sabato, maggio 18, 2024

Temponauts live al Kelly's - Castelnuovo (Piacenza) 17 maggio 2024

Foto Henry Lazzeri.

I Temponauts sono stati tra i migliori gruppi della scena garage 60's beat italiana da sempre.

Un po' schivi, sempre discretamente ai margini (nonostante le numerose tappe inglesi) ma con due album splenidi come "A Million Year Picnic" del 2007 e "The Canticle Of The Temponauts" del 2013.
Poi una lunga pausa e un ormai inaspettato ritorno con il singolo "Of everything", che li coglie di nuovo in formissima, un album in uscita e il concerto al "Kelly's" di Castelnuovo di Borgonovo (Piacenza), patria della band della Val Tidone, da cui partirono tanto tempo fa, gremito e festante.

Il loro jingle jangle sound tra Byrds e Three O' Clock, Paisley Underground e i R.E.M. più 60's oriented ci avvolge finalmente di nuovo.
La band gioca in casa e rende felice i fan, scorrono i piccoli classici ("Men Of Dangerous Maybe" su tutte, degna di entrare in un futuro "Nuggets" dei 2000) ed è una gran festa.
Pibio saluta con la promessa "ci vediamo presto".
Ci saremo.

venerdì, maggio 17, 2024

Beatles - Images of a Woman

Confinati nella suite presidenziale dell'Hilton Hotel di Tokyo per 100 ore tra il 29 giugno e il 3 luglio 1966 (dopo minacce di morte e isterismi vari ricorrenti in quel periodo), in occasione dei cinque concerti al Budokan Hall, i Beatles si dedicarono alla pittura, dipingendo un quadro contemporaneamente, a quattro mani, intitolato "Images of a Woman", sfruttando alcuni regali dei fan, tra cui pennelli e colori.

Tutti e quattro avevano precedenti esperienze artistiche.
John, in particolare ha frequentato la scuola d'arte per tre anni e ha realizzato successivamente una serie di disegni piuttosto noti.

Robert Whitaker, il fotografo incaricato a documentare il tour ha dichiarato: "Assolutamente il miglior periodo a cui abbia mai assistito tra i Beatles. Non li ho mai visti più calmi, più contenti che in questo momento.
Si fermavano, andavano a fare un concerto, e poi era 'Torniamo al quadro!'. Non hanno mai discusso di ciò che stavano dipingendo e l’immagine si è evoluta in modo naturale”.


L'opera fu donata al presidente del Fan Club ufficiale dei Beatles in Giappone, Tetsusaburo Shimoyama, per una vendita di beneficenza.
Il proprietario di un negozio di dischi, Takao Nishino, lo acquistò nel 1989.
Nishino lo consegnò per la vendita a Philip Weiss Auctions nel 2012, e l'Atlantic riferì di aver conservato il pezzo, per alcuni anni, sotto un letto.
L'opera è stata venduta per 1,7 milioni di dollari, commissioni incluse, poco tempo fa, dalla casa d'aste Christie's, triplicando la sua stima di 600.000 dollari.

Ciascuno dei Beatles ha dipinto un angolo della tela che, in realtà, non presenta alcuna rappresentazione figurativa di una donna ma è costituita solo da disegni astratti ad olio e acquerello su uno sfondo dai colori vivaci.
Una lampada lasciata al centro della tela ha lasciato un cerchio vuoto che il gruppo ha utilizzato per le proprie firme.

mercoledì, maggio 15, 2024

Mods Mayday 2024

Oscar Giammarinaro, voce degli Statuto scrive un'appassionata recensione (con foto sue) del MODS MAYDAY 2024.

Nelle foto, dall'alto in basso: il poster, i Chords Uk, Purple Hearts, Secret Affair, Sharp Class, Squire, Oscar.

Ero stato alla celebrazione dei 20 anni dal primo Mods Mayday nel 1999 a Kentish Town.
Tanti Mods, ottime band, massimo divertimento.
La celebrazione del 45nnale però ha avuto dimensioni, numeri e qualità addirittura superiori.
Le band che si erano esibite già 25 anni fa' hanno reso ancora meglio, con un approccio da musicisti maturi, capaci e professionisti che, in alcuni casi, allora non avevano avuto.

Più di 1000 Mods hanno invaso le tre sale 229 e in ogni momento e situazione delle "room" c'era pienone di gente e qualcosa di bello e interessante da sentire.
Ho dovuto scegliere quali gruppi ascoltare e ho optato in gran parte per la sala uno, dove c'erano i gruppi storici che accompagnano la mia vita fin all'adolescenza.
C'era una "sfasatura" di circa un quarto d'ora tra gli inizi dei gruppi tra una sala e l'altra, così sono riuscito ad avere un assaggio di tutte le band.

Andando per ordine, l'inizio solenne nella room 1 dei Chords UK con "British way of life" con voce e chitarra ha subito coinvolto i tantissimi presenti, per un set pulsante e preciso, saggia idea di far cantare il chitarrista storico, affidando a Chris Pope il ruolo di primo chitarrista e non più cantante (già nel '99 aveva delle difficoltà).
Così come avrebbero poi fatto un po' tutte le band, i Chords hanno eseguito tutte le loro hit più famose, con la conclusiva "Maybe Tomorrow" abbassata di un paio di toni.
Ottimi.

Intanto in sala due potevo sentire qualche nota dei validi Mark Three e The Specials Guest, questi ultimi dal sound '60 molto curato e col cantante italiano (Esposito...).

Di là iniziavano i Circles, con un cantante dalla voce pazzesca, bravissimo!
Oltre ai loro primissimi singoli, eseguiti egregiamente, hanno suonato canzoni composte dopo la reunion (dopo il 99,credo) , dal carattere molto pop e avvincente.

Era la volta dei Rage, band che ascoltai in Italia due volte negli anni '80 grazie a Tony Face e ancora una volta, mi hanno convinto, specie nelle composizioni, molto soul nonostante l'adrenalina del powerpop che li caratterizza.
Alla voce sempre Derwent Jaconelli, batterista storico di vari gruppi ma eccellente cantante.

Riuscivo ad ascoltare qualche brano degli ottimi Chelsea Curve, band americana di forte impatto power pop/soul e rinunciavo all’esibizione dei Nine Below Zero, che ho sentito tante volte, per seguire gli Sharp Class, trio di Mods appena ventenni, con totale attitudine sia estetica che sonora, fedeli al suono ‘79, con i Jam come primo riferimento ma con canzoni dai riff molto originali e capacità tecniche di altissimo livello.

E’ il momento in cui la sala 2 risulta più affollata, ci sono i Mods più giovani ma è entusiasmante vedere come tutti i presenti dal capello bianco, cantino in coro tutte le loro canzoni, che noto con stupore e piacere, sono già veri anthem per la scena. Bravi, coinvolgenti e di sicuro motivo di speranza per il futuro del mod sound più puro.

Tornavo in sala 1 dove i Jam’ d avevano già iniziato.
Cover band dei Jam, molto preparati e vincono facile facendo cantare in coro il folto pubblico da inizio a fine concerto…
tutti i presenti conoscono a memoria i testi dei Jam, una band che all’Inghilterra sta un po’ come Lucio Battisti sta all’Italia, non mi viene in mente nessun gruppo italiano così popolare nel nostro paese quanto lo sono loro in UK, neanche i Pooh.

Proprio in contemporanea,nella sala 3, il batterista dei Jam Rick Buckler raccontava la loro storia e tra i tanti aneddoti, ribadiva che Paul Weller non rivelò mai chiaramente agli altri due componenti il motivo del loro scioglimento.

Un veloce passaggio per capire il genere dei Len Price 3, molto pop ma graffiante e poi mi precipitavo sotto il palco principale perché suonava il gruppo della mia vita:i Secret Affair.
E’ evidente, tante band sono importanti e musicalmente valide, ma sono pochissime le band “di culto” e quella di Ian Page e Dave Cairns lo è come poche altre al mondo.
Perché vive realmente mod ogni attimo della propria esistenza, fin da ragazzino, l’incontro con il live dei Secret Affair e’ come la celebrazione di una messa di Pasqua per un cattolico, un atto di fede,riconoscenza e dedizione a chi, attraverso la musica, ha saputo trasmettere le caratteristiche del Modernismo, non solo con i testi,ma con una magia sonora che produce linfa mod allo stato puro.
La scaletta comprende tutti i loro brani più conosciuti, due cover di Soul ( “Do I love you” e “I don’t need no doctor”), suonati e cantati con maestria ed enfasi, uno spasso per tutti i presenti che hanno stipato la sala 1 oltre alla capienza…

Non riuscivo ad ascoltare i Block 33 ma mi fermavo in sala 1 per ascoltare i Purple Hearts, trascinanti, precisi e divertenti come non li avevo mai sentiti.
La loro Line-up è quella storica, ma alla batteria c’è Andy Orr degli Small World e il loro suono ci guadagna.
Anche loro suonano tutte le canzoni più conosciute, con un finale trionfale…”Millions like us”.

Riesco ancora a sentire la chiusura degli Squire in sala 2, belli carichi e coinvolgenti e poi mi ri-incontro con i miei compagni di avventura Andrea Napoli e Paolo Barbiere Barrasso…

Uscivamo dal 229 felici e consapevoli di aver vissuto uno dei momenti più importanti della storia musicale mod, che dopo 45 anni risulta più che mai dirompente, originale e vincente.

oSKAr piazza Statuto Mod

martedì, maggio 14, 2024

Rocka Tapes

Rocka Tapes “Le cassette di Rocca”, nata da un’idea di Massimo Roccaforte, intende far uscire dall’oblio, e del circuito del collezionismo, importanti documenti sonori dell’underground musicale italiano riproponendo in cassetta anastatica e in vinile originale alcune tra le più importanti pubblicazioni del periodo anni ‘80/’90.

https://www.facebook.com/profile.php?id=61559001091891

Le prime due uscite rappresentano bene il percorso, da appassionato-militante, che si intende riproporre con questo nuovo progetto editoriale/musicale.
Saranno i milanesi Crash Box, insieme a Declino e Negazione, con la riproposta di alcune delle loro prime incisioni, i gruppi coinvolti nelle uscite 1 e 2 del nuovo catalogo musicale.

