mercoledì, giugno 25, 2025

Crash Box - Storie e ricordi sul muro

Marco Maniglia è stato tra le principali anime (e cuore) della scena punk hardcore italiana degli anni Ottanta.
Sia a livello personale/partecipativo/organizzativo (che era la caratteristica di quasi ognuno del giro: esserci, sentire l'attitudine, organizzare (il più delle volte con modalità avventurose/disastrose).
E' stato anche il motore propulsivo dei CRASH BOX, tra i principali esponenti dell'epoca.

Ora raccoglie una serie di volantini di concerti dell'epoca con commenti e ricordi di quegli eventi.
Un libro/rivista (con bella intervista finale) che ci restituisce alla perfezione il "sentire" di quei momenti tanto caotici, quanto rivoltosi e gioiosi.

Tutto questo per del rock 'n' roll del cazzo che non fa forse crescere ma mi/ci ha fatto sopravvivere. (Marco Maniglia)

Per contatti e riceverlo: emmemarco63@gmail.com (niente social, raga...)

5 commenti:

  1. Marco a mio parere è stato il miglior songwriter del genere HC Made in Italy: niente slogans, frasi fatte e luoghi comuni nelle sue parole… stralci di vita vissuta, esistenzialismo adolescenziale che continua ad essere rilevante… gliel’ho detto tante volte, come song writer e come voce è nell’Olimpo dei grandi songwriters del genere HC Southern Cali… Jack Grisham, Mike Ness, Greg Graffin, Keith Morris, Tony Cadena, Casey Royer, Lee Ving, Marco Medici o se vogliamo chiamiamolo Mark Doctors… Paul 1967

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    1. Ho dimenticato di aggiungere alla lista dei songwriters anche Darby Crash

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  2. Un essere umano dal cuore d’oro e con la battuta pronta al momento giusto… una persona che quando entra in una stanza colma di persone si accendono le luci automaticamente… ecco, questo è Marco …Paul 1967

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  3. A Marco tra l’altro piacevano tanto i Chelsea Hotel… a Piacenza nell’ Ottobre 1982 durante una serata di un Sabato autunnale alla famigerata Osteria di Sac dove suonarono i Banhöf di Milano (due brani e scesero dal palco)di supporto ai Chelsea Hotel ricordo che Davide Devoti fece salire Maniglia sul palco per una cover di The Prisoner dei D.O.A. Paul1967

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    1. Si, ci nomina anche nel libro, lui era un nostro fan, anche quando eravamo bannati dal giro dei centri sociali perché cantavamo in inglese e cose non politiche.

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