbI
La versione dei Sonic Youth
https://www.youtube.com/watch?v=euzuXG0CXYA
domenica, ottobre 21, 2018
Pechino: la montagna sul grattacielo
La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo
Zhang Biqing, un ex-deputato all'Assemblea Consultiva del Popolo aveva acquistato nel 2007 un attico di un palazzo di PECHINO nel centro del quartiere di Haidan.
A poco a poco vi ha fatto costruire una vera e propria collina, con pietre, cespugli, piccoli alberi e strutture in legno.
Le autorità ne avevano ordinato qualche anno fa la demolizione (sia perchè costruzione abusiva che per la pericolosità di un peso simile sopra un grattacielo con centinaia di abitanti) ma pare che parte dell'incredibile manufatto sia ancora lì.
sabato, ottobre 20, 2018
Libertà e Radiocoop
Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo delle RADIO PRIVATE
Nella foto il numero precedente.
Sul sito di RadioCoop (www.radiocoop.it) ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me, Carlo Maffini e Paolo Muzio.
venerdì, ottobre 19, 2018
La scena jazz inglese negli anni 40
Attraverso alcuni cenni storici andremo alla ricerca dei semi e delle radici del MODernismo, dal dopo guerra alla metà degli anni 50.
Le precedenti puntate qui:
http://tonyface.blogspot.com/search/label/Le%20radici%20del%20Modernismo
Nel 1948, insieme ad un'altra decina di appassionati di modern jazz, Ronnie Scott e John Dankworth, pionieri della scena jazz inglese, aprono in Great Windmill Street il primo club di Be Bop londinese, il “Club Eleven” dove ogni sera i musicisti locali suonavano e improvvisavano rincorrendo il nuovo stile.
IL trombonista Eddie Harvey dichiara che
“il Club Eleven fu la mia università, fui uno dei primi musicisti a lasciare una band di jazz tradizionale e ad abbracciare il Be Bop”.
Entra in quella che si può considerare la prima Be Bop band inglese, la John Dankworth Seven.
Nel 1950 il Club Eleven si sposta a Carnaby Street, puntualmente seguito dai suoi lealissimi fan.
Ronnie Scott ricorda nella sua autobiografia quanto la scena locale avesse forti connessioni con il mondo della droga, parte essenziale delle serate (da quelle più leggere alle pesanti).
Nel 1952 apre il “Flamingo” a Wardour Street, successivamente (nel 1958) arriveranno il “Marquee” in Oxford Street nel 1958 e il “Ronnie's Scott” a Gerrard Street nel 1959.
Sia i locali inglesi che quelli americani avevano una struttura piuttosto simile con un bar, tavoli e sedie (dove spesso si poteva anche mangiare) e il palco su cui gli artisti si esibivano ascoltati in religioso silenzio.
Il jazzista George Melly (nella foto) ricordava come da un punto di vista sociale il pubblico e i musicisti avevano pochi rappresentanti della working class anche se in molti venivano dalle periferie, c'era una piccola parte di ricchi e aristocratici e non mancava una forte rappresentanza omosessuale (in epoca in cui in Inghilterra era ancora reato).
Lo scrittore, poeta, musicista (e tanto altro) Jeff Nuttall ricorda:
“Eravamo contro la repressione sessuale sia nel movimento pacifista sia nella scena jazz, alla fine degli anni 50.
Le connessioni tra jazz e il sesso, le parole a sfondo sessuale delle canzoni, i riferimenti ai bordelli. Un contrasto fortissimo con l'Inghilterra dei tempi, assolutamente repressa e repressiva.
Mi sono accorto solo dopo che buona parte dei miei amici erano omosessuali. C'era un sacco di attività sessuale, in ogni caso di forte desiderio sessuale nella scena jazz. Mi ricordo certe serate nei jazz club, ballando scalzi, pensando a noi stessi come a beatniks, con i jeans neri, con giacche di pelle e a coste , capelli lisci.
Non c'era la birra nei jazz club così andavamo a fare rifornimento nei pub vicini tra un set e l'altro dei concerti.”
Brian Harvey:
“Eravamo anti establishment e contro le convenzioni anche se, a conti fatti, la scena jazz degli anni 20 era ben più promiscua della nostra”.
John Minnion:
“Il jazz aveva una credibilità di strada. Era sovversivo per la musica tradizionale, era anti commerciale, soprattutto quando arrivò lo skiffle e si impose come una musica che nasceva dal basso e che era lontana dall'industria discografica.”
mercoledì, ottobre 17, 2018
Francesco Scavullo
Grande fotografo statunitense di moda (in particolare per "Cosmopolitan" ma anche per "Rolling Stone"), scomparso nel 2004 a 83 anni.
Ha ritratto personaggi cone Mick Jagger, Salvador Dalì, Liza Minelli, Janis Joplin, Sting, Muhammad Alì, Oriana Fallaci, Sophia Loren, Andy Warhol.
Sue fotografie sono state utilizzate per copertine di dischi da Diana Ross, Barbara Streisand, Donna Summer, Nee Gees (la foto di "Saturday Night Fever"), Kiss ("Dinasty"), Aretha Franklin, Duran Duran, Debbie Harry etc