Rocka Tapes 1, Crash Box, Demo 1983, in vinile e cassetta.
Rocka Tapes 2, Declino/Negazione, Mucchio Selvaggio in vinile e cassetta.
La grafica delle prime due uscite è curata da DeeMo, storico esponente del movimento punk hardcore italiano e molto, molto altro.

Rocka Tapes 1, Crash Box, Demo 1983, in vinile e cassetta: Un quartetto di kids milanesi destinati a scrivere la storia dell’hardcore punk: signore e signori ecco i Crash Box!
All’esordio e alle prese con alcune delle loro più iconiche hits come Nato per essere veloce e Veleno per voi.
DEMO 1983, dove le liriche di Marco “Maniglia” Medici sono già all'apice della creatività e al servizio di una delle formazioni più virtuose nella storia della band.
22 minuti di vero hardcore cantato in italiano, per la prima volta su Vinile e audio rimasterizzato. Grafica a cura di DeeMo su materiali originali. Inner sleeve originali.

Rocka Tapes 2, Declino/Negazione, Mucchio Selvaggio 40th anniversary edition. 1984-2024.
Per celebrare i 40 anni del Mucchio Selvaggio ritorna, per la prima volta su vinile LP italiano e cassetta anastatica, la split-tape di due delle band più seminali del hardcore punk europeo.
DECLINO/NEGAZIONE, un combo musicale che è diventato leggenda e ha definito l'estetica e il suono di un genere.
Grafica della nuova edizione a cura di DeeMo.
Audio rimasterizzato. Inner sleeve con riproduzione dei materiali originali del tape e volantino del tour 1985 in Europa.
27 minuti di hardcore punk che ha fatto la storia.

Dal 17 maggio in distribuzione mondiale con Goodfellas/Spittle;
In pre-order già da oggi qui: https://interno4edizioni.it/catalog/interno4

PROSSIME USCITE DI ROCKA TAPES:
Le successive uscite dell’etichetta sono previste per l’autunno 2024, quando comincerà la pubblicazione, in cassette anastatiche e vinile, dell’intera produzione dell’etichetta Amen – THX 1138 collegata alla omonima fanzine milanese.

lunedì, maggio 13, 2024

Festival Area Pirata- GOB Viareggio 11 maggio 2024

Foto rubate a Andrea Amadasi, Daniela Giombini, Michele Viglietti.

Area Pirata Records è l'epitome del concetto UNDERGROUND (mi piace chiamarlo così dopo che ci hanno rubato e brutalizzato la parole "indipendente / indie").

Jacopo Giannetti e Tiziano Rimonti sono due lavoratori che quando staccano, si rimboccano le maniche e incominciano a lavorare di nuovo per la loro PASSIONE:
produrre Musica Underground ad appannaggio esclusivo di altri pochi appassionati, sapendo fin da subito che "se si andrà in pari sarà un successo", un ennesimo tuffo nel vuoto senza paracadute (sociale, soprattutto).

Lo fanno perché è nella loro (nostra) natura, quella che continua a mantenerci ai margini ma ci va bene così perchè di essere "dentro" si vede che ci interessa poco.

E con lo stesso spirito hanno organizzato il primo Festival della loro piccola/grandissima etichetta, nei sobborghi di Viareggio, al GOB.

L'aspetto più particolare è stato notare che alla fine c'era mezza storia del Rock Underground italiano, dagli Absolute Beginners (Claudio Sorge e Laura Du Plenty, Antonio Cecchi dei CCM) oltre ai noi Not Moving LTD, giornalisti di pregio come Roberto Calabrò e Andrea Amadasi, una storica organizzatrice (anche lei absolute beginner) come Daniela Giombini con Dario), manager come Stiv Cantarelli, grandi prime mover del giornalismo italiano come Vittore Baroni.
Senza dimenticare fan pazzeschi (Rambin' Erik in primis, in arrivo da Birmingham).

E poi tante nuove leve che da quei semi hanno preso vita e creato una continuità.

I musicisti hanno reso omaggio alla costanza e alla passione dei ragazzi di Area Pirata con i potenti, precisi e travolgenti Death Wishlist con il loro punk metal hard 'n' roll di ottimo pregio, a cui ha fatto seguito il garage punk tinto di grunge (prime Hole) delle Smalltown Tigers, la consueta devastazione dei favolosi Cut che hanno mnesso "in disordine" palco e locale e i veterani della serata, noi Not Moving Ltd, resuscitati per una volta, dopo cinque mesi in quiete.

A parte i panini di merda del camion paninaro, una serata perfetta, mille facce conosciute, condivisione e comunanza, colonna sonora rock 'n' roll.
What else?

Lunga vita ad Area Pirata.

venerdì, maggio 10, 2024

The Prisoners - Morning Star
Intervista a Allan Crockford

The Prisoners
Morning Star

A trent'anni dall'ultimo album torna una band seminale, per quanto oscura e immeritatamente trascurata, autrice di quattro fenomenali album e di una carriera fulminea quanto lucente ed esplosiva.
Furono precursori del Britpop con un sound che mischiava Small Faces, garage, beat, psichedelia, con l'energia del pub rock e del punk.
La carriera successiva allo scioglimento ci ha dato grandi soddisfazioni con James Taylor Quartet, Solarflares, Prime Movers, Gaolers, Galileo 7, Stabilisers, Good Childe, Phaze etc.
L'inaspettata reunion ci riconferma, con gli stessi favolosi ingredienti, una band ancora fresca, pulsante, creativa, con quattordici brani nuovi, semplicemente eccezionali.
Il soul beat di "This road is too long" e la successiva "Save me" sono puro distillato Prisoners.
Si prosegue con l'ottima e melodica "If I had been drinking".
Il capolavoro dell'album è "Going back" che cita esplicitamente "Won't get fooled again" degli Who, splendido mix di beat e rock irruente.
La malinconica "My wife" riporta i ritmi in modalità più rilassata.
La title track riporta in alto il groove mentre "Something better" rimanda agli esordi più ruvidi tra Pretty Things e Small Faces.
La buona "Break this chain" ci porta allo strumentale di umore cinematografico "The green meteor".
"Prophet of gloom" parla un linguaggio hard psych primi anni 70. Ancora gusto soul in "Winter in june", echi di Undertones, Ramones e Buzzcocks nell'incalzante e irresistibile "Go to him". Puro (northern) soul "Beauty hdes the truth".
Chiude l'Hendrixiana in salsa soul beat "Hold tight".
Semplicemente eccellente.

Intervista esclusiva ad ALLAN CROCKFORD (bassista della band).

Avevate già fatto brevi riunioni in passato. Cosa è successo con questa nuova reunion e persino con un nuovo album.
Qualcosa di inaspettato dopo tutto questo tempo.


Abbiamo molto apprezzato i concerti nel dicembre 2022 per celebrare il 40° anniversario dell'uscita di "A Taste Of Pink".
È stato bello sentire l'eccitazione del pubblico, ma in qualche modo la parte migliore è stata semplicemente divertirsi a suonare di nuovo insieme dopo 20 anni. Le reunion degli anni ’90 andarono bene, ma il 2022 è stato migliore. Non so se tutto suonasse meglio, ma sembrava che non stessimo semplicemente seguendo i movimenti.
Abbiamo riscoperto qualcosa di noi quattro che suonavamo insieme su un piccolo palco, essendo amici oltre che musicisti nella stessa band.
Volevamo andare avanti in qualche modo, ma suonare solo le vecchie canzoni non sarebbe stato sufficiente a mantenere vivo il nostro interesse. Ci annoieremmo presto se fosse solo nostalgia.
Abbiamo deciso di provare a scrivere del nuovo materiale insieme.
Era un nuovo modo di lavorare perché originariamente era principalmente solo Graham a scrivere le canzoni. Da allora sia io che James siamo diventati autori nelle nostre band, quindi anche noi avevamo qualcosa da offrire. Il materiale è stato messo insieme molto velocemente quindi abbiamo deciso di registrarlo e fare un nuovo album. Con le nuove canzoni da suonare dal vivo, manterremo vivo il nostro interesse per la band.
Non ci importa suonare vecchie canzoni se possiamo anche suonarne alcune nuove per mantenerlo interessante e stimolante per noi!

Avete anticipato di dieci anni il Britpop, James ha inaugurato la stagione dell'acid jazz con il James Taylor Quartet.
Ma purtroppo pochi ricordano quanto sia stata influente la vostra lezione. Vi sentite sottovalutati?


Forse ci sentivamo un po' così negli anni '90... e forse è stato questo il motivo per cui ci siamo riuniti di nuovo allora.
Penso che ora accettiamo semplicemente che le cose siano andate così.
Quando eravamo giovani non ce la cavavamo abbastanza bene al mondo del music business, semplicemente suonavamo la nostra musica e ci divertivamo.
È fantastico avere avuto qualche riconoscimento per ciò che stavamo facendo e che i musicisti che hanno avuto più successo di noi ci diano un po’ di credito per la nostra influenza.
Ma non importa davvero.
L'unico motivo per cui suoni musica è trarne qualcosa, non raggiungere la celebrità o il successo.
Il momento in cui ci siamo sforzati troppo per ottenere il “successo” è stato il momento in cui tutto è andato storto negli anni ’80.
Sono felice di sentire la gente dire che eravamo "importanti" in qualche modo, ma molto più felice semplicemente di poter continuare a suonare, sia con i Prisoners o con la mia band The Galileo 7, o con qualsiasi altra band che occasionalmente riemerge!

Come sono nate le canzoni di "Morning star"? Un album, a mio parere, favoloso, fresco, potente. Le canzoni sono firmate da tutti e quattro. Si è trattato quindi di uno sforzo collettivo?

Sono tutte canzoni scritte ufficialmente collettivamente, ma iniziano tutte con l’idea di una persona.
Quell'idea potrebbe essere completamente formata, o solo un ritornello o una strofa, ma la band ha la possibilità di smontare la canzone, riarrangiarla, scrivere nuove parti e generalmente renderla una canzone dei Prisoners piuttosto che una di Graham, James o Allan.
Tutti e quattro abbiamo scritto i testi, a volte intere canzoni o solo parti.
Se sei un fan delle band con cui abbiamo suonato negli anni successivi ai Prisoners, puoi ascoltare le canzoni e avere una buona idea di chi sia l'autore principale o l'ideatore, ma forse rimarresti sorpreso...!

Pensi che i Prisoners continueranno dopo questo nuovo album o si tratta di una reunion temporanea?

Abbiamo tutti altri progetti musicali e vite da condurre con altri interessi oltre alla musica, quindi non sarà mai una cosa a tempo pieno.
Forse registreremo qualcos’altro, magari faremo qualche concerto quando sembrerà divertente.
Spero di potere continuare in qualche modo, ma dovrebbe adattarsi alle nostre vite.
Sarebbe facile approfittare degli interesse attuale e tornare sulla strada per fare soldi, ma non credo che nessuno lo voglia.
Smetterebbe di essere così speciale se diventasse routine, sia per la band che per il nostro pubblico.
Non dimenticare, siamo vecchi e dobbiamo conservare le nostre energie!
Finché suoneremo bene, penso che potremo continuare a fare le cose quando ci sentiremo tutti pronti.
Ma non aspettarti che accada per sempre!

Vi siete resi conto di quanti fan avete sempre avuto, così devoti e appassionati per i Prisoners?

Siamo sempre sorpresi dalla passione dei fan.
Naturalmente lo abbiamo sentito in qualche modo fin dagli anni 80 con le persone che sono rimaste interessate ai nostri gruppi successivi.
Molti di loro sono pronti ad ascoltare la nostra nuova musica, che sia sulla stessa linea dei Prisoners o magari qualcosa di un po’ diverso.
Apprezziamo tutti la possibilità di suonare. Ma ci rendiamo anche conto che i Prisoners sono la band con cui molti di loro sono cresciuti ascoltandola in un momento importante della loro vita.
La musica che ascolti nel momento formativo della tua vita è ciò che rimarrà con te e avrà un effetto emotivo.
Lo capiamo e siamo molto grati.

Pensi che ci sia ancora posto nella scena musicale per una band come i Prisoners?
Che ci sia un pubblico giovane disposto a scoprirvi e ad appassionarsi a voi come facevamo noi fan negli anni '80?


C'è spazio per tutti.
La musica popolare è cambiata e non è più solo proprietà dei giovani.
Il pubblico è più vecchio, così come le band! Non credo che fare musica rock, o come vogliamo chiamarla, sia ormai appannaggio solo dei giovani.
Il nuovo esiste accanto al vecchio in un modo molto più grande di quando eravamo giovani. La musica realizzata da artisti più anziani può esistere ed è per lo più giudicata di pari valore. Ma ogni generazione ha i suoi eroi e non possiamo fingere di attrarre così tanti giovani.
Ovviamente è fantastico che alcuni dei nostri fan siano padri o madri e portino i loro figli ai nostri concerti, e forse si appassioneranno alla nostra musica. La cosa comune è l’amore per la musica ad alto volume elettrizzata, e l’età del pubblico non ha più molta importanza.
Ne sono felice.

giovedì, maggio 09, 2024

Donato Zoppo - CSI. E' stato un tempo il mondo

Donato Zoppo racconta una delle vicende più intriganti della musica rock italiana, in una modalità , come sottolinea Federico Guglielmi nella prefazione, di "romanzo quasi epico".

L'esordio del Consorzio Suonatori Indipendenti - CSI, l'album "Ko de Mondo" del 1994, sviscerato in tutte le sue particolarità, dalla formazione del gruppo alla realizzazione durate un mese e mezzo in Bretagna.

Il tutto corroborato da interviste esclusive e inedite ai protagonisti Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, Giorgio Canali, Ginevra Di Marco, Alessandro Gerbi, Pino Gulli ma anche il discografico Stefano Senardi, Finaz della Bandabardò, Enrico De Angelis, Guido Harari e tanti altri.

Sono gli anni Novanta in cui il "nuovo rock italiano" da carbonaro diventa adulto e maturo, si prende le classifiche (Litfiba e CSI conquisteranno i primi posti), nel momento in cui menti illuminate, Stefano Senardi su tutti, tra i principali protagonisti della vicenda raccontata, ne intuiscono la potenzialità, lasciando libertà artistica, senza intrusioni, a nomi come CSI, Ritmo Tribale, Casino Royale, Mau Mau, Subsonica, Statuto, Negrita, tra i tanti.

Sarà una stagione breve, densa di perle e piccoli capolavori.
In questo libro si respira tutta l'atmosfera di quei momenti e di quegli anni, con abbondanza di dettagli, aneddoti, particolari inediti.

Donato Zoppo
CSI. E' stato un tempo il mondo
Compagnia Editoriale Aliberti
208 pagine
16.90 euro

mercoledì, maggio 08, 2024

Jason Quinn / Lalit Kumar Sharma - The Beatles: All Our Yesterdays

Uscita nel 2017, in India, è una gradevolissima graphic novel dalla nascita dei BEATLES fino all'esordio discografico di "Love me do".

Date precise, particolari curati e circostanziati, storia ben sviluppata, un libro molto carino che non dovrebbe mancare nella biblioteca dei Beatles fan più accaniti.

Jason Quinn / Lalit Kumar Sharma
The Beatles: All Our Yesterdays
Campfire
150 pagine
17 dollari

martedì, maggio 07, 2024

Stefano Scrima - Filosofia del walkman

Un breve (quanto colto, approfondito e illuminante) saggio su come l'introduzione (rivoluzionaria) del walkman negli anni Ottanta sia stato il simbolo del passaggio da un concetto di fruizione musicale (culturale e sociale) condivisa e collettiva a una modalità individualistica e consumistica.

"La "non disponibilità verso l'altro testimonia una mancanza di interesse per la collettività, per le sorti della società, per la politica, per la musica come qualcosa che no nsia solo moda-piacere-divertimento-consumo a favore di quella che abbiamo chiamato "fuga nel privato" in cui a contare di più è la nostra libertà, tuttavia non libera di scegliere, di competere e consumare nel mercato globale in cui la responsabilità delle nostre esiste è interamente demandata a noi, nonostante tutto."

Scrima fa un'analisi socio politica più che efficace di un momento epocale di cui viviamo le nefaste conseguenze e di cui il walkman diventa inconsapevole e incolpevole simbolo e simulacro.

"La società neoliberista che Regno Unito e Usa stavano preparando era la società degli individui e della libertà come ideologia, quella in cui è necessario primeggiare, distinguersi, vincere e farlo attraverso la propria unicità."

Il walkman arriva nel momento in cui il Rock viene musealizzato, depotenziato, normalizzato e perde tutta la sua capacità "eversiva" (ultimi scampoli arrivati, in tal senso, dal punk).

"Il rock istituzionalizzato degli anni Ottanta, consapevole di non avere più nessuna possibilità di cambiare il mondo e avendo dalla sua parte il solo potere dell'intrattenimento, si unì per vendere la sua performance in cambio di atti di beneficenza, cosa che funzionò molto bene.
Il controllo che mettiamo in atto estraniandoci dal mondo uditivo "naturale" non permette solo di reinterprtare a nostro piacere l'ambiente, ma anche e soprattutto di avere più potere su di noi, sui nostri pensieri e sul nostro umore."


Testo più che consigliato, incisivo, minimale, tanto quanto preciso, informato e informativo.

Stefano Scrima
Filosofia del walkman
Il Melangolo
120 pagine
10.50

lunedì, maggio 06, 2024

Paul McCartney & Wings - Band on the run

Ho dedicato ieri nell'inserto "Portfolio", diretto da Maurizio Pilotti del quotidiano "Libertà" di Piacenza, un articolo al 50ennale di "Band on the run" di Paul McCartney & Wings.

Sono ricorrenti, tra i Beatlesiani Doc, accese dispute.
Praticamente su ogni aspetto dell'attività del gruppo e suoi componenti, non di rado su quali sono i migliori album incisi come solisti dopo lo scioglimento.
Se la giocano quasi sempre John e Paul ma George Harrison con il suo capolavoro “All things must pass” del 1970 entra abbastanza spesso tra i preferiti, a sparigliare le carte.
Purtroppo George non seppe più ripetersi a quei livelli, dimostrando che il suo ruolo di compositore, relegato nei Beatles a un paio di brani per ogni album, era la giusta proporzione artistica per la band.
Pure Ringo Starr, più per simpatia e incoraggiamento che per reale spessore artistico, fa ogni tanto capolino con il suo “Ringo” del 1973, anche perché fu una sorta di reunion dei Beatles con John, Paul e George a collaborare, suonando e componendo (pur, in verità, non concedendogli brani di grandissima qualità).

Tornando all'infinita diatriba John/Paul, i primi anni Settanta furono testimoni di un botta e risposta costante, purtroppo non solo artistico. L'uno e l'altro infilarono, in testi e copertine, reciproche invettive (talvolta particolarmente violente, vedi il testo al vetriolo di “How do you sleep?” di John, da “Imagine”, rivolto all'ex amico) o meno dolorose punzecchiature.
Ci vollero un po' di anni per riportare serenità tra i due. John Lennon inaugurò (dopo tre album sperimentali) la sua carriera solista con il gioiello “John Lennon/Plastic Ono band”, un disco immediato, suonato in diretta, cupo e duro, probabilmente il suo capolavoro (con il classico “Working class hero” e la potentissima “God”) al pari del successivo “Imagine”, che oltre all'immortale brano omonimo e l'invettiva contro Paul, contiene lo struggente “Jealous guy” già provato dai Beatles ma mai inserito nei loro album). Le successive prove contengono altri grandi brani ma non eguagliarono questa partenza così ispirata.

Paul McCartney ha una discografia di decine di album e sceglierne i migliori è assai complesso anche perché coprono un arco artistico di oltre mezzo secolo. L'esordio omonimo del 1970, il successivo “Ram”, lo sperimentale “McCartney 2” del 1980, “Flowers in the dirt” del 1989, “Chaos and creation” del 2005 sono eccellenti lavori.

Ma, personalmente, credo che “Band on the run” del 1973, accreditato a Paul McCartney & the Wings, sia una spanna abbondante su tutto il resto e, sempre parere personale (che sarà ovviamente inviso alla totalità dei “Lennoniani” e troverà critiche anche dai “McCartneyiani), rimane il miglior lavoro di un ex Beatles. Album che ha trovato recente ristampa, nel cinquantennale dalla pubblicazione, con l'aggiunta di un disco con i brani "underdubbed” ovvero i mix provvisori senza le parti vocali definitive, le varie sovraincisioni, orchestra e fiati. La storia del disco è, tra l'altro, molto particolare e spettacolare.

Paul decise di registrare il nuovo album lontano dalla solita Inghilterra. Rifiutò uno studio a Rio de Janeiro e addirittura Pechino e, affascinato dai suoni africani e soprattutto da quelli dei dischi di Fela Kuti, l'inventore dell'afrobeat, optò per Lagos in Nigeria, pregustando le session di registrazioni, caratterizzate da giornate trascorse in spiaggia a prendere il sole (peraltro scegliendo la stagione meno adatta visto che abitualmente settembre è una stagione piovosissima da quelle parti e il 1973 non fece eccezione) e nottate in mezzo agli strumenti.
Il viaggio incominciò sotto i peggiori auspici con il chitarrista Henry McCullough e il batterista Denny Seiwell che lasciarono inaspettatamente la band pochi giorni prima della partenza.
Così in Nigeria andarono, dal 30 agosto al 22 settembre 1973, solo Paul, la moglie Linda, il chitarrista Denny Laine e il tecnico Geoff Emerick. L'album fu poi completato a Londra con l'aggiunta delle parti orchestrali, fiati, altri strumenti e il mixaggio.
Paul si occupò (senza problemi grazie alla sua abilità da polistrumentista) di suonare praticamente tutto (dal basso alla chitarra, alle tastiere fino alla batteria, che suscitò il plauso di un esperto come Keith Moon che gli chiese chi fosse quel batterista così abile).

Purtroppo Lagos e la Nigeria non erano come se l'aspettavano.
Dopo la guerra civile, finita pochi anni prima, la città e la nazione erano rigidamente militarizzate, con violenza e corruzione diffuse ovunque.
Anche lo studio di registrazione a Wharf Road nei sobborghi di Apapa era in pessime condizioni con un otto piste (ben lontano dagli abituali standard) e problemi ovunque (quando arrivarono i macchinari non erano collegati e alcune parti non funzionavano). Paul soffrì anche di un forte attacco d'asma che gli fu quasi letale.
Inoltre Paul e Linda subirono il furto di tutti i provini (e una discreta somma di denaro, aspetto che non ha mai preoccupato più di tanto la loro contabilità ma che comunque non rese le cose più facili e spensierate) che avevano preparato prima delle registrazioni. Per fortuna molte parti erano scritte e i brani già ben memorizzati.
Ma l'incidente più "grave", da un punto di vista diplomatico, avvenne proprio con il tanto ammirato e apprezzato Fela Kuti, con cui Paul contava di poter collaborare.
Ma quando il vulcanico Fela venne a sapere della sua presenza in Nigeria lo "denunciò" dal palco del suo locale annunciando che era a Lagos per "rubare la musica africana" e il giorno dopo si presentò improvvisamente in studio per discuterne con l'ex Beatle. McCartney fu costretto a fargli sentire quanto registrato fino ad allora per dimostrare che non c'era nulla di africano nelle canzoni.
"Avremmo voluto usare musicisti africani, ma quando ci è stato detto che stavamo per rubare la loro musica abbiamo detto. "Bene lo faremo da soli". Fela pensava che stessimo rubando la musica africana nera, il suono di Lagos. Quindi gli ho dovuto dire: "Facci un favore, Fela, stiamo bene così, venderemo un paio di dischi qua e là e facciamola finita. Pensavo che la mia visita sarebbe stata un aiuto perché avrebbe attirato l'attenzione su Lagos e la gente avrebbe detto: "Oh, a proposito, com'è la musica laggiù? " e direi che è incredibile. È incredibile ... è musica incredibile laggiù."

Anche Ginger Baker, ex batterista dei Cream, intervenne nella registrazione, un po' risentito che la band non si fosse rivolta a lui e al suo studio che aveva in Nigeria (dove viveva). Paul rimediò incidendo da lui il brano “Picasso last words (drink to me)” e facendogli suonare le percussioni. Il brano ha una storia curiosa.
Paul incontrò sul set del film “Papillon”, Steve Mc Queen e Dustin Hoffman. Quest'ultimo non credette all'affermazione del bassista che potesse scrivere un testo su qualsiasi argomento e mostrandogli un giornale con il necrologio del pittore Pablo Picasso lo sfidò a provarci con quello.
Paul prese l'ultima frase che disse Picasso prima di morire: "Drink to me, drink to my health. You know I can't drink anymore / Bevete a me e alla mia salute, perché io non potrò più bere” e su quello costruì il brano citato.

L'album segue il formato di semi concept che aveva già caratterizzato “Sgt Peppers” dei Beatles in cui i temi delle canzoni si ripetono in un brano o nell'altro, autocitandosi.
Le nove composizioni sono tutte di livello altissimo con due splendide ballate come “Mamunia” e “Bluebird”, l'aspro rock blues “Let me roll it” in palese stile Lennon, il tema dell'album “Band on the run” e il singolo “Jet” che alterna una ritmica reggae con un esplosivo rock n roll.
C'è spazio anche per una ballata scritta da Denny Laine, “No words” e il frizzante finale “Nineteen hundred and Eight five” che si chiude con la ripresa del tema iniziale di “Band on the run”.

Le vendite partirono un po' in sordina per raggiungere poi progressivamente i sei milioni di copie. Molto particolare la copertina con i tre Wings circondati, in posizione plastica, dagli attori Christopher Lee, Kenneth Lynch e James Coburn, il pugile John Conteh, il presentatore e giornalista Michael Parkinson, il conduttore radiofonico Clement Freud.

Kenneth Lynch era in tour con i Beatles nel 1963 e sul bus si affiancò a Paul e John che stavano componendo “From me to you”.
Cercò di dare loro qualche consiglio ma se ne andò dopo poco indispettito urlando “Non scriverò più nulla di quelle maledette sciocchezze con quegli idioti. Non riconoscono la musica dal loro fondoschiena. Niente più aiuto da parte mia!'.

Al di là di ogni preferenza “Band on the run” rimane uno dei migliori album rock degli anni Settanta, frutto di una vena creativa di altissimo livello e una freschezza comune a pochi, che diede a Paul, dopo qualche passo falso iniziale, il posto che gli compete(va) nell'Olimpo della musica pop.

sabato, maggio 04, 2024

Not Moving LTD @Area Pirata Festival 11 maggio

Un'eccezione dalla nostra pausa per la doverosa partecipazione al Primo Festival della nostra label Area Pirata, sabato 11 maggio.
La festa inizierà alle 18.30 con la presentazione dei libri "No More Pain" e "Dalla Parte Del Torto": ANTONIO CECCHI (C.C.M.) e DOME LA MUERTE C.C.M. / Not Moving) ci parleranno delle loro biografie.

https://www.facebook.com/events/7222095517870759

Dalle 21 si avvicenderanno sul palco:
DEATH WISHLIST - che ci presenteranno il loro debutto in uscita ad Aprile
SMALLTOWN TIGERS - fresche di uscita, dopo aver girato l'Europa in compagnia dei Damned e al rientro dal tour inglese!
CUT - una band che tutto il mondo ci invidia e delle bombe atomiche dal vivo!!!
NOT MOVING L.T.D. - davvero hanno bisogno di una presentazione?!

A seguire DJ set di Mr. DOME LA MUERTE.
Sarà presente un bel camioncino che ci sfamerà tutti!!!
E naturalmente vari stand ad accogliervi (tra cui Noi)!
Il tutto al GOB - Ganz of Bicchio - Circolo ARCI di Bicchio Viareggio.
I posti sono limitati (150 ingressi disponibili), ingresso 10€ con tessera Arci per cui si consiglia il preordine alla mail apirata@areapirata.com

venerdì, maggio 03, 2024

Johnny Thunders

Prendendo spunto dalla recente biografia di Andrea Valentini (recensita qui: https://tonyface.blogspot.com/2024/04/andrea-valentini-lamf-la-leggenda-di.html) ho dedicato domenica scorsa per il quotidiano "Libertà" di Piacenza un articolo a JOHNNY THUNDERS.

Complicato riuscire con tanta e continua costanza buttare al vento una carriera che poteva essere brillante, ricca e carica di soddisfazioni. Diventando comunque mito e leggenda proprio perché epitome della sconfitta, perfettamente coerente con la sua celebre canzone “Born to lose”, nato per perdere.

Johnny Antonio Genzale incominciò presto a distruggere i ponti verso il successo.
Incurante delle conseguenze, ha calpestato ogni spiraglio artistico (e non solo) che gli potesse assicurare un'esistenza dignitosa, con un minimo di sicurezza e prospettiva futura.
Cresciuto a New York in una famiglia siculo/napoletana, abbandonato dal padre in tenera età, trovò nel baseball il suo principale sfogo: “Giocavo a baseball dalle 8 di mattina alle 8 di sera, di seguito. E mi piaceva da morire”.

Pare fosse piuttosto promettente, tanto da entrare nelle grazie di diverse squadre, anche di primo livello. Ma finì per abbandonare e sprecare, per la prima volta, il suo talento.
La leggenda narra che si fosse rifiutato di tagliare i lunghi capelli come imponeva l'allenatore.
Opta invece per la musica e la chitarra, abbracciando il rock 'n' roll negli esplosivi anni Sessanta.
Forma vari gruppi, cambia nome in Johnny Thunders ed entra nei New York Dolls, band che si dedica a un aspro rock, tra rhythm and blues, hard e glam.
Ma è il look a renderli unici e immediatamente riconoscibili. Provocatorio, oltraggioso e spregiudicato: stivali al ginocchio con tacchi alti, capelli lunghissimi e cotonati, pantaloni attillati, rossetto, look da drag queen di quart'ordine.
Apparentemente caricaturali, in realtà temibili e minacciosi.
Anche perché nel frattempo sono già entrati in un vortice di eccessi di ogni tipo tra alcol, pillole, eroina e altre sostanze. La loro fama cresce e il futuro si prefigura di successo e notorietà come quella che stavano contemporaneamente costruendo gruppi come Kiss, Aerosmith e Alice Cooper. Ma la band incomincia a bruciare un'opportunità dietro l'altra.
Alla vigilia di un importante tour inglese perdono il batterista Billy Murcia, stroncato da un mix di alcol e barbiturici. Dopo varie peripezie strappano un contratto discografico per due album.

Il primo omonimo non andò male, ma le 100.000 copie non soddisfecero l'etichetta discografica, tanto meno la critica che non fu sempre generosa, pur essendo una pietra miliare con brani come “Personality crisis”, “Jet boy” o ”Looking for a kiss”, germi vitali per l'imminente sbocciare del punk.
I New York Dolls girano per gli States e tornano in Inghilterra facendo un grande effetto su una serie di aspiranti musicisti, gente come Mick Jones, futuro Clash, Morrissey (l'ex voce degli Smiths li ha sempre adorati), Paul Cook e Steve Jones di lì a poco nei Sex Pistols e tanti altri.
Il secondo album “Too much too soon” avrebbe dovuto segnare un riscatto ma deluse le aspettative. Male assemblato, con scarsa ispirazione, segnò di fatto la fine della band.
Che continuò a suonare ma con sempre meno seguito e sempre più problemi interni oltre all'abisso di eccessi in cui erano ormai sprofondati senza remore.
L'etichetta ritirò l'offerta per un terzo album, la band si ritrovò alla fame. Malcom Mc Laren, gestore di un negozio di vestiti a Londra, abile imprenditore, cercò di salvarli, sperimentando di fatto con loro quanto avrebbe di lì a poco perfezionato con i Sex Pistols.
Li rivestì di rosso, in completi di pelle con un vistoso quanto improbabile striscione sul palco con falce e martello.
Fu un disastro annunciato, la band si ritrovò in piccoli locali con scarso seguito, demotivata, senza un soldo e dipendenze di ogni tipo. E finì malamente tra odi, rancori, dissidi.

Johnny Thunders torna a New York e forma gli Heartbreakers.
Il sodalizio durerà poco, tra litigi e i consueti problemi ma la band diventa un live act di culto nella New York del 1976. Vengono invitati da Mc Laren a partecipare all'Anarchy Tour in Inghilterra con Sex Pistols, Clash e Damned ma una volta arrivati a Londra la band di Johnny Rotten appare in diretta alla BBC e investe di insulti e volgarità il presentatore Bill Grundy.
Risultato: tour cancellato.
Rimediarono qualche data e divennero i beniamini della neo nata scena inglese. La leggenda vuole che furono gli Heartbreakers a introdurre l'eroina nel giro londinese.
Dopo molte vicissitudini approdarono anche a un contratto discografico e il singolo “Chinese rock” / “Born to lose” uscito nel maggio 1977, scalò le classifiche indipendenti anche se il ritornello che inneggia all'uso dell'eroina (“Chinese rock” in slang) non permise certo una promozione più capillare. Il tour inglese si fermò un'altra volta a causa di mancati permessi dall'immigrazione.
Anche il loro primo e unico album in studio, “L.A.M.F.” (Like a motherfucker, “come un figlio di puttana”) non ebbe molta fortuna a causa di vari problemi di registrazione.
Ci misero le mani in molti, alla fine uscì lasciando insoddisfatti un po' tutti. Un'altra occasione perduta anche perché la band si scioglie, in preda a divisioni e un'infinità di problemi di (auto) gestione. Peccato, perché il materiale inciso testimonia di un gruppo all'altezza dei migliori nomi del punk rock dell'epoca.

Johnny si affida alla carriera solista, aiutato da grandi nomi del rock underground e della scena punk nel suo esordio solista “So alone”, del 1978. Finalmente un disco ben realizzato anche se il suo discografico Dave Hill confessò amaramente:
“Lavorare con lui fu un vero disastro. Non riusciva a concentrarsi sul lavoro. Ridotto com'era non poteva essere diversamente. Tutto ciò che guadagnavamo lo spendeva in droga. Agiva con superficialità, sprecavamo un sacco di soldi e di tempo”.

Proprio a causa di una dipendenza ormai incontrollabile anche l'intrigante unione con l'ex chitarrista degli MC5, Wayne Kramer, nella nuova band dei Gang War si rivela presto un disastro.
La carriera prosegue tra una lunga serie di devastanti esibizioni live (a cui spesso il pubblico va solo per vedere il tossico barcollante che può far succedere di tutto, come molte volte accade), momenti di sobrietà e ricadute nell'abisso della dipendenza, sporadici album mai completamente soddisfacenti, una vita in costante bilico sul precipizio.
Che alla fine arriverà, inevitabile, nell'aprile del 1991 a New Orleans. La morte rimane avvolta in un vago alone di mistero, tra overdose e (più probabile) leucemia.
Semplicemente, nonostante avesse solo 39 anni, il fisico non era più in grado di sopportare la mole di abusi a cui era stato sottoposto.

Il suo lascito é, alla fine, importante pur se legato inevitabilmente all'immagine di irriducibile protagonista di un'epoca in cui il rock 'n' roll era un contesto veramente pericoloso ed estremo, non ancora normalizzato e musealizzato, in nome del quale in molti ci hanno lasciato la vita. Nessun rimpianto o nostalgia per quei tragici anni ma solo la constatazione della fine di un'epoca di cui Thunders fu tra i principali esponenti.

Il rimpianto è che la sua produzione artistica ci abbia fatto solo intuire l'indubbio talento ma che non é mai riuscita, per i motivi ripetutamente evidenziati, ad esprimerlo al pieno delle sue possibilità.
Rimane comunque una figura imprescindibile non solo nella storia del punk ma dell'intera rock music. E' da poco uscito il libro per Tsunami “LAMF” di Andrea Valentini che con (doverosa) maniacale precisione elenca date, dati, nomi, concerti, dischi, aneddoti su Johnny Thunders scrivendone la storia “definitiva”.
Leggerlo è un (doloroso, considerati gli avvenimenti spesso strazianti di cui è stato protagonista) piacere che ci restituisce un quadro fedele della vita di un grandissimo musicista e compositore.

Nel 1984 con la mia band Not Moving aprimmo il suo tour italiano.
https://tonyface.blogspot.com/2020/05/johnny-thunders-tour-italiano-1984.html
Aveva solo 32 anni ma per noi giovanissimi era già una “vecchia star”.
Lo trovammo piuttosto malandato fisicamente ma dolce, affabile, tranquillo, gentile, piuttosto schivo e appartato ma disponibile alla condivisione, alla chiacchiera tranquilla e senza alcun divismo. I tre concerti furono un'impietosa fotografia della sua vita artistica tra alcuni alti e molti bassi, con sublimi interpretazioni dei suoi classici e imbarazzanti momenti di totale debacle. Perfettamente e tragicamente coerente con la sua tribolata vita.

Born to lose.

giovedì, maggio 02, 2024

Intervista agli Angels of Libra

Michele Savini ci porta nel mondo degli Angels Of Libra con un'intervista ai due componenti Nathan Johnston & Dennis Rux.

Un paio di recensioni dal blog di due recenti album:

NATHAN JOHNSON AND THE ANGELS OF LIBRA - s/t
Brillante esordio per il progetto nato tra la band tedesca e il cantante irlandese. Vintage soul, da Marvin Gaye a Curtis Mayfield e Stevie Wonder a cui si aggiungono incursioni in funk e musiche da colonne sonore anni 70, contaminazioni di gusto afro disco. Album vario, fresco, divertente, gustosissimo.

ANGELS OF LIBRA - Revelations
Suadente soft soul di matrice psichedelica, languido e liquido, prevalentemente strumentale. Un po' di Khruangbin e di Pink Floyd e ottimi groove.

E di seguito una recensione (e foto) del recente concerto Dublinese (sempre a cura di Michele Savini) di Nathan Johnston & the Angels of Libra.

"La performance di Domenica 28 Aprile al Soundhouse di Dublino non delude le aspettative.
Spettacolare come sempre, la band trascina la sala in un vortice di atmosfere modern soul e funk, con sezioni di ottoni appuntite e corpose reminiscenze delle musiche da colonne sonore anni 70.
La scaletta è un misto di brani tratti dall’omonimo album, precedenti lavori e cover.
Cosi, affianco alle acclamate Curtis e All Your Love, in cui Nathan è egregiamente accompagnato vocalmente dalla giovane cantante Irlandese Ella Clayton, trovano spazio brani come “Souvenir “, frutto della collaborazione con il produttore Shawn Lee e addirittura una spettacolare cover di “No one Knows” dei Queens Of Stone Age. IL finale è totalmente cinematografico, con lo strumentale Icarus che trascina lo scarno ma caloroso pubblico del Soundhouse in atmosfere Retro-Noir da sogno.
Ma se c’è una cosa che salta all’occhio è la coesione perfetta di tutti gli 8 elementi sul palco, con una band elegante e rodata, la straordinaria personalità sul palco di Nathan e un Groove spettacolare da inizio a fine "


In tempi in cui è molto più facile e comune fare musica attraverso un computer, è abbastanza insolito che un ragazzo giovane come te si interessi a musica palesemente "Retro" come il soul di ispirazione anni 60. Da dove nasce il tuo amore per il vintage sound?

Nathan: Prima di scoprire l'amore per la musica soul, ero un grande fan dei Beatles e da lì mi sono imbattuto nei gruppi soul degli anni '60.
Una grande ispirazione per me nella musica moderna è stato Paolo Nutini che è chiaramente ispirato da artisti del calibro di Otis Redding e Sam Cooke e da lì mi sono addentrato in questo tipo di sound.
Abbastanza insolitamente, il mio primo album è stato registrato tutto in analogico quando ho firmato con l'etichetta di Amburgo, Clouds Hill, e quella è stata la mia vera introduzione ai suoni vintage e alle tecniche di registrazione analogica.

Dennis: Ho il giradischi fin dalla tenera età di 6 anni penso e ascoltavo tutto il giorno i dischi degli anni 60 e 70 dei miei genitori.
Quando ho iniziato a registrare musica, c'erano ancora i registratori a nastro e tutta l'attrezzatura analogica in giro, quindi ho imparato in quel modo. Per me, registrare alla “vecchia maniera” è ancora il modo corretto di farlo. La batteria suona esattamente come una batteria, e così via …
Da un paio d'anni c'è un sacco di nuova musica registrata in analogico e suonata su strumenti vintage, che utilizza la vecchia estetica e la incrocia con qualcosa di nuovo.

Chi sono gli artisti che vi hanno influenzato di più?

Nathan: The Beatles, Bob Dylan, Sly & The Family Stone, i primissimi Red Hot Chili Peppers, Curtis Mayfield, Charles Bradley Jnr., Amy Winehouse, Paolo Nutini, John Mayer, Arctic Monkeys, solo per citarne alcuni …

Dennis: Gli artisti della Motown, Daptone, Stax ma anche molte band psichedeliche degli anni '60 come Vanilla Fudge, Sweet Smoke, la prima musica progressiva come King Crimson e, naturalmente, moltissimo Beat degli anni '60 e Garage.

Se dovessi scegliere 3 album da portare con te in un’isola deserta quali sarebbero?

Nathan : Odio questa domanda, ce ne sono troppi (ride) .... ma ecco qui per te: Peter Cat Recording Company – Bismillah, Charles Bradley & the Menahan Street Band - Victim of Love, Pink Floyd - Dark Side of the Moon.

Dennis: Eric Burdon & War - Eric Burdon Declares "War", Nektar - A Tab In The Ocean, Black Sabbath - Black Sabbath.

Quando e come hai iniziato a suonare e cantare? Raccontaci delle tue prime esperienze musicali e di come sei finito ad Amburgo con gli Angel of Libra?

Nathan: Ho iniziato a cantare nel coro della scuola quando ero molto giovane e a suonare il piano quando avevo 7 o 8 anni e successivamente la chitarra intorno ai 10 anni. Ero un grande fan dei Green Day e ho iniziato a scrivere canzoni in quello stile quando avevo circa 11 anni.
Sono finito ad Amburgo quando la mia vecchia band ha firmato con l’etichetta locale 'Clouds Hill' e siamo andati lì nei loro studi per registrare un album.
Dennis, che ha iniziato il progetto Angels of Libra originariamente come una Studio Band senza un nome vero e proprio, era negli studi di Clouds Hill nel nostro stesso momento e quando mi ha sentito cantare, mi ha chiesto se volessi partecipare vocalmente ad una traccia di questo suo nuovo progetto. Ho registrato la voce di una traccia per lui e l'ho chiamata “Angel of Libra”.
Alla band il brano piacque così tanto che decisero di adottarlo come nome e il resto è storia.

Le tue liriche guardano a temi attuali e ai problemi della società contemporanea, con numerosi riferimenti biblici e uno sguardo disilluso ma allo stesso tempo ottimista sul mondo... puoi dirci qualcosa riguardo al processo di stesura dei testi ?

Nathan: Il tema principale del disco è incentrato sul coraggio e sulla perseveranza quando si affrontano lotte personali e mancanza di fiducia in sé stessi. Ho preso ‘Angel of Libra’ (spesso indicato come "Il Guardiano di Dio) come un simbolo di speranza: è basato sulla storia dell'Arcangelo Giuseppe, colui che ti aiuterà a guidarti quando c'è confusione o la sensazione di perdersi.
Non dicendoti come, ma aiutandoti a risolvere il problema da solo attraverso l’autoriflessione. Le parti strumentali del primo album erano già registrate quando le ho ricevute e i demo avevano nomi come "Icarus", "Jericho", "Phaedra", "Zariel"... Insieme all’idea di questo "Angelo della Bilancia" ho cercato di scavare più a fondo nell'origine di questi riferimenti e di usarli come base per affrontare le questioni sociali contemporanee come i sentimenti di alienazione e non appartenenza (vedi la canzone Modern Times), la sindrome dell'impostore ( in Curtis), le fake news, i social media e il loro impatto sulla nostra salute mentale (Jericho) e la normalizzazione delle droghe pesanti tra i giovani (Euphoria).

La canzone "Modern Time" è ispirata dalla scomparsa di Charles Bradley, uno degli artisti più dotati degli ultimi 20 anni. In che modo la scena Nu Soul ha contribuito al tuo background musicale?

Nathan: Mi sono innamorato della musica di Charles Bradley quando un amico a Berlino mi ha regalato una copia del suo primo disco. La sua storia è fatta di vera determinazione: ha svolto molti lavori difficili ed è stato un imitatore di James Brown per anni prima di essere scoperto e penso che incarni davvero l'intera idea di essere un vero “Soul Man”. Puoi sentire il dolore, il coraggio e la perseveranza attraverso tutte le sue esperienze che emergono quando canta.
Questa rinascita della musica Soul non è solo perché le persone amano quel tipo di suono, ma credo che sia anche un riflesso dei tempi in cui viviamo in cui l’essere umano cerca qualcosa di reale e significativo, qualcosa che venga dal cuore. Mi ha dato la possibilità di esplorare un lato più profondo di me stesso, sia personalmente che musicalmente, che mi permette di essere libero e autentico sul palco.

Dennis: Dall’arrivo della Daptone Records è nata un'intera scena con un sacco di nuovi artisti ed etichette. Ci sono così tanti nuovi dischi influenti in uscita e la cosa migliore è che si incrociano continuamente con stili differenti e si avvicinano a nuove vibrazioni sonore.

La vostra musica incorpora reminiscenze sonore di Ennio Morricone e dei film Polizieschi italiani degli anni '70. Siete appassionati del genere Soundtrack/Library Music?

Nathan: Adoro tutto quello che riguarda i film e sono piuttosto ossessionato dalle colonne sonore in generale. Tuttavia, è stato Dennis che ha davvero cercato di incorporare queste idee nella nostra musica.

Dennis: Mi affascina il modo in cui quelle colonne sonore riescono a impiantare delle vere e proprie immagini nella tua testa. Sono un grande ammiratore di Ennio Morricone e delle colonne sonore degli anni '60. Suono anche in due gruppi strumentali al momento, dove abbiamo bisogno di creare dei “Film per le orecchie”. Trovo la combinazione tra soul e musica cinematografica particolarmente interessante.

Con una serie di spettacoli in programma il prossimo mese, incluse 3 date in Irlanda, potete dirci cosa il pubblico dovrebbe aspettarsi dalle vostre esibizioni dal vivo?

Nathan: Penso che abbiamo qualcosa per tutti nel nostro spettacolo: ci sono alcuni brani strumentali pazzeschi in cui la sezione dei fiati brilla davvero e un sacco di meravigliosi assoli di tastiera e chitarra.
Ma ci sono anche alcuni pezzi dal Groove fantastico, tracce funky "pop" e un po' di Soul più movimentato per scuotere la pista da ballo. Vi posso assicurare che ci sarà da ballare e da sudare molto…

Avete in programma qualche data in Italia?

Nathan: Abbiamo avuto molto supporto da Radio Contatto e la ricezione in Italia online finora è stata ottima, quindi sì, stiamo seriamente valutando questa possibilità!

Dennis: Sarebbe fantastico fare di nuovo un tour in Italia! La nostra promotrice Jada di Will Work For Funk è italiana e l'ho già contattata per parlarle dell'idea. Adoro le vibrazioni del vostro paese e ovviamente IL CIBO.

C'è qualcosa che bolle in pentola in termini di nuove uscite discografiche da parte tua e dei The Angels OF Libra?

Nathan:
Sì, abbiamo moltissime novità in arrivo!! Un nuovo disco strumentale retro-futuristico è ormai quasi finito e uscirà in versione limitata entro la fine dell'anno. Stiamo anche registrando un nuovo album che sarà una grande esperienza cinematografica e i primi singolo usciranno più avanti nel corso dell'anno, con l'album in arrivo nella primavera del 2025. Quindi teneteci d’occhio!!!

martedì, aprile 30, 2024

Aprile 2024. Il meglio

A un terzo dell'anno l'elenco di ottime uscite da segnalare si allunga ancora di più.
Dall'estero Bella Brown and the Jealous Lovers, Les Amazones d'Afrique, Mdou Moctar, Libertines, Liam Gallagher & John Squire, Mooon, Black Crowes,, Dandy Warhols, Michelle David & True Tones, Big Boss Yard Act, Kula Shaker, Kim Gordon, Real Estate, Tibbs, Idles, New Mastersounds, Mo Troper, Galileo 7 e Popincourt.
Tra gli italiani A Toys orchestra, Tre Allegri Ragazzi Morti, Rudy Bolo, La Crus, The Devils, Enri Zavalloni, Any Other, Smalltown Tigers, Paolo Zangara, Pier Adduce e Paolo Benvegnù.


THE LIBERTINES - All quiet on the eastern esplanade
Lasciate finalmente da parte le banalità da gossip, Pete Doherty, Carl Barat e soci dimostrano di avere ancora tanto da dire e lo fanno con un ottimo album, pieno di belle canzoni. Alcune punkeggianti come "Oh shit", "Be young" o "Run run run", altre immerse in malinconiche atmosfere semiacustiche, bluesy o swinganti ("Baron's claw") o con un tocco reggae. Il capolavoro è però "Merry Old England" un incrocio tra Paul Weller, Joe Strummer, Kinks e Billy Bragg. Un album di cui ci si può anche innamorare.

BIG BOSS MAN - Bossin' around
Quinto album per la band inglese, a dieci anni dal precedente, e ancora un'invidiabile freschezza nel proporre un gustosissimo mix di Hammond sound, boogaloo, latin jazz, funk, soul, ethiojazz, anche uno ska soul irresistibile. Bravissimi nel districarsi in una varietà di stili con grande maestria e padronanza della materia.

GOSPELBEACH - Wiggle Your Fingers
Ultimo album per la band californiana, da sempre interprete di un delizioso 60's sound ("Another summer of love" è stato il mio album dell'anno nel 2017). Nel nuovo lavoro spostano le coordinate più verso i 70's tra jingle jangle, psichedelia tinta di country (con un po' di Neil Young) e pop rock FM tra Tom Petty, Poco, Fleetwood Mac. Hanno fatto di meglio ma il congedo è comunque più che dignitoso e come sempre piacevolissimo da ascoltare.

RIDE - Interplay
Non male il nuovo (settimo della cariiera) della band di Andy Bell. Pur se i dodici brani si muovono tra alti e bassi, momenti di grande classe ed episodi trascurabili e incerti. In ogni caso un buon lavoro, sicuramente sopra la sufficienza tra britpop, echi shoegaze, elegante pop rock.

SHABAKA - Perceive Its Beauty, Acknowledge Its Grace
Concluse le esperienze con Sons Of Kemet e The Comet is Coming, Shabaka Hutchings parte per una nuova avventura con il solo nome di Shabaka.
Abbandona il sax a favore del flauto e scrive un nuovo capitolo del suo fantasmagorico percorso, mischiando nuovo e antico, jazz e ambient, spiritual jazz e influenze etniche, "A love supreme" e Alice Coltrane.
Al suo fianco uno stuolo di eccellenze (Esperanza Spalding, André 3000, Jason Moran, Nduduzo Makhathini on piano, Nasheet Waits tra i tanti).
Un album non facile, meditativo, cerebrale, ancestrale, da chi guarda lontano e non solo artisticamente.

BEYONCE' - Cowboy Carter
Secondo capitolo di una trilogia dedicata alla musica americana, in cui, in questo caso, la pop star guarda alle radici, dal soul al gospel, al country (aspetto che ha suscitato "scandalo" e rimproveri dalle frange più oltranziste dell'ambito), non dimenticando però il sound abituale che ne ha contraddistinto la carriera, a base di pop, elettronica, dance.
Produzione e arrangiamenti stellari, ventisette brani per un'ora e venti di musica, per quanto parte di questi siano brevi intermezzi parlati o con rumori e suoni, cover di "Jolene" di Dolly Parton e "Blackbird" dei Beatles (riuscite).
Un disco molto interessante e importante, completo, complesso, personale, profondo e denso di richiami sociopolitici.

JESUS AND MARY CHAIN - Glasgow eyes
La "svolta pop" coglie di nuovo i fratelli Reid alle prese con un album di tutto rispetto, più convenzionale rispetto alla loro leggenda ma con canzoni convincenti, acide, inquietanti, oscure.
Non un capolavoro ma un dignitoso prosieguo di una carriera sempre ad alti livelli.

CEDRIC BURNSIDE - Hill country love
Il nipote di RL Burnside nel nuovo album sfodera un eccellente repertorio di (rock) blues elettrico, minimale, asciutto, con incursioni in funky e rhythm and blues. Se la cava più che bene e regala momenti di pura eccellenza.

COCKSPARRER - Hand on heart
52 anni di attività e l'ottavo (pare l'ultimo) album di una carriera lunghissima, mai troppo esaltata. Precursori del punk e Oi! hanno sempre continuato imperterriti a macinare un classico street punk rock 'n' roll, duro e compatto dalle melodie e cori irresistibili.Non fa eccezione il nuovo lavoro in cui c'è tutto quello che ci si potrebbe aspettare dai Cocksparrer. Meno male.

FIZZY ORANGE - In mono
La giovanissima band irlandese stupisce con un ep di sei brani in cui spazia tra influenze soul, momenti lo fi rock, un brano che potrebbe essere rubato agli Stones e un fantastico pop beat alla Moody Blues di "Ride my see saw". In mezzo un po' di gusto psych tardo 60, tanto divertimento e gusto pop. Una scoperta sorpredente (grazie all'amico e collaboratore Michele Savini).

RINGO STARR - Crooked boy
Ringo si dedica da anni solo agli ep, avendo abbandonato definitivamente gli album. Il quarto della serie è composto con Linda Perry e ha alla chitarra Nick Valensi degli Strokes. Come sempre gradevole con tre ballate mid tempo piuttosto energiche e un sorprendente, tiratissimo "Gonna need someone" che potrebbe stare tranquillamente proprio in un album degli Strokes.

TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI - Garage Pordenone
Storico nome della scena italiana, tra i più riconoscibili, creativi, originali, i Tre Allegri Ragazzi Morti toccano il traguardo del decimo album e i trent'anni di attività, confermandosi in forma eccellente, alternando atmosfere particolarmente aggressive, al limite del punk rock, le consuete melodie pop sbilenche, un irresistibile brano rocksteady ("Mi piace quello che è vero"), power pop ("L'oscena"), malinconiche ballate. Scorrono nei testi altri allegri ragazzi morti ad arricchire la ormai folta e inquietante umanità sempre sapientemente rappresentata. Ancora una volta un centro perfetto.

THE LOYAL CHEATERS - And All Hell Broke Loose
Secondo album per la band italo-tedesca, guidata dalla voce di Lena McFrison e nuova sferzata rock 'n' roll, potente, spietata, dura e minimale. I riferimenti si piazzano tra Joan Jett, Hellacopters, Amyl & the Sniffers, Juliette & the Licks ma con un'anima rock blues che permea il tutto (in "Hound dog" in particolare). Suonato perfettamente, suoni sempre azzeccati, grande tiro e giusta attitudine.

SLEAP-E - 8106
Asia Martina Morabito, giovanissima musicista bolognese, stupisce per freschezza, immediatezza, sfacciataggine artistica, con un album dall'andamento "sgangherato" che ricorda il mood dei Fall, talvolta le sonorità del primo album dei Cure, la follia di Daniel Johnston, la malinconia "folle" di Kristin Hersh. Ma quello che maggiormente emerge sono una grande personalità e soprattutto coraggio nell'accostarsi a un ambito sonoro in costante bilico tra elementi ostici e atmosfere pop e fruibili.

FERRO SOLO - Almost mine part III: The Fernando Chronicles
E' il terzo e ultimo capitolo della trilogia di Fernando, quella specie di Ziggy Stardust dei poveri che mi sono inventato per riunire delle canzoni che raccontavano una storia piuttosto privata e personale sotto moniker più o meno immaginario. Ferruccio Quercetti, chitarrista e anima dei bolognesi Cut, dal 2018 si è dedicato a una parallela carriera solista che si discosta dalla "band madre", pur conservandone le radici e i tratti compositivi. L'irruenza e la ferocia dei Cut si stemperano in un sound variegato ed eclettico che se, non di rado, si avvicina a J Mascis e Bob Mould con quell'irresistibile punk rock cantautorale e melodico, altre volte si affida a malinconiche ballate acustiche, a una cover di Prince, "When you were mine" e a un costante condimento di soul. Ad aiutarlo uno stuolo di fedeli amici e una verve creativa di primo livello. Più che ottimo.

DEATH WISHLIST - You are next
Un vero e proprio assalto sonoro nell'esordio della band toscana che mischia alla perfezione l'irruenza punk rock, l'attitudine dei primi Motorhead, le tinte hard degli Hellacopters. La registrazione live in studio esalta la peculiarità di un sound che richiede immediatezza, urgenza, spontaneità. Missione compiuta.

RED SUN - From Sunset to Down
La band piacentina è in costante e progressiva evoluzione, come conferma il terzo ottimo album. Le coordinate sono le consuete, un mix di psichedelia acida, stoner, space rock, tutto rigorosamente strumentale e mutuato da lunghe jam sessions in sala prove (dove è poi avvenuta la fase di registrazione). L'aspetto interessante è che non si tratta di composizioni prevedibili o risapute come spesso ci consegna questo ambito sonoro ma, al contrario, si muovono in una dimensione molto personale e stimolante, caratterizzata da grande espressività e creatività. Preparatevi ad allargare la mente e a tuffarvi in un viaggio interplanetario.

I COLORI DEL BUIO - Flipper girl
Alla lunga militanza in territori beat e dintorni di Pierantonio Panini si aggiunge un nuovo capitolo. Tornano I Colori Del Buio, band già attiva nel lontano 1969, poi tra il 1994 e il 2000 (con anche un album) e ora di nuovo vitale, in grande forma e ricca di freschezza. "Flipper girl" parla quell'immortale linguaggio beat che parlavano gruppi come Rokes, Equipe 84, Corvi, con un'energia che attinge dal garage e dal mod rock inglese degli anni Ottanta. Quindici brani ritmati, pieni di storie quotidiane, divertenti ed evocative. Lunga vita al beat!

BEHIND BARS COLLECTIVE - Break free (Prison Songs to Break Free from the Cage)
Importante progetto della super band pugliese composta da Livia Monteleone, Bob Cillo e JJ Springfield, già attivi in esperienze come Dirty Trainload, Santamuerte, Bob Cillo & Mafia Trunk e Couchgagzzz. Dodici brani (di cui quattro cover) imperniati su storie di carcere o di prigionia. La pessima se non tragica condizione delle carceri italiane (ma non solo) hanno spinto il trio ad agire artisticamente per attirare l'attenzione su un problema costantemente marginalizzato e dimenticato da media e società. Il sound è ruvido, chitarristico, crudo e ben rispecchia la tematica affrontata. La veste grafica è impreziosita da una serie di tavole donate da Zerocalcare.  Un lavoro pregevole.

ASCOLTATO ANCHE:
GOSSIP (funk pop disco ben fatto e divertente), MARCUS KING (soul pop molto gradevole, dolcemente easy), BODEGA (discreto album, non del tutto a fuoco tra post punk e influenze meno definite), PEARL JAM (consueto rock super vitaminico, pomp e tronfio), BRAINSTORY (buon mellow funk soul)

LETTO

Andrea Valentini - L.A.M.F. La leggenda di Johnny Thunders
Ho sempre amato leggere libri e/o biografie sui miei artisti preferiti.
E così la ormai oberata libreria di casa è piena di titoli dedicati a Beatles, Who, Clash, Weller, Gil Scott Heron, Clash che, ovviamente, raccontano, di base, la stessa storia ma a cui non rinuncio mai a dare una lettura.
Di Johnny Thunders aveva già scritto in maniera esaustiva Nina Antonia in "In cold blood".
Il libro di Valentini riesce ad andare oltre.
Con maniacale (doverosa e benvenuta) precisione elenca, date, dati, nomi, concerti, interpella protagonisti, fan, spettatori, scova dichiarazioni, interviste, foto, flyer.
Aggiunge sostanzialmente ancora tanto e scrive il libro definitivo sul grande e mai dimenticato Johnny.
E leggerlo è un (doloroso quanto la sua tribolata vita e vicenda artistica) piacere.
Grazie per avere raccolto la mia testimonianza del tour italiano del 1984 con i Not Moving in cui supportammo Johnny Thunders per tre date.


Stefano I. Bianchi - Steve Albini. Big Black, Rapeman, Shellac
Personaggio pressoché unico nella storia della musica "pop/rock/alternativa".
Musicista con band a loro modo seminali, pur nella totale iconoclastia, provocatoria fino all'eccesso, fonico geniale (guai a indicarlo come produttore), umanamente controverso (eufemismo), difficilmente inquadrabile ma sempre lucido e spiazzante.
I dischi a cui ha lavorato Steve Albini sono più di 1.500...basti ricordare che tra i più famosi ci sono "Surfer Rosa" dei Pixies, "In Utero" dei Nirvana, "Rid of me" di PJ Harvey, "Tweez" degli Slint, "Pod" dei Breeders.
Il libro ne ripercorre in modo certosino ma mai pedante la storia artistica, riporta una bellissima intervista del 1997 per "Blow Up" e una serie di impietosi giudizi su molte band con cui ha lavorato.
Libro esaustivo e completo.

Warren Zanes - Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska
Pur non essendo un grande fan di Bruce Springsteen, di cui ho sempre apprezzato poco, il libro di Warren Zanes (chitarrista dei Del Fuegos e stupendo narratore), molto ben tradotto da Alessandro Besselva Averame, è coinvolgente, appassionante, ricco di spunti, idee, osservazioni.
Si parla di "Nebraska" l'album inciso in solitudine nel 1982, dopo il successo di "The river" e poco prima della consacrazione di "Born in the Usa".
Un disco cupo, drammatico, ostico, acustico, chitarra e voce, che spiazzò fan e critici (per il sottoscritto rimane il migliore della sua produzione).
Scritto e registrato in un momento di profonda crisi esistenziale (come rivela e approfondisce il libro).
"Era pronto a fare il grande salto verso il successo, poi si fermò.
In pratica entrò in clandestinità...Nebraska era una pittura rupestre nell'era della fotografia".
Zanes chiacchiera con Bruce, racconta particolari inediti, fa parlare collaboratori e amici, tesse un'affascinante tela che copre tutto il prima, durante e dopo un disco così unico, particolare e importante.

Ezio Guaitamacchi - She's a woman
A Ezio Guaitamacchi piace raccontare storie.
Di musica, cultura, spettacolo, recenti, lontane, ricche di particolari spesso poco conosciuti o addirittura inediti.
Nel suo nuovo libro ne troviamo 33, relative a personaggi storici e iconici (Billie Holiday, Madonna, Lady Gaga, Janis Joplin) e altri meno conosciuti (almeno dalle nostre parti, vedi le Dixie Chicks o Mercedes Sosa).
Sono storie spesso amare, crudeli, caratterizzate da maschilismo, violenza (pubblica e privata) ma anche di rivalse, vittorie, autodeterminazione, coraggio.
Il tutto corredato da una confezione elegante, ricchissima di foto, didascalie, curiosità, piccoli box che rimandano ad altre vicende ancora.
Un libro che si legge speditamente e con grande gusto.
Molto bella e appassionata la prefazione di Gianna Nannini.

Luca Garrò - I folli del rock. Storie di geni tormentati, sostanze e sregolatezza
Il rock annovera una lunga casistica di "folli" (artisticamente parlando ma soprattutto in relazione allo stile di vita) che hanno lasciato testimonianze di ogni tipo in tal senso. Sarebbe stato facile fare un elenco di episodi più o meno bizzarri per soddisfare senza problemi la curiosità/morbosità del lettore.
Garrò invece affronta la tematica in chiave "medica" e soprattutto esistenziale.
"Siamo così abituati a pensare a un certo prototipo di musicista in termini esclusivamente di eccessi, nichilismo e autodistruttività da dimenticare spesso di trovarci di fronte a esseri umani come noi, con le nostre stesse paure, fragilità e ossessioni.
Che talvola abbiamo bollato come eccentrici, disinibiti o viziosi e che magari abbiamo invidiato per il loro successo e per una vita apparentemente fatta di tanti privilegi e nessuna responsabilità, ma i cui comportamenti spesso non erano altro che sintoni di un disagio sconosciutoi al pubblico."
Si parla di 20 artisti, da Amy Winehouse a Brian Wilson, Syd Barrett, GG Allin, Ozzy Osbourne, David Bowie, Roger Waters, Lou Reed etc.
Storie spesso tragiche e tristi che fanno dimenticare l'enfasi della patina "rock 'n' roll" tanto amata dalla narrazione abituale.
Libro ben fatto pur nella mancanza del più rappresentativo dell'ambito: Keith Moon.

Francesco Massaccesi/ Paolo Massagli - Janis Joplin
Affascinante graphic novel, molto bene illustrata (in bianco e nero da Paolo Massagli) e sceneggiata (da Francesco Massaccesi) in cui si intrecciano i ricordi di alcuni soldati feriti in un ospedale del Vietnam in guerra e la vita di JANIS JOPLIN.
Sullo sfondo/in primo piano un'America in lotta per la pace, per i diritti civili, per un futuro migliore e più giusto.
Che ancora non è arrivato.

VISTO

Tre Allegri Ragazzi Morti live a Rivergaro (Piacenza) - Grill Contest
In tour per il trentennale di attività e il nuovo, più che ottimo, "Garage Pordenone" i Tre allegri ragazzi morti approdano a Rivergaro (Piacenza) nel sovraaffollato "Grill Contest" in riva al fiume Trebbia.
Freddo invernale ma tanto pubblico, concerto tirato e molto duro, classici e cose nuove, sempre efficaci, originali, riconoscibili dalla prima nota.
La storia continua e nel migliore dei modi.

Massimiliano La Rocca live alla Cooperativa Infrangibile Piacenza - 5 aprile 2024
C'è una scena italiana che attinge dalla canzone d'autore ma inserisce influenze "anomale" che pescano dall' "underground".
Piena di nomi e dischi validissimi, affascinanti, interessantissimi.
Alla mai troppo lodata Cooperativa Popolare Infrangibile 1946 di Piacenza è andato in scena lo spettacolo di Massimiliano Larocca il cui "Daimon" è un gioiello che cresce ad ogni ascolto ("Nessun perduto amor"merita un posto nel "Canzoniere Italiano" - sorta di nostrana "Spooky" dei Classic IV)) e che dal vivo acquisisce ulteriori fascinose sfumature.
Band perfetta, "Summer wine" di Nancy Sinatra/Lee Hazlewood ciliegina sula torta.
Non perdetevelo quando approda dalle vostre parti.

COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà"
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".


IN CANTIERE

Un'eccezione dalla nostra pausa per la doverosa partecipazione al Primo Festival della nostra label Area Pirata, sabato 11 maggio.
La festa inizierà alle 18.30 con la presentazione dei libri "No More Pain" e "Dalla Parte Del Torto": ANTONIO CECCHI (C.C.M.) e DOME LA MUERTE C.C.M. / Not Moving) ci parleranno delle loro biografie.

Dalle 21 si avvicenderanno sul palco:
DEATH WISHLIST - che ci presenteranno il loro debutto in uscita ad Aprile
SMALLTOWN TIGERS - fresche di uscita, dopo aver girato l'Europa in compagnia dei Damned e al rientro dal tour inglese!
CUT - una band che tutto il mondo ci invidia e delle bombe atomiche dal vivo!!!
NOT MOVING L.T.D. - davvero hanno bisogno di una presentazione?!

A seguire DJ set di Mr. DOME LA MUERTE.
Sarà presente un bel camioncino che ci sfamerà tutti!!!
E naturalmente vari stand ad accogliervi (tra cui Noi)!
Il tutto al GOB - Ganz of Bicchio - Circolo ARCI di Bicchio Viareggio.
I posti sono limitati (150 ingressi disponibili), ingresso 10€ con tessera Arci per cui si consiglia il preordine alla mail apirata@areapirata.com